Teatro di repertorio o di stagione?

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Teatro di repertorio o di stagione?

Messaggioda DottorMalatesta » gio 10 mar 2016, 19:42

Apro un nuovo thread rifacendomi a quanto scritto da Pietro a proposito della stagione operistica di Dresda:

pbagnoli ha scritto:Ragazzi, che stagione splendida! Che varietà di titoli!
Oltre a tutto, notate come ricorrono i cantanti nelle varie opere: c'è l'idea di un parterre di cantanti che formano un substrato da cui attingere.
Poi magari non tutto sarà splendido ma...
Splendida gestione: sono ammiratissimo e un filo invidioso...


Sono d´accordo. Questi sono i frutti dell´impostare l´attività teatrale "per repertorio" e non, come fatto in Italia, "per stagione". L´attività "per repertorio" prevede 1. la pronta disponibilità di spettacoli preconfezionati, accumulati negli anni precedenti, e pronti per essere ripresi 2. una compagnia di cantanti più o meno stabile in grado di riprendere questi spettacoli. I vantaggi di una gestione di questo tipo sono, a mio modo di vedere, enormi:
Innanzitutto si evitano o riducono gli sprechi enormi connessi con la produzione una tantum di spettacoli che si rappresentano per quattro o cinque sere e poi mai più. Inoltre si garantisce una scelta di titoli molto più ampia e si aumenta di molto il numero di serate in cui il teatro rappresenta degli spettacoli. Questo chiaramente permette agli spettatori di ampliare enormemente la conoscenza delle opere attraverso la loro fruizione diretta a teatro. In questo, il teatro riveste un ruolo educativo e formativo.

Al contrario, l´attività teatrale “per stagione” – quello comunemente adottato in Italia - propone un numero limitato di nuove produzioni ogni anno. Teoricamente, il vantaggio di questo tipo di gestione consiste nella migliore qualità delle proposte: si va in scena meno spesso, ma con migliori risultati. E per abbattere i costi si può puntare sulle coproduzioni tra vari teatri. Ora, gli esiti miserrimi di una gestione di questo tipo, mi sembra siano sotto gli occhi di tutti: le produzioni operistiche sono poche e di livello spesso deludente. L´offerta è quindi scarsa quantitativamente e scadente qualitativamente. Lo spettacolo d´opera resta un evento eccezionale, anziché rappresentare una normale espressione di cultura. L´opera, proprio in quanto evento eccezionale, resta l´occasione per far sfoggio di abiti eleganti e di gioielli, non è occasione di crescita culturale e di confronto intellettuale. Infine, la problematica relativa alla gestione stipendiale delle masse orchestrali, delle maestranze addette alla scenografia, ai costumi e agli aspetti scenotecnici, e dei membri del coro.
Non conosco bene quale sia la realtà relativa alle modalità di retribuzione dei lavoratori in un sistema “per repertorio” e in un sistema “per stagione”. Immagino tuttavia che anche chi è inserito lavorativamente in un sistema “per stagione” percepisca un salario fisso ogni mese, e non sia retribuito per ogni prestazione effettuata (non parlo di solisti, ma parlo delle masse orchestrali e corali e alle maestranze). Un salario fisso per un lavoro che, di fatto e non solo di nome, è “stagionale”. Se davvero fosse così, la cosa mi lascerebbe un po´ perplesso. Mi domando: non sarebbe più corretto che questi lavoratori ricevessero un salario mensile fisso per un´attività lavorativa svolta durante l´intero anno (esattamente come avviene nei teatri “di repertorio”, dove i lavoratori lavorano tutto l´anno tranne uno-due mesi estivi), e non solamente limitata a poche prestazioni realizzate durante l´anno?

Mi rendo conto che la mia analisi ha un approccio di stampo marxiano :roll: , però mi domando se davvero il modo di intendere l´opera (la “sovrastruttura”) non sia determinato da sottostanti “strutture” di tipo materiale, economico, organizzativo. L´opera intesa come evento mondano perché espressione di un sistema teatrale “per stagione” contrapposta all´opera intesa come evento culturale perché espressione di un sistema teatrale “per repertorio”.

Che dite?

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Re: Teatro di repertorio o di stagione?

Messaggioda dollarius@libero.it » sab 12 mar 2016, 8:01

DottorMalatesta ha scritto:Che dite?

DM


Argomento interessante. Ci ho riflettuto parecchio, ma francamente non riesco a farmene un'idea precisa.
Recentemente una persona che stimo molto ha detto che puntare tutto sulle riprese sarebbe il primo passo verso la fine del teatro d'opera. Lo spettatore e' in continuo cambiamento e l'opera per restare viva (e non fenomeno museale) deve continuamente rinnovarsi. Ti do ragione quando osservi che probabilmente gli spettacoli potrebbero essere "sfruttati" di piu', attraverso le co-produzioni, magari. Pero' anche qui bisogna stare attenti. Per esempio: Londra- Milano, perfetto!. Il circuito lirico lombardo, invece, ripropone gli stessi spettacoli nel raggio di pochi chilometri. Cosa puo' spingere me, che sono di Brescia, a spostarmi a Cremona o a Como o a Pavia, che pure non sono lontanissime, per vedere la stessa cosa in cartellone nella mia citta'?
Come in tutte le cose, per far bene, probabilmente bisognerebbe trovare il giusto equilibrio.
Poi ci sono piazze particolarmente ambite dai turisti (vedi Venezia) che hanno ormai spettacoli di repertorio. Non credo che si possa applicare a tutti i teatri....
Boh.......forse ho le idee piu' confuse di prima..... : MrBlue : : Sorry! :
baci baci
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Re: Teatro di repertorio o di stagione?

Messaggioda DottorMalatesta » gio 31 mar 2016, 13:47

dollarius@libero.it ha scritto:Recentemente una persona che stimo molto ha detto che puntare tutto sulle riprese sarebbe il primo passo verso la fine del teatro d'opera. Lo spettatore e' in continuo cambiamento e l'opera per restare viva (e non fenomeno museale) deve continuamente rinnovarsi.


Certo. Nulla vieta tuttavia di mantenere uno spettacolo e di riprenderlo solo per qualche anno (diciamo al massimo 10). Non è necessario mantenere uno spettacolo per decenni. In questo senso trovo che riproporre fino allo sfinimento la Boheme di Zeffirelli o la Cenerentola di Ponnelle, e peraltro da parte di un teatro di stagione come La Scala, non abbia molto senso, anche se si tratta indubbiamente di spettacoli che hanno fatto la storia della regia d´opera (anche se di entrambi esiste una copiosa documentazione video). Parallelamente, non penso abbia molto senso che a Monaco (teatro di repertorio) si riproponga ancora e ancora e ancora il Rosenkavalier di Shenk.

Circa le coproduzioni, concordo nel dire che non ha senso -oggi- ripropone gli stessi spettacoli nel raggio di pochi chilometri.

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Re: Teatro di repertorio o di stagione?

Messaggioda teo.emme » gio 31 mar 2016, 14:39

Personalmente preferisco un teatro di repertorio alla tedesca: tanti titoli, gradualmente integrati da nuove produzioni. Questo permette l'ampia scelta che si ha all'estero. Poi l'optimum sarebbe il sistema francese (a Parigi tra Opéra, Chatelet, Opéra Comique e Champs Elysée c'è l'imbarazzo della scelta), ma necessita di tanti soldi e tanti fondi pubblici.

In italia si deve distinguere, secondo me, tra Scala e altri: perché il problema principale è a Milano (che riceve più fondi di tutti gli altri e che fa di meno). Alla Scala di fatto c'è una situazione ibrida: teatro di stagione (pochi titoli), ma per la maggior parte riprese o importazioni...

Sulle riprese degli spettacoli storici però non sono d'accordo: credo che la Boheme di Zeffirelli o il Barbiere di Ponnelle (o tanti altri) non possano essere distrutti (come, purtroppo, è capitato anche recentemente), ma sfruttati in occasioni particolari. Il massimo sarebbe poter sfruttare quella cattedrale nel deserto che è il Teatro degli Arcimboldi e adibirlo a sala principale, lasciando al teatro storico le riprese delle vecchie glorie.

Sulle coproduzioni ASLICO però si deve comprendere che non sono quattro stagioni uguali a pochi km di distanza, ma una sola stagione suddivisa in 4 teatri perché nessuno di essi riuscirebbe - coi pochi fondi a disposizione - a proporre un cartellone autonomo. Si fa di necessità virtù.
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Re: Teatro di repertorio o di stagione?

Messaggioda reysfilip » gio 31 mar 2016, 14:47

teo.emme ha scritto:Sulle riprese degli spettacoli storici però non sono d'accordo: credo che la Boheme di Zeffirelli o il Barbiere di Ponnelle (o tanti altri) non possano essere distrutti (come, purtroppo, è capitato anche recentemente), ma sfruttati in occasioni particolari. Il massimo sarebbe poter sfruttare quella cattedrale nel deserto che è il Teatro degli Arcimboldi e adibirlo a sala principale, lasciando al teatro storico le riprese delle vecchie glorie.


L'idea non sarebbe male ma così si rischia di trasformare il Piermarini ancora di più in un museo, ma di quelli polverosi, non quelli più vivi che mai che si fanno adesso. Bisognerebbe fare come a Parigi, in cui comunque al Garnier continuano a fare nuove produzioni eclatanti, e non solo le vecchie glorie.

DottorMalatesta ha scritto:Parallelamente, non penso abbia molto senso che a Monaco (teatro di repertorio) si riproponga ancora e ancora e ancora il Rosenkavalier di Shenk.


Qualcuno mi ha detto che i bavaresi non vogliono assolutamente cambiarla e che, quando si ventilò l'idea di una nuova produzione, scese in campo anche mezza politica di Monaco per impedirlo :shock:
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Re: Teatro di repertorio o di stagione?

Messaggioda teo.emme » gio 31 mar 2016, 15:33

reysfilip ha scritto:
teo.emme ha scritto:Sulle riprese degli spettacoli storici però non sono d'accordo: credo che la Boheme di Zeffirelli o il Barbiere di Ponnelle (o tanti altri) non possano essere distrutti (come, purtroppo, è capitato anche recentemente), ma sfruttati in occasioni particolari. Il massimo sarebbe poter sfruttare quella cattedrale nel deserto che è il Teatro degli Arcimboldi e adibirlo a sala principale, lasciando al teatro storico le riprese delle vecchie glorie.


L'idea non sarebbe male ma così si rischia di trasformare il Piermarini ancora di più in un museo, ma di quelli polverosi, non quelli più vivi che mai che si fanno adesso. Bisognerebbe fare come a Parigi, in cui comunque al Garnier continuano a fare nuove produzioni eclatanti, e non solo le vecchie glorie.

Vero, ma si potrebbe ovviare con una saggia politica di differenziazione degli spettacoli: quelli più popolari e "turistici" nell'edificio storico, ma le produzioni importanti agli Arcimboldi (teatro che mi è sempre piaciuto)
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