Mimesi e Artificio

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Messaggioda Luca » mar 04 set 2007, 15:13

1. Forse si potrebbe definire un po' "fredda" come donna, ma non in senso negativo: non era portata per le accesioni furenti, per il sentimentalismo ostentato, per la sensualità dirompente.
Ma non fu fredda come interprete (hai perfettamente ragione) perché è riuscita (in certi ruoli, non in tutti) ha trasfondere queste sue umane caratteristiche nei personaggi che inverava.
Ed è questo che si richiede a un interprete.

2. Ci sono artiste mille volte più smaniose e strappalacrime, che non riescono ad andare oltre la finzione di un manierismo esteriore e superficiale.
Lei, nella distanza e nell'intangibilità della sua Turandot o della sua Regina della Notte, era "vera".

3. La sua Violetta, la sua Gilda, la sua Antonia sono esempi (ma ce ne sarebbero tanti altri) di interpretazioni "fredde" - non so se sei d'accordo.
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Ho sezionato il tuo intervento perché ci sono alcuni punti da chiarificare ancora.

Circa il punto 1.: più che fredda (che è un aggettivo ormai incollato a questa cantante) c'è da osservare che la Sutherland è interprete idealizzata per certi ruoli che pur ammettono slanci furenti (es. Norma, Anna Bolena) e che lei - a differenza di una Callas - risolveva nel suo settore acuto. Su questa base mi rammarica molto il fatto che la Sutherland non abbia inciso una Tosca (invece che Angelica che non le si addice): ne avrebbe dato una visione inedita di un personaggio che spesso ha obbedito ai canoni della 'virago' o della 'sensualona', anche in cantanti esimie. Dalla Sutherland sarebbe venuta fuori l'immagine dell'artista costretta a scendere dalla finzione alla realtà, se si pensa che in seguito - ma ormai troppo in là con gli anni - ha cantato Adriana. Un bel banco di prova non credi ?

Circa il punto 2.: circa le smaniose, strappalacrime e manieriste in prima fila c'è stato il 'caso' Olivero e ci basta, altre non servono. Aggiungo che Regina della Notte e Turandot sono entrambre creature distanti e intangibili e la Sutherland - hai ragione a dirlo e concordo - le ha rese vere, cioè quali sono !

Circa il punto 3.: hai nominato tre personaggi molto diversi per i quali neppure qui userei l'aggettivo 'freddo'. Diciamo che Violetta, al di la del virtuosismo del I atto, assume un'atmosfera pensosa e malinconica così come ce la presenta la Joan. Per Gilda a dominare nell'interpretazione della Sutherland è l'atmosfera di sogno e di chimera che questa ragazza si fabbrica (perché è una credulona) ed è già molto se si considera che per anni e generazioni siamo andati avanti con le 'pupette' (e per certi aspetti ci stiamo ritornando). Per Antonia de I Racconti di Hoffmann (ed. DECCA con Domingo) c'è il gusto di cantare e cantare fino allo sfinimento dispiegando tutta la sua ricchezza vocale, ostentando un legato stupendo, un registro acuto veemente ed esteso e tutte le qualità che conosciamo (tale da ricordare la parte finale del suo "In questa reggia").

Convinto ora ?
Un salutone.
Luca.
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Messaggioda fadecas » mar 04 set 2007, 17:53

Chiedo scusa a Matteo – e a Luca - se ritorno ancora una volta sul discorso Sutherland, ma intendo semplicemente chiarire meglio il mio pensiero in rapporto al caso specifico, alla luce di quello più generale da cui ha preso le mosse.

E’ indubbio che l’approccio di Sutherland ai ruoli fosse improntato all’astrattezza intesa come decantazione di quanto rientra nella sfera dell’emotività espressa palesemente, per cui la puntualizzazione sull’originalità senza uguali di certe sue personificazioni del tuo intervento e di quelli di Luca mi trovano pienamente consenziente e nella sostanza e nelle argomentazioni.

Non sono disposto invece a condividere tanto facilmente il passaggio successivo, che era quello poi da cui aveva le mosse l’esempio paradigmatico della Sutherland, ossia la proprietà transitiva impostata fra “astrattezza” del gusto interpretativo e “freddezza” della donna (aneddoti a parte).

O per lo meno, non mi sembra di poterlo dedurre da quello che io sento – o credo di sentire - nel suo canto, ossia una dimensione di profondo edonismo, un “piacere fisico” del darsi alla spericolata acrobazia del suo mezzo vocale godendolo ( e facendolo godere) in tutta la sua sconfinata ricchezza senza risparmio, ma anzi vulcanicamente, e tutt’altro che con morigeratezza.

Nella sua Alcina, nella sua Semiramide, nelle sue intepretazioni salottiere ottocentesche, io questo credo proprio di percepirlo e di goderlo, non solo, ma di individuarlo anche come una possibile dimensione di sensualità femminile pienamente trasferita e realizzata nel canto. E questo, per me incrina di molto l’immagine di contegnosità e di pruderie vittoriana che intorno alla “donna” Sutherland si è voluti costruire.
Inviterei ancora a riflettere sulla complessità dei prismi che intermediano fra psicologia dell’io e prodotti dell’ingegno e dell’arte …
Un grazie a mia volta per il confronto, Fabrizio
Fabrizio
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Messaggioda MatMarazzi » mer 05 set 2007, 0:31

fadecas ha scritto:una dimensione di profondo edonismo, un “piacere fisico” del darsi alla spericolata acrobazia del suo mezzo vocale godendolo ( e facendolo godere) in tutta la sua sconfinata ricchezza senza risparmio, ma anzi vulcanicamente, e tutt’altro che con morigeratezza.


:) è un'interpretazione! E' anche interessante per giunta.
La rispetto e non pretendo affatto che sia più valida della mia!

Eppure... resto dell'idea che il virtuosismo mirabolante di Dame Joan (e la sua controparte, ossia l'astrazione dell'accento, la monocromaticità e il distacco dalle passioni, che le hanno portato tante accuse di "freddezza") fosse più una barriera, una negazione, un'ostinato bisogno di idealizzazione... propri di chi non sa o non vuole (o non può...) vivere in modo istintivo la propria fisicità e preferisce riparare fra i miti, gli idoli e le stelle.

Con tutti gli sforzi che posso fare, in Joan Sutherland, (quel monolite meravigliosamente statico e prevedibile, come la luna in cielo) non riesco a trovare l'edonismo orgiastico, la spericolatezza pazza - e men che meno la sensualità - che invece trovavo ad esempio nella giovane Dessay (lei sì, mi pare, identificabilissima nella tua lettura) che si lanciava in sopracuti e vortici vocali come in mezzo alla pista di una discoteca.

... la sola idea della Sutherland in una discoteca mi fa sorridere! :)
Tutt'al più a un te con le amiche! :)

Gli aneddoti varranno poco, è vero.
Però chissà perché la storia della gamba riguardava la Sutherland e non Ljuba Welitsch o Catherine Malfitano!

Quanto all'invito alla cautela, esso è sempre ben accetto e condiviso! :)

Un salutone "notturno"!
Matteo
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