Teatro alla Scala tra passato, presente e futuro

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda vivelaboheme » mer 05 mar 2014, 2:32

A livello di "ricetta" non ne ho più di quanto non abbia espresso Mattioli, se non quella di produrre e dare begli spettacoli, innovatori o tradizionali. Certo, un "punto" fa impressione: oggi la gente va al cinema e al teatro di prosa, e se trova un film o uno spettacolo "di riflessione", di pensiero, di innovazione, fondamentamentalmente sta al gioco. Anzi tu esci da un cinema del centro dopo un film difficile e trovi la gente che ne discute e apprezza di discuterne. L'opera, no: si direbbe che una parte (considerevole) la reputi il museo di se stessa e questo voglia. Guai un pensiero, guai una riflessione, guai - per carità - che il regista ti mostri qualcosa che ha a che fare con te, pubblico del 2014: scatta il rifiuto. Perché solo al teatro d'opera è riservato questo trattamento? Sono convinto che parte di queste persone vada tranquillamente al cinema o alla prosa "impegnativa". E, allora: perché l'opera non dovrebbe poter far pensare? Perché non lo si accetta?

A livello, invece, di analisi di cause, Mattioli accenna giustamente ai vent'anni di ritardo accusati dal Teatro alla Scala. Basta vedere la scelta di allestimenti che Riccardo Muti sta facendo per se stesso a Roma (fatta salvo il resto dell'attività, che si svolge su binari ben differenziati: mi risulta abbiano appena proposto un Ravel di notevole pregio anche scenico). Che, per vent'anni la Scala, con il suo pubblico, abbia accumulato ritardo su ritardo rispetto a quanto avveniva in Europa, mi pare un fatto. Lissner ne ha avuto in eredità la difficoltà di fare il passo avanti, lo ha fatto (magari a metà, ma lo ha fatto), se ne va senza esser stato capìto né ringraziato da una parte di establishment (deleterio il cosiddetto Primo Quotidiano milanese, incollato alle sue beghe da cortile o da loggia) e lascia a Pereira una patata ben bollente, se l'astuto neosovrintendente (uomo di comprovato valore che a Zurigo osò e ne fece il primo dei teatri, ma che a Salisburgo ha giocato un po' più in difesa) non ha trovato di meglio che presentarsi scegliendo un direttore stabile di rassicurante routine e annunciando la volontà di far tornare Claudio Abbado (morto), Lorin Maazel (decrepito), Riccardo Muti (stagionato). Non ci resta che attendere... ma io temo che DOPO rimpiangeremo l'imperfetto ma propositivo e ben calato nel suo tempo teatro degli anni-Lissner.
Sarà un caso ma Parigi percorre il cammino opposto , dalla quiete tradizionale di Joel alla progettualità moderna dello stesso Lissner.
E in un momento nel quale l'Italia, bene o male, si è data una botta di gioventù sul piano politico, un Teatro alla Scala che restasse "vecchiotto" non svolgerebbe troppo apprezzabilmente la sua parte, direi.


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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda Marco Ninci » lun 10 mar 2014, 21:04

Si dice che i fischi di oggi siano un retaggio del ventennio mutiano, fatto di diseducazione del pubblico a ciò che accadeva in Europa e nel mondo. Può benissimo darsi. Faccio però notare un fatto incontrovertibile: chi fischia oggi fischiava anche Muti, forse anche di più. Per motivi diversi, non lo si può escludere; tuttavia fischiava, eccome se fischiava.
Saluti cordialissimi
Marco Ninci
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda DottorMalatesta » lun 10 mar 2014, 21:28

Ciao Marco,
ben tornato!
: Thumbup :

Marco Ninci ha scritto:Si dice che i fischi di oggi siano un retaggio del ventennio mutiano, fatto di diseducazione del pubblico a ciò che accadeva in Europa e nel mondo.


Tu come la vedi?

Può benissimo darsi. Faccio però notare un fatto incontrovertibile: chi fischia oggi fischiava anche Muti, forse anche di più. Per motivi diversi, non lo si può escludere; tuttavia fischiava, eccome se fischiava.


Io ho messo piede alla Scala solo a "teatro demutizzato". Quindi non sono in grado di esprimere alcun giudizio. Ma sarebbe interessante sapere cosa ne pensa chi quel teatro lo conosce bene....

Ciao!

Francesco
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda Marco Ninci » lun 10 mar 2014, 21:55

Mah, Francesco, io penso che quel tipo di pubblico fischiasse perché Muti, pur essendo tutt'altro che rivoluzionario, tuttavia proponeva un rapporto fra lo strumentale e il canto che non era quello che loro volevano. Il canto passava in secondo piano, i cantanti erano insoddisfacenti etc. Non andava bene neppure Muti, insomma, troppo sinfonico, troppo indifferente alle ragioni della vocalità. Questo penso fosse il loro ragionamento. E del resto molti di loro hanno visto anche il periodo abbadiano come nefasto (qui c'entra pure la politica), al pari di quello di Muti e di quello di Barenboim. L'odio per i registi è poi diventato un tic. La Scala che a loro piace è quella pre-sessantotto, sia in senso musicale che politico. E' una posizione che io, pur avendo un'età non verde (67), non condivido minimamente. E, per dirla con Fedele D'Amico, non considererei mai un evento inutile l'alzata del sipario.
Ciao
Marco Ninci
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda pbagnoli » mar 11 mar 2014, 9:14

Concordo con Ninci: quando facevo le code fuori dal loggione già alla fine degli Anni Settanta c'erano quelli che rimpiangevano, a prescindere.
Le stesse cose che leggo oggi - e che, a dirla tutta, non riesco veramente a capire - le ascoltavo in coda oltre trent'anni fa, e con gli stessi toni.
Nel frattempo l'arte dell'interpretazione è andata avanti anni luce... e loro sono ancora lì.
Non è un affaire dei quattro gatti che popolano il blog che tutti amiamo; è proprio il melomane medio italiano milanese imbruttito che è fermo ai tempi di Carlo Cùdega
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda Marco Ninci » mar 11 mar 2014, 10:25

Parliamoci chiaramente. Il famoso blog a cui ci riferiamo e le persone che condividono quell'atteggiamento sono una categoria eterna, presente in ogni tempo e in ogni luogo. "Non ci sono più i cantanti di una volta" è una frase che almeno negli ultimi tre secoli è stata pronunciata tutti i giorni, assolutamente tutti i giorni, da una quantità sterminata di persone, qualunque supposta età dell'oro si voglia considerare. Quindi è una frase che non ha, non può avere alcun senso. Come quell'atteggiamento. Tant'è che, privi come sono di qualunque considerazione storica, ogni tentativo di spiegare le ragioni di una simile decadenza fallisce miseramente e si è costretti a rifugiarsi in una specie di metafisica del canto, con espressioni stupidissime come "il canto è uno", "la tecnica è astorica". C'è una perfezione ideale che, non si sa perché, a un certo punto è discesa nella storia e poi, altrettanto misteriosamente, se n'è andata. Dimenticando però che, ammesso che il dio della perfezione canora esista, questo agisce sempre, assumendo forme magari varie e sfuggenti, che si nascondono proprio a chi farebbe carte false per adorarlo e si rivelano invece, sorte maligna, ai testardi negatori di una trascendenza che si ponga al di fuori della storia.
Saluti
Marco Ninci
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda DottorMalatesta » mar 11 mar 2014, 11:02

I fischi sembrano quindi l´elemento caratterizzante la storia del Teatro alla Scala. Bene. Prendiamone atto. E finiamola di leggere pagine web listate a lutto :roll: , facendoci il sangue cattivo. Per come la vedo i fischi e le contestazioni rivolti a cantanti/direttori/registi del nostro oggi possono nascondere una desolante povertà di idee, un´incapacità di superare l´inerzia del pensiero, una paura di fare i conti con la realtà. Senza considerare che talora i fischi, a distanza di tempo (come quelli rivolti a suo tempo alla Callas), rischiano il ridicolo.
Così almeno è come la vedo io.

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda mattioli » mar 11 mar 2014, 12:02

Mi sento comunque di dire che a Milano Muti non venne contestato pressoché mai e che per almeno un decennio fu osannatissimo.


Verissimo, anche perché il loggione era presidiato militarmente e l'appecoramento dei media raggiungeva vette di conformismo e di servilismo che in Italia si erano toccate soltanto nell'altro Ventennio.
Il paradosso è che Muti, nei suoi anni fiorentini, quanto a scelte di registi era stato tutt'altro che reazionario e difendeva con ardore scelte all'epoca difficili e contestate come quella di Ronconi. Vero è che, a differenza della Scala, lì aveva un direttore artistico...
Che nei vent'anni di one man show la Scala si sia disconnessa con quello che succedeva nel resto del mondo non è nemmeno da discutere: sta scritto nei fatti. Basta scorrere le cronologie e non ci si troverà uno solo dei nomi (autori - vogliamo parlare di Handel? -, registi e direttori) che facevano la storia dell'opera. Allora è chiaro che un pubblico cui è stato fatto credere che l'opera lirica sia la Cavani o Pizzi vada nel pallone quando vede uno spettacolo di Cerniakov. I blog folkloristici c'entrano nulla.

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda mattioli » mar 11 mar 2014, 12:31

Davvero? Mi sembra però di ricordare che ci furono polemiche perché, una brutta sera, la polizia identificò dei fischiatori...
Ma magari sono solo leggende metropolitane di quel popoloso deserto che appellano Milano :lol: .
Come sai, durante il Ventennio alla Scala io andavo pochissimo, preferendo altre e ben più interessanti mete...
Amen. Comunque non voglio riaccendere vecchie polemiche. L'argomento Muti-Scala è tornato fuori soltanto per spiegare delle altrimenti inspiegabili reazioni di parte del pubblico milanese...

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda DottorMalatesta » mar 11 mar 2014, 12:47

mattioli ha scritto:Amen. Comunque non voglio riaccendere vecchie polemiche.


Bravo, Alberto: parce sepulto.

:mrgreen:

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda mattioli » mar 11 mar 2014, 13:01

E abbiamo pure il Grande Inquisitore...

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda VGobbi » mar 11 mar 2014, 19:41

vittoriomascherpa ha scritto:Il 30 dicembre del 1977, Abbado si beccò una buriana condita da un notevole «È colpa tua» prima del terz'atto del Ballo in maschera, da personnages a cui non era evidentemente piaciuta molto la Verrett (mi permetto d'aggiungere che l'edizione Myto di quella sera è, a mio parere, non del tutto fedele).

In che senso l'edizione Myto di quella sera non fu del tutto fedele?
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda vivelaboheme » mar 11 mar 2014, 20:54

Ma, come l'utente Mattioli vi potrà confortevolmente confermare, c'è, alla Scala "un" pubblico che, realmente, per giovinezza d'anagrafe, passione, e freschezza di comportamenti, apre letteralmente il cuore al futuro e alla speranza!!!! Gli abbonati di platea e palchi alla Filarmonica della Scala. Così giovani, così entusiasti, così attenti, così presi dalla musica. Non si sente volare una mosca... che non siano scatarrate, soffiate di naso, catenelle di borsetta, caramelline scartocciate, rantoli d'addormentati. porte dei palchi sbattute, cellulari trillanti nei momenti più rarefatti della musica. Poi, che trasporto, che gratitudine, che entusiasmo e che attenzione verso i musicisti! Non appena l'ultima nota del concerto si sta vanificando nell'aria ecco lo scatto ritrovato della gioventù da olimpionici dei facoltosi nonnetti, che abbandonano la sala... per far sì che i musicisti, stanchi, possano andare a nanna presto, mentre loro, i nonnetti della Finanza Lombarda, si lanceranno verso casa in tempo per i listini di borsa e il Vespa notturno sul sacro schermo.
E, mentre passano il tempo lì in poltrona, stupisce la sagacia dei commenti, espressi lombardamente a voce altissima perché tutti possano sentire e ammirare. Lunedì sera, alla Scala, un Valery Gergiev in versione grande-direttore (quella da Jekyll che alterna pericolosamente all'altra, di Mr Hide-a tutta fretta) ha impaginato con classe un bel programma: il Terzo per piano e orchestra di Prokofiev con commovente pianista giapponese Tsujii, la Suite Romeo e Giulietta di Prokofiev, Tout un Mond Lontain di Dutilleux altermine del quale il violoncellista Hakhnaziarkjan ha gentilemnte annunciato il primo dei suoi due bis... e il seguito, da parte del pubblico della platea, ve lo racconto fra un po', o se Mattioli legge velo racconta lui!


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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda vivelaboheme » mer 12 mar 2014, 1:21

Eqque qua, finisco: il violoncellista, molto bravo ed educatissimo, annuncia uno per uno i suoi due bis, e il primo è "Alfredo Piatti, Caprice" detto così, in francese. Dalla platea una sciuretta e il marito rincoglionito addormentato (quel Dutilleux così imperdonabilmente modernaccio!) recepiscono a modo loro. Lui, sordo, le fa: <Che cosa?>. Lei, raggiante, ad alta voce rivolta a tutta la fila_ <Fa Stravinsky!>.
Ecco, è così.

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda mattioli » mer 12 mar 2014, 1:54

Ah, ah, ah, tutto verissimo, confermo. La babbiona dello Stravinskij era seduta dietro di me.
In compenso, quando il violoncellista ha annunciato Bach per il secondo bis, la vegliarda ha proclamato a voce ovviamente altissima, come impone la più elementare maleducazione: "Bach è noiosooooo!".
In ogni caso stasera ero di nuovo alla Scala per risorbettarmi La sposa dello Zar e devo dire che gli abbonati del turno A danno anch'essi le loro belle soddisfazioni. Non vi dico quando il matusalemme alla mia destra ha scoperto che l'opera era in russo (ma forse era teo.emme che si lamenta che non si traducano più...).
Vabbé, amen. Però poi non stupitevi se uno invoca tipo Posa "la pace dei sepolcri"...

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