Gli Abbellimenti

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Gli Abbellimenti

Messaggioda Enrico » gio 25 apr 2013, 14:43

Gli Abbellimenti - 1. Bach: Variazioni Goldberg

Dal momento che può capitare spesso di parlare di “abbellimenti” in riferimento alle esecuzioni di brani vocali, barocchi o belcantistici (ma non solo: gli abbellimenti si usano ancora anche nella musica moderna e nel Jazz!), inserisco qui alcuni esempi che possono rendere il discorso più chiaro per coloro che non hanno familiarità con gli spartiti.

Ecco la famossissima Aria sulla quale J.S.Bach ha scritto le Variazioni Goldberg (BWV988).
Contiene la maggior parte degli abbellimenti che ci interessano.
Vediamo la prima delle due pagine che la compongono:
Immagine
E per comodità anche un pezzetto in edizione moderna:
Immagine
Abbiamo nella prima battuta un mordente , nella seconda due appoggiature rappresentate con le notine piccole, nella terza di nuovo un mordente e un trillo, nella quarta un’appoggiatura, nella quinta di nuovo il mordente, nella sesta un gruppetto. Un segno più moderno per indicare il trillo è semplicemente Tr posto sopra una nota, seguito qualche volta da una linea ondulata che ne indica la durata.
In questa tavola potete vedere gli stessi segni con l’indicazione pratica di come vanno realizzati.
Immagine
Il n.4 corrisponde al gruppetto; 5-6-7-8 rappresentano le varie combinazioni di trillo con mordenti o gruppetti (cioè con note di preparazione o di chiusa); i numeri 9 e 10 presentano i segni antichi di appoggiatura, già sostituiti in Bach dalle notine piccole; 11-12-13 sono le appoggiature seguite da trillo (l’ultima, con trattino verticale, indica una più forte accentazione). Il mordente in alcuni casi può essere prolungato come l’equivalente di un piccolo trillo. Manca qui il segno di arpeggio, costitutito da una linea ondulata verticale posta accanto alle note di un accordo, che in quel caso vanno eseguite non contemporaneamente ma in rapida successione.

Ascoltiamo ora l’Aria nella registrazione di Wilhelm Kempff, che esegue soltanto le note reali ignorando tutti gli abbellimenti (eccetto l'arpeggio):


Glenn Gould, nell’incisione degli anni ’60 sceglie un tempo simile (molto veloce) ma esegue correttamente gli abbellimenti (il video visualizza anche lo spartito, compresa la seconda parte dell’aria).


Nell’ultima registrazione di Gould il tempo è più lento, lo stile più meditativo, e si sentono distintamente gli abbellimenti realizzati nota per nota:


Lo spartito prevede la ripetizione della prima parte, e poi della seconda, con eventuali variazioni nella realizzazione degli abbellimenti, o l’aggiunta di qualche piccolo abbellimento in più (di cui c’è qualche traccia nel quaderno di Anna Magdalena). Ma né Kempff né Gould eseguono il da capo (Kempff ripete solo la prima parte, ma senza variare nulla).
Pieter-Jan Belder invece, al clavicembalo, rispetta anche le ripetizioni (la sua registrazione di tutte le variazioni infatti dura mezz’ora in più rispetto a quella lenta di Gould!):
Enrico B.
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Re: Gli Abbellimenti

Messaggioda Enrico » dom 05 mag 2013, 0:24

Gli Abbellimenti - 2. IL TRILLO

Il trillo è un abbellimento costituito dalla veloce alternanza di due note vicine: può essere preceduto da alcune note di preparazione, e da alcune note conclusive. In alcuni casi può essere spontaneamente eseguito dall’esecutore (in particolare nelle cadenze, o alla conclusione di alcune frasi) anche quando non è esplicitamente indicato dallo spartito. Per non limitarci all’esempio strumentale che ho inserito nel post precedente, vi propongo alcuni esempi di brani vocali in cui si può sentire che cosa cambia se il trillo viene eseguito in diversi modi o non viene eseguito per nulla.

Splendon le sacre faci (Donizetti: Lucia di Lammermoor) - Luisa Tetrazzini, 1911
Al minuto 1.30 fa un trillo sulla prima sillaba di “ogni piacer”, con brevissima preparazione; da 4’.06’’ fa diversi trilli, uno dopo l’altro, insieme al flautista; per arrivare all’ultimo, con “preparazione” lenta, prima dell’acuto finale.


Per la gloria d’adorarvi (Bononcini)
Per la gloria d'adorarvi
voglio amarvi,o luci care.
Amando penerò,
ma sempre v'amerò,
sì, sì, nel mio penare,
penerò, v'amerò, luci care.
Senza speme di diletto
vano affetto è sospirare,
ma i vostri dolci rai
chi vagheggiar può mai
e non, e non v'amare?
penerò, v'amerò, luci care!


Beniamino Gigli, 1947, senza trilli.


Luciano Pavarotti, 1974 (Orch.Teatro Comunale di Bologna; Richard Bonynge)
Fa diversi trilli, alcuni solo accennati, altri più precisi, a conclusione delle frasi (in particolare alla fine delle frasi che vengono ripetute).


Joan Sutherland, 1959 (Philomusica of London; Granville Jones)
Qui, con il video di uno spartito su cui alcuni trilli sono segnati, si vede come la Sutherland, maestra di trilli d’ogni tipo, può permettersi diverse libertà: canta la prima frase senza trilli, e poi la ripete con un piccolo trillo su adora-a-rvi e poi uno più lungo (senza notine di chiusura) su luci care; allo stesso modo sulla frase “penerò, v’amerò, a me [sic] care” la prima volta esegue solo un’appoggiatura su care, la seconda volta invece fa un trillo quasi su ogni parola. Allo stesso modo si comporta nella seconda strofa.
Potete notare alcune altre ornamentazioni aggiunte dalla cantante, soprattutto alcune appoggiature o acciaccature qua e là. Il direttore è Granville Jones, ma l’edizione utilizzata è stata preparata da Richard Bonynge.


In quest’altro pezzo la Sutherland (con Bonynge al piano, in concerto a Venezia nel 1982) alterna trilli a note singole sulla frase “che un dì mi nutrì” (3' 20''):
O nube che lieve (Donizetti: Maria Stuarda)


Alcuni cantanti riescono a dare al trillo vari tipi di andamento ritmico, grazie alla capacità di accentarne con regolarità alcune note pur nella rapidità dell’esecuzione.
Vi propongo altre diverse interpretazioni di uno stesso pezzo:

Pietà Signore
Beniamino Gigli, 1932.
Canta “Dal tuo rigor” tutte le volte senza trilli (1’47’’, 2’15’’ e 3’40’’)


Mario Del Monaco , 1969, prova ad accennare un trillo (2’47’’)


Luciano Pavarotti, Montreal 1978 (da 6’50’’ ripete la frase due volte, la prima senza trillo, la seconda con un trillo perfettamente eseguito, con preparazione e chiusa).


Enrico Caruso, 1918. Accentando le note fa sentire un trillo “a terzine” (1’30’’), come qualche volta si fa nella musica pianistica romantica. In effetti il pezzo, falsamente attribuito a Stradella, è ottocentesco. La seconda volta (4’01’’) si limita a una lieve oscillazione della voce.


TRILLO. sm Successione vicendevole e rapida di due sole Note contigue indicata dalla Iettera t colla codetta. Il Trillo, che dalla maggior parte degli artisti viene principiato dalla Nota superiore a quella che porta il segno di convenzione, dee corrispondere alla natura della Scala, in cui trovasi la modulazione, e deve essere regolato in proporzione del Tempo [...] Egli ha inoltre la sua preparazione e terminazione; entrambe sono formate da due Note che precedono e seguono la Nota principale, della quale fanno parte integrante [...].
I più bei pregj del Trillo sono la velocità, il granito e la perfetta eguaglianza.La velocità del Trillo dee variare a norma dell espressione della parola e del passo che si vuole ornare con sentimento. Vi è una specie di Trillo che per un certo molleggio fa molto effetto. Sarà poi di grande effetto, in un Trillo di lunga durata, il principiarlo lentamente e piano, accrescendolo a poco a poco, tanto in velocità che in forza, sino al prestissimo e fortissimo, e diminuendolo poi gradatamente fino al piano e lento.
Alcuni adottano la divisione in Trillo e Semitrillo [...]; Trillo lento legato quel dolce e breve ondeggiamento che fa la voce nel corso di una melodia larga e spianata su qualche Nota; Trillo giusto che si batte con giusta celerità ed eguaglianza; Trillo sforzato che cresce di velocità nella fine; Trillo variato che alterna tra la maggior o minor celerità; Trillo crescente cromatico, quello che ascende per semituoni; Trillo mancante cromatico quello che ne discende, ec.
V'è poi la così detta catena di Trilli, ovvero più Trilli successivi per grado, come pure il Trillo doppio.
E con tanti bei pregj e divisioni del Trillo un celebre autore lo considera come cosa superflua nella musica (v. il giornale italiano intitolato il Caffè, art.Musica); un altro al contrario dice: un cantante senza Trillo è lo stesso che un soldato senza valore.

TRILLO CAPRINO. Difettosa esecuzione nel canto a guisa del belar delle capre.
TRILLO CAVALLINO. Qualora il cantante eseguendo tale abbellimento non si prevale del moto delle fauci, ma di quello della bocca, nasce un Trillo ingratissimo, che somiglia al nitrir del cavallo.
[Dizionario e Bibliografia della Musica, del dottore Pietro Lichtenthal, Milano 1836]
Enrico B.
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Re: Gli Abbellimenti

Messaggioda Luca » lun 06 mag 2013, 19:21

Come sempre interessantissimo materiale a confronto. Grazie Enrico. Per quanto riguarda la Sutherland però il suo "Non han calma le mie pene" dal Montezuma di Graun è paradigmatico (specie nella chiusa): credo sia il più ampio repertorio di acrobazie che l'Australiana abbia sfoggiato.
Circa Del Monaco: è veramente volgare!

Salutoni, Luca.
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