Opera in teatro, opera in TV

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Opera tra tv e teatro

Messaggioda Riccardo » lun 11 apr 2011, 13:26

Vorrei proporvi un argomento suggeritomi dal dibattito sulla recente Bolena andata in scena a Vienna e trasmessa in diretta televisiva in alta definizione.

Il punto di partenza è questo: tutte le giustissime riflessioni e previsioni elaborate da Matteo a proposito del debutto della Netrebko si sono rivelate in teatro solo parzialmente convincenti.
Intendiamoci, tutto vero e verificato il discorso sulle difficoltà di lettura del personaggio nel passato e sulla mancanza fino a ieri di un'interprete della parte che fosse convincente sotto tutti i fronti. Ma la Netrebko, non solo secondo me, è sembrata non sufficientemente adeguata alle richieste vocali del ruolo. Che non consistono solo, e non tanto, di colorature e trilli, quanto più di una generale gestione della linea vocale secondo uno stile dal quale oggi sembriamo non poter più prescindere. Ecco che molti fiati presi dove non si dovrebbe rompevano l'incanto di una voce magnifica, così come un certo disagio nel risolvere il dettaglio della scrittura sembrava rievocare addirittura lo spettro di una Caballé alle prese con questa musica.

Detto questo, nulla di male. Nel caso, perdoneremmo benissimo alla Netrebko un ruolo non del tutto adatto a lei - ma comunque ben più di adatto di Puritani o Lucia - eseguito comunque con la bravura di un'indiscutibile fuoriclasse.

Ma come la mettiamo quando vedendo la medesima recita, non più in teatro ma attraverso l'esperta regia televisiva di Brian Large, percepiamo svelata tutta la verità della Netrebko in questo ruolo?
Possibile che quella pur sempre percettibile estraneità vocale diventi secondaria rispetto alla giustezza degli sguardi, dell'approccio, della personalità che sembrano trasparire dalla Netrebko Bolena?
Come dobbiamo giudicare il cambiamento nella fruizione dello spettacolo operistico?
Esso ha dei riflessi sul fronte degli strumenti persuasivi degli artisti e dei cantanti in particolare.
Un cantante che deve parlare principalmente alle prime file delle platee e alla Tv in alta definizione dovrà usare armi che sono diverse da quelle di un cantante che vuole persuadere i loggioni o chi siede in posti lontani.

Qual è secondo voi il modo giusto per affrontare questa questione, premesso che non è aprioristicamente sbagliato né rivolgesi all'uno né all'altro pubblico?

Ve lo assicuro: dai posti in piedi in platea della Staatsoper (che godono comunque di una visuale splendida), proprio accanto alle telecamere centrali, arrivava una percentuale molto ridotta di quanto ci può mostrare Brian Large (e verosimilmente assaporavano gli spettatori delle prime file).
La maggior parte delle informazioni arriva, nei posti anche solo mediamente lontani, dalla voce e dalla visione d'insieme. I primi piani e la sapiente regia tv non esistono.
E' per questo che la Garanca, in un ruolo che sembrava cucitole addosso direttamente da Donizetti, funzionava in toto anche da una prospettiva più votata all'impressione generale, mentre la Netrebko faticava, complice anche una regia teatrale inesistente.

A voi è mai capitato di avere giudizi diversi da ascolti in teatro e televisivi del medesimo spettacolo?
Come vedete questa questione?

Insomma, la televisione introduce una regia della regia, rendendo molto più complesso il meccanismo dell'opera d'arte.
Ma quando il regista televisivo (Large) vale cento volte più del regista teatrale (Génovèse), succede qualcosa di molto strano...

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Re: Opera tra tv e teatro

Messaggioda Tucidide » lun 11 apr 2011, 14:00

Bell'argomento, Ric. Mi è venuto in mente che anni fa se ne era parlato in un'altra occasione, e ho rintracciato i post:
Si comincia circa a metà della pagina e si prosegue:
viewtopic.php?f=1&t=470&st=0&sk=t&sd=a&start=30
: Sailor :
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Opera tra tv e teatro

Messaggioda MatMarazzi » mar 12 apr 2011, 18:52

Tucidide ha scritto:Bell'argomento, Ric. Mi è venuto in mente che anni fa se ne era parlato in un'altra occasione, e ho rintracciato i post:
Si comincia circa a metà della pagina e si prosegue:
viewtopic.php?f=1&t=470&st=0&sk=t&sd=a&start=30
: Sailor :


In realtà in quel thread, Tuc, si parlava della possibilità della regia televisiva di incidere sulla regia teatrale, non sulle caratteristiche di un'interpretazione.
Brian Large potrà, con un gioco di camere, con un montaggio serrato, con un uso accorto della fotografia dare una sensazione di movimento che magari la regia teatrale non aveva, ma non può assolutamente alterare le espressioni della Netrebko. Inoltre se si trattasse di un prodotto ufficiale (con montaggio di recite diverse) si potrebbe anche pensare che comunque la mimica della Netrebko sia stata "selezionata" (nascondendo i facciotti buffi, ad esempio), ma in questo caso era una diretta: quindi le espressioni sono state colte dalla camera senza alcuna possibilità da parte del video director di edulcorare alcun ché.

Venendo alla domanda di Ric, sì... è successo anche a me di avere "giudizi" un po' diversi tra l'ascolto a teatro e il video di una stessa rappresentazione.
Ma, se parliamo di cantanti e di interpretazione, non può assolutamente essere ascritto al regista: il potere di Brian Large non arriva a tanto! :)
Se fosse bastato un regista televisivo accorto per trasformare una modesta Bolena in una grandiosa Bolena, come è il caso della Netrebko offertaci dal video, allora lo stesso sarebbe dovuto succedere con i Puritani, cosa che non è.
Personalmente trovo che il dvd non menta, non possa mentire, sulla recitazione di un cantante d'opera, proprio come un Cd (con tutte le manipolazioni che si vuole) non può mentire sulla tecnica e sulle possibilità vocali di un cantante.
Eppure, poiché è vera la sensazione da te riportata, io suggerirei un'altra spiegazione.

Tralasciando il caso (che non corrisponde al tuo esempio, in quanto hai ammesso di aver goduto di ottima visibilità) di teatri giganteschi, che proprio non consentono di ammirare le espressioni degli artisti (Met, Bastille, ecc...), ciò che cambia è la nostra personale disposizione di ascolto.
il nostro giudizio non è qualcosa di statico e non condizionabile: tutt'altro!
Può essere alterato, turbato o esaltato da tantissimi elementi.
Ad esempio la stanchezza ci rende meno recettivi (in certi casi più ostili), l'umore emotivo ci fa palpitare per cose che normalmente giudicheremmo sdolcinate, Maugham aggiungerebbe cinicamente che anche la digestione (o la pancia vuota) possono agire spietatamente.
L'emozione di essere a teatro (del tutto assente quando guardi un video) può imporre al nostro giudizio una maggiore indulgenza (come per tacitare il dubbio della delusione) o, al contrario, indurci a una maggiore severità (vorremmo solo fuochi d'artificio per compensare la fatica del viaggio e i soldi spesi).
Io, per esempio, ho notato che se sono stanco, affaticato o in posizioni scomode... a teatro, mi distraggo più facilmente: questo mi rende assai più tollerante verso le zampate, i coup de theatre e gli effettacci che normalmente odio: tranne quando sento il bisogno di mantenermi sveglio!
Ci condiziona persino l'entusiasmo degli altri (alle volte ci fa essere più entusiasti, perché è bello partecipare a una gioia di folla! Altre volte ci fa essere troppo superciliosi, come per reazione verso un'interpretazione che non ci pare meriti tanto entusiasmo).

Fino a qualche decennio fa il pubblico manco si rendeva conto di quanto fosse instabile e condizionabile il proprio giudizio a teatro.
E così, tornato a casa dopo uno spettacolo, cristallizzava nella memoria le proprie emozioni e trasformava in verdetti inappellabili le sensazioni riportate.
Oggi invece ci possiamo trovare di fronte alla sorpresa scioccante di aver visto uno spettacolo dal vivo, averne tratto certe sensazioni, e magari il giorno dopo provarne di diversissime di fronte al video della stessa identica recita (quindi senza poterci nemmeno nascondere dietro alla vecchia fola del "si vede che nella mia recita non era ispirato").
Sì ok... l'oggetto "video" è obbiettivamente diverso dall'oggetto "recita vista dal vivo". Lo sappiamo...
E tuttavia, ribadisco, dando per scontato che tu fossi in posti di buona visibilità, quelle espressioni la Netrebko ha fatto e non altre... e tu quelle hai visto.
A meno che non pensiamo che Large (durante una ripresa in diretta) avesse modo di alterarle con la computer graphics! :)
Più semplicemente, per me, tu - come tutti noi - eri in condizioni di recettività diversa nei due casi.

Immagino che mi si potrebbe rispondere: se il giudizio dal vivo contiene un certo margine di variabilità e instabilità (a seconda della nostra condizione d'ascolto), lo stesso può riguardare la fruizione video-discografica. Il fatto di essere seduti sul nostro divano non ci rende per forza più oggettivi.
Verissimo.
La differenza è che il disco o il dvd lo possiamo sentire anche mille volte, fare rew e riappropriarci all'infinito anche di una piccolissima espressione vocale o mimica.

La molteplicità degli ascolti è la grande differenza rispetto all'unicità dell'ascolto dal vivo.
Più ascolti fai dello stesso disco, più sarai in grado di "fare una media" tra le diverse condizioni emotive legate a ogni singolo ascolto, e il tuo giudizio "sintetico" diventerà in qualche modo più "oggettivo", più sganciato dalle condizioni del momento.
Proprio come quando osserviamo e riosserviamo un quadro (anche a distanza di anni) o una fotografia, leggiamo o rileggiamo un libro, guardiamo o riguardiamo un film. La nostra opinione su quella fotografia, su quel libro, su quel film sarà, fruizione dopo fruizione, sempre più libera dall'emotività del momento.

da fanatico (e ormai trentennale) frequentatore dei teatri d'Europa, ho ormai capito che il giudizio a teatro non è lucido e penetrante come quello della registrazione. E questo è senz'altro il suo bello! :)

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Re: Opera tra tv e teatro

Messaggioda Riccardo » mer 13 apr 2011, 0:10

Rileggendo il mio post mi sono accorto di non essermi spiegato bene.
Il punto non è tanto il margine di intervento di Brian Large su una recita (chiaramente non può invertirne l'esito).
Quello che può fare è dare al pubblico televisivo un'impronta dello spettacolo che è molto più simile a quella percepita dagli spettatori delle prime file che non a quella che arriva al pubblico seduto ad una certa distanza.
Che cosa accade dunque? Che il grande pubblico in termini di numero, il pubblico 'di massa' (per quanto possa averne l'opera) non è più quello che vede l'opera da lontano, che gode delle voci ad una certa distanza e pure della mimica ad una certa distanza (e che per forza di cose fa uso di determinate convenzioni comunicative), ma diventa quello televisivo insieme a quei pochi che in teatro possono cogliere, perché a breve distanza, ogni sfumatura del viso.

Questo comporta uno sfasamento tra la percezione in sala (dove in un teatro mediogrande come Vienna la maggior parte del pubblico, come me alla Bolena in fondo alla platea, non coglie i dettagli espressivi del viso degli artisti) ed il pubblico a casa che vede perfettamente tutto.
Questa è una divaricazione che va a scapito del pubblico in sala perché il futuro si costruirà, come sempre, in base al punto di vista della maggioranza. Probabilmente questo sarà il futuro, ci piaccia o no.

Talvolta si sente pure osservare da qualcuno, probabilmente non a torto, che da certi loggioni i fischi sono costanti perché in quelle dislocazioni è impossibile godersi lo spettacolo: si arriva alla fine stanchi e magari pure frustrati. Le voci di oggi in particolare, aggiungo io, sono spesso così ricche di sfumature e nuove suggestioni da non essere percepibili da balconate pensate per un altro tipo di canto e recitazione. (Non è un caso che tutte le nuove tendenze e contaminazioni nel canto barocco non possano sostanzialmente prescindere da sale adatte e tendenzialmente di dimensioni ridotte).
Io poi, devo dire, dal loggione della Scala mi sono sempre divertito molto a fatica...

Per quanto riguarda invece la reiterabilità degli ascolti in disco, questa vale anche in teatro qualora si vedano più recite. Ed è vero che così facendo in genere l'impressione risulta molto più stabile e ponderata.
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Re: Opera tra tv e teatro

Messaggioda sunny » mer 13 apr 2011, 15:47

leggendo queste considerazioni mi sono reso conto di quanto anche il trucco dei cantanti sia cambiato negli anni: una volta era molto piu' appariscente (quasi da drag queen, per uomini e donne indistintamente :D ), probabilmente pensato per un pubblico piu' "distante", mentre adesso (pensavo proprio all'Anna Bolena di Vienna) è molto piu' "discreto": evidentemente lo spettatore "tipo" non è piu' quello presente a teatro, bensi' quello che a casa si guarda la diretta TV o il DVD.
le stesse considerazioni forse si possono applicare piu' in generale alla recitazione nel suo complesso: certi gesti plateali e stereotipati che tendiamo ad associare al tempo che fu e che adesso appaiono fuori moda e ridicoli, forse erano semplicemente funzionali ad una fruizione dello spettacolo molto diversa da quella attuale; i cantanti di oggi possono permettersi di interpretare in modo piu' "raffinato", perché certi dettagli, che magari da gran parte del pubblico in teatro non vengono colti, vengono comunque catturati dalle telecamere e messi a disposizione di un pubblico piu' vasto.
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Re: Opera tra tv e teatro

Messaggioda Alberich » mer 13 apr 2011, 16:12

sunny ha scritto:leggendo queste considerazioni mi sono reso conto di quanto anche il trucco dei cantanti sia cambiato negli anni: una volta era molto piu' appariscente (quasi da drag queen, per uomini e donne indistintamente :D ), probabilmente pensato per un pubblico piu' "distante", mentre adesso (pensavo proprio all'Anna Bolena di Vienna) è molto piu' "discreto": evidentemente lo spettatore "tipo" non è piu' quello presente a teatro, bensi' quello che a casa si guarda la diretta TV o il DVD.
le stesse considerazioni forse si possono applicare piu' in generale alla recitazione nel suo complesso: certi gesti plateali e stereotipati che tendiamo ad associare al tempo che fu e che adesso appaiono fuori moda e ridicoli, forse erano semplicemente funzionali ad una fruizione dello spettacolo molto diversa da quella attuale; i cantanti di oggi possono permettersi di interpretare in modo piu' "raffinato", perché certi dettagli, che magari da gran parte del pubblico in teatro non vengono colti, vengono comunque catturati dalle telecamere e messi a disposizione di un pubblico piu' vasto.


Va anche detto che anche al cinema, negli anni che furono, si usavano trucchi e pose che oggi non usano piu'. Probabilmente e' anche una guestione di estetica del momento, molto minimalista e "raffinata" anche solo rispetto agli anni 80-90.
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Opera in teatro, opera in TV

Messaggioda Riccardo » sab 08 dic 2012, 13:32

Scusate se introduco questo tema, ma per me è un aspetto abbastanza importante.

Mi è venuto in mente ora, visto che Pietro annuncia la recensione del Lohengrin trasmesso in diretta TV.
Io mi rendo conto che una diretta video permette di cogliere mille dettagli ulteriori rispetto alla visione in teatro.
Mi rendo conto che è tutto molto più comodo e tranquillo, se si registra si possono anche rivedere i passaggi che interessano.
Constato che è sempre più diffuso il cinema opera con la trasmissione in diretta degli spettacoli più importanti del mondo.
Constato che la Bayerische Staatsoper da quest'anno ha inaugurato la propria stagione streaming con almeno 7-8 titoli.
Mi rendo anche conto che il futuro, nell'era di Facebook di Twitter dei blogger e di youtube è questo.

Però mi interrogo se questa direzione mi piace o meno e devo dire che per me la ricezione dal vivo rimane uno di quei punti fermi rispetto ai quali si muove tutto il resto. Come la partitura per Matteo, insomma.
Per me l'opera in televisione, anche se in diretta o breve differita, è un Testo. E' come un disco o dvd. E' qualcosa di morto e che "attesta". Non è una performance! Quella si dà solamente dal vivo, anche nella sua dimensione di condivisione col il resto del pubblico in teatro.

Lo so...potrete darmi del tradizionalista etc, ma ho l'impressione che l'opera vissuta sullo schermo assuma contorni molto diversi e si spalanchino tendenze potenzialmente infinite e anche interessanti, ma anche in qualche modo dispersive. In fondo perché non allestire all'ora un'opera con staging virtuale tipo cartoon? O perché non far suonare un'orchestra registrata (tantopiù in un periodo di crisi economica come ora?). Le tecnologie avanzate permettono risultati straordinari molto competitivi che costeranno sempre meno di un'orchestra di uomini.
Addirittura potremmo chiedere a Cerniakov di rivestire di nuove immagini il Rosenkavalier di Karajan volendo (e chissà che genialate potrebbero saltarne fuori!)
Non parliamo poi del fatto che in una trasmissione televisiva entra in scena la figura del regista televisivo, aspetto assente in teatro, ma che è determinante nella mediazione tra spettacolo e pubblico. E' in qualche modo un'altra forma d'arte secondo me quella che si sviluppa.

Non so, io mi sento a disagio con tutto questo.
Nel caso specifico di ieri, sarebbe stato tanto più comodo vedere il Lohengrin in tv, ma ho deciso di aspettare e di cercare di andarlo a vedere in teatro. Forse sarò tradizionalista, ma qualcosa di visto in tv non rientra nel mio vissuto umano così come un concerto o uno spettacolo dal vivo.

Si dirà che in fondo già il cd con la sua ottima qualità audio ha innovato il panorama senza stravolgerlo. Eppure per quanto riguarda il suono la sala da concerto e il teatro rimangono quasi sempre inarrivabili. Per il video, è inevitabile che la concorrenza sia spietata. Non a caso chi ama l'opera in blue-ray, detesta i loggioni o i posti in sala che costino meno di 200€.

Che opinioni avete al riguardo? Quale potrebbe essere il futuro in questo senso? Esiste secondo voi una concorrenza tra video e teatro?
Non notate che spesso si creino anche molte interessanti disomogeneità di valutazione tra persone che hanno visto in teatro e sullo schermo uno spettacolo?

Mi appassiona il tema di una tecnologia che da un lato è al servizio dell'uomo, dall'altro ne muta prepotentemente gli stili di vita e gli orizzonti percettivi (a volte a sua insaputa).

Sono idee buttate lì...ma mi piacerebbe sentire la vostra opinione.
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Re: Opera in teatro, opera in TV

Messaggioda MatMarazzi » sab 08 dic 2012, 15:13

Riccardo ha scritto:Però mi interrogo se questa direzione mi piace o meno e devo dire che per me la ricezione dal vivo rimane uno di quei punti fermi rispetto ai quali si muove tutto il resto. Come la partitura per Matteo, insomma.


Caro Ric,
non ho modo di rispondere ora alla tua interessante considerazione.
Intervengo solo perché ...che mi venga messa in bocca una cosa che non potrebbe essere più lontana da tutto ciò che ho detto e scritto in questi anni mi lascia alquanto perplesso!
Per me la partitura sarebbe un punto fermo da cui si muove tutto il resto?
Sono allibito... e non ho davvero altro da dire! :(

Quanto al resto, spero di poter dire qualcosa nei prossimi giorni...

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Re: Opera in teatro, opera in TV

Messaggioda Enrico » sab 08 dic 2012, 15:33

La prima discussione, nella storia, fu quella sulla concorrenza del disco (per non parlare della fotografia che faceva concorrenza alla pittura): se Caruso fa i dischi i teatri perdono spettatori. Poi si capisce che non è così, e i dischi vogliono farli anche i vecchi cantanti tradizionalisti: Tamagno, la Patti, De Lucia...

Seconda discussione: la radio toglierà spettatori al teatro. Ma non mi sembra che ciò sia avvenuto: al contrario la radio (come il disco) ha dato maggiore diffusione alla musica, maggiore notorietà agli interpreti, e possibilità di ascoltarli anche a chi non poteva ascoltarli a teatro.

Terza discussione: Toscanini decide di far trasmettere i concerti sinfonici in televisione, e di nuovo si teme la crisi delle sale da concerto: se c'è Toscanini in televisione, chi andrà al concerto dell'associazione filarmonica municipale? ma abbiamo visto che le varie accademie e associazioni concertistiche hanno continuato a far concerti fino ad oggi: e se ne fanno di meno cià dipende solo da mancanza di soldi, non da diminuzione del pubblico. E purtroppo Toscanini di concerti televisivi ne ha fatti solo dieci. Anche io sono un sostenitore della musica dal vivo: ma senza il disco e il video non avrei mai visto né conosciuto le interpretazioni di Karajan, di Bernstein, della Callas e della Sutherland, e nemmeno di artisti vivi e contemporanei che per varie ragioni non ho potuto vedere a teatro: da Muti ad Abbado, dalla Bartoli a Kaufmann...

In base alle mie esperienze penso che chi è abituato a molti ascolti dal vivo e anche ad ascolti discografici e televisivi possa avere sufficienti conoscenze e capacità per rendersi conto di ciò che vede e ascolta e per giudicare correttamente l'evento artistico. Quelle rare volte che ho ascoltato un'opera per radio e successivamente l'ho vista dal vivo non ho notato grandissime differenze che impedissero di giudicare correttamente gli aspetti musicali e vocali, indipendentemente da eventuali differenze di percezione del suono (in alcuni casi, come l'ultima Lucia al Regio di Torino, il suono in sala era identico a quello radiofonico: qualche volta questo non avviene, qualche volta alcune voci vengono addirittura penalizzare, ma questo dipende dall'abilità e dalla preparazione dei tecnici, non mette in dubbio secondo me la legittimità del mezzo di trasmissione).

Cambia sicuramente, dal teatro al video, la percezione dello spettacolo nei suoi aspetti visivi: la recitazione è uno dei valori moderni nell'interpretazione operistica (ma già il buon Gigli diceva che l'espressione del volto deve corrispondere al senso di ciò che si canta!): e se posso stare nelle prime file di platea (s', da lontano non vedo bene) o vedere in primo piano il Lohengrin di Kaufmann, tanto di guadagnato. La Traviata della Dessay, l'unica opera che ho visto al cinema, equivale per me a uno spettacolo visto a teatro: e potrei lasciarmi tentare anche dal Parsifal con Kaufmann.

Mi ha dato fastidio invece qualche volta il suono freddo, asettico, da sofisticato impianto stereo, che ho ascoltato in alcune moderne sale da concerto (a Torino mi è capitato sia alla Rai sia al Lingotto: l'unica soluzione era, anche lì, andare a mettersi nelle prime file), o quello di certi concerti amplificati nei quali si perde il senso del suono reale.

Se poi si vogliono tenere separati i diversi ambiti non ne faccio un problema: anche se vediamo il video e il disco come "documenti" contrapposti alle esecuzioni dal vivo, è comunque utile utilizzarli e discuterne per una migliore comprensione dell'arte musicale e delle possibili interpretazioni. D'altra parte un film, come un libro o come un quadro, è un'opera d'arte perfettamente compiuta, apprezzabile, godibile e giudicabile, e non un semplice documento per studi accademici.
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Re: Opera in teatro, opera in TV

Messaggioda Riccardo » sab 08 dic 2012, 23:45

MatMarazzi ha scritto:Intervengo solo perché ...che mi venga messa in bocca una cosa che non potrebbe essere più lontana da tutto ciò che ho detto e scritto in questi anni mi lascia alquanto perplesso!
Per me la partitura sarebbe un punto fermo da cui si muove tutto il resto?
Sono allibito... e non ho davvero altro da dire! :(

Era una cosa en passant molto semplice per cui non c'è da essere allibiti! Alludevo al fatto che come per te (e per me, e per le convenzioni odierne) lo spartito è il punto di partenza ed il punto comune delle diverse esecuzioni di una medesima opera, così per me l'esecuzione dal vivo è il luogo deputato allo svolgimento della storia esecutiva.
Se si mette in dubbio questo, ho l'impressione che si relativizzi tutto.

Così come accettiamo che un regista sposti l'epoca di ambientazione di un opera, ma non accettiamo che ne cambi il libretto e le note, così io personalmente non mi sento di vivere il teatro musicale su dischi o riproduzioni televisive (per lo meno come fruizione primaria).
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Re: Opera in teatro, opera in TV

Messaggioda Riccardo » sab 08 dic 2012, 23:57

Enrico ha scritto: Anche io sono un sostenitore della musica dal vivo: ma senza il disco e il video non avrei mai visto né conosciuto le interpretazioni di Karajan, di Bernstein, della Callas e della Sutherland, e nemmeno di artisti vivi e contemporanei che per varie ragioni non ho potuto vedere a teatro: da Muti ad Abbado, dalla Bartoli a Kaufmann...

Ma su questo d'accordissimo! Il mio non era per nulla un anatema contro video e dischi, anzi! Ne sono anch'io un grande fruitore!
Avanzo dei dubbi nel momento in cui il supporto tecnologico si mette a fare concorrenza alla fruizione dal vivo: e il blu ray, l'alta definizione, i primissimi piani in qualche modo fanno concorrenza al teatro dal vivo. Anche perché - paradossalmente - affinano proprio gli strumenti espressivi degli stessi interpreti e - come è avvenuto per le sale di registrazione - ne arrivano addirittura ad alterare o sviluppare in direzione diversa anche la tecnica vocale! Il che è ottimo, però poi è chiaro che andare in loggione diventa non più così interessante, e naturalmente a spese folli si preferisce facilmente la tv.

In base alle mie esperienze penso che chi è abituato a molti ascolti dal vivo e anche ad ascolti discografici e televisivi possa avere sufficienti conoscenze e capacità per rendersi conto di ciò che vede e ascolta e per giudicare correttamente l'evento artistico.

Io ho l'impressione che l'ascolto di un supporto registrato e l'ascolto dal vivo siano proprio due cose diverse. Lo stesso fatto che il primo si possa risentire più volte e scandagliare nel dettaglio, altera nettamente il modo in cui ci rapportiamo all'esecuzione.

Cambia sicuramente, dal teatro al video, la percezione dello spettacolo nei suoi aspetti visivi: la recitazione è uno dei valori moderni nell'interpretazione operistica (ma già il buon Gigli diceva che l'espressione del volto deve corrispondere al senso di ciò che si canta!): e se posso stare nelle prime file di platea (s', da lontano non vedo bene) o vedere in primo piano il Lohengrin di Kaufmann, tanto di guadagnato. La Traviata della Dessay, l'unica opera che ho visto al cinema, equivale per me a uno spettacolo visto a teatro: e potrei lasciarmi tentare anche dal Parsifal con Kaufmann.

Ma la recitazione è sempre stata importante nel teatro musicale: il punto è QUALE tipo di recitazione. Perché anch'essa si modifica, così come il trucco!, nel momento in cui la destinazione diventa il blu ray piuttosto che la galleria o anche solo un palco centrale in un teatro.
Adesso la butto lì, ma ho anche l'impressione che l'avanguardia registica si sia maggiormente sviluppata nei teatri di area tedesca, proprio perché vi è una maggiore quantità di teatri "moderni" ossia con buona visibilità da ogni categoria di posti. In Italia praticamente i teatri sono ancora tutti all'antica, fatta eccezione per Torino, Genova e Firenze.

Se poi si vogliono tenere separati i diversi ambiti non ne faccio un problema: anche se vediamo il video e il disco come "documenti" contrapposti alle esecuzioni dal vivo, è comunque utile utilizzarli e discuterne per una migliore comprensione dell'arte musicale e delle possibili interpretazioni. D'altra parte un film, come un libro o come un quadro, è un'opera d'arte perfettamente compiuta, apprezzabile, godibile e giudicabile, e non un semplice documento per studi accademici.

Su questo sono d'accordissimo! Ma uno è un disco con la registrazione della nonna che ti racconta le storie, l'altro è la nonna vicino a te davanti al caminetto che te le racconta. Una è una telefonata, l'altra è una persona vicino a te con cui parli.
Ottime entrambe le cose: ma le prime servono come perfettibile testimonianza, le seconde servono per assaporare la cosa in quanto tale.
Ultima modifica di Riccardo il dom 09 dic 2012, 1:22, modificato 3 volte in totale.
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Re: Opera in teatro, opera in TV

Messaggioda Enrico » dom 09 dic 2012, 1:05

Abbassiamo i prezzi e costruiamo teatri moderni...
Penso che siamo d'accordo sul fatto che tutte le forme di fruizine siano valide se usate con consapevolezza e non confuse tra loro. Probabilmente il Lohengrin di ieri sarà bello e interessante anche per chi lo vedrà in teatro, forse perfino dal loggione: ma l'unico loggione in cui sono stato è quello del Rossini di Pesaro, con visuale accettabile e scomodissime panche di legno: non vedo perché non si debbano mettere posti comodi e normali anche nei loggioni. E chi vuole vedere meglio potrebbe riscoprire l'utilità del binocolo da teatro della nonna. Poi ci sono ancora quelli che vanno a teatro e chiudono gli occhi perché è più bello ascoltare e immaginare: non approvo, ma ognuno è libero di fare come vuole. Ma io che non mi metterò in coda per il loggione della Scala, e che non sono disposto a spendere un capitale per andare lì, sono contento di avere visto una buona trasmissione televisiva: senza mettere in dubbio il fascino della "produzione del suono" dal vivo. Da qualche anno però, anche quando vado a uno spettacolo di prosa, scelgo le prime file. Anche se, qualche volta, quando andavo al cinema in un piccolo paese, nelle serate meno affollate, sceglievo un bel posto comodo al centro delle prime file, appoggiavo la testa sul comodo e morbido schienale, e chiudevo gli occhi...
Enrico B.
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Re: Opera in teatro, opera in TV

Messaggioda Enrico » sab 12 gen 2013, 16:00

Visto che qui parlavamo anche di prezzi, torno su una mia fissazione, che è quella riguardante i prezzi del Regio di Torino:
Andrea Chénier (Alvarez, Siri, Mastromarino, dir.Palumbo), posti di platea a 93 euro, palchi a 73 euro. Stessi prezzi anche per il secondo cast (l'unico nome a me noto è quello di Chiara Taigi.
Noto che per la recita serale di sabato 26, con questi prezzi, il teatro risulta ancora mezzo vuoto.
Per me Alvarez è il primo deterrente; visti anche i prezzi (di nuovo aumentati: l'ultima volta per la platea avevo pagato 84 euro, e almeno c'era Kunde) me ne terrò lontano: e mi dispiace perché è un'opera che non ho mai visto a teatro.

Stasera invece a Nichelino vedrò la mia prima Luisa Miller, con Fernanda Costa, Franco De Grandis, Giorgio Casciarri e Marzio Giossi. Non sarà l'interpretazione storica e memorabile, ma con un cast dignitoso e a buon prezzo (platea 25 euro) mi sembra più che accettabile per conoscere l'opera "dal vivo" e passare una serata gradevole.
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Re: Opera in teatro, opera in TV

Messaggioda Triboulet » sab 12 gen 2013, 22:55

Enrico ha scritto:Andrea Chénier (Alvarez, Siri, Mastromarino, dir.Palumbo), posti di platea a 93 euro, palchi a 73 euro.


Non solo Alvarez... :evil:
non solo Chenier... :twisted:
non solo 90 euro... : Andry :
Ma Alvarez che fa Chenier a 90 euro!! :lol:
pazzesco...
Buona Luisa Miller Enrico!
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Re: Opera in teatro, opera in TV

Messaggioda Enrico » dom 13 gen 2013, 2:08

Sono appena tornato: tutto bene a parte il freddo... Al posto di De Grandis c'era Stefano Rinaldi; a Wurm dava possente voce bassa Carlo Tallone.
Chénier, con Alvarez o senza Alvarez non so, sarà come al solito trasmesso dal Regio in diretta su Radiotre. Qualche giorno prima verrà trasmessa, sempre dal Regio, un'ennesima Bohéme.
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