Opera: emozione di "pancia", emozione di "testa"

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Opera: emozione di "pancia", emozione di "testa"

Messaggioda DottorMalatesta » ven 03 ago 2012, 23:18

Il fascino e la riuscita di un'opera dipendono da tante variabili legate sia all'oggetto della rappresentazione (qualità del cast, regia, valore intrinseco dell'opera, etc.) sia al soggetto che all'opera assiste (di che umore è, se è stanco, se è affamato, se è infastidito dal vicino, etc.). Tutto questo sicuramente influisce sul modo in cui l'opera viene recepita dallo spettatore.
Nella mia esperienza personale vi sono alcuni capolavori operistici che tendono a provocare in me un'emozione meno immediata, meno diretta (perché filtrata dal pensiero, dalla riflessione), ma non per questo meno intensa (anzi forse più duratura rispetto all'emozione che fa accapponare la pelle): è, per dire, l'effetto che mi fa "Le Nozze di Figaro", buona parte di Wagner, ma anche il Verdi di Don Carlos.
Altre opere invece mi colpiscono direttamente allo stomaco, mi prendono le viscere (mi viene in mente il verbo greco "splanchnizo", ossia "commuoversi nelle viscere") con un'immediatezza e violenza irresistibili che quasi paralizzano il cervello: penso a certo primo Verdi, a Carmen, o a certe pagine di Walkure.
Per quanto mi riguarda (ma forse per la splendida Cassandra della Antonacci, la sensualissima Dido della Westbroek, o le splendide immagini di McVicar) Les Troyens date recentemente al Covent Garden appartengono senza dubbio alla seconda categoria. Ma sarebbe lo stesso con Les Troyens interpretate da un altro cast e con una regia differente?
Penso che la "ricezione emotiva" di un'opera sia strettamente legata alla formazione e al gusto personali. Tuttavia, è possibile individuare alcuni parametri "oggettivi" per qualificare il tipo di effetto che un'opera è in grado di esercitare sull'emotività dello spettatore?
Necessariamente "Tristan und Isolde" deve indurre nello spettatore un'emotività "di testa", solo per il fatto di essere un'opera indubbiamente lunga, cantata in tedesco, e in cui i protagonisti dialogano per un'ora buona sul senso della congiunzione semplice "e" (und) invece di spassarsela in modo... meno filosofico (Toscanini durante le prove di questo duettone disse rivolto ad un orchestrale disse "A Parma a quest'ora avrebbero già fatto un figlio!" :) )?? Se fosse così, com'è che nell'ugualmente lungo (e ugualmente cantato in tedesco, e ugualmente concettoso) duetto alla fine del primo atto di Walkure io letteralmente mi commuovo fino alle lacrime(e, credetemi, non perché io sia un tenerone!)?
E ancora, è possibile astrarsi dalle componenti "esecutive" di un'opera per determinare la sua risonanza emotiva? Il fatto che il medesimo brano, ad esempio il "Vissi d'arte", lo canti la Callas o la Tebaldi quanto influisce sulla ricezione "emotiva" dello spettatore?

P.S.: scusate la concettosità dell'argomento, in effetti piuttosto cerebrale.... Del resto, nella vita faccio il neurologo ;-)
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Re: Opera: emozione di "pancia", emozione di "testa"

Messaggioda Tamerlano » sab 04 ago 2012, 12:46

Bell'argomento.
Io non so se ci sono opere che ascolto solo di pancia e altre solo di testa; mi sembra di metterci testa e pancia allo stesso modo.
Ovvero il piacere che mi dà ascoltare un'opera è allo stesso tempo emotivo e razionale.
Può succedere che la parte razionale prevalga o che prevalga quella emotiva, ma se non ci sono tutte due probabilmente non mi diverto.
Qualche volta mi sembra di avere un atteggiamento più razionale quando ascolto Rossini di quanto ascolto Wagner.
Carlo
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Re: Opera: emozione di "pancia", emozione di "testa"

Messaggioda pbagnoli » gio 09 ago 2012, 13:48

Bell'argomento, caro collega, ma non penso che ci sia una risposta univoca.
Penso che il melomane medio cerchi soprattutto emozioni "di pancia": questo, per esempio, è quello che caratterizza la maggior parte del mio approccio all'opera.
Considera che io sono uno di quelli che ritiene la tecnica un mezzo, e non un fine.
C'è invece chi va in solluchero per una cadenza ben fatta, o per un fiato ben impostato, perché ritiene che l'opera si riduca a un mero fattore tecnico. Punto di vista rispettabilissimo, ma che io non condivido.

E poi ci sono le situazioni che non ti aspetti: quell'interprete che riesce veramente a toccare in quella serata particolare le corde di qualcosa che è sepolto in te, e di cui magari non sospettavi l'esistenza... e scatta il magico meccanismo. Non so, è difficile, molto difficile generalizzare.
Temo di non riuscire a risponderti
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(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Opera: emozione di "pancia", emozione di "testa"

Messaggioda mattioli » gio 09 ago 2012, 23:46

Pancia, pancia... Anzi, trippe. Almeno in prima battuta.
Poi ci si pensa (ed è la parte migliore) e diventa testa.
Ma all'inizio c'è sempre l'emozione...
Miao

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