Allestimenti di opere italiane alla Scala

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Allestimenti di opere italiane alla Scala

Messaggioda pbagnoli » mer 25 apr 2012, 12:08

Vorrei postare qualche riflessione sull'ennesimo disastroso allestimento scaligero di un'opera italiana.
Perché deve andare sempre così?
Dove si vuole andare a parare?

:arrow: la scelta dei titoli. Tosca, Aida, Pag&Cav... I titoli scelti sono sempre quelli, gli stessi. Forse l'opera italiana non ha prodotto niente di diverso in tutto il periodo Ottocento (se proprio non ci si vuole impegolare con il Barocco)? C'è l'idea che gli italiani non riescano ad appassionarsi a nulla di diverso? Oddìo, se si legge in giro si ha la sensazione che alcuni italiani siano fermi alla (presunta) comprensione di quei titoli e oltre quelli proprio non riescano a andare, ma forse si può e si deve cercare qualcosa di meglio se si vuole creare un repertorio. Certi titoli hanno troppi termini di paragone anche discografici: è inevitabile che l'appassionato si senta commissario tecnico e provi a ipotizzare una diversa strategia esecutiva, cosa che invece non farebbe non si dice con la Frau ohne Schatten, ma forse nemmeno con il Farnace o le Nozze istriane. Perché la Scala non si prende un sabbatico con i titoli più frequentati, cercando invece di crearsi uno stile su altri titoli?
L'anno venturo tornerà la solita Aida di Zeffirelli: chi ci andrà, oltre ai giapponesi e, ovviamente, quelli che vanno per fischiare?

:arrow: la scelta degli interpreti. Siamo onesti: qualcuno veramente pensa di poter allestire una Tosca accettabile convocando interpreti come quelli programmati alla Scala? Un allestimento come questo ha rispettato l'unica previsione possibile: far planare in loggione quelli che vanno apposta a fischiare, perché le persone di buon senso si tengono accuratamente alla larga da uno spettacolo del genere, che sembra veramente confezionato con diabolica perversione.
L'anno venturo è programmato il Nabucco con Nucci e il Ballo in maschera con Alvarez e la Dyka, il Don Carlo con Cavalletti: chi ci andrà, a parte i giapponesi e, ovviamente, quelli che vanno per fischiare?

Sul nostro sito lo diciamo da parecchio tempo: va ripensato profondamente il modo di allestire le opere del repertorio italiano.
Per come la vedo io:
:arrow: o si realizza che è definitivamente tramontato un modo di eseguire queste opere che punti su caratteristiche vocali che non ci sono più, o che sembrano essere messe in minoranza da altri modi espressivi
:arrow: o si punta decisamente su questi altri modi espressivi, con la serena convinzione che i primi tempi saranno probabilmente duri per fare digerire la novità a una parte (minoritaria) del pubblico. Parte che, peraltro, adesso come adesso fischia i tentativi di mantenere lo status quo

In altri termini - e tanto per essere chiaro - è inutile proporre una Serafin, o una Dyka in una parte che ha già visto storicamente di meglio.
Meglio, molto meglio cambiare completamente stile con una cantante come quella di cui vi propongo qualche video qui sotto, che esce completamente dagli schemi consueti cui siamo abituati in queste parti:


(lasciando ovviamente a casa l'orrido Scarpia che l'accompagna)


Non pretendo che sia l'unica soluzione possibile, ma sarà il caso di pensare a cosa fare di questo benedetto repertorio italiano nella nostra povera Scala.
Oppure, meglio toglierlo dalla programmazione per un po' di anni
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
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Re: Allestimenti di opere italiane alla Scala

Messaggioda Ninci » mer 25 apr 2012, 12:12

Sono completamente d'accordo con Bagnoli. Fare le opere del repertorio italiano, "queste" opere, in "questo" modo non ha alcun senso. Occorre trovare nuovi stimoli oppure anche rinnovare il repertorio.
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Re: Allestimenti di opere italiane alla Scala

Messaggioda vivelaboheme » mer 25 apr 2012, 14:37

Toglierlo per alcuni anni? No, sbagliato. Invece la chiave è proprio nell'esempio che hai posto. Per farne un altro ben noto, la sconvolgente Dessay di Traviata ad Aix ci dice che l'opera italiana si può fare, e anche dicendo qualcosa di nuovo. Abbiamo cantanti splendidi, in grado di interpretare quel repertorio come mai si è fatto. Sono i cantanti di oggi (potrei fare un elenco di tenori, ad esempio, diversi fra loro ed eccellenti) forti di un'aderenza al personaggio ben diversa da quanto si usava al passato. Certo, i cultori dei sarcofagi fischiano e fischieranno... e che fischino! Chi sono? Sono, per l'appunto, cultori di sarcofagi, addetti alle tombe. Sarebbe auspicabile che vi restassero, ben sdraiati, abbassando le lapidi e sigillandole per bene.
La scelta-Scala attuale sul grande repertorio italiano è, invece, troppo spesso perdente perché, prona a tutte le "scuderie" (o in altri termini a ciò che passano le agenzie, o alcune agenzie), non sperimenta, sbaglia i cast e, peggio ancora, è priva di coraggio (vedi Nucci in Nabucco 2013). Ma che i fischi dei tombaroli siano motivo di allarme, proprio no. Di fastidio, sì. Ma nient'altro. Rumori di tomba.


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Re: Allestimenti di opere italiane alla Scala

Messaggioda TaO » mer 25 apr 2012, 17:53

pbagnoli ha scritto: :arrow: la scelta dei titoli. Tosca, Aida, Pag&Cav... I titoli scelti sono sempre quelli, gli stessi. Forse l'opera italiana non ha prodotto niente di diverso in tutto il periodo Ottocento (se proprio non ci si vuole impegolare con il Barocco)? C'è l'idea che gli italiani non riescano ad appassionarsi a nulla di diverso? Oddìo, se si legge in giro si ha la sensazione che alcuni italiani siano fermi alla (presunta) comprensione di quei titoli e oltre quelli proprio non riescano a andare, ma forse si può e si deve cercare qualcosa di meglio se si vuole creare un repertorio. Certi titoli hanno troppi termini di paragone anche discografici: è inevitabile che l'appassionato si senta commissario tecnico e provi a ipotizzare una diversa strategia esecutiva, cosa che invece non farebbe non si dice con la Frau ohne Schatten, ma forse nemmeno con il Farnace o le Nozze istriane. Perché la Scala non si prende un sabbatico con i titoli più frequentati, cercando invece di crearsi uno stile su altri titoli?
L'anno venturo tornerà la solita Aida di Zeffirelli: chi ci andrà, oltre ai giapponesi e, ovviamente, quelli che vanno per fischiare?
.......
ma sarà il caso di pensare a cosa fare di questo benedetto repertorio italiano nella nostra povera Scala.
Oppure, meglio toglierlo dalla programmazione per un po' di anni


Io posso provare a rispondere dicendo la mia, che non è la voce di chi coltiva la frequentazione assidua di spettacoli da quanto ho letto qui che non si limitano al contesto italiano, quindi prendetela con tutta la differenza-parzialità di sguardo del caso.
Io parto da due considerazioni-base: il prossimo anno cade un doppio bicentenario potente (almeno dovrebbe esserlo..potente) di due coetanei che hanno caratterizzato / diviso/ riunito buona parte del genere operistico. I due hanno perciò ancor più motivo di esser presenti nei cartelloni d'opera della stagione.
Uno dei due, il Pepin ha costruito buona parte del proprio lavoro proprio entro l'alveo ScalaMilano.
Qualunque sia il livello o l'evoluzione attuale del genere opera, quel teatro è tenuto a esser capofila delle celebrazioni. Non è una "opzione" si/no.
Un'occasione di questo tipo avrebbe potuto far confluire verso quella piazza "risposte diversificate" dell'ampio repertorio verdiano (se non sbaglio c'erano intorno a 25 opere tra cui scegliere..); avrebbero potuto proporre un paio di "allestimenti minestra riscaldata" (con direzione, cast, regia del "già visto e fritto"), un paio di allestimenti new production/Pompa magna con direzione,cast, regia di sicuro richiamo international"Esportabili" (la Scala, casa di Verdi, che produce DUE TITOLI verdiani in grado da esser poi portati a spasso qua e là per una tournéé ...per es), un TITOLO-DIAMANTINO (alias una scommessa coraggiosa fregandosene dei fischi o mugugni o giochi-agenzia....ma come puro esperimento-sfida-proposta a sè) e un TITOLO Scommessa Gioventù ...con un cast di under.. 35 vi va bene? ..ma TUTTI under 35...con una sorta di cartabianca (io Scala ti fornisco il contenitore, ma il Contenuto artistico-scenico lo proponi tu e te ne assumi oneri-onori).
Volete i sei Titoli?
ok, ve li dò , ma lasciatemi vivere eh..non mi saltate al collo:(:(

TItoli "minestra Riscaldata" : Macbeth - Luisa Miller
Titoli "PompaMagna/Esportazione" : Don Carlos - Trovatore
Titolo Diamantino : Ballo in maschera
Titolo Scommessa : Attila

Io sarò provinciale/distante, io ho mente chiaramente però che il bandolo su cui l'opera si muove comprende SIA la qualità-canto/suono che la qualità-scena/interpretazione...la prima non annulla la seconda, e viceversa....ma il tutto non è un sarcofago-chiuso e sordo....se non so andare oltre il sarcofago, allora è bene che mi tappi a casa coi miei cd-suono-riferimento...e in malora contemporanei e futuro.....salvo poi accorgermi che così facendo sono tal e quale a una zombi..Non è tempo, ancora.
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Re: Allestimenti di opere italiane alla Scala

Messaggioda pbagnoli » mer 25 apr 2012, 18:42

vivelaboheme ha scritto:...Certo, i cultori dei sarcofagi fischiano e fischieranno... e che fischino! Chi sono? Sono, per l'appunto, cultori di sarcofagi, addetti alle tombe. Sarebbe auspicabile che vi restassero, ben sdraiati, abbassando le lapidi e sigillandole per bene.

Caro Marco,
anche coloro che tu sapidamente chiami i cultori dei sarcofagi hanno diritto di esistere, di fischiare o mugulare come orsi in calore come fanno abitualmente nella stagione degli accoppiamenti sù, in piccionaia, e di praticare atti onanistici ascoltando le recite schifose, il che dà loro più orgasmi che non sentire le voci di cento e passa anni or sono.
Oggi festeggiamo l'anniversario della Liberazione: e questo significa che la democrazia garantisce anche a loro il diritto di manifestare i propri sentimenti; leggevo invece su Operaclick che qualcuno, non mi ricordo chi, proponeva una specie di proscrizione per quelli che fischiano.
Per carità: non aspettano altro che trasformarsi da censori - Beckmesser-like, ovviamente - in martiri.
Io personalmente non voglio niente del genere: ci fosse un'interrogazione pubblica, mi incatenerei davanti al Piermarini per garantire a tutti, anche a A & V e soci il diritto di latrare e barrire.
D'altra parte, vorrei evitare che all'estero si facessero l'idea che in Italia i sedicenti melomani siano solo di quella risma.
E vorrei anche evitare che il discorso si avvitasse solo su un problema talmente banale che solo in Italia può fornire spunto per una discussione: altrove non esisterebbe proprio.

C'è un solo sistema per evitare che all'estero cantanti, direttori e addetti ai lavori in genere si convincano che gli appassionati italiani siano fatti solo di quella gente: ed è quello di farsi sentire dalle dirigenze dei teatri italiani più importanti perché si convincano che:
:arrow: la maggioranza non è silenziosa né prona a subire fischi, muggiti e ululati di una minoranza auto-elettasi magistra elegantiarum. Anche perché le maestrine che fischiano non hanno mai - sottolineo: MAI - nessuna alternativa da proporre, a meno che non vogliamo definire alternativa il ricorso vecchio come il mondo al rimpianto dei tempi di Caffarelli. Roba vecchia, tra l'altro: non l'hanno inventato loro
:arrow: la maggioranza è documentata. Esistono i sistemi per far capire alle dirigenze dei teatri che la maggior parte del pubblico conosce i cantanti e i ruoli in cui sono più forti, le produzioni migliori, i direttori, i registi, le registrazioni. Esiste il sistema per interloquire con la dirigenza, specie quando sai che qualcuno ti legge e tiene in adeguata considerazione quello che dici.
Noi di Operadisc ne abbiamo avuto la prova più e più volte, e proprio perché abbiamo sempre avuto qualcosa da proporre, in modo costruttivo; non sarcofagi da aprire. Fummo noi, per primi, a proporre di convocare Claus Guth nella Frau ohne Schatten
:arrow: la maggioranza è disposta a riempire il teatro e a mandare a fare in culo A & V e compagnia ululante per zittirne i latrati se c'è lo spettacolo che spacca, quello per cui vale la pena di passare la notte fuori ad aspettare che apra la biglietteria; altrimenti la maggioranza lascia il teatro ai turisti e ai custodi dei sarcofagi e se ne sta a casa, oppure varca il confine e va, per esempio, a Zurigo dove hanno messo in scena, per dire, un Meistersinger con la regia di Kupfer e con Volle nel ruolo di Sachs:


E' peraltro ovvio che la maggioranza, a fronte di una Tosca come quella attualmente in cartellone, lascia il teatro in mano ai troglo che in un contesto del genere ci sguazzano

C'è la possibilità di farsi sentire, Marco; basta averne voglia e avere ovviamente un po' di tempo a disposizione.
Bisogna darsi da fare.
Bisogna sbattersi e dimostrare di conoscere le cose: è l'unico sistema per convincere le dirigenze a osare qualcosa di più, a liberarsi dei ferri vecchi, a non farsi subissare dalle agenzie.
Bisogna arrivare a dettare le regole del gioco: solo così la Scala - visto che è di questo che stiamo parlando - può ritornare a avere quel ruolo leader che tutti auspichiamo nel repertorio di casa nostra
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Re: Allestimenti di opere italiane alla Scala

Messaggioda vivelaboheme » mer 25 apr 2012, 19:38

D'accordo al 100% sulla tua analisi (le prime righe in particolare mi hanno anche profondamente divertito) e su quanto c'è da fare. Non è con censure o divieti d'ingresso o carabinieri o ridicolaggini legaliste varie che il succitato problema si risolve: penso che la sola soluzione sia quella che tu suggerisci
Fra l'altro, ho assistito a quei Maestri Cantori, con l'eccellente Volle, l'ottima regia di Kupfer e soprattutto la straordinaria direzione di Daniele Gatti che, assieme al regista ma anche molto di suo, ne ha dato una lettura di quasi rivoluzionaria modernità (in questo caso il termine non è un luogo comune: bisognava esserci e ascoltare cosa diventava la famosa "rissa" nelle mani di Gatti e orchestra e sulla scena). Risultato di pubblico: standing ovation. Quello è stato un caso nel quale io e gli amici siamo tornati da Zurigo dicendoci esattamente "purtroppo al momento attuale uno spettacolo di questo livello, alla Scala, non sarebbe possibile", né nella forma né nell'esito, per tutta una serie di ragioni.

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P.S. Ho la vaga impressione che la prossima stagione, a Zurigo, non sia altrettanto stimolante, eccettuata la Lady Macbeth di Shostakovic affidata a Theodor Currentzis, direttore di grande personalità che credo sia in grado di trarre faville da quell'opera. A proposito: le letture verdiane di Currentzis fin qui note sono state più d'una volta stupefacenti: se non sbaglio, comprendono un incredibile Macbeth su regia di Tcherniakov. Io l'ho ascoltato a Parigi in un Don Carlo con regia vecchia e mal proposta, con un cast discutibile, ma con lui, Currentzis, straordinario in buca per ricchezza di idee e profondità di lettura. Certo, non è un direttore da vestali di loggione o cassamortai. Magari la Scala avesse voglia di sfidare gli addetti ai sarcofagi, affidandogli un "titolo" di Verdi! Come esistono gli ottimi cantanti e gli eccellenti registi, esistono fior di direttori in grado di dare letture non scontate del grande repertorio italiano. Ma, da parte di chi programma, bisogna avere anche un po' di coraggio. Unito, sì anche, bisogna pur dirlo, ad un sano buon senso: es. che quella Tosca firmata-Bondy sia un conclamato flop, si è avuto il tempo di verificarlo in tutti i teatri nei quali è passata; il sunnominato Daniele Gatti rifiutò l'allestimento e ancora oggi dichiara: stimo Bondy, ma quella Tosca non funziona. Ed è inutile girarci attorno: ha ragione. E la si ripropone due anni di fila? Mah.
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Re: Allestimenti di opere italiane alla Scala

Messaggioda pbagnoli » mer 25 apr 2012, 20:58

vivelaboheme ha scritto:
Fra l'altro, ho assistito a quei Maestri Cantori, con l'eccellente Volle, l'ottima regia di Kupfer e soprattutto la straordinaria direzione di Daniele Gatti che, assieme al regista ma anche molto di suo, ne ha dato una lettura di quasi rivoluzionaria modernità (in questo caso il termine non è un luogo comune: bisognava esserci e ascoltare cosa diventava la famosa "rissa" nelle mani di Gatti e orchestra e sulla scena).

Volle, oggi come oggi, è uno degli artisti più sensibili della sua (e non solo) generazione. Ho ancora nel cuore tutto il magnetismo che sprigionava come Beckmesser nella sinora unica occasione in cui lo vidi a Bayreuth: fu di gran lunga il migliore in campo. Kupfer ha fatto allestimenti di una profondità incredibile in opere wagneriane. Gatti è il più mitteleuropeo fra i nostri direttori: può piacere o no (io non ho ancora deciso in tal senso), ma sa cosa dire e ha sempre il senso di quello che dice. Adesso ha anche un suo stile che, secondo me, non "renderebbe" alla Scala: lo dico a beneficio di colore che auspicherebbero la sua presenza fissa sul podio che adesso è occupato da Barenboim

vivelaboheme ha scritto: Risultato di pubblico: standing ovation. Quello è stato un caso nel quale io e gli amici siamo tornati da Zurigo dicendoci esattamente "purtroppo al momento attuale uno spettacolo di questo livello, alla Scala, non sarebbe possibile", né nella forma né nell'esito, per tutta una serie di ragioni.

Io invece penso che sia possibile. In fondo, non è particolarmente difficile: basta fare quello che fa un melomane di media levatura, e cioè guardarsi in giro senza pregiudizi, ascoltare, vedere.
Ancora una volta, insisto su un argomento: è facile criticare senza contrapporre nulla in cambio.
Il difficile è, come al solito, proporre: per quello occorre essere preparati, seguire, ascoltare, vedere, capire. E lì, purtroppo, la radio a galena non ti basta più.
Su Currentzis la penso anch'io come te: anche per me è uno dei personaggi più interessanti degli ultimi dieci anni
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Re: Allestimenti di opere italiane alla Scala

Messaggioda VGobbi » gio 26 apr 2012, 20:53

pbagnoli ha scritto:Gatti è il più mitteleuropeo fra i nostri direttori: può piacere o no (io non ho ancora deciso in tal senso), ma sa cosa dire e ha sempre il senso di quello che dice.

Io Gatti l'ho sentito dal vivo solo due volte : Wozzeck e Lohengrin, entrambi alla Scala.

Beh ... un direttore che enunciava lo spartito con una chiarezza espositiva cristallina, francamente non mi era ancora capitato di sentirlo ... e sopra tutto in due opere non proprio facili da dirigere.

Per me resta un must, o per lo meno uno dei migliori!!!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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