Riascoltare

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Riascoltare

Messaggioda Riccardo » mar 22 nov 2011, 11:03

Che ruolo riveste, nella vostra passione musicale, l'atto del riascolto di una composizione o di un'interpretazione che vi piace?

Talvolta ho l'impressione, specialmente in un sito come questo che aspira a tracciare una storia ragionata del gusto intepretativo, che l'ascolto di un'interpretazione ad un certo punto diventi come un fatto acquisito e che per questo non necessiti ulteriori accessi fino a lontana data da destinarsi in cui eventualmente rivedere un'opinione consolidata.

Non mi riferisco infatti agli ascolti ripetuti in fase di analisi di un disco dopo un acquisto.
Mi riferisco invece a quando si prova la voglia di sentire qualcosa che si conosce molto bene, ma si ha semplicemente voglia di metterla nello stereo, nell'i-pod o in auto a tutto volume per il meraviglioso piacere di fruirne. Si tratti di una canzone di Leo Ferré, di Laura Pausini o di una sinfonia di Haydn diretta da Hogwood.
Esattamente come andare a teatro a sentire ulteriormente un'interpretazione che ci piace.

Vi sottopongo questo argomento perché queste sono riflessioni che mi rimbalzano in mente ogni volta che la lettura delle dotte disamine su questo sito mi provoca una forma di saturazione per la continua ricerca di categorie storiche, per un tentativo di comprensione di un assoluto dai tratti hegeliani che - per quanto mi riguarda - deve quotidianamente fare i conti con la musica fruita, rifruita, suonata e risuonata per il puro piacere di goderne.

Avete qualche pensiero in proposito?
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
Astrid Varnay
Avatar utente
Riccardo
 
Messaggi: 608
Iscritto il: mer 23 mag 2007, 19:39

Re: Riascoltare

Messaggioda pbagnoli » mar 22 nov 2011, 16:24

Ciao Riccardo.
Perdonami ma - francamente - stavolta non ho capito bene il tuo pensiero, ma può darsi che sia un problema mio.
Siccome sono quello che più frequentemente mette in home articoli su registrazioni storiche o anche meno, ma comunque passate, mi sento un po' chiamato in causa... anche se non escludo che tu ti sia rivolto principalmente ai Due Disquisenti Talmudici (MM e Maugham).
Venendo allo specifico, quoterei questa frase:
l'ascolto di un'interpretazione ad un certo punto diventi come un fatto acquisito e che per questo non necessiti ulteriori accessi fino a lontana data da destinarsi in cui eventualmente rivedere un'opinione consolidata

Be', credo di aver fatto esattamente il contrario, per esempio con (cito a caso):
:arrow: la revisione della Turandot di Karajan
:arrow: Otello di Barbirolli
:arrow: la seconda Tosca di Karajan
:arrow: l'Aida in studio di Muti
:arrow: Trovatore Gavazzeni Scala 1962
:arrow: il secondo Otello di Karajan, con particolare riferimento a quello che viene detto su Glossop

Potrei continuare a lungo, ma questo per dirti che - in realtà - mi sembra che con Operadisc abbiamo fatto tutti noi che ci abbiamo creduto sin dall'inizio uno sforzo di riascoltare per capire se le nostre opinioni di una volta erano frutto di gioventù, o di influenze di altro genere (letture di libri, pareri di amici e cose del genere).
Da parte di tutti noi, sin dal momento che ci siamo buttati in quest'impresa, credo che ci siano stati alcuni punti fermi:
- onestà
- sincerità
- gioia di ascoltare!!!
- negazione di qualunque atteggiamento geovista del tipo: la verità sta qui, chi esce da questi limiti peste lo colga
Questo atteggiamento - cioè la gioia del puro ascolto, quella per cui i nostri "concorrenti" (mi fa ridere un'affermazione di questo genere) ci prendono abbondantemente per il culo - ci ha riservato vere e proprie gioie inaspettate, tipo per esempio provare a immaginare il milieu drammatico in cui collocare scelte di cast apparentemente improbabili (tipo la Ricciarelli in Turandot); può darsi che abbiamo sbagliato tutto, ma questo è quello che abbiamo provato abbandonandoci alla gioia del puro ascolto.
E ancora oggi, se ascolto un disco che ho già sentito in passato con il programma di recensirlo per il sito, cerco di accingermi alla bisogna nel modo più ingenuo possibile, godendomi cioè l'ascolto come se fosse una cosa nuova.

Allo stesso modo, però, non possiamo negare a noi stessi e ai nostri quattro lettori che, in fin dei conti, un obbiettivo ce lo siamo dati sin dall'inizio: e cioè, quello di sfruttare le incisioni discografiche come un percorso per capire la storia dell'esecuzione del repertorio operistico. Questo è un dato intrigante e molto più mobile e mutevole delle note scritte sul pentagramma, ed è quanto - almeno sinora - ci ha contraddistinto rispetto a chi pensa, secondo me impropriamente (ma è una mia opinione personale), che tutto ciò che c'è da sapere e dire su una composizione è stato...scritto dall'Autore.
Questo, secondo me, è un punto di vista molto triste, ma non vorrei sembrare inutilmente polemico.

Quindi, almeno per quanto mi riguarda: gioia, allegria, ascoltare anche il vecchio come se fosse nuovo, accettare anche di ribaltare le mie opinioni pregresse; ma anche necessità di continuare a capire perché l'interpretazione dell'opera non si sia fermato ai cari vecchi 78 giri ma sia arrivato a quello che ci godiamo oggi.
Dici che sono stato chiaro? :D
Un abbraccio
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
Avatar utente
pbagnoli
Site Admin
 
Messaggi: 4006
Iscritto il: mer 04 apr 2007, 19:15

Re: Riascoltare

Messaggioda Riccardo » mer 23 nov 2011, 11:12

Volevo solo riflettere su quelle possibilità di ascolto nelle quali sono limitate la riflessione e l'elaborazione critica.

Volevo parlare di quei casi in cui ascoltiamo un pezzo di Purcell o di Verdi con gli stessi strumenti intellettuali con cui ascoltiamo il tormentone dell'estate in spiaggia.
Non vi è mai capitato di sentire un pezzo di opera e di apprezzarlo senza sapere neanche quale personaggio stia intervenendo e di che cosa stia parlando?

Mi rendo conto che è un voler uscire dai binari del sito, in cui tutti siamo sempre abituati a parlare degli oggetti d'ascolto con criteri di indagine razionali, ma proprio per questo mi interessava chiacchierare un po' sulle diverse abitudini di fruizione e di assimilazione della musica.

Penso di non essere l'unico a gestire la musica "colta" talvolta con le stesse modalità con cui si fa zapping sull'i-pod o tra le canzoni del momento trasmesse alla radio.
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
Astrid Varnay
Avatar utente
Riccardo
 
Messaggi: 608
Iscritto il: mer 23 mag 2007, 19:39

Re: Riascoltare

Messaggioda Tucidide » mer 23 nov 2011, 15:44

Riccardo ha scritto:Volevo solo riflettere su quelle possibilità di ascolto nelle quali sono limitate la riflessione e l'elaborazione critica.

Penso di non essere l'unico a gestire la musica "colta" talvolta con le stesse modalità con cui si fa zapping sull'i-pod o tra le canzoni del momento trasmesse alla radio.

Ric, se comprendo bene quello che dici la tua questione è perfettamente espressa nell'ultima frase. Ebbene sì, io mi accingo SEMPRE all'ascolto quello che ascolto ed alla visione di quello che vedo con l'atteggiamento "da stereo da spiaggia" o "da autoradio".
Da questo punto di vista, non è nemmeno un fatto di "riascolto". Anche la prima volta il mio è un ascolto "disimpegnato". Ma questo non toglie che, se in quello che ascolto (o che vedo) c'è qualcosa di superiore alla norma, diciamo, cioè qualcosa di bello, di nuovo, di inusitato, o anche solo di stuzzicante, lo tengo a mente e nei successivi ascolti mi focalizzo su quello. E se in un'aria d'opera interpretata da tizia o caia, così come in una canzone di Max Pezzali o in una Mazurka di Chopin, in una sinfonia di Beethoven o in una canzone napoletana, c'è qualcosa che mi colpisce, allora su QUELLO mi interrogo, QUELLO cerco di capire, da QUELLO parto per un'eventuale prospettiva "storicistica", assoluta, hegeliana, chiamala come vuoi. :D
Non mi succede quasi mai di mettere un CD nel lettore con l'intento di capire quale sia il ruolo dell'artista di turno nella storia :shock: , quali le sue coordinate storiche, quale la sua portata in termini di Fortleben o altro. Se ascolto Marechiare di Schipa anche dieci volte di fila è perché mi piace, non perché parta dal presupposto che Schipa è stato un gigante in quel periodo storico, che rispetto a Gigli era avanti anni luce eccetera. Semmai, ascoltando quella diabolica gestione del ritmo e delle sonorità, resto colpito e tematizzo la grandezza di Schipa sulla scorta di quelle peculiarità.
Il problema si pone se ascolto qualcosa o qualcuno che non mi piace ma che so essere ritenuto un grande. Un sospetto di "intellettualizzazione" dell'ascolto ce l'ho in questo caso, perché la voglia di capire le ragioni di un successo per me poco perspicue mi porta a lasciare da parte il puro piacere dell'ascolto e a focalizzarmi sul dato più "storico".
Questo dovrebbe essere compito di un critico, appunto: invece mi pare che spesso, troppo spesso, i critici si accingano all'ascolto e alla visione con disposizioni d'animo "da ombrellone". :mrgreen:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
Avatar utente
Tucidide
 
Messaggi: 1699
Iscritto il: mar 02 ott 2007, 1:01
Località: Faenza

Re: Riascoltare

Messaggioda Riccardo » mer 23 nov 2011, 23:01

La vediamo allo stesso modo Tuc!

Per molti cultori di musica esiste invece una separazione netta tra l'oggetto di studio e la colonna sonora della vita quotidiana.

La scelta di titolare "riascoltare" la discussione dipende dal fatto che solitamente un approccio razionale alla materia musicale porta ad archiviare per un po' di tempo ciò che si ritiene di aver compreso. L'ascolto, come dici tu, "da ombrellone", prevede invece ascolti reiterati e in ogni contesto al fine di assicurare un piacere fine a se stesso.

ATTEGGIAMENTO RAZIONALE
La Carmen di Kaufmann? L'ho già vista una volta; è divino; è il José del nostro tempo. Ma a che mi serve rivederlo se so già com'è?

La sonata D960 di Schubert di Brendel? Già sentita, che ci vado a fare di nuovo a teatro?

Sarebbe come leggere ogni giorno il medesimo saggio di cui si sono già acquisiti i contenuti.

ATTEGGIAMENTO "DA OMBRELLONE"
La Carmen di Kaufmann? Vado a sentirla tutte le recite e non mi stufo, perché ogni volta mi viene la pelle d'oca. Anzi, ce l'ho pure nell'i-pod e la sento a tutto volume quando viaggio.

Idem per Brendel.

Idem per un film che ogni volta ci emozioniamo a rivedere.
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
Astrid Varnay
Avatar utente
Riccardo
 
Messaggi: 608
Iscritto il: mer 23 mag 2007, 19:39

Re: Riascoltare

Messaggioda Tucidide » gio 24 nov 2011, 0:54

Riccardo ha scritto:Per molti cultori di musica esiste invece una separazione netta tra l'oggetto di studio e la colonna sonora della vita quotidiana.

Infatti credo che questo sia l'atteggiamento che dovrebbe tenere il "critico" di professione, il professionista dell'ascolto. Chi per mestiere recensisce, studia, scrive di musica dovrebbe cercare soprattutto di conoscere il meglio possibile ciò di cui parla, indipendentemente dal fatto che gli piaccia o no un determinato autore, un artista o un pezzo. Un professore di latino di liceo potrà odiare Cesare, ma non potrà ignorarlo o non dedicarvisi, per nessuna ragione al mondo. Un cultore "privato" di latinità potrà decidere di non leggere Cesare perché non gli piace. Vantaggi della fruizione disimpegnata. : Chessygrin :
C'è comunque da dire che, come dice Pietro, quando si va a riascoltare dopo anni, si possono avere sorprese. Insomma, anche un professionista dell'ascolto, ma anche un dilettante con mentalità "critica", può sempre scoprire qualcosa di nuovo in ciò che pensava di conoscere già a menadito. Come succede in tutti gli ambiti, uno degli errori più grossi consiste nel credere di aver completamente assimilato un dato autore, una data esecuzione, insomma qualunque cosa.

La questione della riproposizione di personaggi, che tu poni, è interessante, e mi pare che l'avessimo accennata in passato, ancora ai tempi della Carmen scaligera della Dante. Insomma, sì, Kaufmann è il Don J. dei nostri tempi, sai che genialata chiamarlo proprio in Carmen? Però, intanto, dai la possibilità a chi non l'ha mai sentito dal vivo di ascoltarlo, alla Scala, in un contesto importante. D'altronde, un cantante in media ha una cinquantina di ruoli in repertorio, ma di questi ne canta, nel giro di un lustro, non più di dieci, dodici. E' ovvio che si ripeta, che si ricantino le stesse opere. Sarebbe assurdo dire, poniamo, alla Dessay: bene, Nat, hai fatto Violetta, adesso basta. Oramai non è più una novità, la conosciamo, canta altro! Eh no! :D Non funziona così!
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
Avatar utente
Tucidide
 
Messaggi: 1699
Iscritto il: mar 02 ott 2007, 1:01
Località: Faenza

Re: Riascoltare

Messaggioda MatMarazzi » gio 01 dic 2011, 17:47

Carissimi,
sia pur tardivamente provo a rispondere alle tante e belle osservazioni emerse in questo forum.

Prima di tutto una precisazione, oziosa ne convengo.
Sento parlare di Hegel, quasi usando il suo nome a sinonimo di atteggiamente critico "razionalista".
Trovo, Ric, imprecisa questa definizione e a rischio di pesanti fraintendimenti (in passato ci fu nel nostro sito una polemica proprio nel nome di Hegel che mi vide coinvolto).
Un atteggiamento hegeliano non ha la caratteristica di essere "più razionalitico che emotivo" (come emerge dal discorso di Ric), ma di ridurre - con ricaduta nella metafisica - il molteplice (e addirittura l'infinito stesso) a una categoria omnicomprensiva e idealistica come quella dell'Assoluto.
Per certi versi un simile approccio è agli antipodi di quanto in questa sede tentiamo di proporre.

Fatta questa specifica, vorrei ripetere quello che dissi - tanti anni fa - a un confratello ( :D ) del forum, che si arrabbiò molto purtroppo, quando morì Luciano Pavarotti.
Di fronte alle ragioni obiettive che muovevamo le mie critiche al Super Luciano, costui rispose che se anche Pavarotti avesse sbagliato tutti i ritmi, se anche avesse banalizzato tutti i personaggi, se anche avesse ridotto qualsiasi melodia alla solita pappa, Pavarotti aveva comunque il potere di emozionarlo, non diversamente dal rumore del ruscello o dal canto degli uccelli, suoni peri quali nessuna analisi critica potrebbe valere.
In pratica anche lui rivendicava il diritto di provare emozioni sganciate da qualsiasi analisi storico-musicale.

Ciò che risposi a lui, potrebbe tranquillamente essere riproposto come mio pensiero in questa sede.

10 settembre 2007, Operadisc.

"L'emozione individuale resta il punto di partenza di qualsiasi fruizione artistica.
Il racconto di queste emozioni private e irripetibili è spesso stimolantissimo, anzi a mio parere più interessante e utile che sentir ripetere per l'ennesima volta le solite tesi critiche trite e ritrite (e spesso passivamente ereditate e ricompitate ogni volta con freddo puntiglio scolastico) che si sentono nei loggioni, nelle trasmissioni radiofoniche, nelle riviste, nei salotti di appassionati ecc...
Non dovrei dirlo, ma talvolta (ammettiamolo) ci cadiamo anche noi di questa ILLUMINATISSIMA confraternita! )
Quindi vivano gli approcci non-critici, istintivi, autenticamente originali, talvolta illuminanti.
E tuttavia, Hoffmann, se di Pavarotti vogliamo parlare dal punto di visto strettamente storico, se vogliamo tirare le somme del suo obbiettivo contributo artistico, allora è diverso.
Le nostre emozioni saranno meno importanti.
E per giudicare il tenore occorrerà rifarsi alle convenzioni e ai linguaggi nel quale ha scelto di esprimersi: dovremo usare le regole del gioco come unico metro di valutazione.
I risultati dovranno essere pesati con strumenti di valutazione rigorosi, gli stessi che dovranno essere utilizzati per tutti i cantanti della sua epoca.
Il gelido dato storico (date, numeri, ecc..) diventerà importantissimo.
Non ci sarà più spazio per il "cuore" e il "pathos", che pure - su un altro piano del discorso - poteva essere così interessante.
E' un altro tipo di approccio, meno "soggettivo" ed emozionale, ma col vantaggio di prestarsi meglio alla discussione: infatti, mentre nessuno può contestare le nostre libere "emozioni", i dati storiografici sono sempre esposti ad ulteriori verifiche! "


In pratica il concetto che espressi allora e che oggi ribadisco è che questo è un forum di discussione.
La discussione non può fondarsi sul piacere "da ombrellone" (che proprio tutti proviamo e senza il quale non avremmo questa passione) ma su categorie condivise, indispensabili al confronto.
Se poi, invece di discutere, vogliamo scrivere poesie... totalmente introspettive e senza possibilità di controllo... possiamo farlo!
Ma perché in un forum? Perché in un ambiente dove l'unica cosa che conta è il dibattito e il "botta e risposta"?
Quello che conta è che un approccio critico "motivato" alla luce di convenzioni condivise, non impedisce affatto un piacere emotivamente incomprensibile.
L'analisi serve semplicemente per spiegare (a posteriori) perché un certo suono o una certa mimica siano tanto apprezzate da una comunità di fruitori.
Spiega un piacere a posteriori, ma in nessun caso lo produce!
Quindi non riesco a vederci alcuna incompatibilità.

Salutoni,
Mat
Avatar utente
MatMarazzi
 
Messaggi: 3182
Iscritto il: gio 05 apr 2007, 12:34
Località: Ferrara


Torna a questioni generali

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 13 ospiti

cron