Il canto: tecnica o tecniche?

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: Al ritorno da Londra

Messaggioda Teo » mar 24 apr 2007, 12:25

MatMarazzi ha scritto:La grammatica si studia sulla base dei risultati; non i risultati sulla base della grammatica.
Se Cura ottiene quel po' po' di risultati cantando così, allora compito dei "grammatici" è capire come faccia, non giudicare o meno l'osservanza rispetto a ciò che altri facevano prima di lui.


Ma qui non si tratta di fare un percorso a ritroso per vedere cosa facevano gli altri, il canto, per come lo intendo io, non è mica un discorso che esiste solo perchè c'è stato un passato...Devia, Dessì, Florez, Alvarez e compagnia a briscola non sono mica cantanti del tempo che fù, ma escludendo le "emozioni" o le "aderenze" date dall'interpretazione di un personaggio (cosa che continuo a sostenere essere per una parte oggettiva e per un altra soggettiva), anno un emissione, o meglio, il risultato si può ben focalizzare (parlo della corretta fonazione) è un dato oggettivo che verte su principi ed elementi che accomunano i suddetti...al contrario di Cura, che nonostante sia reputato dal pubblico un grande cantante, a mio personale avviso ha un emissione del tutto contraria a quello che si può dire "corretta emissione". Guarda che io pure ho ascoltato il tenore argentino dal vivo, e ti posso garantire che i suoni da lui prodotti non sono suoni che vivono delle risonanze naturali (ovvero non sono suoni liberi). Sono suoni spinti, intubati, spesso poco risonanti...insomma privi di luce naturale. E' difficile spiegarlo a parole ma la sensazione, parafrasando, è quella che esiste tra un pianoforte elettrico (anche se dotato di suoni campionati) ed uno naturale (ovvero dotato di cassa armonica il legno, corde, martelletti, ecc..ecc..). Questo non vuol dire che entrambi possano provocare emozioni o dare grandi interpretazioni o che taluni possano apprezzare maggiormente l'uno o l'altro. E' chiaro che il puro suono di per se non basta, è chiaro che il melodramma verte sul recitar cantando, è chiaro che un cantante è fatto anche di testa cuore anima e preparazione artistica (l'arte dell'attore), è chiaro che alla fine un personaggio ti piace nella sua interezza...è chiaro....ok tutto ciò che vuoi, ma per me, quando manca l'elemento che io ritengo nel canto quello principale, ovvero quello di un emissione che fa splendere le proprie risonanze naturali, beh, mi spiace, ma per me rimane sempre un cantante con uno strumento mal funzionante...
Come riesca poi ad arrivare ad eseguire certe parti, beh, la storia è piena di casi che si possono reputare "anomali" o "strordinari", ciò non toglie che si debbe seguire o perseguire quella strada, anzi, il rischio è quasi sempre un pericolo certo (un es. su tutti i vari imitatori di Del Monaco).
Comunque è un discorso che potrebbe andare avanti all'infinito...

Salutissimi

Teo
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Re: Al ritorno da Londra

Messaggioda MatMarazzi » mar 24 apr 2007, 13:17

Teo ha scritto:Ma qui non si tratta di fare un percorso a ritroso per vedere cosa facevano gli altri, il canto, per come lo intendo io, non è mica un discorso che esiste solo perchè c'è stato un passato...Devia, Dessì, Florez, Alvarez e compagnia a briscola non sono mica cantanti del tempo che fù


Ma come non si tratta di fare un percorso a ritroso, Teo! :)
Ma su...
I vari Florez, Devia... (bah!), Dessì (barabah...), Alvarez (o madonnina...), che citi, si rifanno - in buona parte - a una tecnica di canto tradizionale, addirittura secolare.
Ed è per questo che ti piacciono.

Non è un difetto: anzi può essere un pregio.
Può esserlo, come può non esserlo (e gli esempi che tu citi, a parte Florez, mi sembrano significativi del contrario: a mio gusto una Devia nei ruoli Pasta, Colbran o Ronzi de Begnis è abbastanza calamitosa, proprio perché la sua tecnica non le permette di andare oltre ai filatini e ai mi bemolle).

Quella di appellarsi a formule create secoli or sono può essere una validissima scelta di natura "linguistica" o "tecnica" che può essere foriera di belle soddisfazioni, ma solo nella misura in cui l'artista riesce a servirsene per costruire qualcosa di bello.
Ma non costituisce un obbligo, una regola, un fondamento naturale (o metafisico), nè tantomento un valore estetico.

Nessuno può dire "si canta così"(nemmeno Rossini c'è riuscito).
Tu oggi ti sdilinquisci di fronte a uno squillantissimo do di petto; anche esso però fu un'invenzione abusiva, contestata dagli stessi compositori che se la videro imposta (tra cui, appunto, Rossini).

Non ti piace Cura?
Non ti piace la sua emissione? Non ti piacciono i suoni che produce?
Bene! Ne sei padrone!
Anche Rossini non amava il do di petto, era suo diritto.
Questo non toglie che tutti noi (te compreso) siamo ben felici di sentire un do di petto nel Guglielmo Tell.

L'arte lascia a tutti noi fruitori ampio margine di libertà per esprimere i nostri gusti e le nostre preferenze.
Purché non spacciamo i nostri gusti, le nostre abitudini d'ascolto, le nostre convenzioni di studio per "verbo", quasi che Dio, dopo il cielo e la terra, avesse creato la giusta tecnica di canto.

Sai come la penso, Teo!
Abbiamo spesso discusso di questi argomenti.
Io vado alla ricerca di ascoltatori raffinati come te che si interrogano sulle radici tecniche (e pertanto emozionali) dei suoni e sul significato delle scuole.
Ma questo non mi impedisce di pensare che siamo destinati a passare dalla parte del torto se affermiamo che Cura "sbaglia" solo perché i suoi criteri tecnico-vocali (e dunque estetici) non corrispondono ai nostri, che surrettiziamente spacciamo per "universali".
Non c'è nulla di universale nel canto e nella storia dell'opera.

La tecniche e le scuole di canto evolvono parallelamente al pubblico, alla storia e alla società: continuamente si creano nuovi suoni, se ne aboliscono altri e la grande tradizione canora (come quella linguistica o artistica) si rigenera mettendo sempre in discussione le proprie basi.

Quindi a me va benissimo di discutere della tecnica vocale di Cura (anche se rischiamo l'off-topic), purché si parta dal principio di analizzarla alla luce dei risultati.
Se dobbiamo parlarne in riferimento al "dogma" di ciò che tu affermi essere il canto, allora non mi pare divertente. :-)
soprattutto perché si finirebbe per paragonare a un José Cura (o a una Inge Borkh, a un Fischer-Dieskau) gente del calibro (bah...) di Alvarez o della Devia... e quel che è più comico... a vantaggio di questi ultimi!!!!!
:shock:
Salutoni,
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Da altro thread

Messaggioda Teo » gio 03 mag 2007, 23:19

pbagnoli ha scritto:Ragazzi: o usciamo da questo assioma tutto italiano che il suono immascherato da emettere ore rotundo sia l'unica maniera possibile di cantare qualunque cosa, da Monteverdi a Berg, oppure è inutile continuare a discutere!


Scusa tanto caro Pietro ma questo tuo infelice sfogo mi pare un eccesso fuori luogo.
Un conto è sostenere che si possa o si debba cantare con diverse tecniche, stili, scuole di pensiero, gusti, visioni vocali, ecc. ecc. ecc...(mettici tu quel che ti pare), e che magari occorra anche cercare di guardare un po' oltre le proprie convinzioni o il proprio modo di sentire, ma sostenere che con coloro che sono arrocati (fosse anche nella limitata visione delle cose) sulle proprie convinzioni (pur bigotte) sia inutile e sterile cercare una civile discussione... beh francamente mi sembra parecchio esagerato, che so, come se un talebano possa sostenere che un militante dell'ETA nelle sue visioni della giustizia sia un po' troppo integralista... :lol:
E poi scusa, non tutti siamo fortunati nell'essere folgorati sulla via per Damasco, forse qualcuno ci sta bene a cavallo e non vuole scendere, allora che facciamo lo buttiamo giù noi?
Per farti un esempio concreto, credo ti sia risaputo che sulla scuola di pensiero delle varie tecniche di canto, io e il buon Marazzo siamo sistemati quasi sempre agli antipodi, eppure per me (non so per lui ma lo spero) è sempre interessantissimo confrontarmi con la sua visione delle cose, non vedo mai queste nostre discuisizioni "inutili", anzi ti dirò di più, anche se alla fine spesso rimaniamo fermi sulle nostre posizioni (l'integralista sono io :lol: ), quando chiudo la conversazione con il buon Marazzo e ripenso alle cose dette rifletto, penso, medito, e spesso, trovo altri spunti, altre cose, insomma, mi sento in cammino...questo per me non è solo importante ma "essenziale".
Sia chiaro, dico questo senza offendere o ledere ne il tuo pensiero ne la tua persona, è semplicemente un mio modesto parere.

Un caro saluto.

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Re: La sua figliastra.

Messaggioda pbagnoli » ven 04 mag 2007, 10:30

Teo ha scritto:
pbagnoli ha scritto:Ragazzi: o usciamo da questo assioma tutto italiano che il suono immascherato da emettere ore rotundo sia l'unica maniera possibile di cantare qualunque cosa, da Monteverdi a Berg, oppure è inutile continuare a discutere!


Scusa tanto caro Pietro ma questo tuo infelice sfogo mi pare un eccesso fuori luogo.

Sia chiaro, dico questo senza offendere o ledere ne il tuo pensiero ne la tua persona, è semplicemente un mio modesto parere.

No, Teo. Mi spiace, ma ti sbagli di grosso.
Mi sono riletto il mio post e - mi spiace - non ho trovato proprio nulla di integralista o ti talebano, né di infelice né di eccessivo.
Ho anzi detto - se vuoi in modo piuttosto spiccio, secondo la mia abitudine - più o meno le stesse cose che dici tu poco sotto, e cioè:
sostenere che si possa o si debba cantare con diverse tecniche, stili, scuole di pensiero, gusti, visioni vocali, ecc. ecc. ecc...(mettici tu quel che ti pare)
.

Ciò che io sostengo - e lo dico chiaramente a scanso di equivoci - è che:
:arrow: non si può cantare il declamato alla stessa maniera del canto spianato di agilità. La Kostelnicka non è esattamente Elvira dei Puritani. E' ovvio che si tratta, nell'uno come nell'altro caso, di canto lirico; ma diverse ne sono le caratteristiche
:arrow: ne deriva che anche la tecnica deve seguire questo tipo di evoluzione
In altre parole: non mi aspetterò da una sessantasettenne mai ortodossa nella sua fonazione filatini e smorzature: mi aspetto che faccia la vecchia e che lo faccia come lo sa fare lei!
E, lo ribadisco, non è che il canto appoggiato sul fiato ed immascherato sia l'unica soluzione possibile a tutti le richieste esecutive.
Quello che invece mi aspetto e desidero è che su questo sito, prima o poi, si abbandonino tutte le posizioni tenacemente legate a preferenze personali e/o di scuola a vantaggio di quell'apertura mentale tipica - per esempio - dei simpaticissimi 8) francesi.
Mi aspetto che prima o poi qualcuno ritiri fuori l'idea che - tutto sommato - non sarebbe male ripristinare per certi ruoli tenorili il falsettone rinforzato perché stilisticamente più adeguato a determinate esigenze.

Io sono di ferrea scuola marazziana!!! :D
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Re: La sua figliastra.

Messaggioda Teo » ven 04 mag 2007, 14:53

pbagnoli ha scritto:Quello che invece mi aspetto e desidero è che su questo sito, prima o poi, si abbandonino tutte le posizioni tenacemente legate a preferenze personali e/o di scuola a vantaggio di quell'apertura mentale tipica - per esempio - dei simpaticissimi 8) francesi.
Mi aspetto che prima o poi qualcuno ritiri fuori l'idea che - tutto sommato - non sarebbe male ripristinare per certi ruoli tenorili il falsettone rinforzato perché stilisticamente più adeguato a determinate esigenze.


Scusa ma questo che cosa vuol dire? o con me o contro di me? se uno non è convinto della tua tesi e magari è anche pronto ad argomentare la sua (per quanto possa essere lacunosa) che deve fare, non scrivere più su questo forum? fammi capire perché in questo caso (ma spero di aver preso un abbaglio) io mi devo chiamare fuori dai giochi :oops:
Scusa ancora ma supponiamo che, pur con tutte le mie tare mentali, io ritenessi che il cosidetto "suono immascherato" (che poi occorrerebbe capire bene a cosa ci si riferisce) è buono per tutte le stagioni e per tutte le salse o meglio ancora, è la condizio sine qua non per poter definire cosa sia il famigerato "canto lirico", mancherei di "apertura mentale"? sarebbe come a dire che il Papa X è migliore del Papa Y, perchè nel suo modo di sentire è più agostiniano che tomista...personalmente non lo credo e qui la mia provocazione nel sostenere che proprio questo chiamare dentro o fuori dai giochi sono (a mio parere) posizioni un tantino "integraliste".

Il tentativo di un sito come operadisc, per quanto apprezzabilissimo, di volersi approciare all'opera con una visione più ampia, più di respiro internazionale, più vicina ai nostri tempi, ai nostri gusti, al nostro momento storico, a mio avviso non deve però mancare di accettare il confronto anche con chi (ripeto) non è o non vuol essere folgorato sulla via per Damasco.
Personalmente io non sono qui a rivendicare nessuna posizione ufficiale e non, di una qualsivoglia scuola di pensiero o di tradizione dell'opera lirica, ne mi interessa rimanere a tutti i costi fedele alle mie convinzioni (credimi, non ho sposato nessuna causa), anzi se sono qui è proprio perché vorrei capire, nel cercare di esprimere il mio personale modo di vedere e di sentire, se ha un valore un autenticità (ovviamente per me non parlo in senso assoluto).
Questo può essere un limite? o forse è una condizione che si contrasta con gli obbiettivi prefissi da questo sito e dai suoi creaotori? allora occorre che lo si dica subito, perchè è giusto che ci siano delle regole e delle posizioni (anche se rigide), meglio saperlo ora che più in là quando magari si sono espressi pensieri, ideali e passioni.
Parlo francamente perché so che apprezzi la lealtà e detesti le cose dette diciamo...a metà; quello che mi preoccupa francamente è che dietro queste tue affermazioni (parlo dei post da te inseriti in questo 3D) ci leggo cose del tipo: "cari miei le cose stanno così, e chi la pensa diversamente ha un modo antico e non sta a passo coi tempi", "questo modo di vedere le cose è un modo limitato"...ecc.. sai perchè dico questo? perchè troppo spesso mi sento dire ad esempio che chi come me mette alla base dell'opera lirica il canto ha una visione limitata, distorta, non può essere un fruitore libero...come se la verità fosse qualcosa che può far parte di una sola categoria di persone...francamente pensieri di questo genere (e parlo in generale) sono molto in dissonanza con il mio modo di sentire.

Un caro saluto.

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Re: La sua figliastra.

Messaggioda MatMarazzi » ven 04 mag 2007, 16:42

Teo ha scritto:è la condizio sine qua non per poter definire cosa sia il famigerato "canto lirico"


Ciao Teo.

Intanto con quella qualifica "lirico" hai già ristretto il campo...
Be' che vuoi che ti dica! Non sarà la folgorazione sulla via di Damasco, ma é già qualcosa! :-)
Vuol dire che anche tu ti rendi conto che il canto a cui fai riferimento tu non è l'UNICUM.
Altrimenti lo avresti semplicemente chiamato "canto".

Con quella definizione "lirico" ha già tagliato fuori una fetta enorme di canto, cantanti e cantori che ad esso EVIDENTEMENTE non si rifanno.
Nemmeno tu, infatti, pretenderesti che i rapper, i rockettari, gli stregoni delle tribù africane, i preti ortodossi e i Mongoli dalle incredibili sonorità multiple debbano anche loro cantare come Gigli o Kraus!
Anche loro cantano! E cantano da svariate centinaia di migliaia di anni (anzi, milioni) prima che qualcuno buttasse le basi di quella particolare tecnica che, nel settecento, è servita per le specifiche necessità di uno specifico repertorio.

Dicendo "lirico" hai già ammesso - ed è qualcosa - che la tecnica dell'immascheramento settecentesco italiano (e ciò che ne deriva) non riassume tutta la storia del canto, nè le sue infinite potenzialità sonore, storiche ed emozionali.

Ora resta da vedere se questo "famigerato canto lirico" (che come abbiamo visto non vale per tutta la storia del canto) vale almeno per tutta la storia del teatro musicale occidentale, come tu sembreresti credere nel momento che lo chiami "lirico".

Anche qui è evidente di no.
Perché già si componeva l'opera italiana, molto prima che questa tecnica venisse elaborata! Caccini e company, inventando lo stile recitativo (che tecnicamente doveva essere più prossimo al parlato di quanto non sia Wagner), non dovevano avere alcuna idea di come dueceno e rotti anni dopo si sarebbe cantato Bellini.
Anche il Porgy and Bess è un'Opera, eppure non si può certo dire che si ispiri al Tosi o al Garcia, bensì a tecniche afro-americane, molto diverse (e per giunta molto più antiche) della tecnicha belcantista.

Pertanto, anche nel cosidetto ambito "lirico" (o per meglio dire dell'Opera occidentale) è impossibile affermare che l'unica tecnica possibile sia quella che dici tu: se non altro per ragioni storiche.

Da qui il discorso potrebbe portarsi a Wagner, Rameau e lo stesso Janacek, ossia a tutti quei compositori che scrivevano proprio in opposizione alla scuola italiana: Janacek in particolare era uno studioso di fonetica... cercava di applicare alla musica le vere sonorità del parlato.
E lo faceva proprio in polemico contrasto all'omogeneizzazione vocalica tipica della scuola italiana.
Una Kostelnicka che cantasse come si canta la Norma di Bellini farebbe semplicemente ridere i polli. Una declamatrice di decennali esperienze wagneriane e straussiane, come la Silja, possiede SEMPLICEMENTE LA TECNICA GIUSTA per quel ruolo, cosa che nè la Sutherland nè Kraus avrebbero avuto. Non è un caso che nei suoi successi planetari in quest'opera, uno dei maggiori sia stato proprio a Praga!
Certo... possiamo sempre andare fino in Boemia e spiegare a quel pubblico che si è sbagliato, perché Janacek andrebbe cantato come si canta Donizetti... ma io francamente eviterei.

Nessuno mette in discussione i tuoi "gusti", te l'ho già detto.
Tu sei liberissimo di divertirti a sentir cantare secondo le regole belcantistiche anche Wagner, Gluck, e persino il Blues (ah... quel cagnaccio di Armstrong che non conosceva le regole d'oro dell'appoggiatura e dell'immascheramento!!).
Ma non puoi affermare che, secondo le tue tesi, il canto "lirico" sia l'unico valido e possibile, perché a smentirti non saremo io e il Bagnolo (ben poca cosa) ma più semplicemente la Storia del Canto, che è molto più lunga, complessa e articolata di quanto non sembri.

Un salutone
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Re: La sua figliastra.

Messaggioda Teo » ven 04 mag 2007, 18:11

MatMarazzi ha scritto:Ma non puoi affermare che, secondo le tue tesi, il canto "lirico" sia l'unico valido e possibile, perché a smentirti non saremo io e il Bagnolo (ben poca cosa) ma più semplicemente la Storia del Canto, che è molto più lunga, complessa e articolata di quanto non sembri.

Mai affermato ciò.
Così come ritengo che il canto lirico possa avere diverse sfaccettature esecutive sia nella sua ricerca di emissione che nel risultato che si tende ottenere, allo stesso modo credo si possa sostenere che non esiste un unica via per il declamatorio.
Ciò che è storico è storico e come tale rimane, sarebbe come negare l'evidenza, ma quando di fronte a te hai due diversi esempi interpretativi ed esecutivi di una stessa opera, che hanno ottenuto risultati diversi ma entrambi storici, come li consideri? credo si possa quindi parlare di diversi modi di intendere ciò che è importante al fine del risultato ed avere parametri diversi, porsi delle diverse domande e ottenere diverse risposte.

A proposito della Silja, tanto per non confondere le idee e sgomberare dal campo ogni fraintendimento, quello che ho scritto nei mie precedenti interventi non hanno nulla a che vedere con lei, punto primo perchè il discorso era generico, punto secondo perché ritengo di conoscere pochissimo quest'artista e sopratutto non l'ho mai ascoltata dal vivo, quindi sarebbe stato sciocco ogni riferimento.

Il mio discorso aveva un senso più allargato e non si riferiva ad alcun interprete particolare, deduco quindi che sia colpa mia che non sono riuscito a farmi comprendere dato che ne tu ne Pietro avete capito il senso del mio intervento. Quello che volevo esprimere, è la mia ferma convinzione che si possa avere una maggiore considerazione delle posizioni altrui senza per forza di cose pensare che siamo tutti pieni di preconcetti o che i nostri meri "gusti" personali siano improntati essenzialmente su questioni emotive - sensitive, escludendo di fatto che nella formazione di un gusto ci sia anche una ricerca, la quale per definizione dovrebbe essere sempre confutata e confrontata con altre esperienze e modi di sentire. In sostanza mi ripeto: avere un idea di canto lirico non è uguale a negarsi l'approcio ad altre idee o esperienze, non è che perchè non apprezzo José Cura (tanto per fare un esempio) quando ho l'occasione di ascoltarlo comincio a prendere carta e penna e a segnare tutte le volte che non mette il suono in maschera...non credo di essere così limitato...scusate ma è come se un allenatore ritenesse infondate le critiche di un giornalista solo perchè lui a differenza sua non ha mai giocato o allenato una squadra...e così il contrario, come se un giornalista da dello zoticone ad un allenatore che è convinto del gioco basato su difesa e contropiede...quello che conta è l'onesta e la preparazione nelle cose, la passione, la ricerca...il resto sono prospettive diverse.

Infine citandomi quel cagnaccio di Satchmo, per quel che mi riguarda, hai proprio ciuccato le quote 8) dimenticando che lui e solo lui è Mister Jazz...ma questa è un altra storia

Salutissimi.

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Tecnica

Messaggioda Manrico » sab 30 giu 2007, 9:41

La tecnica di canto è una sola, state confondendo la tipologia e il colore dei suoni prodotti da organi vocali diversi anche se emessi con la sola e unica tecnica giusta.

Mi spiego:
La voce di un cantante come Giacomo Lauri-Volpi aveva una LUMINOSITA’ e uno SQUILLO unico che lasciava stupiti gli ascoltatori, mentre una voce come quella di Cura, opaca e scura di natura, anche se impostata bene, sempre opaca rimane e confonde l’ascoltatore che lo taccia di scarsa tecnica vocale.

In linea di massima chi canta nei teatri da anni con successo, vuol dire che ha capito la tecnica e sa cantare, se così non fosse non arriverebbe nemmeno a metà romanza e dopo pochi mesi sarebbe fuori combattimento (per usare un termine pugilistico). :D

Altra cosa che confonde l’ascoltatore è il credere che un soprano leggero abilissima in acrobazie vocali, stia cantando con una tecnica diversa da un tenore lirico spinto/drammatico, entrambi, invece, cantano usando la stessa tecnica che, ripeto, è unica, la differenza sta nel diverso colore e timbro di voce che confonde chi ascolta.

Sono certo che NON sarete d’accordo e ora vi scatenerete in mille osservazioni alle quali non replicherò, lo so che l’argomento è complesso è può essere compreso sola da chi ha una grande esperienza di canto diretto e ascolti in teatro e in disco, ma quello che aiuta a capire è solo l’esperienza diretta, se non si canta difficilmente si capirà la vera tecnica.

Vero è che un ascoltatore digiuno di tutto, capisce al volo se un cantante sta cantando bene o è un cane che abbaia, ma questo è un altro discorso, in questo caso, e solo in questo caso, siamo di fronte veramente ad un (can) tante che non è nato per cantare, perché infine, non basta solo la tecnica, ARTISTI si nasce, non si diventa!! La tecnica giusta consente solo di durare nel tempo (relativamente parlando).

Per finire:
Nessun artista, per quanto bravo e dotato sia da madre natura che da ottima tecnica, sopravvive più di 15/20 anni al suo massimo splendore vocale, in teatro, questo semplicemente perché l’essere umano non è una macchina inossidabile, risente del passare del tempo, dell’usura e del decadimento fisico……chiaro?
Roberto
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Da altro thread

Messaggioda Pruun » sab 19 apr 2008, 17:20

MatMarazzi ha scritto:Quanto a Pruun, mi spiace ma non sono d'accordo. :)


Fosse la prima volta!! :roll: :roll: :wink:

MatMarazzi ha scritto:Sulla Silja non sono d'accordo che la sua tecnica non funzionasse: non si consegue il risultato di emozionare se non attraverso il suono, quindi attraverso la tecnica; la tecnica della Silja, sul fronte declamatorio, era personale, questo sì, ma sopraffina.


Non ci credo, e lo sai bene, alle differenze di tecnica: è lo stile che cambia, non la tecnica, ma leggendoti mi sono convinto che abbiamo due modi diversi di nominare la stessa cosa e non voglio fare come i monaci medievali che passavno le settimane intere a parlare delle etimologie. :D :D :D

Per me la tecnica della Silja è decisamente peculiare: leggi bene, non ho detto che non funziona, ho detto che è discutibile. dal punto di vista della fonazione canta, a volte, decisamente male (vedi, ad esempio, Jenufa di Glyndebourne).
Il fatto che poi con quella voce fissa, dura e anche brutta mi faccia venire la pelle d'oca non cambia, per quel che mi riguarda, i termini della questioni

MatMarazzi ha scritto:Ma soprattutto non sono d'accordo con quello che dici sulla Callas.
Far passare il più grande talento espressivo del secolo, la più sottile e profonda musicalità, il più raffinato senso ritmico, il più sconcertante sperimentalismo coloristico... per un ripiego... per il fatto di non avere una gran "cavata" mi sembra molto riduttivo e profondamente discutibile.


Suvvia, hai capito cosa intendevo dire in maniera molto semplificata: combattere su un terreno su cui non poteva competere sarebbe stato stupido e inutile. Dalla grande artista che è stata ha capito come rivoluzionare un metodo di canto.. del resto te lo ho detto, per me far di necessità virtù non è un male, ma indice di grandissima intelligenza artistica e, soprattutto, interpretativa.

Lo stesso, con le dovute differenze, ho visto nella Silja (e, per li rami, nella Jones): non potevano, oggettivamente, competere sullo stesso terreno della Nilsson quanto a saldezza granitica del fiato e lucentezza d'emissione, così hanno affrontato i personaggi nel modo che per loro, come tu hai detto, era più consono: ovvero (per quel che mi riguarda) pagando alcuni dividendi vocali ma guadagnando sul fronte espressivo.

Con questa impostazione è ovvio che, arrivati a un certo punto della carriera determinati ruoli andassero abbandonati, pena il ridicolo: il fatto che la Silja se ne sia accorta conferma che l'intelligenza non le ha mai fatto difetto.

MatMarazzi ha scritto:
Pruun ha scritto: E' un metodo di approccio ai personaggi che apprezzo anche se non lo ritengo l'unico possibile.
E qui sta la differenza fra noi, Pruun.
Per me, quando si fa opera (ossia teatro e musica) non esiste altro approccio che quello di fare grande teatro e grande musica. Tutto il resto (notine carine comprese) non conta.


Ma io non cerco solo le notine carine... uffi! Lo vedi che non ci capiamo? Cerco un'espressività che nasca DAL canto e non NONOSTANTE, te l'ho già detto in occasione della Lucia del Met. Il bel suono mi piace, ovvio, ma non mi basta: cerco un cantante che sappia cantare e che sappia interpretare stando nello spartito. Laddove si esula dalle "regole" del canto sono decisamente più ondivago e dipende dai casi.

E poi non mi venire a dire che la Devia fa notine carine carine e l'urlante Dessay interpreta o fa sentire il dramma di Lucia perché salgo su a Ferrara e te meno!!! :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Uffa, io oramai sono il "cellettiano" vero? :lol: :lol: :lol:

Ma poi l'hai sentita l'altra Lucia della Dessay che ti ho detto? Guarda che è moooooooooooolto meglio! 8)
Orrenda orrenda pace
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Re: Anja Silja

Messaggioda MatMarazzi » sab 19 apr 2008, 20:17

Pruun ha scritto:Uffa, io oramai sono il "cellettiano" vero? :lol: :lol: :lol:


:)
No, non sei il "cellettiano"...
Sei solo una delle tante, incolpevoli vittime del cellettismo! :)
Sei una di quelle bravissime persone che io vorrei tanto vedere libere dalle pastoie di quelle semplificazioni! :)

Se Celletti non fosse mai esistito, avremmo di sicuro perso una delle voci più autorevoli e originali della critica italiana, ma almeno nessuno se ne uscirebbe con una frase come questa:

Non ci credo, e lo sai bene, alle differenze di tecnica: è lo stile che cambia, non la tecnica,


Ok! Diamo per buona questa tesi.
Allora, prendiamo ...Elvis Presley e Billy Holiday; diamo loro due o tre nozioni di "stile" belcantista (la mezza cadenza si fa così, i da capo si variano in questo modo...) e poi affidiamo loro l'esecuzione dei Puritani.

:shock: :shock: :shock:
Be'...? Cosa c'è di male?
Non erano forse due strepitosi cantanti?
Certo che lo erano!
Nemmeno il Cellettiano più fideista potrebbe spingersi ad affermare che la Holiday e Presley non avessero tecnica.
...Eppure è ovvio che i Puritani fatti da loro sarebbero stati una barzelletta (di quelle che non fanno ridere)!
Non avrebbero nemmeno saputo dove piazzare la prima nota!

Come mai? :)
Semplice, dirai tu: la loro tecnica (che c'era!!!!! altroché!) non è adatta a Bellini, che reclama un' ALTRA(!!!!) tecnica.
Se Presley e la Holiday dovessero cantare i Puritani, prima dovrebbero andare a lezione per almeno tre o quattro anni (sperando che bastino) da qualche insegnante di provata scuola belcantista che li faccia lavorare come due studentelli alle prime armi. Dovrebbe insegnare loro tutto da capo, dai fondamenti stessi del suono "belcantistico", altro che "differenze di stile".
DOVREBBE INSEGNARE LORO LA TECNICA GIUSTA PER BELLINI, giacché quella che hanno praticato lungo tutta la loro carriera non avrebbe certo potuto aiutarli in quel frangente.
Naturalmente è vero anche il contrario!
Metti la Devia a cantare Cole Porter e la gente si sganascerà dalle risate! :D

Bene! E con questo abbiamo ammesso che la tecnica unica di cellettiana memoria è una fola penosa.

Quindi, se ammettiamo che esiste una pluralità di tecniche e che appunto quelle di Rubini e di Presley (che in fondo sono solo a un secolo di distanza) sono inconciliabili, è assurdo pretendere che non ci sia differenza tecnica fra i cantanti di Monteverdi e quelli di Strauss (che sono separati da ben tre secoli, e che devono fare fronte a una scrittura le mille miglia lontana, organici strumentali diversissimi, ecc...).

Trovo incredibile, Pruun, che stiamo ancora discutendo di queste cose.
Pensavo che l'esempio del ballerino e del pugile fosse bastato... e invece no!
Continuiamo a sostenere che le tecniche dell'uno e dell'altro siano uguali
...e che l'unica differenza fra ciò che sa fare un pugile e ciò che sa fare un ballerino ...è QUESTIONE DI STILE!!!!!!!

E va be'... sia!
Ma almeno, Pruun, fammi la grazia di non dire che la pensiamo allo stesso modo e che è solo questione di termini!! :evil:

mi sono convinto che abbiamo due modi diversi di nominare la stessa cosa.


Eh, no! Mi spiace!
Prenditi tutta la responsabilità delle tue affermazioni, amico mio! :)
Per me c'è una bella differenza (e non solo etimologica) fra stile e tecnica.
E' a livello di morfologia del suono, nelle basi stesse della fonazione, che i suoni di Presley, quelli di Martha Moedl e quelli di Christina Deutekom sono inconciliabili.

Per me la tecnica della Silja è decisamente peculiare: leggi bene, non ho detto che non funziona, ho detto che è discutibile. dal punto di vista della fonazione canta, a volte, decisamente male (vedi, ad esempio, Jenufa di Glyndebourne).


eheheh... che la Silja canti "male" nella Jenufa è un'altra di quelle ...enormità di cui ti lascio tutta la responsabilità!
E personalmente non ho altro da aggiungere in merito.
Però, come ho già detto varie volte, sono io che - in questo caso - invoco una chiarezza terminologica.
Quello che tu chiami "il canto" non è "il canto"; è semplicemente "piacevolezza di suoni" .

Siccome la Silja non emette suoni piacevoli (bensì "duri, fissi, brutti" per usare i tuoi termini), allora canta male.
Siccome Pavarotti emette suoni piacevoli, allora canta bene.
Ora a me va benissimo che qualcuno mi dica, come Tucidide, che per lui la bellezza del suono è importante (in molti casi lo è anche per me). Fin qui è questione di punti di vista.
Ma se qualcuno (come fai tu) continua a usare la parola "canto" per indicare "suoni piacevoli" (più o meno espressivi) allora mi ribello.
Se questo fosse un forum di cinema, nessuno si sognerebbe di affermare che "recitare" equivale a "essere belli".
Allo stesso modo in un forum che parla di opera dovremmo essere tutti d'accordo che "cantare" non è emettere "suoni piacevoli". E invece ancora non si è fatta chiarezza in merito...
Mi spiace, Pruun, ma il canto NON SI CIRCOSCRIVE A SUONI PIACEVOLI BELCANTISTICAMENTE INTESI.
Il canto è nato milioni di anni prima del Belcanto... e continua a evolvere dopo almeno due secoli dal declino storico del Belcanto.
E i milioni di cantanti che non praticano le piacevolezze belcantiste... non sono strane creature, dalle tecniche "peculiari", che escono dalle "regole" (regole fissate da chi? da te? dal Garcia? da Celletti? da Dio?)...
SONO CANTANTI! PROPRIO COME LA DEVIA, PROPRIO COME LA SUTHERLAND, TALVOLTA ANCHE PIU DI LORO!

l fatto che poi con quella voce fissa, dura e anche brutta mi faccia venire la pelle d'oca non cambia, per quel che mi riguarda, i termini della questioni


E' davvero strano che i suoni che emette la Silja ti emozionino nonostante non siano belli! :)
Davvero strano! :)
MA COSA CI SARA' POI DI STRANO?
E' come sorprendersi che Toni Servillo ti commuova a teatro anche se non è un bell'uomo! :D
Nulla di sorprendente! E' solo il fatto è che Toni Servillo sa recitare!
Che è esattamente quello che ci si aspetta da un attore.
Proprio come la Silja sa cantare!
Ed è solo per questo che riesce a "farti venire la pelle d'oca",
...non perché scriva poesie o balli il tango.

MatMarazzi ha scritto:Suvvia, hai capito cosa intendevo dire in maniera molto semplificata: combattere su un terreno su cui non poteva competere sarebbe stato stupido e inutile.


VEdo che insisti nel far passare la grandezza della Callas per un ripiego, un evitare i terreni per lei scabrosi del confronto!!! :cry:
Poveretta... ha dovuto rivoluzionare il metodo di canto, ha dovuto tirare fuori dalla musica italiana le cose più belle che si siano ascoltate, perché in fondo aveva un timbro brutto.
Come dire: se avesse avuto una voce sontuosa, non si sarebbe certo messa a cantare e recitare! :)
Sarebbe stata la Bergonzi o la Pavarotti dei soprani! :)
Forse non avrebbe nemmeno conseguito il diploma in pianoforte... non avrebbe studiato un repertorio vastissimo... non avrebbe implorato la De Hidalgo di insegnarle anche le agilità dei soprani leggeri, dopo aver già studiato da soprano drammatico.
Eh.. già! Avendo una bella voce, a che serve tutto questo? :)

Be', Pruun, dal mio punto di vista il problema è esattamente l'opposto.
Il ripiego non è della Callas, ma di quelle voci "sontuose" a cui tu l'hai contrapposta.
Secondo me quelle cantanti si sono dovute accontentare dell'aspetto più esteriore, caduco, superficiale che c'è nel canto (ossia la sola bellezza dei suoni) proprio perché non avevano abbastanza cervello per fare Teatro e Musica, come la Callas.
A molte di loro è andata bene: ci hanno fatto i soldi!

del resto te lo ho detto, per me far di necessità virtù non è un male, ma indice di grandissima intelligenza artistica e, soprattutto, interpretativa.


E' vero... solo che io (come esempio di "fare di necessità virtù") avrei citato proprio la Devia! :)
Non certo la mia vecchiaccia Silja e tantomeno la Callas, che hanno fatto proprio quello che, secondo me, si richiede a un interprete d'opera: ossia teatro e musica di prima scelta.
Alla povera Devia, che certo non è una grande attrice e nemmeno una grande musicista, non restava che fare tanti sopracuti, agilità, filitani! :)
Da parte sua è stata una scelta intelligente, dignitosa e rispettabile!
Ha fatto "di necessità virtù".

Lo stesso, con le dovute differenze, ho visto nella Silja (e, per li rami, nella Jones): non potevano, oggettivamente, competere sullo stesso terreno della Nilsson quanto a saldezza granitica del fiato e lucentezza d'emissione, così hanno affrontato i personaggi nel modo che per loro, come tu hai detto, era più consono: ovvero (per quel che mi riguarda) pagando alcuni dividendi vocali ma guadagnando sul fronte espressivo.


Anche in questo caso, il discorso va visto, secondo me, all'opposto.
La Nilsson era consapevole di non avere un minimo delle capacità analitiche, attorali, musicali delle dive che l'hanno preceduta a Bayreuth (in particolare la Varnay e la Moedl).
E così ha dovuto consacrarsi agli acuti spaccatimpani.
Anche questo è stato un ripiego intelligente, dignitoso.
La gente non andava certo a sentirla attendendosi grandiose rivelazioni teatrali e musicali: andava per quelle note iperuranie.
Anche in questo caso un ripiego onesto, dignitoso e ...molto fruttuoso a livello economico.

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Re: Anja Silja

Messaggioda Tucidide » dom 20 apr 2008, 1:46

Conosco poco la cantante Anja Silja, o almeno non a sufficienza per esprimere un giudizio.
Tuttavia, essendo stato citato, tengo a precisare una cosa:

MatMarazzi ha scritto:Ora a me va benissimo che qualcuno mi dica, come Tucidide, che per lui la bellezza del suono è importante (in molti casi lo è anche per me). Fin qui è questione di punti di vista.

Non la bellezza di suono, Mat, ma la "particolarità", la "personalità" del suono, quella curiosa alchimia per cui la mia personale, e sindacabilissima, sensibilità artistica, mi fa percepire quel suono come "giusto", "adatto al ruolo", oppure "adatto alla concezione che del personaggio ha il cantante".
Il suono può essere brutto, ma se è rapportato ad una situazione che lo esige, diventa perfetto.
Allo stesso modo, un suono bello, applicato ad una circostanza che non esige suoni belli, è persino controproducente.
Esempio: ascoltavo oggi "Nessun dorma" cantato da Thill (uno dei miei tenori preferiti, forse la più bella voce tenorile, in senso puramente fisico, che io conosca). Quella voce screziata di fiera virilità, lievemente crepuscolare in quei riflessi opachi del registro alto (suo eterno tallone d'Achille), quelle voluttuose eppur nobili aperture del suono nei centri, quella assenza di retorica o di gratuito eroismo, tutto insomma mi comunica un Calaf semplicemente sublime. Il pur grande Corelli, con il suo si naturale della Madonna, con un eroismo vocale e timbrico di per sé esaltante (ma del tutto fuori luogo in quel momento drammatico), paragonato a questo Thill, semplicemente scompare.

Insomma, ti condivido appieno quando dici, poco sopra:
non si consegue il risultato di emozionare se non attraverso il suono, quindi attraverso la tecnica

FRASE DA INCORNICIARE, davvero. Però... altrove mi pareva non dessi tanta importanza al suono in sé... Lo so, sono capzioso e un po' rompi... ma lo sai che non lo faccio per polemica. :D
Forse, la differenza fra i nostri punti vista è, come dici tu, nella percentuale di importanza che attribuiamo all'effetto sonoro.

Saluti e buona domenica :wink:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Anja Silja

Messaggioda Pruun » dom 20 apr 2008, 1:51

Quanto fuoooooooooco!! :D :D
Senti, Mat, credo sia normale e abbastanza appurato che la vediamo all'opposto su molte cose, però, stante anche l'ora tarda (muoio dal sonno e sono pure un po' alticcio, vedi tu... :lol: :lol: ), una cosa, una sola voglio specificartela, sine polemica!

MatMarazzi ha scritto:Ma almeno, Pruun, fammi la grazia di non dire che la pensiamo allo stesso modo e che è solo questione di termini!! :evil: [...] Prenditi tutta la responsabilità delle tue affermazioni, amico mio! :)


Ed è esattamente quello che ho fatto!

mi sono convinto che abbiamo due modi diversi di nominare la stessa cosa.


Mica ho detto che lo fai tu, è una sensazione che ho io leggendo quanto scrivi, visto che leggo molto più (anche per questioni di tempo) di quanto non intervenga... :wink:

E ti ripeto, la mia valutazione sulla Callas non è assolutamente negativa, anzi, per come la vedo io è un grande complimento... perché denota una tenacia e una consapevolezza dei propri limiti e potenzialità che sono solo del grande artista... uffi, non riesco a spiegarmi, mi sa!

Tucidide ha scritto:Forse, la differenza fra i nostri punti vista è, come dici tu, nella percentuale di importanza che attribuiamo all'effetto sonoro.


A questo punto credo anche io che sia questo!

E ora vo a nanna!!
'notte 8) 8)

PS domenicale... mi era sfuggito: sulla Devia non grande attrice posso anche essere d'accordo, ma dissento fortemente sul fatto che non la ritieni una grande musicista... e perché?
Ultima modifica di Pruun il dom 20 apr 2008, 1:56, modificato 1 volta in totale.
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Re: Anja Silja

Messaggioda MatMarazzi » dom 20 apr 2008, 22:49

Tucidide ha scritto:Non la bellezza di suono, Mat, ma la "particolarità", la "personalità" del suono, quella curiosa alchimia per cui la mia personale, e sindacabilissima, sensibilità artistica, mi fa percepire quel suono come "giusto", "adatto al ruolo", oppure "adatto alla concezione che del personaggio ha il cantante".
Il suono può essere brutto, ma se è rapportato ad una situazione che lo esige, diventa perfetto.
Allo stesso modo, un suono bello, applicato ad una circostanza che non esige suoni belli, è persino controproducente.


Tutto quello che dici è bello e condivisibile.
Però il valore che tu attribuisci al suono, Tucidide, secondo me resta eccessivo.
Se me lo permetti, tornerei a sfoderare l'esempio che abbiamo fatto in passato della bella "faccia" per un attore.
E' vero, incide! E' vero, è importante! E' vero, è uno strumento determinante per l'attore.
E tuttavia... con la sola faccia non fai nulla. La devi muovere, quantomeno: mettere in moto le decine e decine di muscoli che la compongono! :)
Bene! Fuor di metafora, la bella faccia è il bel suono! Il muovere la faccia è cantare.

Avere un bel timbro è come avere in salotto uno splendido pianoforte a coda.
Non ti resta... che saperlo suonare! :)
Certo, se al pianoforte non riesci a fare altro che il piccolo montanaro (e malamente) allora meglio uno scassatissimo verticale suonato da Benedetti Michelangeli.
O no?

MatMarazzi ha scritto:non si consegue il risultato di emozionare se non attraverso il suono, quindi attraverso la tecnica

FRASE DA INCORNICIARE, davvero. Però... altrove mi pareva non dessi tanta importanza al suono in sé...


:) Infatti mi ero spiegato male!
Dicendo "suono" volevo dire "ciò che si sente".
E' illogico affermare "quello non sa cantare, però mi emoziona".
Se emoziona vuol dire che sa cantare.

Forse, la differenza fra i nostri punti vista è, come dici tu, nella percentuale di importanza che attribuiamo all'effetto sonoro.


Sicuramente è così.
:)

Pruun ha scritto:E ti ripeto, la mia valutazione sulla Callas non è assolutamente negativa, anzi, per come la vedo io è un grande complimento... perché denota una tenacia e una consapevolezza dei propri limiti e potenzialità che sono solo del grande artista... uffi, non riesco a spiegarmi, mi sa!


:) Il concetto è chiaro, Pruun.
Però - lo ribadisco - a me pare comunque assurdo! :)
Cosa devo fare? :) Mi vengono i brividi a leggere questa cosa! :D :evil: 8)

Per me sentir dire che la Callas ha dovuto "adattarsi" a essere quell'interprete e musicista che fu, probabilmente la maggior operista di un secolo, icona ingombrante e vessatoria ancora dopo trent'anni dalla morte... tutto per bilanciare una brutta voce, con umiltà e "consapevolezza dei suoi limiti" (!!!!!!!!!!!!!) è come dire che la Sutherland si è ridotta a cantare il Belcanto come ripiego...

"eh, la Sutherland! Artista intelligentissima, tenace, umile e consapevole dei suoi limiti!
Si è resa conto di non poter confrontarsi alle vere primedonne della lirica (quelle che cantano l'ultimo Verdi e Puccini, come Antonietta Stella ad esempio: una che faceva Aida e Tosca!!!!) e così è stata abbastanza umile da ripiegare su un repertorio "minore" (Bellini, Donizetti e quella roba lì)!

Ma nooo! non devi scandalizzarti, Pruun! Perchè resti basito!! :)
Non sto criticando la Sutherland! Anzi le sto facendo un gran complimento!!!
Era una donna talmente intelligente che ha capito che è meglio essere brava in ruoli di serie B, come le operine "leggere" di Bellini e Donizetti, che pessime nel grande repertorio di Puccini e Verdi!
"...
:) 8)

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Re: Anja Silja

Messaggioda Pruun » dom 20 apr 2008, 23:35

MatMarazzi ha scritto:Per me sentir dire che la Callas ha dovuto "adattarsi" a essere quell'interprete e musicista che fu, probabilmente la maggior operista di un secolo, icona ingombrante e vessatoria ancora dopo trent'anni dalla morte... tutto per bilanciare una brutta voce, con umiltà e "consapevolezza dei suoi limiti" (!!!!!!!!!!!!!) è come dire che la Sutherland si è ridotta a cantare il Belcanto come ripiego...

"eh, la Sutherland! Artista intelligentissima, tenace, umile e consapevole dei suoi limiti!
Si è resa conto di non poter confrontarsi alle vere primedonne della lirica (quelle che cantano l'ultimo Verdi e Puccini, come Antonietta Stella ad esempio: una che faceva Aida e Tosca!!!!) e così è stata abbastanza umile da ripiegare su un repertorio "minore" (Bellini, Donizetti e quella roba lì)!

Ma nooo! non devi scandalizzarti, Pruun! Perchè resti basito!! :)
Non sto criticando la Sutherland! Anzi le sto facendo un gran complimento!!!
Era una donna talmente intelligente che ha capito che è meglio essere brava in ruoli di serie B, come le operine "leggere" di Bellini e Donizetti, che pessime nel grande repertorio di Puccini e Verdi!


Matté, famo a capisse: la Callas poteva competere, oggettivamente, con il suono maestoso della cavata della Tebaldi?
No.
No e basta.
Ha trovato altre vie dove poteva esplicare il suo talento.
Non lo ha fatto coscientemente? Non m'importa!
Lo ha fatto.
E probabilmente passerà (o è già passata) alla storia più delle sue colleghe più dotate, più di tutte le cantanti di cui ci sia rimasto un documento sonoro.
Se la frase "far di necessità virtù" ti fa venire i brividi non la leggere.
Ti ho detto che per me non è negativa.
Questo volevo dire.

La Sutherland voleva cantare Wagner.
Bonynge la ha convinta a indirizzarsi verso repertorio a lei più consono.
Credi che per la Joanie anche questo non sia stato "far di necessità virtù"?
Lei sognava altro repertorio.
E in omaggio a quel sogno ha dedicato il suo recital del 1978 wagneriano.
Che poi sia stata la più grande nel suo repertorio è un dato di fatto.

Non mi interessa se un'artista fa le sue scelte consapevolmente o per istinto.
Però le fa.
La Callas ha operato una scelta.
Una scelta dettata anche dalla sua voce e dalle sue peculiarità. Ho detto limiti e potenzialità. Ogni cantante ha limiti e potenzialità. I grandi artisti (anche non da soli, anche grazie ai consigli... nel caso di Callas e Sutherland Serafin e Bonynge) esplicano le potenzialità e nascondono i limiti.

La Stella che c'entra?
E il grande repertorio e le opere di serie B di Rossini e Bellini che c'entrano?

E scusami, ma mi pareva di essermi spiegato bene.

A presto! 8)
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Re: Anja Silja

Messaggioda MatMarazzi » lun 21 apr 2008, 0:08

Pruun ha scritto:Matté, famo a capisse: la Callas poteva competere, oggettivamente, con il suono maestoso della cavata della Tebaldi?
No.
No e basta.
Ha trovato altre vie dove poteva esplicare il suo talento.


Già, Pruun, famo a capisse! :)
Possedere una straordinaria musicalità non è una scelta, nè consapevole, nè inconsapevole.
E' un tesoro che si ha, e basta.
O non lo si ha, e basta.

Avere un immenso talento espressivo, una volontà poderosa di far vivere i personaggi non è una scelta, nè consapevole, nè inconsapevole.
Anche questo è un tesoro che si ha, e basta.
O non lo si ha, e basta.

Non si diventa dei geni per scelta, come la Callas (e tantomeno per ripiego).
Lo si è e basta.
Altri non possono esserlo, e basta.

Uno non si mette al tavolino e dice: "caspita! Non ho la cavata della Tebaldi!... come faccio?
Idea!!! Divento un genio!"
:D :D :D :D

E probabilmente passerà (o è già passata) alla storia più delle sue colleghe più dotate.


Ma scusa Pruun... :(
Non vorrei diventare polemico davvero.
Ma come faccio a farti passare espressioni come questa!!
"colleghe più dotate"
La Callas era la più dotata di tutte.
Quello che aveva lei, ben poche l'avevano.
Ed è per questo che sono state le altre a dover "ripiegare" su altre cose (come la "cavata").

Se la frase "far di necessità virtù" ti fa venire i brividi non la leggere.
Ti ho detto che per me non è negativa.
Questo volevo dire.


Non importa che tu la dica come complimento! :)
Se tu mi dici che Einstein ha dovuto "far di necessità virtù" adattandosi a diventare un genio della fisica perché non è riuscito a realizzare il suo sogno di fare il postino - come altri "più dotati" di lui - puoi anche considerarlo un "complimento" e non di meno mi sconcerterai! :)

La Sutherland voleva cantare Wagner.
Bonynge la ha convinta a indirizzarsi verso repertorio a lei più consono.


Be', stai esagerando un po'! :)
La Sutherland ha dichiarato solo (e con un pizzico di sufficienza) che i suoi primi insegnanti la stavano indirizzando su quel repertorio, non avendo evidentemente capito le sue potenzialità.
Ma che amasse visceralmente Wagner mi pare eccessivo.

E in omaggio a quel sogno ha dedicato il suo recital del 1978 wagneriano.

Ribadisco che per me la fai un po' troppo romantica, Pruun! :)
un sogno.... Wagner!!!
Un celebrità come lei, una diva planetaria, se avesse voluto cantar Wagner, avrebbe potuto imporsi tranquillamente.
Evidentemente sono altre le ragioni per cui ha fatto quel disco (come la Lecouvreur, Suor Angelica, Vedova Allegra, il Roi de Lahore, l'Oracolo...)
Nella seconda metà degli anni '70, sentiva che stava perdendo acuti e sopracuti e cercava altri possibili spazi... purtroppo con scarsi risultati.

La Callas ha operato una scelta.
Una scelta dettata anche dalla sua voce e dalle sue peculiarità.


Non vedo che scelte abbia operato: ha cantato tutto il repertorio Verdiano, compresi i ruoli Tebaldi (Aida, Forza) + il repertorio pucciniano (Tosca, Butterfly, e in disco anche Boheme, Manon Lescaut), persino Giordano, Mascagni, Boito.
E questo oltre al fatto che ha cantato Rossini, Wagner, Gluck, ecc... ecc...
Ha cantato tutto quello che si poteva cantare... E non si è fatto scrupoli nello sfidare tutte le sue colleghe (persino Tebaldi) nel loro stesso terreno.

La Stella che c'entra?
E il grande repertorio e le opere di serie B di Rossini e Bellini che c'entrano?


ERa un esempio per assurdo e scherzoso di come non serva a niente, dopo che si è asserito qualcosa di clamoroso, aggiungere "ma per me è un complimento".

:) Be'... buona notte e alla prossima! ;)

Salutoni,
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