pistolotti

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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pistolotti

Messaggioda Maugham » ven 21 gen 2011, 15:16

Vorrei richiamare la vostra attenzione sui pistolotti sindacalcomizianti che, da un anno in qua, ormai ritrovo prima di ogni spettacolo e in ogni teatro. Ovviamente in Italia. Bisognerebbe fare una recensione anche di questi. Ormai sono talmente consueti da aver sviluppato una loro poetica consentendo a noi, perchè no, una piccola schematizazione per categorie.
In pratica li fanno in tutti teatri, dalla grande fondazione con duemila dipendenti al teatrino di quartiere con l'usciere comunale che apre e chiude il portone. Ovviamente c'è una differenza qualitativa non da poco, giustificata sia dalle dimensioni del luogo sia dal costo del biglietto. Se superi i cento euro di biglietto come minimo devi mettere anche l'Inno nazionale dal vivo. Se sei sotto i cinquanta puoi cavartela con un nastro (in Toscana ho sentito Del Monaco!). Se invece non superi i venti basta un microfono.
Nei teatri grossi, quelli dove il FUS finanzia superstar del podio, i pistolotti li affidano a loro. Ci mancherebbe! Con quello che costano Barenboim e Mehta bisogna pure sfruttarli per dare spessore alle proteste. Anche qui però vige un rigido protocollo. La Scala è "più grossa" di Firenze e quindi se Metha ha denunciato la crisi dell'Opera in Italia, Barenboim si è giustamente allargato lamentando la crisi della Cultura in Europa. Però Mehta, da volpone, ha tirato in ballo i Medici lasciando Barenboim a secco di briscole visto che Manzoni non gli è venuto in mente; in compenso Daniel si è preso la rivincita il sette dicembre scorso parlando al Presidente della Repubblica in sala mentre Mehta si sarebbe dovuto accontentare del Ministro Bondi che però ha dato buca. Insomma, un due a zero secco Scala-Maggio fiorentino.
Nei teatri dove non ci sono superstar disponibili allora si opta per lo striscione. Avviene in quei teatri dove sono passati da poco Pier'Alli o Pizzi e quindi ci sono metrature su metrature di tulle in sartoria che non si sa dove stivare. Si fanno delle gigantesche tovaglie e si impacchetta l'esterno e l'interno dell'edificio scrivendo con pennelloni intinti in vernice rosso sangue slogan più o meno incisivi. Poichè le rappresentanze sindacali dei Teatri sono, dopotutto, composte anche loro da creativi ne deriva che gli slogan siano divertenti e fantasiosi. Uno, addirittura, partiva dal palco di proscenio e superava il quello reale di diversi metri. "Il nostro paese ha bisogno di cultura se non vuole diventare quello che non ha mai voluto essere". Oddio, l'ho dovuto rileggere due o tre volte per capirne bene il contenuto. Altre volte ho trovato il celebre detto di Neruda (La cultura costa ma l'incultura costa molto di più) che trovi ormai anche nei biscotti cinesi oppure, più curioso, quello in stile giuridico: "Il comma terzo, paragrafo due dell'art. x della legge y del x luglio xxxx uccide la musica!" Ha ragione Brunetta: la burocrazia si è infiltrata anche nella protesta. Ma il più strano di tutti è stato quello visto in un teatro lombardo: "La cultura cresce solo se la pianti!"; se letto in tono esortativo anzichè affermativo può rivelarsi un pericoloso boomerang.
In alcuni teatri la protesta è accompagnata da eleganti gadget. A Firenze per la Frau le maschere distribivano sobri fiocchetti -li ricordo rossi- che si potevano appuntare con spillette dorate e che facevano una notevole figura sul bavero dello smoking. Alcuni ne avevano due o tre e al bar sembrava di essere ad un veglione natalizio. Certi tremendi vecchioni, di quelli che basta guardarli in faccia e capisci che se avessero un lanciafiamme darebbero fuoco a tutti quelli che protestano, neri, rom, omosessuali, extracomunitari compresi, li portavano orgogliosi e divertiti, come se fosse un nuovo gioco di società: "L'hai messo anche tu, gioia?" "Certo che si, l'ha messo anche l'Adelaide e il Marcello. Dopotutto qualcosa bisogna fare, non si può sempre stare con le mani in mano!" Come dar loro torto.
Dove non ci si può permettere il gadget si ripiega sul volantino, o meglio, sui volantini. Ogni sigla sindacale scrive il suo; durante una recita di Traviata un bimbo ha confezionato una squadriglia di aerei e ne ha lanciato un paio nel mio palco. Mi sono immalinconito. Era un barracuda soffiettato di cui pensavo di detenere il segreto di costruzione. Io però, da piccolo, ci facevo gli alettoni e i miei non cadevano a spirale come i suoi.
Poche sere fa, a Bologna, prima di un Tannhauser tutt'altro che disprezzabile, anzi, di buon livello complessivo, la protesta ha avuto almeno il pregio del karaoke. Sipario chiuso, microfono, invito a spegnere i cellulari, lettura della Costituzione in cui si enuncia il dovere da parte della Repubblica di tutelare la cultura seguita da una frase lapidaria: "con questi tagli al FUS si chiude, quindi noi, per difendere la Costituzione suoneremo e canteremo l'Inno nazionale." Evviva! Tutti sono scattati in piedi come dei serramanico. Di fronte a me un tenerissimo quartetto di anziani spettatori dopo una lotta con pesantissimi pelliccioni, si è messo in verticale che eravamo già all'elmo di Scipio, ma ugualmente hanno cominciato a cantare a piena voce seguiti a ruota da altri del pubblico; in breve la sala tuonava di impeti risorgimentali. I problemi sono arrivati nel passaggio in minore "stringiamci a coorte" dove la tenuta ritmica era quella che era, per poi, ovviamente, cadere miseramente nell'ostico passaggio di registro che chiude il pezzo. Arrivati al conclusivo "l'Italia chiamò" c'è stata una serie di scrocchi dovuti, ovviamente, a una mancata copertura del suono nella zona fa-sol. Dietro di me un poderoso giapponese seguiva il canto modulando a bocca chiusa; era come avere un gigantesco moscone sulle spalle.
Spiace constatatare però che alcuni esponenti di questo canoro popolo di difensori della cultura (tra cui i miei quattro dirimpettai) al primo intervallo se ne siano andati, seguiti a ruota da altrettanti, durante il secondo. In pratica gli applausi finali (più che meritati) sembravano una cerimonia tra pochi intimi. La Costituzione, avranno pensato questi fuggitivi, la si difende per Verdi e Puccini. A difendere Wagner ci pensi la Costituzione tedesca che noi abbiamo già le nostre grane.

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Re: pistolotti

Messaggioda Alberich » ven 21 gen 2011, 15:31

:mrgreen:


Meaviglioso...sei la prova vivente che la cultura cresce se la pianti! : King :
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Re: pistolotti

Messaggioda Maugham » ven 21 gen 2011, 16:02

Alberich ha scritto::mrgreen:


Meaviglioso...sei la prova vivente che la cultura cresce se la pianti! : King :


E' un invito a non scrivere più? : Hurted :
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Re: pistolotti

Messaggioda Alberich » ven 21 gen 2011, 16:08

NON CI PROVARE NEMMENO!
Veramente bellissimo : Sig :
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Re: pistolotti

Messaggioda Enrico » ven 21 gen 2011, 18:53

Oh, alla Scala non ci hanno pensato: avrebbero potuto sfruttare il discorso di Mascagni col riferimento agli "artisti più celebrati" e alle "masse orchestrali e corali che non hanno rivali nel mondo" :shock:

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Re: pistolotti

Messaggioda Alberich » sab 22 gen 2011, 13:19

Joooj...me l'ero dimenticata sta cosa :shock:
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Re: pistolotti

Messaggioda VGobbi » sab 22 gen 2011, 14:59

Bellissimo Maugham!!! Sopra tutto la chiusa finale! :lol:
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: pistolotti

Messaggioda Tucidide » sab 22 gen 2011, 15:43

Certi tremendi vecchioni, di quelli che basta guardarli in faccia e capisci che se avessero un lanciafiamme darebbero fuoco a tutti quelli che protestano, neri, rom, omosessuali, extracomunitari compresi, li portavano orgogliosi e divertiti, come se fosse un nuovo gioco di società

:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Solo per questo il pezzo di Maugham merita lode imperitura! :D
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: pistolotti

Messaggioda pbagnoli » sab 22 gen 2011, 21:36

Tucidide ha scritto:
Certi tremendi vecchioni, di quelli che basta guardarli in faccia e capisci che se avessero un lanciafiamme darebbero fuoco a tutti quelli che protestano, neri, rom, omosessuali, extracomunitari compresi, li portavano orgogliosi e divertiti, come se fosse un nuovo gioco di società

:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Solo per questo il pezzo di Maugham merita lode imperitura! :D

Maugham è Stephen King, Indro Montanelli e Simenon riuniti nella stessa persona
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Re: pistolotti

Messaggioda Enrico » dom 23 gen 2011, 3:17

Sono andato a vedere (22 gennaio) un onestissimo e accettabilissimo Ballo in maschera di provincia nel piccolo Teatro Superga di Nichelino: fondali dipinti, orchestra locale abbastanza disciplinata guidata da direttore volenteroso e preciso, professionisti corretti e vocalmente abbastanza resistenti (Ignacio Encinas, Olga Romanko, Sergio Bologna, etc.), tutto nel complesso gradevole, senza disastri, anche con qualche bel momento, ma...
Ma una cosa insopportabile, che non mi aspettavo, c'è stata, all'inizio: prima del preludio, è uscito tutto il coro, già in costume, schierandosi davanti al sipario, e con grande fragore di orchestra e percussioni ha intonato l'inno nazionale, con la gente che si alzava in piedi... perché?
Non era una inaugurazione (ci sono state nei mesi scorsi già due altre opere, ahimé con discorsi iniziali di autorità varie, prima o dopo nello stile "guardate quali meravigliosi capolavori e quali meravigliosi artisti vi presentiamo: questa volta almeno non ci sono stati discorsi), non era festa nazionale, né l'anniversario di qualcosa, non c'erano in sala né capi di stato né re o regine né calciatori né piloti di formula uno, e nemmeno eventuali Dominghi o altri cantanti centenari da commemorare...
"Frateeeeeeeellli d'Itaaaaaaliaaaaaaaa..." Perché? Perché?? Perché ???
Enrico B.
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Re: pistolotti

Messaggioda pbagnoli » lun 24 gen 2011, 16:21

Enrico ha scritto: Sono andato a vedere (22 gennaio) un onestissimo e accettabilissimo Ballo in maschera di provincia ...
Ma una cosa insopportabile, che non mi aspettavo, c'è stata, all'inizio: prima del preludio, è uscito tutto il coro, già in costume, schierandosi davanti al sipario, e con grande fragore di orchestra e percussioni ha intonato l'inno nazionale, con la gente che si alzava in piedi... perché?

Mah, Enrico.
O è un momento di grande e inaspettato patriottismo; oppure c'è un po' di opportunismo politico da cavalcare.
Meglio un Inno Nazionale in più che uno in meno?
Oppure suonando l'Inno Nazionale qualunque direttore può sentirsi un po' Barenboim?
Non so risponderti, davvero : Chessygrin :
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pistolotti poco costituzionali

Messaggioda Riccardo » lun 31 gen 2011, 13:23

Tra l'altro, a proposito del "pistolotto" di Barenboim e seguaci...

Se invece di strillare tanto e tirarla per la giacca a seconda dei comodi, questa benedetta nostra Costituzione la si leggesse scopriremmo che il più delle volte non dice esattamente quel che molti, di ogni fazione, le vorrebbero far dire.

Il famoso articolo 9 recita testualmente:
"La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica."

Dunque:
che cosa fa la Repubblica?

PROMUOVE - che non è "finanzia" né tantomeno "foraggia indiscriminatamente", ma un verbo che ha a che fare con il movimento, con la vitalità; prima definizione da vocabolario di "promuovere": "Impegnarsi perché venga messo in moto e realizzato qualcosa".

ma che cosa promuove?

LO SVILUPPO della cultura - che dunque non è "conservazione" né semplice "tutela" di categorie e tradizioni, ma una crescita virtuosa e vitale nel nostro tempo della cultura; definizione da vocabolario di "sviluppo": "progresso, crescita in estensione, quantità, produttività, efficienza ecc."

Va da sé, come già detto e stradetto in queste pagine, che il dibattito che ne consegue dovrebbe essere di qualità ben diversa rispetto ai soliti asfittici piagnistei.

Lo dicono in modo così semplice ma inequivocabile proprio quelle due paroline che i costituenti scelsero con molta ponderatezza 65 anni or sono e che oggi molti che strillano in loro difesa non sanno nemmeno leggere.

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Re: pistolotti

Messaggioda teo.emme » lun 31 gen 2011, 19:08

A proposito di pistolotti ormai di moda....

Premetto che sull'argomento ho forti critiche sia all'atteggiamento governativo (inaccettabile in quanto mi sembra semplice cecità intellettuale e mera ripicca ideologica...) sia all'atteggiamento sindacale (come al solito pronto a cavalcare le giuste lagnanze per scopi esclusivamente politici e per garantirsi il ruolo di arbitro in ogni contrattazione lavorativa), devo dire, però, che sono annoiato, stanco e infastidito di quel che mi tocca ormai sopportare prima di ogni spettacolo dopo la sciagurata (e moralistica) esibizione di Barenboim.

Domenica ho assistito allo splendido Parsifal torinese (spettacolo meraviglioso di cui darò presto conto). Seduto sulla mia poltrona, con l'animo pronto ad accogliere le sublimi note del preludio, allo spegnersi delle luci, invece di Wagner sento l'orrenda marcetta che introduce l'orrendo inno italiano (in sala, ovviamente, non c'era nessuna autorità che FORSE, ma non credo, giustificherebbe l'orrenda esecuzione). Il pubblico scatta in piedi (compreso l'incredulo e divertito signore inglese, mio vicino di posto) e in stile karaoke si mette a cantare... Sulle orride note e le orride parole, una voce registrata (dal tono pimpante e barricadero) recita l'articolo 9 della Costituzione della Repubblica. Io, infastidito dalla cosa, ormai colmo di questa retorica patriottarda e offeso dalla violenza che mi impone - prima di assistere ad uno spettacolo teatrale - l'ascolto politico e l'ammaestramento di massa (manco fossimo nella Cina di Mao), me ne resto seduto. Dopo alcuni secondi una signora (con l'aria di chi dei problemi dei lavoratori o delle lotte sindacali, non gliene fregherebbe una beneamata fava), mi dice con aria saccente in tono di rimprovero "lei non si alza?" io rispondo "no", e lei "e perché?", io replico "non credo sia obbligatorio, né costituisce reato il non alzarsi", e lei "è questione di educazione e rispetto", io le dico "mi denunci se ritiene", lei "non faccia lo spiritoso". Grazie a dio l'inno finisce, la signora si siede (insieme al resto della sala) e finalmente inizia Wagner...

Ecco, confesso che questo episodio di intolleranza mi ha davvero infastidito, e mi ha dato conferma di quanta strada ancora dobbiamo fare sulla via della civiltà Poveri noi...ci meritiamo chi ci governa.
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Re: pistolotti

Messaggioda Riccardo » lun 31 gen 2011, 19:29

:shock: :shock: :shock:
Oddio, grazie Teo per l'avvertimento.

Spero vivamente che non succeda la stessa cosa alla recita che vedrò io, perché mi vengono i brividi al solo pensiero di sentire l'inno prima del Parsifal. Per giunta con l'articolo recitato sopra...
Non sto scherzando, mi auguro davvero che non succeda così per tutte le recite perché mi sembra imbarazzante anche solo a raccontarsi una roba del genere.

Per quanto riguarda gli atteggiamenti di governo, opposizioni e sindacati, sono perfettamente d'accordo con te.
E aggiungo che tutti esprimono una medesima miopia, seppur declinata in modo talvolta differente, nei confronti di una questione che ha radici storiche e generazionali...

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Re: pistolotti

Messaggioda Enrico » lun 31 gen 2011, 21:31

teo.emme ha scritto:Il pubblico scatta in piedi... Io, infastidito dalla cosa, ormai colmo di questa retorica patriottarda e offeso dalla violenza che mi impone - prima di assistere ad uno spettacolo teatrale - l'ascolto politico e l'ammaestramento di massa (manco fossimo nella Cina di Mao), me ne resto seduto.


Anche io sono rimasto seduto nel piccolo teatro di Nichelino, che non è troppo lontano dal Regio. E il Regio non è lontano dalla casa dove è stata composta, si dice, l'orrida musica, nei pressi di Piazza Castello. Temo che a Torino l'inno ridicolo dovremo sopportarlo sempre più spesso ora che si avvicinano le celebrazioni per l'unità nazionale.
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