L'Opera e il Cinema

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda Enrico » mar 11 mag 2010, 19:40

È lui il regista, l'ho vista, ma è una regia teatrale (molto interessante) e non un film.
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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda Calaf » mer 12 mag 2010, 1:32

Pruun ha scritto:Pietro ma la conosci la Bohème allestita da Baz Luhrmann a Sydney? è molto molto bella e, tra l'altro, cantata anche in maniera più che apprezzabili da artisti che credo siano locali (erano i primi anni '90).
Esiste un dvd ma non so più quale etichetta lo produca


Il DVD è della Ducale Music e Mimì è Cheryl Barker, una cantante che si è fatta conoscere anche al di fuori della natia Australia. Non mi dispiace assolutamente quella Bohème, che tra l'altro è una delle pochissime a rendere in modo credibile la giovinezza e la voglia di vivere dei protagonisti.
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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda Rodrigo » ven 14 mag 2010, 18:17

Mi permetto una postilla.
Ritengo che il peggior servizio che si possa fare ad un'opera e volendo trasporla nel linguaggio cinematografico sia quello di riproporre sic et simpliciter il modello dei film-opera come andava di moda negli anni '50 o giù di lì. Per carità allora era un approccio che forse un senso l'aveva, ma oggi come oggi?
Io non ritengo del tutto soddisfacenti nemmeno prove magnificate da tutti come il Don Giovanni di Losey. E' pur vero che siamo su un altro pianeta rispetto, che so, agli Otelli con Del Monaco e Capecchi o ai Rigoletti con Gobbi e mettiamoci pure le prove di Zeffirelli, però siamo sempre nell'ambito di un regista (bravo, bravissimo) che gira un'opera. Il surplus che dà il mezzo cinematografico rispetto al teatro mi pare confinato alla, come dire, "messa in scena" (uso degli esterni, delle comparse, qualche immagine in dissolvenza ecc.).
Quel che mi piacerebbe vedere è un'opera ripensata per il cinema. Vorrei un regista che dia per assodato il fatto che ha a disposizione un veicolo di rappresentazione radicalmente diverso dalle tavole del palcoscenico. L'atteggiamento che mi pare fecondo è quello che alcuni hanno adottato per portare sullo schermo le opere di Shakespeare.Welles, Polanski, Kurosawa, Al Pacino amavano profondamente Otello, Macbeth e Riccardo III ma hanno rinunciato al principio dell'intangibilità del testo. E, francamente, trovo molto più gratificante, anche dal punto di vista della valorizzazione del testo poetico, la loro "infedeltà" che la "fedeltà" di un Olivier (al cinema).
Per questo accetteri di buon grado delocalizzazioni, multilocalizzazioni, addirittura interventi sulla partitura (tagli, spostamenti dei numeri). Non sarebbero bestemmie se fossero scelte funzionali a sfruttare fino a fondo le peculiarità del mezzo cinematografico.
In fondo Welles aveva iniziato il suo Otello con i funerali del moro...
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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda DottorMalatesta » gio 30 mag 2013, 10:21

Wagner non finisce mai di essere fonte di ispirazione per il mondo del cinema.
Mi sono visto Django, l´ultimo film di Quentin Tarantino.
Nel film il riferimento a Walküre è addirittura centrale (lo schiavo negro Django, affrancato da un mercante di taglie tedesco, libera l´amata di nome Brunhilde). Il parallelo con la vicenda di Siegfried e Brunhilde è addirittura reso esplicito nel racconto della vicenda della saga nordica che il mercante di taglie fa a Django. La scena finale, con la villa padronale del ricco proprietario terriero (uno splendido Leonardo di Caprio) che esplode è un chiaro riferimento visivo alla fine della Götterdämmerung con il Walhall invaso dal fuoco purificatore. Fa un po´ specie vedere la vicenda wagneriana associata ad una storia di schiavismo…
Geniaccio, Quentin tarantino, dallo straordinario talento nel mischiare, nel contaminare generi e suggestioni diversissime (la scena dell´attacco del Ku Klux Klan ha per sottofondo il Dies Irae dalla Messa di Requiem di Verdi!!).
Ciao!
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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda DottorMalatesta » ven 14 nov 2014, 19:29

Melancholia di Lars von Trier e Tristan und Isolde di R. Wagner

Visto oggi Melancholia, film del 2011 del regista danese Lars von Trier. Un film dalla profondità disarmante. Un film che intimidente per la complessità della struttura, per la densità della simbologia, per la miriade di riferimenti culturali e per la molteplicità dei piani di lettura. Un film che necessita quindi di una “decodifica” per essere pienamente compreso ed apprezzato. Melancholia non è certo film da popcorn. Non si penetra “Melancholia” senza essere adeguatamete “armati”, così come, peraltro, non si penetra Wagner senza avere “armi” adeguate. Come scriveva Varillon, Wagner è una corazza.
Segnalo Melancholia perché l’appassionato wagneriano riconoscerà nel Tristan und Isolde una delle possibili chiavi di lettura del film. Anzi, direi di più: la conoscenza dell’opera di Wagner è la via maestra per arrivare al “cuore” del film. Melancholia (il cui unico riferimento “esplicito” all’opera wagneriana sta nella scelta della musica: la trama – almeno a prima vista – non c’entra davvero nulla col TuI) è una delle realizzazioni più compiute del senso profondo del Tristan und Isolde. Questo film è una rivelazione, un rimuovere il velo di ciò che è superfluo (in fondo, anche la trama dell’opera e del film nel loro essere mero “accidente”) per accedere direttamente a ciò che sta in profondità, ciò che sta sotto (“la sub-stantia”, l’essenza). La sorpresa, per l’appassionato wagneriano, consiste nella “ri-velazione” che, al di sotto della ovvia diversità degli “accidenti” (la trama, il diverso genere espressivo, il diverso linguaggio), la sostanza di Melancholia e di Tristan und Isolde è la medesima. L’opera di Wagner aiuta a comprendere il film e il film aiuta a comprendere l’opera di Wagner.
Notevole. Davvero notevole.

Ecco l’incipit del film (“prologo”):


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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda pbagnoli » ven 14 nov 2014, 23:16

Se hai tempo e voglia, puoi fare qualche esemplificazione?
Io di Lars von Trier conosco solo Dancer in the dark e ancora non ho capito se mi piaccia o no (punterei più sul no...)
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda DottorMalatesta » sab 15 nov 2014, 18:52

Temo che limitarsi a fare degli esempi sarebbe riduttivo. : Hurted :

Comunque oggi navigando sul Web ho trovato questa bella analisi del film (che però non fa alcun riferimento all'opera wagneriana).

http://www.formacinema.it/attachments/a ... LARS%20VON

Avendo tempo e voglia si potrebbe leggere tutto Malinchonia sottolineandone i riferimenti strutturali al Tristan und Isolde: l'uso del colore (la prevalenza del giallo nella prima parte con riferimento al giorno e alla sua convenzionale banalità e la prevalenza del blu nella seconda parte, con riferimento alla realtà profonda e autentica della notte); le due sorelle Justine e Claire (nome che richiama la falsità del "giorno", e il velo della razionalità che ricopre l'essenza profonda del mondo) che rispecchiano il binomio Isolde-Brangane e Tristan-Kurwenal; la relazione Justine/Melancholia modellata sulla relazione Tristan/Isolde; l'identità "fusionale" tra Justine/Melanchonia e quella Tristan/Isolde (il "bagno di luna" di Justine e la Liebesnacht dell'opera wagneriana); l'intuizione (cioè, etimologicamente, l'andare dentro la realtà profonda del reale - "intus-ire") come forma suprema di conoscenza (e preveggenza) in Isolde e Justine (la sola, in tutto il film, a "sapere"); l'immregersi sereno nella palpitante pienezza del respiro del mondo, in una "fine" che non è fine...



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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda vivelaboheme1 » lun 17 nov 2014, 12:03

Von Trier è un immenso ma il suo lavoro "riporta" a Tristano, non è un film d'opera o un'opera in film. E in generale la questione è spinosa: in pratica, direi che ricordo solo mezzi fallimenti o fallimenti totali delle opere in film da me viste nella vita. Con una discussa ma meravigliosa eccezione: il Flauto Magico di Ingmar Bergman. Ma anche in quel caso si trattava sì di film d'opera ma non in senso documentaristico: c'era la riflessione sul pubblico, sul teatro, sulla vita "applicata" all'opera di Mozart. Generalmente trovo terribili le operazioni di opera-documentario: vi riuscì, in parte, Ponnelle con le trasposizioni cinematografiche dei suoi allestimenti di Rossini e Mozart (ma era il grande Ponnelle!) anche se i suoi spettacoli in teatro restano altamente preferibili.
Il Don Giovanni di Losey non m'è mai piaciuto, sia per l'impostazione fuorviante del Don di Raimondi sia per alcune incongruenze visive inammissibili in un film: la Berganza che sembrava la bisnonna di Zerlina era anticinematografica, improponibile. Credo che un tipico disastro sia stato, in tal senso, il Rigoletto-tv di Bellocchio. Il Domingo sbavante dalla bocca sul teleschermo era inquietante, gli altri a grado zero di espressività con l'eccezione, peraltro farsesca, dello Sparafucile del solito Raimondi.
Mi pare ci siano limiti insormontabili: salvo qualche rarissima eccezione (la Verrett era talmente bella e "attrice" da risultar filmabile, in tempi recenti lo sono state Waltraud Meier e la Dessay, lo è Villazon ma non con la bocca in primo piano, "regge" la Netrebko per la bellezza del viso) il primo piano sul cantante è "fisiologicamente" catastrofico, un "horror" di movimenti di bocca ed espressioni di involontaria comicità, plausibilisiime sul palco e viste a distanza in teatro ma improponibili al cinema. Può pure darsi che le trasposizioni d'opera in film abbiano aiutato ad una diffusione (lo dico e non ci credo molto) ma le trovo fondamentalmente fallimentari e inutili, perché opposte e contrarie al genere d'espressione artistica. L'opera vive sulle assi del palcoscenico. Rovesciando la questione, e a riprova, mi lascia altrettanto perplesso, salvo abili eccezioni (una, molto furba, sono i migliori spettacoli della la Fura) la moda delle proiezioni video negli spettacoli d'opera, spesso fortemente anti-teatrali. Due arti, a mio avviso, fondamentalmente inconciliabili.

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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda DottorMalatesta » mar 18 nov 2014, 14:50

vivelaboheme1 ha scritto:Von Trier è un immenso ma il suo lavoro "riporta" a Tristano, non è un film d'opera o un'opera in film.


E’ esattamente così: Melanchonia non parla di Tristan und Isolde, e tuttavia Melancholia sa di Tristan und Isolde, come di un profumo intenso che non puoi fare a meno di continuare a percepire dall’inizio alla fine del film. Per questo ho ritenuto opportuno segnalarlo su un forum dedicato all’opera lirica. A suo modo, Melancholia rappresenta una sorta di “terza via” (per quanto estrema) rispetto al film d’opera (come il Rigoletto di Miller) e all’opera filmata (come il Barbiere di Ponnelle).

Il Don Giovanni di Losey non m'è mai piaciuto, sia per l'impostazione fuorviante del Don di Raimondi sia per alcune incongruenze visive inammissibili in un film: la Berganza che sembrava la bisnonna di Zerlina era anticinematografica, improponibile.


Vero. :mrgreen: Trovo però che il DG di Losey resti comunque un film d’opera interessante, in cui l’estetismo esasperato non è frivolo e superficiale come, ad esempio, mostrato nel DG di Strehler, ma pervaso di angoscia e di morte. Il DG di Raimondi è un cadavere che si imbelletta per nascondere agli altri e a se stesso il puzzo di morte. E poi resta un film visivamente bellissimo grazie ad una fotografia strepitosa: la scelta di mostrare le ville palladiane emergere dalla nebbia della notte, il finale ambientato tra il fuoco e il fumo delle vetrerie di Murano… Da veneto (ancorché "trapiantato" al nord :roll: ) riconosco a Losey di essere riuscito a cogliere, come raramente mi è capitato di osservare, l’essenza della laguna veneta e di Venezia, quel misto inscindibile di bellezza lancinante che, come una rosa recisa, sembra sempre vivere il suo ultimo giorno.

Sempre affascinanti i rapporti tra film e opera. Agli albori della cinematografia, il film “imitava” il linguaggio e le convenzioni dell’opera. Si pensi, ad esempio, alla suddivisione “musicale” di Nosferatu di Murnau). Molti primi film si rifacevano alla trama di opere popolari (tanto per dire, uno dei primi cortometraggi riportava sullo schermo la vicenda della “Dama delle camelie”). I primi filmati di Melies utilizzavano scenografie dismesse di spettacoli d’opera. La stessa recitazione enfatica delle prime dive del muto si rifaceva con tutta probabilità agli stilemi gestuali dell’opera (interessanti un confronto tra i primi film del muto e le fotografie di alcune dive dell’opera).
Col passare del tempo, il cinema si è distanziato sempre più dall’opera, costituendosi come genere con una identità propria, un proprio linguaggio, delle convenzioni proprie. Ora, paradossalmente, è l’opera a rifarsi più o meno esplicitamente al linguaggio del cinema. Negli ultimi anni capita ad esempio di assistere a spettacoli operistici improntati ad un iperrealismo di stampo cinematografico (uno per tutti l’Onegin con la regia della Warner al Met). Ma sono molti gli esempi di registi d’opera che si rifanno al linguaggio e agli stilemi visivi o tecnici di grandi registi del cinema. Quanto devono gli spettacoli di Herheim alle atmosfere del cinema espressionista nordico (da Dreyer a Bergman)? Quanto gli spettacoli gelidamente perfetti (ed angosciosamente oppressivi) di Cerniakov al Kubrick di Full Metal Jacket? Quanto gli spettacoli “pulp” di Bieito alle opere di Almodovar? E si potrebbe continuare a lungo…

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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda DottorMalatesta » mer 29 apr 2015, 10:40

Segnalo che nel film “Avengers: age of Ulton”, Hulk fa training autogeno ascoltando “Casta Diva” cantata da Maria Callas…
:shock: :mrgreen: 8)
Una terapia da raccomandare!

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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda Sibly » dom 10 gen 2016, 11:50

Oggi non saprei, ma da appassionata di vecchio cinema, ignoro i confini temporali - quelli della plausibilità non sono in questione, visto che tutto il thread è basato su fantasticherie e ipotesi- e butto lì:
Wozzek diretto da Murnau. Muto, con rendition al piano
Aida nelle mani di Billy Wilder - approccio disincantato, Radames giovane ambizioso pronto a sposare la figlia del capo per la carriera ma con imprevisto sentimentale e intrigo internazionale di contorno. Tutti tradiscono tutti e finisce a schifìo.
Turandot secondo Fritz Lang
Don Carlo e pastoni tipo Gioconda o Adriana dovrebbero andare di diritto a Douglas Sirk.
E per finire con autori più moderni, Forza del Destino fatta dai Monty Python.
Support bacteria. They're the only culture some people have
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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda DottorMalatesta » dom 10 gen 2016, 13:10

Sibly ha scritto:Turandot secondo Fritz Lang


David Pountney con Gergiev ci è andato molto vicino... : Thumbup :

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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda dollarius@libero.it » mer 20 gen 2016, 17:55

Recentemente ho provato a cercare una sala cinematografica che trasmetta la stagione del Metropolitan NY 2016. Forse io saro' imbranata, ma e' possibile che in Italia ci siano solo tre cinema che lo fanno? Bolzano, Pisa e Trieste. Io non ne trovo altri. Nulla nella zona di Milano. Cioe', voglio dire, Checco Zalone sara' anche bravissimo, ma a lui si danno un miliardo di sale e all'opera solo tre? Dimostratemi che sto sbagliando, ve ne prego..... : Andry :
baci baci
Irina
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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda DocFlipperino » gio 21 gen 2016, 11:06

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è in arresto. sì! all'ottavo piano....
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Re: L'Opera e il Cinema

Messaggioda dollarius@libero.it » gio 21 gen 2016, 11:20

Dove la trovasti? Io ho trovato solo:

http://www.metopera.org/Season/In-Cinem ... er-Finder/

Boh.......mi auguro abbia ragione tu. Provo a fare qualche telefonata.
baci baci
Irina
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