Sceneggiato TV

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: Sceneggiato TV

Messaggioda vivelaboheme » mar 25 set 2012, 18:09

La domanda ha indubbiamente senso, anche se ti dirò che, per lungo tempo, ho avuto per i DVD di opera (e ancor più per quelli sui concerti) lo stesso sentimento di freddezza che, se non ricordo male, era stato professato da un grande direttore d'orchestra scomparso (non avverso al disco, visto che ha inciso parecchio) quale Carlo Maria Giulini. Ti confesso che, più avanzo negli anni, più amo l'ascolto (e la visione) dal vivo... e tendenzialmente meno le registrazioni, audio o video. Ovviamente, prendi il tutto con molto beneficio d'inventario: il DVD è, oggi, preziosissimo, non mi sognerei di negarlo ed è altrettanto ovvio che non si può trascorrere la vita saltando da un teatro all'altro.


Invece, DVD a parte, sulla attuale tv - di Stato o privata che sia - confermo tutto. Felice di non avere il televisore e di ridurre al minimo (certo, è più dura salvarsi da certi quotidiani generalisti, e spesso generici, anche quando parlano di opera o musica cosiddetta "colta" ) la presenza di volti e terminologie e mentalità "televisive" nella mia vita.


marco vizzardelli
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Re: Sceneggiato TV

Messaggioda Luca » mar 25 set 2012, 19:27

Non ho visto volutamente lo sceneggiato su Caruso, ma non mi meraviglio dei pareri negativi emersi se si considera il precedente imperniato su Puccini.... Povera Italia: stessa RAI con perle culturali alla mercé del danaro e della logica che ci sta sotto e non dei veri valori. Invece che simili operazioni da vedere mi viene voglia di riascoltare il vecchio varietà radiofonico I Malalingua con L. Salce e B. Valori che facevano la parodia di Hit Parade. Almeno si rideva 'castigando mores'.

Saluti, Luca.
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Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda Milady » mar 25 set 2012, 22:02

Carissimi amici,
ho visto solo un pezzetto della prima puntata della fiction il cui titolo è già emblematico.
Taccio sui vari srafalcioni biografici, giustificati - si fa per dire -nei titoli di coda...Ormai sono un must , sebbene la realtà superi sempre , immancabilmente, le inamene pensate degli sceneggiatori...
La love story tra la Giachetti e Caruso mi interessava poco o nulla , volevo invece ascoltare tanta musica lirica : che ingenua creaturina !
Sono infatti rimasta a bocca asciutta o quasi.

Del tutto ignorantona di nozioni tecnologiche, voglio rivolgere a chi ha le giuste competenze il seguente quesito:
perché non farci ascoltare la vera voce di Caruso, magari rimasterizzata ?( si dice così?)
Posso capire che ai tempi del vecchio film "Il grande Caruso " con Mario Lanza - che comunque aveva una signora voce - non fosse possibile , ma ora ?

Non voglio fare la parte dell'infame che spara sulla Croce Rossa , ma tra Caruso e Terranova . c'è una grossa differenza...e qui mi fermo.
Le giustificazioni addotte da Terranova in una intervista non mi hanno convinto .

Torno a ripetermi : quali ostacoli tecnici ci possono essere stati per non farci ascoltare le incisioni di Caruso ?
Vi ringrazio anticipatamente e ringrazio di cuori i soccorrevoli amici (Pietrone. Mat e Maugham) che mi hanno riinsegnato a postare un nuovoiargomento.
Grazie ancora e buona notte
da Milady
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Re: Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda Milady » mer 26 set 2012, 23:31

E IO INSISTO : NELLA SUDDETTA FICTION (BRUTTARELLA ASSAIE) SI POTEVANO USARE LE INCISIONI DI CARUSO?
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Re: Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda Enrico » gio 27 set 2012, 0:58

Ho già scritto le mie impressioni sulla fiction "bruttarella" nella discussione sugli sceneggiati TV.
Probabilmente si voleva anche far pubblicità a Terranova, oltre che alle "dive" che lo affiancavano: non sarebbe servito un attore-tenore se si fosse deciso di utilizzare le registrazioni del vero Caruso. D'altra parte utilizzando nuove registrazioni ci guadagnano un po' tutti: tenore, orchestra, direttore, ed eventuali autori degli arrangiamenti o delle musiche nuove (come l'orrida canzone usata come sigla finale).
Tanti anni fa mi è capitato di sentire nei titoli di coda di un film (non ricordo che cosa fosse) una canzone napoletana (forse Fenesta che lucive?). Avevo l'impressione che fosse cantata da una voce nota, ma non riuscivo a riconoscerla: alla fine una scritta spiegava che si trattava della voce di Caruso appositamente restaurata e rielaborata, probabilmente anche con l'aggiunta di un'orchestra moderna (cosa che è stata tentata più volte, con risultati a volte accettabili ma il più delle volte penalizzanti per la voce).
I primi dischi di Caruso, soprattutto quelli italiani, ma anche quelli americani del 1904-1905 presentano quasi sempre molti rumori e molto fruscio, anche se la voce ne esce abbastanza limpida e naturale. Quelli incisi in America dal 1906 al 1920 sono per la maggior parte molto ben riusciti, anche se non c'è quasi mai una vera orchestra sinfonica, sostituita quasi sempre da formazioni più ridotte composte soprattutto da strumenti a fiato, con qualche rara presenza di archi o di altri strumenti.
Sarebbe stato sicuramente possibile utilizzare i dischi di Caruso nel momento in cui nella fiction veniva effettivamente messo sul piatto del grammofono un disco: ma a quel punto la differenza con le registrazioni di Terranova sarebbe stata troppo evidente (a vantaggio di Caruso, naturalmente). Nel momento in cui bisognava invece far vedere Caruso che cantava dal vivo sarebbe stato invece possibile l'utilizzo di sue registrazioni più o meno rielaborate elettronicamente (elimini i rumori, regoli le frequenze alte o basse a piacimento, correggi eventuali problemi di volume, aggiungi un po' di riverbero o qualche strumento mancante...), che sarebbero suonate un po' innaturali alle orecchie degli esperti conoscitori della vera voce del tenore, ma pur essendo artificialmente "falsate" avrebbero comunque dato un'idea al pubblico televisivo del suo modo di cantare e del suo stile.
Ma a quel punto, come dicevo prima, sarebbe stata perfettamente inutile la presenza di Terranova.

Ecco, per esempio, la "furtiva lacrima" del 1904 rielaborata nel 2002 con l'orchestra della radio di Vienna. Sono sempre stato un "carusiano" e preferisco certamente l'originale: ma anche questa versione, in un prodotto televisivo, avrebbe fatto la sua bella figura:
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Re: Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda Enrico » gio 27 set 2012, 20:04

Ecco tutto intero, sempre dal "tubo", il film muto "My Cousin", del 1918, nel quale Enrico Caruso interpreta due personaggi, il famoso tenore e il cugino povero. Si apre con alcune immagini di Caruso in costume, e intorno al quindicesimo minuto contiene alcune scene dei Pagliacci filmate nel vecchio Metropolitan.
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Re: Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda MatMarazzi » gio 27 set 2012, 22:38

Enrico ha scritto:Ecco, per esempio, la "furtiva lacrima" del 1904 rielaborata nel 2002 con l'orchestra della radio di Vienna. Sono sempre stato un "carusiano" e preferisco certamente l'originale: ma anche questa versione, in un prodotto televisivo, avrebbe fatto la sua bella figura:


Hai ragione, questa versione fa il suo figurone; è emozionantissima.
E tuttavia - chiedo a te che sei espertissimo - non credi che i tecnici siano andati oltre all'aggiunta dell'orchestra?
Non ti pare impossibile che un 78 giri possa durare quasi sei minuti?
Io ho il sospetto che abbiano dilatato l'incisione originale di Caruso, per farla aderire ai tempi dell'orchestra.
E questo sarebbe gravissimo, per me.

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Re: Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda Enrico » ven 28 set 2012, 0:58

MatMarazzi ha scritto: non credi che i tecnici siano andati oltre all'aggiunta dell'orchestra?
Non ti pare impossibile che un 78 giri possa durare quasi sei minuti?
Io ho il sospetto che abbiano dilatato l'incisione originale di Caruso, per farla aderire ai tempi dell'orchestra.
E questo sarebbe gravissimo, per me.


Prof, mi fai queste domande difficili...

La registrazione, come dicevo, è quella del 1904, 1° febbraio: si tratta della prima sessione di registrazioni americane per la Victor, in tutto dieci dischi tra i migliori di Caruso. I tecnici non hanno manipolato i tempi, perché in realtà l'aria era stata incisa in due dischi distinti: la prima matrice (B-996-1) finiva con "m'ama, sì m'ama, lo vedo"; la seconda (C-996-1) conteneva la seconda strofa ("Un solo istante i palpiti"). Forse è solo un po' più lenta l'introduzione orchestrale che sostituisce quella del solo pianoforte, e in aggiunta c'è la coda strumentale assente nell'originale. Per il resto il riversamento mi sembra abbastanza fedele: la voce è un po' più chiara, un po' più "sottile" di come appaia nel riversamento in cd della RCA, che è tratto, dicono, direttamente dalle matrici originali metalliche (non che questo assicuri la fedeltà assoluta: ho già detto altrove come uno stesso pezzo mi sembri rimasterizzato in maniera diversa nella seconda stampa della RCA dei cd "The Complete Caruso", a meno che non sia preso da una diversa matrice).
Ho l'impressione, da sempre, che la seconda strofa sia attaccata dall'ignoto pianista su un tempo lievissimametnte più lento di quello iniziale. Un orecchio allenato noterà nella seconda parte anche una leggerissima differenza di sonorità, e anche un fruscio un po' diverso. In alcuni LP era stata ripubblicata soltanto la prima parte.

Nel "lifting" moderno viennese la difficoltà maggiore del direttore e dell'orchestra è stata piuttosto, per molti brani, quella di assecondare i tempi e i rubati personalissimi di Caruso, rubati evidentissimi anche nelle registrazioni con orchestra (e lì si vede anche la bravura degli strumentisti dell'epoca e dei direttori, che per lo più erano Walter B.Rogers almeno fino al 1915 circa, Josef Pasternack nella maggior parte delle registrazioni del periodo 1918-20, e qualche volta, se c'era il coro del Metropolitan, Giulio Setti, fidato collaboratore di Toscanini).

Tornando alla Furtiva lagrima, si tratta, come sappiamo, di uno dei "cavalli di battaglia" di Caruso, ma anche di un pezzo che deve aver creato diversi problemi in sede di registrazione proprio a causa della ridotta durata dei dischi.

Le incisioni pubblicate sono quattro, e ascoltarle tutte in successione è molto interessante: la prima è addirittura dell'11 aprile 1902, primo giorno in cui Fred Gaisberg mise Caruso davanti alle apparecchiature di registrazione in una sala del Grand Hotel di Milano (poi il successo commerciale del primo esperimento convinse anche altri cantanti, più famosi, ad avvicinarsi alle "macchine parlanti": la prima volta di De Lucia è nel novembre 1902, quella di Tamagno nel 1903...).

La prima incisione, in effetti, è cantata molto più velocemente rispetto a quella successiva, e raggiunge all'incirca la stessa durata di "Celeste Aida" (3'14'' / 3'16'':gli altri dischi dello stesso giorno sono tutti più brevi): l'introduzione è del tutto eliminata, si comincia con gli arpeggi del pianoforte ed entra subito la voce solista (molto limpida, e piuttosto chiara). Notare che nella conclusione Caruso dice "Di più non chiedo... Oh no morir d'amor".
Il pianista, costretto a "correre" dietro al disco e dietro al cantante, era Salvatore Cottone. Per guadagnare tempo, al minuto 1' 20'', si anticipa l'attacco di "Un solo istante", tagliando gli arpeggi tra prima e seconda strofa.

La seconda, che purtroppo non trovo sul "tubo", è del 19 aprile 1903, realizzata credo ancora in Italia per la Zonophone, non so se su disco o su cilindro (matr.1552, pianista non indicato). Raggiunge i 3'28'' perché si apre con lla voce (suppongo dello stesso Caruso) che annuncia "Elisir d'amore, Una furtiva lagrima". Questa volta gli arpeggi intermedi non vengono eliminati, ma Caruso indugia esageratamente su lo vedo, costringendo poi lo sventurato pianista a una corsa contro il tempo. Fruscio e rumori danno l'impressione che il povero tenore stesse cantando, sempre splendidamente, in mezzo a un uragano...

La terza è quella del 1904 di cui parlavo prima. L'uso di due matrici, evidentemente, rappresentava la migliore soluzione possibile e permetteva finalmente al tenore di fare liberamente le sue scelte di respiro e di fraseggio.

La quarta, del 1911, presenta l'introduzione regolarmente eseguita dal fagotto, sopra gli strani pizzicati degli archi. La voce è molto più scura (c'era stata anche, nel 1909, la famosa operazione alla gola); "M'ama, sì, m'ama" è un'esplosione, e la smorzatura successiva riesce bene ma appare raggiunta con una certa artificiosità: non direi che ci sia stato un cambio di "baricentro" perché in generale gli acuti vengono raggiunti con una sicurezza che nelle prime registrazioni non c'era.
Anche questa volta il pezzo occupa una sola facciata (matr. C-996-2), ma i dischi potevano già superare i quattro minuti e mezzo. Il direttore non è indicato. Anche qui la conclusione è "oh no, morir... ah, no, morir d'amor".

Quest'ultimo disco ci fa comprendere quanto fosse difficile registrare con fedeltà i suoni strumentali: Caruso cantava in una specie di imbuto quadrato, collegato alle macchine nascoste dietro una tenda; e i musicisti si disponevano su sgabelli di varia altezza e a varie distanze in fondo alla sala: si provava incidendo su cera e si facevano spostare i vari strumenti per ottenere la sonorità, ed evidentemente l'interpretazione era pensata in funzione del disco: più che suoni "fedeli" (bastava che fosse fedele la voce) si cercavano credo suoni che risultassero "morbidi" e gradevoli all'ascolto domestico.
Può essere interessante sapere che nella stessa seduta Caruso incise la canzone napoletana "Canta pe' mme", poi "Io non ho che una povera stanzetta" dalla Bohéme di Leoncavallo, e infine "Le minacce, i fieri accenti" con Pasquale Amato.

Prima incisione (Gramophone & Typewriter, matr.1786), Milano, 11 aprile 1902


Terza incisione (in due matrici), 1°febbraio 1904, pianista non indicato.


Quarta incisione (Camden, New Jersey, 26 novembre 1911)
Enrico B.
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Re: Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda Milady » ven 28 set 2012, 14:40

Enrico, GRAZIE!GRAZIE DI CUORE!
Anche io sono una fan di Caruso.
Come posso ricambiare i tuoi due magnifici doni? E quelli successivi?
Posso solo pescare nel polveroso baule dei miei ricordi.
Sfocati , perché il tempo passato è davvero tanto...
I primi risalgono a pochi anni dopo la fine seconda guerra mondiale , me bambina.
Anche il mio mitico nonno - classe 1890-era un fan accanito di Caruso.
Centesimino dietro centesimino ,si era comprato piano piano un fonografo a manovella - tipo, penso, quello della Voce del Padrone, immortalato dalla famosa immagine del cagnolino Nipper -oggetto considerato dalla nonna -Savonarola in gonnella - un autentico sperpero , degno di fiera riprovazione e di finire al rogo delle cose vane, causa le non certo grasse entrate di un operaio metalmeccanico. (Preferibile, comunque , alla fin di tutti i salmi, la nonna ammetteva,al gioco a carte e alle soste all'osteria .Infatti , finito l'orario di lavoro all'officina, o in bottega,in Oltrarno era allora d'obbligo la cosiddetta "visita delle sette chiese " , eufemismo per le bettole -oggi wine bar- che, passata la porta a San Frediano, segnavano la via del ritorno a casa.
Il nonno , per poter assecondare la sua passione per l'opera , si limitava all' essenziale di questa prassi liturgica, diciamo così).
Incurante delle libecciate e delle risciacquate della mogliera - "Tu hai le mani bucate ! Lussaiolo (sic!) ! Sì, vergognoso , sei un lussaiolo , a buttar via i tuoi pochi quattrini per codesto aggeggio !"- e ,testardo come un mulo, via via aveva accantonato accanitamente i soldini necessari , mettendo su anche una bella collezione di dischi, poi andata perduta non so come , e allora assai rinomata presso i numerosi eroinomelomani.
Star assoluta della collezione :Enrico Caruso.
Tornato dal lavoro -durissimo- e fatta alla svelta la non pia visita, prendeva molto spesso con somma cura , tipo il Santissimo, il suo grammofono, lo sistemava su un tavolinetto ,apriva la porta che dava sull'orticello spelacchiato e , girata la manovella, ascoltava i suoi dischi preferiti a tutto volume. Il punto migliore per l'ascolto erano i primi gradini della ripida scala che portava appunto nell'orticello.
Mi portava con sè , sempre adducendo la necessità di una mia sana educazione musicale.
Spesso veniva con lui , col fiasco di Chianti stretto al cuore, -"il vino ammazza il microbo"- un suo amico vecchissimo .(E vecchissimo lo era davvero, non era l'impressione sballata dei bambini che affibbiano la patente di vecchio anche a chi ha anche solo pochi anni più di loro)
Questo vecchione . di pessimo carattere, da giovane era emigrato , senza fare nessuna fortuna- in America .
Aveva fatto tutti i mestierucci possibili ed immaginabili : aveva anche lavorucchiato come figurante e ragazzo di fatica al Metropolitan.
Aveva ascoltato tutti i massimi cantanti dell'epoca e, nei suoi laconici Giudizi ,- con la G maiuscola tipo Giudizio Universale- era ancora più spietato di mio nonno, il che è tutto dire .
Il nonno mi faceva notare tutte le prodezze e le raffinatezze vocali di Caruso, dalla voce "rotonda e da uomo " .
Nei Pagliacci ,il nonno sentenziava che Caruso non aveva la "voce da becco", e , ad es., come Nemorino , non era "il solito scemo di guerra o il grullo del paese ", ma,"senza essere una cima", aveva "le palle " . Sic.
Anche io ricordo benissimo la magia e il fascino irresistibile di quella voce sontuosa.
L'altro tenore da lui preferito era Bijorling , dalla voce di "puro argento" , ma virile.
("Poeraccio, lo svedese era proprio un briahone,- diceva scuotendo la testa l'amico del nonno-, era sempre in cesta , e vai a sapere perché : aveva gli acuti facilissimi ).
Pur apprezzandone la strepitosa tecnica il nonno non amava i grandi eredi della tradizione ottocentesca , troppo "mielosi" o "piagnucolosi", miagolanti come " gatti in amore", o, peggio ancora , con la voce "a Caterina ",vecchissimo detto già allora e di agevole interpretazione.
L' amico ,mentre il vino nel fiasco diminuiva, ascoltava in silenzio e alla fine , implacabile ,sbottava : "Sì, sì, codesto tuo aggeggio è una gran bella cosa, ma, alla fin fine , son soldi buttati via , perchè 'un rende per nulla bene l'idea della vera voce di Caruso e degli altri cantanti boni. Io li ho sentiti con queste mie orecchie ed era tutta un'altra cosa".
Risposta , risentita del nonno " Da' retta , nano, io non c'ho l' eà di Matusalemme come te e un potevo mica pigliare i 'bbiglietto p'e' l' America."
Mi sono sempre rimasti in mente quei pomeriggi, con la luce che piano piano cedeva al rosso del tramonto, io che sbocconcellavo la merenda ( pane e olio o pane e marmellata ) col gatto
Nannone in collo , un pacifico e grasso soriano e quella voce ammaliante che si spandeva prepotentemente nell'aria..
Bocciate senza pietà erano le soprano, soprattutto quelle di coloratura.
"Abbaiano come la Tittina " , mitica cagnetta volpina di casa, nervosissima, pugnace , e pronta ad abbaiare in toni sopracuti per un nonnulla.
Col senno di poi riconosco che mi affascinavano la carnalità e la passionalità della voce di Caruso, mai sopra le righe e tecnicamente attrezzatissima.
Poi il vecchio grammofono dovette cedere il passo ad aggeggi più evoluti ed alla radio:penso ai famosi Concerti della Martini e Rossi del lunedì sera, ascoltati in religioso silenzio.
Ah , dimenticavo: pur non amando il cinema, il nonno andò a vedere "Il grande Caruso" con Mario Lanza,che si beccò una solenne bocciatura : " Bocia sempre.Bocia troppo".
Scusatemi e buon pomeriggio
da Milady
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Re: Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda MatMarazzi » ven 28 set 2012, 15:24

Enrico ha scritto:Prof, mi fai queste domande difficili...


E per fortuna che il prof sarei io...
Non ho parole per ringraziarti a mia volta per questo saggio illuminante.
Fra l'altro hai risposto perfettamente alla mia domanda.
Non mi sembrava possibile, dati i tempi stretti di un 78 giri, che Caruso si prendesse così tanta calma nell'assaporare indugi e rubati.
D'altronde (non essendo un carusiano come te) mai avrei immaginato che nel 1904 Caruso si prendesse l'agio di incidere le due strofe di una stessa aria ...su due facciate diverse.
Credo che sia un qualcosa di eccezionale... Non mi risulta (anche se ci sarà) un altro caso come questo.
Spesso poteva succedere che si incidesse il cantabile da una parte e la cabaletta dall'altra. Ci sono casi in cui (ad esempio in arie nettamente bipartite come "Bel Raggio lusinghier") il cantante suddivideva l'aria.
Con Wagner (vedi il Liebestod o l'addio di Wotan) il "taglio" era quasi scontato.
Ma che un cantante, incidendo una stessa aria, ne piazzasse una strofa in una prima facciata e l'altra in una seconda, davvero non lo immaginavo.
Questo rende quest'incisioni doppiamente, anzi triplamente interessante... e dimostra quanta finezza, che vastità di andamento e che profondo senso ritmico Caruso fosse costretto a sacrificare - di norma - agli angusti limiti del 78 giri.

Un ringraziamento sentito anche per la successione degli ascolti: direi che, anche senza lifting, la versione del 1904 sbaraglia le altre, proprio per questa libertà ritmica che si fa sostanza espressiva.
Piuttosto, Enrico, mi piacerebbe chiederti se queste tue enciclopediche competenze a proposito del 78 giri sono limitate a Caruso o anche ad altri divi/e dell'epoca?
Sarebbe bello infatti usare il forum per approfondire altri nomi mitici dell'incisione acustica; il Web italiano trascura molto la storia del canto del primo '900; nessuno ne parla ed è un grandissimo peccato.
O per lo meno, lo è per me che invece idolatro quell'epoca e quei cantanti.

Rvolgo un applauso caloroso anche al racconto di Milady.
E' uno spaccato vividissimo di cosa abbia rappresentato il disco per l'appassionato del primo Novecento. Quante cose diamo per scontate oggi...
Comunque anche io avevo una nonna (bolognese doc) assatanata d'opera; nel suo caso però era una passione indiretta, ereditata dal padre (padrone di una Macelleria in via Mazzini, dove - fra il 1890 e il 1920 - si parlava quasi più di voci che di carne). In casa loro il tenore Ettore Bergamaschi era praticamente un famiglio. Voci maligne (ma insistenti) narrano persino di una storiaccia fra lui e una zia di mia nonna: Bianca.
Dopo ogni cena, Bergamaschi cantava in salotto l'aria del Piccolo Marat (accompagnato al piano dalla zia Bianca di cui sopra) esibendosi tutte le volte anche nel salto "a piè pari" sullo sgabello, richiesto dal libretto.
A me l'idea di questo tenorone alto un metro e novanta che salta a piè pari su uno sgabello in un salotto durante un concerto... è sempre piaciuta moltissimo.

Salutoni,
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Re: Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda DottorMalatesta » ven 28 set 2012, 16:17

Enrico, sei grande!!!!
8) 8) 8)

Ciao,
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Re: Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda Enrico » ven 28 set 2012, 20:24

Grazie Dottore, e lode a Milady per il suo racconto.

MatMarazzi ha scritto:Piuttosto, Enrico, mi piacerebbe chiederti se queste tue enciclopediche competenze a proposito del 78 giri sono limitate a Caruso o anche ad altri divi/e dell'epoca?


Di Caruso, che avevo cominciato a conoscere a partire da quattro LP di mio padre, ho tutte le registrazioni (in cd) da quando avevo 16 anni, e molte le ho ascoltate decine e decine di volte. Le ho anche ascoltate tutte in ordine cronologico almeno due o tre volte. E il libretto allegato ai dischi nell'edizione RCA/Bmg contiene molte utili informazioni.

Ho pochissimi veri 78 giri, alcuni acustici e alcuni elettrici (famose registrazioni di Gigli, un "Cortigiani" di De Luca, qualcosa della Pagliughi, "Pescator affonda l'esca" di Stracciari -disco inciso solo da un lato - e poco altro). L'unico originale di Caruso l' ho ascoltato anni fa a casa di un amico (Vesti la giubba del 1907) e mi è servito a rendermi conto della sostanziale affidabilità dei riversamenti in cd della Rca.

Tra i cd invece, anche se non li ho tutti a portata di mano, ci sono tantissimi cantanti del tempo che fu, perché quando ho cominciato a comprare cd era facile trovare riversamenti di vecchie registrazioni (opere complete e recital) in vari negozi piccoli o grandi, e le etichette che proponevano registrazioni storiche erano tante: LV, Nimbus, Bongiovanni, Pearl e via dicendo. E così ci sono Tamagno e la Muzio e la Toti, la Galli Curci e la Tetrazzini, la Galvany e la Melba (nei 7 cd Naxos), Titta Ruffo, Battistini, De Luca, tutto Gigli, Martinelli, Pertile, McCormack, Lauri-Volpi, Paoli, Gilion, Schipa, Anselmi, Bonci e De Lucia (anche questi ascoltati un numero infinito di volte), Zenatello, Fleta, Amato, De Muro, Taccani, Pasero, Pinza, Chaliaplin e altri vari: come dicevo non li ho tutti qui con me in questo momento, ma già solo i tenori occupavano uno scaffale intero. E sono sempre stato attento alle date di registrazione, che ricordo facilmente, e ad altri vari dettagli (qualche volta per cercare, anche solo ipoteticamente, di ricostruire le informazioni mancanti: è possibile, per esempio, che se in alcuni dischi incisi da un cantante venga indicato un tal direttore, il direttore possa essere lo stesso nei dischi di altro cantante realizzati nello stesso giorno e nello stesso luogo? forse sì...).

Riprendendo il discorso delle due facciate utilizzate per la Furtiva lacrima, ti dirò che non so se fossero state entrambe pubblicate e messe in commercio (dovremmo chiederci se esistessero già i dischi a doppia facciata).
In effetti alcune altre arie sono state incise in versione abbreviata (per esempio Cielo e mar, presentata in tre registrazioni dal 1902 al 1910).

Nel 1909 abbiamo il caso un po' curioso del famoso duetto finale di Aida inciso da Caruso con la Gadski: il 6 novembre i due cantarono soltanto "O terra addio", e tornarono il giorno dopo per incidere anche "La fatal pietra": così, anche se mancano Amneris e il coro, il pezzo è praticamente completo.

Ho qualche sospetto sull'aria della Forza del destino incisa sempre il 6 novembre 1909: riespetto agli altri dischi dello stesso giorno la voce suona un po' diversa, più tagliente, più acuta, un po' più nasale: il recitativo comincia con "Della natal sua terra...", tutto il disco dura 3 minuti e 53 secondi. Evidentemente anche qui il taglio era necessario per contenere il tutto in una sola facciata, ma non vorrei che Caruso avesse in realtà cantato in tonalità più bassa e un po' più lentamente, per evitare di correre col timore che il disco finisse troppo presto: trucchetto che sicuramente è da escludere per la quasi totalità dei suoi dischi, ma qui, come ho detto, la voce appare un po' innaturale.

Il Miserere del Trovatore con Frances Alda fu inciso il 27 novembre 1909, ma 6 gennaio del 1910 fu rifatto con l'aggiunta del Coro del Metropolitan (anche se i coristi sembrano al massimo una mezza dozzina...), e quest'ultima versione sembrerebbe in realtà corrispondere alla terza matrice utilizzata.
Il numerino accanto alla matrice di solito indica il numero di riprese fatte fino ad ottenere un risultato soddisfacente, nello stesso giorno o in giorni diversi: si può scoprire che tra il 1917 e il 1920 alcuni pezzi furono ripetuti fino a sei volte, prima di arrivare all'incisione definitiva. E, per quel che ne sappiamo, i dischi di cui non si era soddisfatti venivano distrutti (anche se di alcune arie o canzoni esistono a volte due versioni incise nello stesso giorno).

In più matrici troviamo alcuni estratti dal Faust di Gounod sempre del gennaio 1910, oppure altri pezzi d'assieme o duetti, come "Già i sacerdoti adunansi" con la Homer o "Le minacce" con Amato. A proprosito di Amato: c'è anche lo stesso duetto inciso per la Fonotipia nel 1909 con Giuseppe Taccani, sempre in due pezzi.

"Ella mi fu rapita" e "Parmi veder le lagrime" stanno invece comodamente in una sola facciata, nel 1913, senza l'introduzione orchestrale. Bonci invece utilizza due facciate senza rinunciare all'introduzione (come faceva, credo, anche Schipa nella sua pirma incisione di questo pezzo - ed essendo il più lento fra i tre, rinunciava alla cadenza finale). Tra i dischi di De Lucia se ne trovano alcuni che raggiungono i cinque minuti: ma questo avviene perché quasi sicuramente venivano fatti girare più lentamente in sede di incisione per "giocare" con le tonalità.

Non ricordo invece come possano aver fatto Alessandro Bonci e Giuseppe Anselmi a incidere per intero recitativo e aria dalla Luisa Miller o, nel caso di Anselmi, anche Cielo e mar, e ora non posso controllare. Sicuramente entrambi cantavano "Tombe degli avi miei" e "Fra poco a me ricovero" per intero, utilizzando ancora una volta due dischi. Quando invece si incidevano arie e cabalette forse i danni erano maggiori: l'esempio che mi viene in mente è quello della Ponselle che, volendo far entrare in due facciate la sua Norma (recitativo, aria e cabaletta) è costretta a tagliare la seconda strofa dell'aria (anche lei con il coro diretto da Giulio Setti).

Su Caruso penso di poter dire ancora una volta che probabilmente, a parte le primissime registrazioni, non rinunciava tanto facilmente alla sua intepretazione. Una prova fra tante può essere il suo "Se quel guerrier io fossi", lento e grandioso, presente solo nella sesta incisione di Celeste Aida, quella del 1911, che dura circa 4 minuti e 45 secondi. Una certa nervosa rapidità in altri pezzi (penso a "Di' tu se fedele") potrebbe esser dovuta a una eventuale "cura Toscanini" più che ai limiti di durata del disco...

"Ella mi fu rapita" - Alessandro Bonci, 1907


"Ella mi fu rapita" - Enrico Caruso, 1913


"Ella mi fu rapita" - Tito Schipa, 1913
Ultima modifica di Enrico il ven 28 set 2012, 21:22, modificato 3 volte in totale.
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Re: Fiction Ennrico Caruso la voce dell'amore

Messaggioda Enrico » ven 28 set 2012, 20:42

Milady ha scritto: L' amico ,mentre il vino nel fiasco diminuiva, ascoltava in silenzio e alla fine , implacabile ,sbottava : "Sì, sì, codesto tuo aggeggio è una gran bella cosa, ma, alla fin fine , son soldi buttati via , perchè 'un rende per nulla bene l'idea della vera voce di Caruso e degli altri cantanti boni. Io li ho sentiti con queste mie orecchie ed era tutta un'altra cosa".


Il disco della Forza del destino forse può anche aiutarci a spiegare l'insoddisfazione del burbero vecchio: se il disco non veniva fatto girare esattamente alla stessa velocità con cui era stato inciso, la voce risultava diversa: in questo caso più acuta. Come dicevo nel post precedente in quest'aria il suono è già molto "alto" nel riversamento tratto dall'originale disco Victor; in questo video trovato sul tubo, bello perché ci fa vedere il disco sul grammofono, il pezzo dura circa 30 secondi di meno, e quindi risulta ancora più veloce e più acuto.


Qui invece chi ha messo sul grammofono la Furtiva lacrima di Bonci, che dovrebbe risalire al 1912, ha commesso l'errore opposto, ccosì il pezzo dura 30 secondi più del dovuto e la voce, oltre che rallentata, è più bassa: motivo per cui non ho allegato questa registrazione all'intervento di ieri, ma visto che ora torna utile vi faccio notare che i pizzicati degli archi sono sostituiti da arpeggi legati che andrebbero bene per un'aria di Bellini, oltre al fatto che Bonci fa una cadenza tutta sua: nel disco di Caruso invece gli archi rimanevano pizzicati, anche se l'effetto era un po' strano.
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Re: Sceneggiato TV

Messaggioda Chuck » gio 18 ott 2012, 22:48

Per caso su YT mi sono imbattuto in questo video



Una specie di rivisitazione cinematografica del Don Giovanni mozartiano (in inglese) diretta da Kasper Holten con Maltmann, la bella Maria Bengtsson e Mikhail Petrenko.

Qualcuno conosce il film? Dai pochi estratti visibili in rete non sembra imperdibile...boh, magari è geniale, magari una cagata pazzesca.
Certo la traduzione (e non solo) scatena grasse risate.

Ascoltatevi il catalogo: ...but in Espana one thousand and three, one-ou-ou-three! :lol:

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