Rodrigo ha scritto:Purtroppo non conosco il quartetto secondo Toscanini (anche se me ne hanno detto mirabilie).
Forse c'è un malinteso, Rodrigo.
Di Toscanini non c'è solo il quartetto (che è bello, ma non indimenticabile); c'è proprio tutto il quarto atto.
Ci sono momenti talmente terrorizzanti che - visto anche le recenti discussioni su King - potremmo definire Opera-Horror.
La tempesta, col suo ritmo ossessivo e schianti orchestrali allucinanti, è la più spaventosa sequenza horror che ricordi!
E' un tale uomo di teatro, Toscanini, che riesce a rendere la tempesta del Rigoletto più spaventosa di tutto l'Angelo di Fuoco...
A mio modesto avviso l'incisione in questione ha il difetto di rimanere un po' a metà del guado: da un lato ci sono spunti originalissimi come il lavoro di cesello che fa Fisher Dieskau e una tinta generale che sa quasi (esagero) di espressionismo. Dall'altro l'esecuzione è ancora incrostata da acuti interpolati, cadenze e risatazze che poco hanno a che vedere con Verdi e meno ancora con un Verdi per niente edonistico come era certo nelle intenzioni del direttore. Da non credere che indulga in questi effetti un fine stilista come il baritono tedesco...
La prima cosa del Rigoletto di Fischer Dieskau che colpì me quando, più di vent'anni fa, comprai questa incisione è la consapevolezza musicale (parlo soprattutto di ritmo). Abitutato ai grandi Rigoletti nostrani, mi lasciò stupefatto questa capacità di interagire col ritmo da pari a pari, senza lasciarsene semplicemente trascinare, alla bell'e meglio.
Inoltre mi eccitava sentire (per la prima volta in un ruolo "simbolo" del repertorio verdiano) un canto così aperto e colorista, capace di esaltare le parole con preziosismi del tutto inediti e stupefacenti, sia pure a discapito di una linearità tradizionalmente belcantistca.
Questo non vuol dire che ne accettassi in toto l'interpretazione: dal punto di vista strettamente interpretativo, Fischer Dieskau mi pare assai poco persuasivo come Rigoletto (sempre meglio che come Barak, Jochanaan e Barbablu, che a mio gusto rappresentano i vertici in negativo del baritono tedesco).
Quanto a Kubelik... non so che dire! Lo adoro qualsiasi cosa faccia e quindi non sono obbiettivo.
Mi pare che anche in questo Rigoletto tutto sia pensato, tutto abbia un senso... mai più sentito un "piangi fanciulla" costruito con tanta sagacia, tanta tensione, tanto amore.
Le risatacce... gli espressionismi... gli acuti di tradizione... è vero, hai ragione, ma insomma!
Eravamo nel 1963.
E' già molto che abbiano fatto l'opera completa o quasi.
Anche per me Bergonzi è la vera ipoteca di questa incisione, ma anche qui non faccio testo!
Non è e non sarà mai il mio tenore ideale per Verdi!
Quanto a Muti, mi hai messo una gran curiosità di sentirlo.
Salutoni,
Mat