Madama Butterfly (Puccini)

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Re: Mirella Freni

Messaggioda Triboulet » ven 13 ago 2010, 20:37

E a me la Scotto in Manon Lescaut piace però! come te lo spieghi? :D

Sarà perchè la Manon di Puccini la vedo un personaggio "cattivo", antipatico, venale e superficiale, falso e anche, quando autentico, eccessivamente teatrale ("no no non voooooooooglioooooo moorir..." immagina Mimì o Butterfly cantare una roba del genere, improponibile). Solo Tosca si avvicina, anche se la Floria è meno spudorata (e secondo me ha anche più palle in fondo in fondo), sarà per questo che tra le tre registrazioni Freni-Sinopoli (giusto per tornare in topic) Tosca è quella che mi convince di più (e Manon è quella che mi convince meno).
Per il resto sono daccordo.

PS: ah tra l'altro, ma è stato già sottolineato, la Freni-Mimì non mi piace per nulla, e neanche l'incisione così tanto elogiata con Karajan, davvero bozzettistica (proprio come i suoi film!). Uno dei motivi per i quali la gente vede un certo Puccini come compositore ad alto tasso glicemico.
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Re: Madama Butterfly (Puccini)

Messaggioda Luca » ven 13 ago 2010, 21:01

Ringrazio Triboulet per l'apprezzamento e per l'intervista audio che non conoscevo (né conoscevo l'amore della Callas per la geisha pucciniana che ha interpretato a Chicago credo proprio con il 'suo' Di Stefano), ma mi premeva in quella recensione sottolineare la novità della sua proposta in un ruolo "malmenato", anche in buona fede da altre esecutrici del tempo pur vocalmente abbastanza ad hoc.
Seconda considerazione che voglio fare: molti parlano di Tosca quale personaggio pucciniano clou della Callas, ma forse riascoltando questa Butterfly (e ci metterei anche Turandot) l'eroina uscita dalla penna di Sardou passata per il Lucchese in bocca alla Callas, non convince molto: lì davvero ci vedo la Tebaldi perché, in certo senso, Tosca 'pontifica' al contrario di Butterfly che è su un altro linguaggio ed emozioni. Butterfly è molto più frastagliata psicologicamente di Tosca e su di lei pesa un aspetto che Tosca non conosce, ossia la solitudine, come Butterfly - del resto - non conosce la passionalità mediterranea di Tosca.

Saluti, Luca.
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Re: Mirella Freni

Messaggioda Luca » ven 13 ago 2010, 21:14

nella Gioconda la Scotto è semplicemente un ciclone.
E dire che non avrebbe avuto la voce per la parte (specie nel 79). Nondimeno è talmente a suo agio nella dismisura del ruolo, che ci appare di una naturalezza disarmante.
Non c'è vocione che possa starle al paragone.
Forse avrebbe dovuto approfondire i personaggi grandiosi e grotteschi del tardo romanticismo italiano. I personaggi "dusiani" di Boito, della Pantaleoni, di Catalani e Smareglia.
=========================================================================
Giusto Matteo ! La Scotto nel '900 italiano fa un figurone: pensa, oltre che a Francesca, a Silvana della Fiamma di Respighi (se si pensa che l'ha cantata quel monumento di approssimazione che è la tarda Caballé con i suoi suoni indistinti!) e a Fiora dell'Amore dei Tre Re di Montemezzi: avrebbe costituito una grande sorpresa!


Rispondo poi a Pietro: una Butterfly oggi? Forse per rinnovare - in altro modo - la vena innovativa escogitata dalla Callas, propongo questo cast:
M. Butterfly - N. Stemme (credo abbia l'acume di dire qualcosa in più)
Pinkerton - J. Kaufmann (l'ha già inciso, ma in un'edizione così così e soprattutto nata vecchia)
Suzuki - W. Meier (visto che nella discografia figurano assolute primedonne: Cossotto, Ludwig e Berganza, al di là dei giudizi che se ne possono avere)
Sharpless - Bo Shovkus

Orchestra: indicherei quella del Comunale di Firenze
Direzione: S. Ozawa.

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Re: Madama Butterfly (Puccini)

Messaggioda Triboulet » sab 14 ago 2010, 0:01

Io non ci vedo neanche la Tebaldi, ma sono daccordo con te che Tosca (strano ma vero) non è stato uno dei più grandi ruoli della Callas. La sua prima e strombazzata incisione con De Sabata è infinitamente meno interessante di questa Butterfly, sul profilo interpretativo.
La Callas "usava" Tosca (nel senso letterale del termine) per dare sfogo alle sue doti attoriali più esteriori, e fondamentalmente il suo lascito maggiore in quel ruolo è proprio il famigerato video del II atto. Coerentemente deprecava Vissi d'arte (contrariamente a quanto potrebbe fare una primadonna qualsiasi) perchè "fermava la scena", era la scena il suo vero momento di gloria in quell'opera, non l'aria, e forse neanche la musica (che pure affrontava col solito rigore).
E altrettanto coerentemente presentava l'opera come biglietto da visita per promuoversi come "attrice" all'estero (America Latina, USA, Parigi, Londra) o addirittura alla tv (vedi lo stralcio con London e Mitropoulos del '56, piuttosto che i secondi atti del '58 e del '64).
Turandot, cantata all'inizio della carriera più che altro per dovere, fu interamente ristudiata per l'incisione con Serafin (straordinario). La Callas insiste più che altrove sui dettagli minimi lasciando inalterata una globale sensazione di monoliticità. Purtroppo credo che la catastrofe di Turandot, ossia il suo disgelamento, non sia tra le cose più convincenti di Maria, o meglio dovrei dire che me l'aspettavo più "umanizzante", a livello della Butterfly in questione.
C'era qualcosa di profondamente "anti-callasiano" nel personaggio di Turandot, che forse non riesce a convincermi pienamente. Qualcosa che attiene alla Callas donna, al suo carattere.
La sua Butterfly invece rappresenta una delle più compiute espressioni della sua arte e, oltre che per ragioni artistiche, nelle parole che seguono intravediamo un ulteriore perchè.
In una delle sue ultimissime interviste (tour giapponese del 1974) la Callas torna su Butterfly, sulla cultura giapponese (e greca) in relazione alla figura della donna, e sulle difficoltà dell'emancipazione. Se avevamo qualche dubbio, non stentiamo ora a riconoscere nella interpretazione callasiana un background quasi autobiografico:
(più o meno dal minuto 5 in poi)
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Re: Madama Butterfly (Puccini)

Messaggioda Luca » sab 14 ago 2010, 10:09

E della Mimì della Callas cosa pensi? La creatura malata e fragile, piuttosto che l'eroina stra-sentimentale di certa tradizione (Albanese-Tebaldi-Freni)....?
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Re: Madama Butterfly (Puccini)

Messaggioda Triboulet » sab 14 ago 2010, 11:53

Penso che è straordinaria, forse non quello che cercherei esattamente, ma siamo comunque lontani dalla Mimì della Freni che ormai sembra diventata quasi istituzionale.
Nei ruoli che io definisco "lineari" la Callas aveva elaborato una chiave diversa, direi "dell'abbandono" agli eventi... lei che era molto fatalista penso avesse trovato questa prospettiva del "futuro segnato" che esprime ad esempio in Boheme ma pure in Forza del Destino o nell'Aida in studio. La Callas in questi ruoli era cupa, schiacciata fin dall'inizio, era in realtà l'altro lato della medaglia, non la donna che combatte (Norma, Traviata, Butterfly) ma quella che si arrende.
All'epoca purtroppo la lettura dominante in questi ruoli era quella tebaldiana, che per molti è ancora un riferimento.
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Re: Madama Butterfly (Puccini)

Messaggioda Luca » sab 14 ago 2010, 12:05

A me piace molto l'Aida di Città del Messico con Baum e diretta da Picco. Una registrazione in cui Callas e Simionato sono le carte vincenti. Lì la Callas è una Aida attualissima: contro il modello sentimentale-sensuale (Tucci-Price), oppure quello dell'angelo caduto (Tebaldi) ne emerge la situazione di extra-comunitaria, di mendicante emarginata: basterebbe ascoltarsi il "Ritorna vincitor" e la perorazione "Numi pietà" alla fine dello scontro con Amneris. Di quell'edizione diversi anni orsono ne feci una recensione per altro sito, molto dettagliata. Tra l'altro la Callas di Città del Messico - pur nella modestia della ripresa sonora - era in condizioni vocali integre e poteva permettersi magie che in molte delle edizioni venute dopo in casa EMI non si trovano. E' chiaro che poi è subentrato l'approfondimento, ma questa Aida è diversa da quella incisa con Serafin.

Stiamo scivolando un pò fuori..... ma l'argomento è ricco di sollecitazioni.
Saluti, Luca.
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Re: Mirella Freni

Messaggioda MatMarazzi » sab 14 ago 2010, 14:14

Triboulet ha scritto:E a me la Scotto in Manon Lescaut piace però! come te lo spieghi? :D

Sarà perchè la Manon di Puccini la vedo un personaggio "cattivo", antipatico, venale e superficiale, falso e anche, quando autentico, eccessivamente teatrale ("no no non voooooooooglioooooo moorir..." immagina Mimì o Butterfly cantare una roba del genere, improponibile). Solo Tosca si avvicina, anche se la Floria è meno spudorata (e secondo me ha anche più palle in fondo in fondo), sarà per questo che tra le tre registrazioni Freni-Sinopoli (giusto per tornare in topic) Tosca è quella che mi convince di più (e Manon è quella che mi convince meno).


Io trovo la Manon di Puccini un'opera insopportabile. :(
Per questo non ho mai visto nemmeno il video con la Scotto. Quindi mi fido delle tue impressioni.
E tuttavia, per certi versi, Manon è ancora un'opera giovanile di Puccini, quindi potrebbe ancora risentire di quella "dismisura" tipica del tardo-romanticismo italiano. In fondo, un'altra interpretazione pucciniana convincente della Scotto è l'Edgar, opera ancora tardo-romantica e per nulla naturalista.


Luca ha scritto:La Scotto nel '900 italiano fa un figurone: pensa, oltre che a Francesca, a Silvana della Fiamma di Respighi (se si pensa che l'ha cantata quel monumento di approssimazione che è la tarda Caballé con i suoi suoni indistinti!) e a Fiora dell'Amore dei Tre Re di Montemezzi: avrebbe costituito una grande sorpresa!


Proprio quello che auspicavo, Luca.
O la Falena e le Nozze Istriane di Smareglia... o la Dejanice di Catalani o ancora l'Isabeau di Mascagni.

M. Butterfly - N. Stemme (credo abbia l'acume di dire qualcosa in più)
Pinkerton - J. Kaufmann (l'ha già inciso, ma in un'edizione così così e soprattutto nata vecchia)
Suzuki - W. Meier (visto che nella discografia figurano assolute primedonne: Cossotto, Ludwig e Berganza, al di là dei giudizi che se ne possono avere)
Sharpless - Bo Shovkus


Be' Luca, l'unico che mi parrebbe un'idea magnifica è Skovhus.
Questo bellone dandy invecchiato e sotto sotto fragile sarebbe davvero impressionante come Sharpless: una vera rivelazione.
La Stemme è una matrona: maestosa e affascinante, ma pur sempre una matrona e per giunta anti-naturalistica... Sinceramente non ce la vedrei.
Kauffman (come hai scritto pure tu) è risultato insoffribile come Pinkerton: in ruoli come questi non è capace di andare oltre alla piacioneria, inoltre il suo canto raffinatamente declamatorio è a disagio con queste tessiture lineari e solari.
La Meier non accetterebbe di cantare Suzuki nemmeno sotto tortura: e francamente la capisco!
Non sto snobbando Suzuki, dico solo che è un ruolo troppo piccolo per la più grande Isolde dell'ultimo quarto di secolo.
Anche Oscar del Ballo in Maschera è un personaggio fondamentale e inquietante (l'alter-ego infantile e "femminile" del protagonista, proprio come Niklausse nell'Hoffman e Ascanio del Benvenuto Cellini), ma non per questo l'avrei proposto a una Callas o a una Schwarzkopf! :)

Ovviamente parlo dal mio punto di vista.
Salutoni,
Mat
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Re: Mirella Freni

Messaggioda Triboulet » sab 14 ago 2010, 14:38

E perchè non farla fare alla Dessay?!? :roll:
E' una pazzia lo so, ma immaginate, una sorta di ritorno al sopranino, però con lo spessore interpretativo di Natalie...
Magari in studio, ecco.
Pinkerton lo farei fare ad uno sbruffone piacione, tipo Alagna.
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Re: Mirella Freni

Messaggioda Luca » sab 14 ago 2010, 17:03

La Stemme è una matrona: maestosa e affascinante, ma pur sempre una matrona e per giunta anti-naturalistica... Sinceramente non ce la vedrei.
(...)
La Meier non accetterebbe di cantare Suzuki nemmeno sotto tortura: e francamente la capisco!
===============================================================
Le mie proposte senz'altro sono provocatorie, Matteo: ma se la Stemme ha prodotto cose interessanti (magari forse non eccellenti) in un Verdi come quello di Forza del Destino ed è una cantante intelligente, verrebbe fuori senz'altro una nuova proposta! Secondo aspetto: la Callas stessa, in un'epoca dove il fazzoletto era facile per la Butterfly per cui fu tacciata di falso, non ha offerto una novità? Terzo: stiamo attenti che con la recente edizione Georghiu siamo tornati interpretativamente indietro, almeno per il personaggio di Cio cio san!
Alternativa alla Stemme, la Netrebko, però possiede la carica drammatica necessaria nel II-III atto? Alternativa alla Meier, la J. Di Donato.
Circa la Meier, grandissima Ortrud (come lo è stata la Klose che canta la Voix de la Mère in un'edizione de I Racconti e la Ludwig - altra Ortrud di rilievo, tanto per restare in Wagner - che canta Adalgisa e Suzuki), potrebbe senz'altro rivelare qualcosa di nuovo.

Per Triboulet: la Dessay, sicuramente accetterebbe, però il personaggio andrebbe più visto che sentito. Quanto ad Alagna... mah.... si potrebbe invece restare in Italia con la proposta di M. Giordani.

Saluti, Luca.
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Re: Mirella Freni

Messaggioda fadecas » sab 14 ago 2010, 21:45

Luca ha scritto:nella Gioconda la Scotto è semplicemente un ciclone.
E dire che non avrebbe avuto la voce per la parte (specie nel 79). Nondimeno è talmente a suo agio nella dismisura del ruolo, che ci appare di una naturalezza disarmante.
Non c'è vocione che possa starle al paragone.
Forse avrebbe dovuto approfondire i personaggi grandiosi e grotteschi del tardo romanticismo italiano. I personaggi "dusiani" di Boito, della Pantaleoni, di Catalani e Smareglia.
=========================================================================
Giusto Matteo ! La Scotto nel '900 italiano fa un figurone: pensa, oltre che a Francesca, a Silvana della Fiamma di Respighi (se si pensa che l'ha cantata quel monumento di approssimazione che è la tarda Caballé con i suoi suoni indistinti!) e a Fiora dell'Amore dei Tre Re di Montemezzi: avrebbe costituito una grande sorpresa!


Scusate se intervengo per esprimere una nota di perplessità su questa ipotesi …
Non sono convinto che la Scotto avrebbe raggiunto risultati memorabili nell’affrontare ruoli del decadentismo di ispirazione dannunziana come quelli citati da Matteo e Luca di Respighi e di Smareglia – a parte che, di quest’ultimo, lascerei del tutto fuori la Marussa di Nozze istriane, che, a differenza della protagonista di Falena, è un innocuo ruolo di fanciulla-vittima in prospettiva di verismo intimista, una parte lirico-liliale, pienamente risolta, come dimostrato dalle due sole incisioni reperibili, dalla Maria Chiara di una volta e dalla Vassileva di oggi.
Non ne sono convinto in quanto la “maniera” della Scotto, mentre raggiunge nel suo genere esiti impagabili finchè si rimane nell’ottica della miniaturizzazione piccolo-borghese, nella calligrafia del dettaglio, per cui tutto il suo Puccini da Mimì ad Angelica, per quanto discutibile, è un punto di riferimento, non regge di fronte a personaggi che chiedono di librarsi in un estetismo più sontuoso, più ricettivo a fantasmi esotici e decadenti. Ecco, se la Scotto una cosa non è mai stata, è una cantante “liberty”; componente importante, secondo me, per fare una Francesca di riferimento,- o una Parisina o una Isebeau o una Silvana della Fiamma - cosa che nell’edizione americana dell'opera di Zandonai registrata anche in DVD, e pur nella piena maturità dei suoi mezzi espressivi, la Scotto non riesce ad essere. Le manca quella sontuosità di accento, quella magia del gesto che consentivano in quegli anni alla Kabaivanska – forse per affinità di componenti culturali mitteleruopee? – ad onta della gamma di accenti vocali più secca e limitata di scrivere in quell’opera una pagina di assoluto (e insuperato, a mio avviso) rilievo.
Una Kabaivanska in quei ruoli sarebbe stata, credo, molto più convincente e in qualche modo “storica” (peccato…) Il suo manierismo, la sua artificiosità ... in quei ruoli risultavano assolutamente "veri" - La Scotto non era sorretta da altrettanta ala di fantasia e scatto di interprete quando doveva uscire dai confini del naturalismo, veleggiare verso altri paludamenti più surreali e immaginifici.
Un saluto a tutti,
Fabrizio
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Re: Mirella Freni

Messaggioda MatMarazzi » dom 15 ago 2010, 12:34

fadecas ha scritto:Non sono convinto che la Scotto avrebbe raggiunto risultati memorabili nell’affrontare ruoli del decadentismo di ispirazione dannunziana come quelli citati da Matteo e Luca di Respighi e di Smareglia – a parte che, di quest’ultimo, lascerei del tutto fuori la Marussa di Nozze istriane, che, a differenza della protagonista di Falena, è un innocuo ruolo di fanciulla-vittima in prospettiva di verismo intimista, una parte lirico-liliale, pienamente risolta, come dimostrato dalle due sole incisioni reperibili, dalla Maria Chiara di una volta e dalla Vassileva di oggi.


Caro Fabrizio,
sono veramente contento di rileggere un tuo commento, come sempre ricco di spunti, sul nostro forum.
Pur trovando condivisibili le tue considerazioni, tenterò di difendere un po' le mie.
Anzitutto al Marussa di Nozze Istriane non è, a mio parere, proprio per niente una parte lirico-liliale.
Tale, semmai la rese Maria Chiara; quanto alla Vassileva (che vidi dal vivo in questo ruolo e, purtroppo, non oggi ma dieci anni fa) non credo affatto che ne abbia "pienamente risolto" le specificità.
La creatrice del ruolo era nientemeno che Gemma Bellincioni, ossia la musa del verismo, già creatrice di Santuzza e (di lì a qualche anno) di Fedora, per non parlare della futura Salome. Il ruolo appare "lirico" nella misura in cui lo si è reso tale, ma la Bellincioni - pur non avendo una voce possente - disponeva di possente personalità, esattamente come la Scotto di cui stiamo parlando.

Più in generale, vorrei ricordarti da quale ruolo siamo partiti per le nostre considerazioni: ossia Gioconda.
Tu parli di "ruoli di ispirazione dannunziana" ma questi non sono che una declinazione del ben più vasto spettro di personaggi a cui personalmente avevo fatto riferimento: ne è prova proprio il personaggio da cui eravamo partiti, ossia Gioconda, che non è certo personaggio liberty, nè decadente.
Mi spiego meglio. Il soprano "tardo-romantico italiano" è una vasta famiglia: in questa famiglia si trovano ANCHE i prolegomena del soprano verista, come quelli di ispirazione decadentista, ma SOPRATTUTTO si trovano personaggi che sono ancora un passo indietro (come Gioconda) e che semplicemente importano - forse tardivamente - i modelli germanici in Italia.
E' a questo "tipo" che mi ero riferito quando avevo osservato la grandezza della Scotto in Gioconda.
Non a caso avevo parlato di "tardo-romanticismo" più che di decadentismo: avevo parlato e mi cito testualmente
I personaggi "dusiani" di Boito, della Pantaleoni, di Catalani e Smareglia.

Ribadisco: Boito, Catalani, Smareglia (e quindi i personaggi Pantaleoni: che passò alla storia come creatrice di Desdemona, personaggio in cui guarda caso non piacque - mentre la sua gloria era stata nella Gioconda o nella Tigrana e nella Marion Delorme di cui fu pure la creatrice.
Non c'è nulla - ancora - di "liberty" in questi personaggi da anni '880, c'è invece molto di tardo-romanticismo.
Inoltre avevo citato Catalani e Smareglia come esponenti di un operismo appunto tardo-romantico e addirittura filo-germanico: atmosfere boschive, favole medievali, saghe nordiche (Loreley, Edmea e Wally, quanto Oceana e Falena).

Mi permetto di credere (e Gioconda me ne dà una prova inconfutabile) che la Scotto fosse assolutamente perfetta per il tardo-romanticismo che avevo citato, ambito in cui è da molti anni difficile trovare artiste adeguate.
Il problema del tardo romanticismo italiano è che è ... un po' ridicolo, con queste sue pose esasperate di imitazione wagneriana - ma ridimensionate dai ridotti orizzonti borghesi dell'Italia degli anni '80. Proprio Gioconda è un personaggio in cui non rendersi ridicoli è impresa estremamente ardua.
Puccini si sottrasse a tutto questo magniloquio proprio perché, col suo talento psicologico, seppe penetrare nel vero realismo, quello fatto di "piccole cose", di scavo nelle psicologie, di moti dell'anima più spogli e diretti.
Persino la Tosca (personaggi che, in teoria, rischiava di più il legame col tardo romanticismo) ha una scioltezza e una modernità psicologica che fanno impallidire le enfasi debordanti, ipocrite e smodate di una Loreley o di una Gioconda.
La Scotto è contemporaneamente interprete di strepitose intuizioni ma anche di retorica esasperata e magniloquente (tanto che il vero romanticismo, di cui aveva la vocalità, la trova troppo spesso sopra le righe).
D'altronde proprio questa sensibilità per l'eccesso è anche ciò che me la rende poco tollerabile (non dico "credibile") nel realismo limpido e accuminato di Puccini.
La sua Mimì, la sua Angelica... Scusa Fabrizio, te le lascio tutte.
La ammiro per le varie espressioncine e intuizioni che dispone qua e là come una consumata attriciona da "Dinasty", ma non credo un secondo ai suoi personaggi.
In Gioconda invece è spettacolare: con la sua voce piccola, oscillante sugli acuti, chiara... la Scotto ridicolizza tutte.
E' nel suo elemento: ogni maestosità è risolta con naturalezza sconcertante, come se il suo elemento non fosse che quello. Devo dire (e questo è il vero miracolo) che la Scotto è talmente a suo agio in questo universo di retorica un po' cialtrona e spasimo emotivo che addirittura con Gioconda fa ...il contrario di quello che fa in Verdi e Puccini, ossia ...semplifica il suo gesto, modera l'enfasi, si raccoglie in una concentrazione implosiva.
Non esaspera, non sovrappone le sue intuizioni e i suoi manierismi alla scrittura (come appunto le fa in Butterfly e Violetta) ma al contrario si comprime, vi scava dentro.
Per questo io immagino le meraviglie che avrebbe compiuto la Scotto se avesse approfondito tali personaggi, si fosse mossa verso Catalani e Smareglia, verso Falena, Nozze Istriane e Dejanice o Loreley.

Le ipotesi di Luca, in particolare la Silvana della Fiamma, evocano - è vero - un universo successivo, ma ancora fortemente contaminato di questa retorica simil-germanica. La Fiamma, più che decadente, è ancora satura di atmosfere da medioevo fiabistico e retorica wagneriana.

Tu citi la Kabaywanska... E hai ragione: l'ambito "floreale", l'ambito "liberty" (quindi non necessariamente "tardo-romantico", ma un po' successivo) era ideale per la cantante bulgara: per cui posso anche riconoscere che - ad esempio - come Fiora sarebbe stata più persuasiva della Scotto.
Ma rispetto a quest'ultima, la kabaywanska mancava per me di vera dismisura: quella dismisura che ti fa considerare normali le cose più assurdo.
Più intellettuale e ricercata, meno estroversa ed esteriore, più disinvolta nel versante aristocratico-estenuato che in quello istrionico-magniloquente, la Kabaywanska sarebbe stata - sicuramente - una Gioconda e una Loreley di spessore, ma non quanto - almeno per me - lo sarebbe stata (e in Gioconda lo fu) Renata Scotto.

La Scotto non era sorretta da altrettanta ala di fantasia e scatto di interprete quando doveva uscire dai confini del naturalismo, veleggiare verso altri paludamenti più surreali e immaginifici.


Per quanto mi riguarda è proprio questa affermazione che non condivido: il naturalismo non era per me il territorio in cui la Scotto potesse trovare spazio di verità. Al contrario proprio i "paludamenti" tardo-romantici sono quelli in cui - a giudicare dalla sua Gioconda - il suo mondo interiore avrebbe raggiunto un grado maggiore di verità.
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Re: Mirella Freni

Messaggioda MatMarazzi » dom 15 ago 2010, 12:40

Triboulet ha scritto:E perchè non farla fare alla Dessay?!? :roll:
E' una pazzia lo so, ma immaginate, una sorta di ritorno al sopranino, però con lo spessore interpretativo di Natalie...
Magari in studio, ecco.
Pinkerton lo farei fare ad uno sbruffone piacione, tipo Alagna.


Molto persuasiva l'idea della Dessay di oggi. Secondo me sarebbe una grande idea.
Meno interessante invece l'idea di Alagna... Possibile che non riusciamo a venir fuori da questa formula stereotipata del tenorone piacione e mediterraneo?
Ma non si può davvero cavare fuori qualcosa di più serio da Pinkerton?

Luca ha scritto:ma se la Stemme ha prodotto cose interessanti (magari forse non eccellenti) in un Verdi come quello di Forza del Destino ed è una cantante intelligente, verrebbe fuori senz'altro una nuova proposta!


Vedi, Luca, io ho sentito dal vivo la Stemma in Leonora.
per me fu proprio eccellente. Ma anche di Leonora ha fatto una matrona! :)
Con Leonora è pure possibile... con Butterfly lo sarebbe?
Funzionare in certi ruoli (anzi, essere grandissimi in certi ruoli) non significa esserlo in tutti i ruoli del repertorio.
L'unico personaggio Pucciniano in cui si potrebbe discutere della Stemme (come dice Maugham) è la Turandot. ...A costo di rischiare la catastrofe sul registro acuto, quello è l'unico personaggio pucciniano che si può (forse si deve) tradurre in maestosità epica e anti-naturalistica.
Così almeno la vedo io.

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Re: Mirella Freni

Messaggioda Triboulet » dom 15 ago 2010, 14:33

MatMarazzi ha scritto:Ma non si può davvero cavare fuori qualcosa di più serio da Pinkerton?


Perchè pensi che Pinkerton sia una persona seria? :D
Qui il problema è prima capire cosa cerchiamo nel personaggio, tu come lo vedi?
Non so, io non ci vedo tanto spessore, qualcosa su cui costruire una interpretazione particolare.

Sono daccordo che la Stemme non c'entra niente. Io non la vedrei neanche Turandot (ammesso che ce la faccia a cantarla). Sono per le Turandot meno spontaneamente granitiche.
La mia idea di Turandot sarebbe quella di un soprano che tenta disperatamente di essere monumentale ma non ci riesce, qualcosa di simile alla Ricciarelli (anche se NON la Ricciarelli!). Una piedistallo artificiale ecco. Turandot secondo me è nè più nè che Liù in preda ad un patologico meccanismo di difesa. E non vedrei mai una Stemme come Liù.
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Re: Mirella Freni

Messaggioda Luca » dom 15 ago 2010, 16:03

Si nomina Turandot: un'occasione mancata per Karajan - e anche per noi - non aver pensato all'epoca della sua registrazione alla Norman contrapponendole una Ricciarelli: bel piedistallo, ma anche molta morbidezza e regalità monumentale che guardava alla foggia neoclassica. Anche io sono d'accordo con Matteo circa la Stemme come probabile in questo ruolo anche se non conosco la situazione del suo registro alto. Oggi abbiamo Guleghina, Casolla, ecc.

Saluti, Luca.
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