La Forza del Destino (Verdi)

LFDD
Operona, anzi operonciona, piena di tutto e di più, la innominabile verdiana.
Raramente è dato di trovare un lavoro musicale così zeppo di meraviglie e di cadute, non mi sovvengono opere di Verdi con tali caratteristiche anche considerata l'epoca di composizione che la vede inserita tra due capolavori assoluti quali Ballo in maschera e Don carlo. Eppure è opera che sa esaltare come poche se degnamente eseguita e che mi parrebe sulla carta non dico difficile ma quasi impossibile oggidì presentarne una all'altezza, anche se ho letto che a Montecarlo, a differenza di Firenze, le cose sono andate molto bene.
La cosa più ardua è proprio tenere in piedi il tutto che rischia troppo spesso di squagliarsi, anche causa i momenti di pesante caduta ritmo che si susseguono tra un momento febbrile e l'altro, e persino, caso strano in Verdi, causa incomprensibile ripartizione degli atti, al punto che il penultimo si conclude in pieno duello che verrà ripreso nel suo epilogo solo dopo la grande aria di Leonora.
Inoltre è lunga, maledettamente lunga e infatti spesso sovvengono i tagli, e sfoggia per il mezzosoprano Preziosilla una tessitura pari solo alla sostenziale bruttezza dei brani a lei affidati, morale solo un mezzo fuori di zucca si sobbarca tale ruolo, ed anche il buffo Melitone (tolto il superbo Bruscantini in Scala) deve combattere con scene e scenette assai confuse e modeste, ricordo che anni fa alla Arena un mio amico mi disse mai visto una tale bruttura...
Eppure, si diceva, è opera che sa esaltare il più sfegatato dei verdiani e non solo, io stesso debuttai qui sopra proprio con un thread entusiasta dopo la visione Video della edizione scaligera del 1978 ed in ispecie dei due bellissimi duetti dei fenomenali Carreras-Cappuccilli che titolai "il cantar da macho" e che per tale titolo venni ripreso....
Quindi, dettone tutto il male possibile, rimane il fatto che in siffatto guazzabuglio, il genio di Verdi seppre creare alcune scene memorabili e quattro, diconsi quattro (!!!) ruoli canori in grado di fare decollare dall'oggi al domani la carriera di chi si ivi cimenta, perchè Leonora, Alvaro, Carlo e Padre Guardiano sono quattro parti davvero meravigliose come poche altre, fino a quel finale straordinario che lascia senza fiato gli spettatori e che è uno dei più bei fiali verdiani di sempre....
Edizioni memorabili dal cast stellare se ne ricordano alcune, dalla mitica Mitropulos a quella scaligera del bicentenario, ed anche in disco ce ne sono ben tre edizioni che sono straordinarie, e parlo della EMi Gardelli e delle due RCA sia quella di Schippers sia quella di Levine e tra le quali c'è solo l'imbarazzo della scelta, mentre sia Muti che Sinopoli hanno a mio parere, e soprattutto il secondo, lasciato due edizioni perdibili.
Però....sarò stato sfortunato io ma confesso che, on stage, io sono sempre incappato in edizioni che definire deludenti è puro eufemismo....tocca quindi ricorrere al disco ove non mancano, anzi, meraviglie assolute ivi trovando tutti o qualsi i grandi interpreti verdiani del dopoguerra tutti cimentatisi in questa operona, la più manzoniana di Verdi anche se fu commisionata dai russi...
Pensate che la discografia del dopoguerra ci sfodera quali Leonore in fila e senza soluzion edi continuo Callas, Tebaldi, Cerquetti e MIlanov ovvero la divina più le tre voci tardo-verdiane più sfavillanti e sontuose di sempre, e debbo dire che non essendo parte troppo acuta ma essendo invece parte molto aulica e verdianamente retorica la Tebaldi, con tutto il rispetto per le altre, le supera tutte mentre per le medesime e rovesciate ragioni la Callas arriverebbe ultima se non fosse che le condizioni vocali della MIlanov in disco erano nel 1958 semi-andate, se tuttavia si sente la MIlanov live nei suoi anni di regno al Met il discorso cambia e la Callas ritorna ultima.
Ma appena dopo arriva Leontyne Price ed è tombola....peccato per quell'osceno registro grave che nel Ballo e in Aida disturba meno che qui, ma la voce della prima edizione Schippers del 1964 è meraviglia verdiana allo stato puro, con la più sensazionale salita morbida all'acuto nei punti di commozione ove la voce deve espandersi, che sia dato di udire. Poi arrivano la sempre brava Arroyo (molto ma molto meno soggiogante della Price però), di nuovo la Price un tantinello affaticata ma sempre di grande eloquenza tranne che nel troppo tardivo DG ed infine la Caballé live del 1978 in Scala. Poi MC non ha più ripetuto quel miracolo ma il video di quella serata storica ci regala quella che è stata a mio parere l'ultima grande Leonora del dopoguerra e non certo per "la vergine degli angeli" e basta.
Tenore lirico-spinto con necessità di eroico squillo sulla carta sarebbe invece lo scalpitante e davvero sfortunato Alvaro ma se il Tucker EMI sfoggia il solito accento verdiano doc etc. etc. sarà lo stlista Bergonzi a fare centro pieno nel ruolo ad onta della assenza dei summezionati requisiti, e quindi, nonostante la imparagonabilità naturale della sua voce con quella dei Del Monaco, Di Stefano e Corelli che lo precedettero, è suo, a mio parere, l'Alvaro più riuscito di tutti. Poi Carreras azzeccò pure lui la serata memorabilia ma onestamente di Alvaro, come si sente nel successivo disco DG di Sinopoli, aveva poco o punto, ma ancora una volta se i requisiti assistevano sulla carta il molto più squillante Giacomini (DG) è il meno squillante ma straordinariamente intenso Domingo a lasciarci un Alvaro da fiaba nella edizione RCA di Levine.
Ricordo tuttavia un notevolissimo Giacomini in un nastro live di Roma con la Dimitrova vociferante ma ricca Leonora.
Tagliabue, Bastianini, Warren e Merrill ci si parano davanti quali primi Carli del dopoguerra in disco, con l'aggiunta del valido ma certo meno talentuoso Protti, gran voci insomma per un ruolo pesante e di effetto fino al Cappuccilli che prima nel CD EMI con Gardelli e quindi nella fin troppe volte citata serata scaligera firma uno dei suoi capolavori assoluti che lo inserisce di imperio tra i grandi baritoni verdiani del dopoguerra e non solo.
Poi le voci di Carlo da grandissime si riducono, e seguono dunque anche loro la evoluzione generale delle voci che si assottiliano, e così dopo quelle ugole baritonali iper-sonore troviamo le meno possenti voci dei vari Milnes, Nucci, Bruson, Zancanaro etc. etc.
Merita di essere segnalato, non ci crederete, un giovane Carroli annata 1982 a Orange dove risulta il migliore in campo di tutti Montserrat compresa, ma i grandi Carli intendiamoci sono altra cosa...
Infine Padre Guardiano, ove la pastosa e calda voce di basso di Ghaiurov a me continua a fare venire la pelle d'oca anche quando, vd. scala 1978, i suoni appena sopra il centro risultano urlacci inverecondi.
Ma a parte il Ghiaurov (imperdonabilmente escluso dalle sale di registrazione nei suoi anni d'oro) non mancano i grandissimi, tipo il Pasero addirittura del 1941 nella edizione Cetra diretta da Marinuzzi, il Siepi d'annata vera e lo straordinario Christoff che tuttavia non ripete in Padre Guardiano il miracolo del suo Filippo II. L'ultimo grande Guardiano è il sottovalutato Giaiotti, sentire per credere quanto sia bello il suo Guardiano sia della edizione RCA che DG con Levine.
Poi andiamo un pò male perchè Raimondi era troppo giovane nella edizione di Gardelli e quindi arrivano i vari Burchuladze, Plishka etc. etc. che saranno ottimi professionisti nulla da dire (il che neppure è sempre vero...) ma che rispetto ai citati davvero perdono il confronto e di vari punti.
Detto che Bruscantini è stato di gran lunga il miglior Melitone della storia va anche ricordato che ad onta della bruttezza della parte (le due arrie sono orrende) il meglio del meglio in versante mezzosopranil-verdiano si è cimentato in Preziosilla, giacchè scorrono i nomi di Stignani, Nicolai, Simionato, Verrett e...Cossotto per mio conto quest'ultima, come spesso nel tardo-Verdi, la migliore fino alla tonitruante Dzajic.
Opera ardua cmq...molto ardua, e tanto di cappello alla coppia Dessì-Armiliato per l'entusiasmo che ha saputo creare a Montecarlo, esaltare il pubblico con questa opera è obiettivo che riesce solo ai grandi cantanti. quando però ci riescono esce fuori la serata memorabile....
Operona, anzi operonciona, piena di tutto e di più, la innominabile verdiana.
Raramente è dato di trovare un lavoro musicale così zeppo di meraviglie e di cadute, non mi sovvengono opere di Verdi con tali caratteristiche anche considerata l'epoca di composizione che la vede inserita tra due capolavori assoluti quali Ballo in maschera e Don carlo. Eppure è opera che sa esaltare come poche se degnamente eseguita e che mi parrebe sulla carta non dico difficile ma quasi impossibile oggidì presentarne una all'altezza, anche se ho letto che a Montecarlo, a differenza di Firenze, le cose sono andate molto bene.
La cosa più ardua è proprio tenere in piedi il tutto che rischia troppo spesso di squagliarsi, anche causa i momenti di pesante caduta ritmo che si susseguono tra un momento febbrile e l'altro, e persino, caso strano in Verdi, causa incomprensibile ripartizione degli atti, al punto che il penultimo si conclude in pieno duello che verrà ripreso nel suo epilogo solo dopo la grande aria di Leonora.
Inoltre è lunga, maledettamente lunga e infatti spesso sovvengono i tagli, e sfoggia per il mezzosoprano Preziosilla una tessitura pari solo alla sostenziale bruttezza dei brani a lei affidati, morale solo un mezzo fuori di zucca si sobbarca tale ruolo, ed anche il buffo Melitone (tolto il superbo Bruscantini in Scala) deve combattere con scene e scenette assai confuse e modeste, ricordo che anni fa alla Arena un mio amico mi disse mai visto una tale bruttura...
Eppure, si diceva, è opera che sa esaltare il più sfegatato dei verdiani e non solo, io stesso debuttai qui sopra proprio con un thread entusiasta dopo la visione Video della edizione scaligera del 1978 ed in ispecie dei due bellissimi duetti dei fenomenali Carreras-Cappuccilli che titolai "il cantar da macho" e che per tale titolo venni ripreso....
Quindi, dettone tutto il male possibile, rimane il fatto che in siffatto guazzabuglio, il genio di Verdi seppre creare alcune scene memorabili e quattro, diconsi quattro (!!!) ruoli canori in grado di fare decollare dall'oggi al domani la carriera di chi si ivi cimenta, perchè Leonora, Alvaro, Carlo e Padre Guardiano sono quattro parti davvero meravigliose come poche altre, fino a quel finale straordinario che lascia senza fiato gli spettatori e che è uno dei più bei fiali verdiani di sempre....
Edizioni memorabili dal cast stellare se ne ricordano alcune, dalla mitica Mitropulos a quella scaligera del bicentenario, ed anche in disco ce ne sono ben tre edizioni che sono straordinarie, e parlo della EMi Gardelli e delle due RCA sia quella di Schippers sia quella di Levine e tra le quali c'è solo l'imbarazzo della scelta, mentre sia Muti che Sinopoli hanno a mio parere, e soprattutto il secondo, lasciato due edizioni perdibili.
Però....sarò stato sfortunato io ma confesso che, on stage, io sono sempre incappato in edizioni che definire deludenti è puro eufemismo....tocca quindi ricorrere al disco ove non mancano, anzi, meraviglie assolute ivi trovando tutti o qualsi i grandi interpreti verdiani del dopoguerra tutti cimentatisi in questa operona, la più manzoniana di Verdi anche se fu commisionata dai russi...
Pensate che la discografia del dopoguerra ci sfodera quali Leonore in fila e senza soluzion edi continuo Callas, Tebaldi, Cerquetti e MIlanov ovvero la divina più le tre voci tardo-verdiane più sfavillanti e sontuose di sempre, e debbo dire che non essendo parte troppo acuta ma essendo invece parte molto aulica e verdianamente retorica la Tebaldi, con tutto il rispetto per le altre, le supera tutte mentre per le medesime e rovesciate ragioni la Callas arriverebbe ultima se non fosse che le condizioni vocali della MIlanov in disco erano nel 1958 semi-andate, se tuttavia si sente la MIlanov live nei suoi anni di regno al Met il discorso cambia e la Callas ritorna ultima.
Ma appena dopo arriva Leontyne Price ed è tombola....peccato per quell'osceno registro grave che nel Ballo e in Aida disturba meno che qui, ma la voce della prima edizione Schippers del 1964 è meraviglia verdiana allo stato puro, con la più sensazionale salita morbida all'acuto nei punti di commozione ove la voce deve espandersi, che sia dato di udire. Poi arrivano la sempre brava Arroyo (molto ma molto meno soggiogante della Price però), di nuovo la Price un tantinello affaticata ma sempre di grande eloquenza tranne che nel troppo tardivo DG ed infine la Caballé live del 1978 in Scala. Poi MC non ha più ripetuto quel miracolo ma il video di quella serata storica ci regala quella che è stata a mio parere l'ultima grande Leonora del dopoguerra e non certo per "la vergine degli angeli" e basta.
Tenore lirico-spinto con necessità di eroico squillo sulla carta sarebbe invece lo scalpitante e davvero sfortunato Alvaro ma se il Tucker EMI sfoggia il solito accento verdiano doc etc. etc. sarà lo stlista Bergonzi a fare centro pieno nel ruolo ad onta della assenza dei summezionati requisiti, e quindi, nonostante la imparagonabilità naturale della sua voce con quella dei Del Monaco, Di Stefano e Corelli che lo precedettero, è suo, a mio parere, l'Alvaro più riuscito di tutti. Poi Carreras azzeccò pure lui la serata memorabilia ma onestamente di Alvaro, come si sente nel successivo disco DG di Sinopoli, aveva poco o punto, ma ancora una volta se i requisiti assistevano sulla carta il molto più squillante Giacomini (DG) è il meno squillante ma straordinariamente intenso Domingo a lasciarci un Alvaro da fiaba nella edizione RCA di Levine.
Ricordo tuttavia un notevolissimo Giacomini in un nastro live di Roma con la Dimitrova vociferante ma ricca Leonora.
Tagliabue, Bastianini, Warren e Merrill ci si parano davanti quali primi Carli del dopoguerra in disco, con l'aggiunta del valido ma certo meno talentuoso Protti, gran voci insomma per un ruolo pesante e di effetto fino al Cappuccilli che prima nel CD EMI con Gardelli e quindi nella fin troppe volte citata serata scaligera firma uno dei suoi capolavori assoluti che lo inserisce di imperio tra i grandi baritoni verdiani del dopoguerra e non solo.
Poi le voci di Carlo da grandissime si riducono, e seguono dunque anche loro la evoluzione generale delle voci che si assottiliano, e così dopo quelle ugole baritonali iper-sonore troviamo le meno possenti voci dei vari Milnes, Nucci, Bruson, Zancanaro etc. etc.
Merita di essere segnalato, non ci crederete, un giovane Carroli annata 1982 a Orange dove risulta il migliore in campo di tutti Montserrat compresa, ma i grandi Carli intendiamoci sono altra cosa...
Infine Padre Guardiano, ove la pastosa e calda voce di basso di Ghaiurov a me continua a fare venire la pelle d'oca anche quando, vd. scala 1978, i suoni appena sopra il centro risultano urlacci inverecondi.
Ma a parte il Ghiaurov (imperdonabilmente escluso dalle sale di registrazione nei suoi anni d'oro) non mancano i grandissimi, tipo il Pasero addirittura del 1941 nella edizione Cetra diretta da Marinuzzi, il Siepi d'annata vera e lo straordinario Christoff che tuttavia non ripete in Padre Guardiano il miracolo del suo Filippo II. L'ultimo grande Guardiano è il sottovalutato Giaiotti, sentire per credere quanto sia bello il suo Guardiano sia della edizione RCA che DG con Levine.
Poi andiamo un pò male perchè Raimondi era troppo giovane nella edizione di Gardelli e quindi arrivano i vari Burchuladze, Plishka etc. etc. che saranno ottimi professionisti nulla da dire (il che neppure è sempre vero...) ma che rispetto ai citati davvero perdono il confronto e di vari punti.
Detto che Bruscantini è stato di gran lunga il miglior Melitone della storia va anche ricordato che ad onta della bruttezza della parte (le due arrie sono orrende) il meglio del meglio in versante mezzosopranil-verdiano si è cimentato in Preziosilla, giacchè scorrono i nomi di Stignani, Nicolai, Simionato, Verrett e...Cossotto per mio conto quest'ultima, come spesso nel tardo-Verdi, la migliore fino alla tonitruante Dzajic.
Opera ardua cmq...molto ardua, e tanto di cappello alla coppia Dessì-Armiliato per l'entusiasmo che ha saputo creare a Montecarlo, esaltare il pubblico con questa opera è obiettivo che riesce solo ai grandi cantanti. quando però ci riescono esce fuori la serata memorabile....