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Der Ring des Nibelungen (Wagner)

MessaggioInviato: sab 11 ago 2007, 19:12
da VGobbi
Il Ring "metropolitano".


Ho visionato da poco il Ring andato in scena al Met nel 1990. Confesso che ho tratto non pochi spunti d'interesse.

Anzi tutto una regia tradizionale (mi domando come il Met che ha sempre disposto il meglio dal punto di vista dei cast, non ha fatto la stessa cosa per quanto riguarda le regie, affidandosi sempre alla cosidetta tradizione. Qualcuno e' in grado di rispondermi?), che sembra rispondere alla nuove regie disposte da un Chereau o Kupfer. Un affidarsi totalmente ed integralmente alle disdacalie proposte dal compositore, anche per agevolare la fruizione del pubblico pagante. Insomma, non ci sputerei di fronte ad uno spettacolo piacevole, senza tralasciare gli effetti in stile hollywodiano, ad esempio il finale del "Crepuscolo degli Dei". La regia e' di Otto Schenk.

Parlando dei cantanti il Met, salvo sporadici distinguo, offriva in quel periodo il meglio degli esponenti del canto wagneriano. A partire da Siegfried Jerusalem (Loge ed i due Siegfried della seconda e terza giornata). Un cantante che mi ha lasciato sempre perplesso in merito alle sue perfomances, ma che comunque ha sempre portato a casa dignitosamente lo spettacolo anche a fronte di ruoli impossibili (il Siegfried della seconda giornata, ad esempio), mostrando una freschezza fisica che lascia sbalorditi, nonostante si nota un'evidente sforzo nei punti di maggiore drammaticita' (sembra colpito da un tremito che scuote tutto il corpo, quando deve emettere acuti a piena forza). D'altronde un drammatico non lo e' mai stato, quando avrebbe potuto affrontare al massimo un Lohengrin, un Parsifal od un Walther.

Niente da eccepire, almeno credo, sulla Brunhilde di una esaltante Hildegard Behrens. A differenza del suo compagno di viaggio, mostra fraseggio partecipe ed un maggior coinvolgimento del personaggio che non lascia indifferente l'ascoltatore, oltre ad una migliore convincente prova dal punto di vista recitativo. Resta qualche malessere in zona acuta, specie i suoi orridi (e' il caso di dirlo) "Hojotoho". Ma comunque, resta un'artista di razza che non teme confronti di sorta anche a fronte di calibri di una Flagastad, Varnay o Modl.

La sorpresa piu' piacevole e' stato, senza ombra di dubbio, il Wotan di un inossidabile James Morris. Il suo e' stato un Wagner ispiratore di quei cantanti degli anni '30 affrontandolo con tecnica vocale italiana. In Morris poco declamato e tanta vocalita', manco fosse un Nazzareno De Angelis (un paragone neanche tanto azzardato). Sentire cos'e' il suo Wotan nella Walkiria e poi mi direte.

Per ultimo ho lasciato il mito vivente che risponde al nome di Christa Ludwig, nei panni di una petulante Fricka ma sopra tutto di una guerriera tosta Waltraute.

Il primo distinguo, se mi permette, e' la scelta di Ekkerard Waschiha, in questo frangente meno vociferante del solito, quando avremmo potuto disporre di un Franz Mazura (e' un immenso peccato che non esista una testimonianza discografica del suo Alberich). Cio' non toglie che in alcuni momento e' risultato convincente, anche se non si capisce se per merito del cantante o per la forza percussiva della pagina musicale. Mi viene in mene la "scena della maledizione" tratto dall' "Oro del Reno".

Tra le presenze di lusso, meritevoli di menzione, vi e' sicuramente la prosperosa (in tutti i sensi) Siegliende della Jessy Norman, il monumentale Hagen di Matti Salminen (il quale ha ricoperto anche il ruolo di un cavernoso Fafner) ed il Mime viscidissimo ed impareggiabile di Heinz Zednik (che pecca grave non avergli affidato pure il Loge, come succedera' nel Ring di Boulez).

Nella semplice ordinarieta' gli altri, in primis il trio Gary Lakes (Siegmund), Anthony Raffell (Gunther) e Hanna Lisowska (Gutrune).

Cosa ne pensate?

MessaggioInviato: dom 12 ago 2007, 13:56
da pbagnoli
Be', avremo senz'altro modo di riparlarne in sede di recensione più dettagliata; adesso, come sai, mi sto dedicando ad un altro Ring...

Gli spettacoli wagneriani del Met con la regia (?) di Schenck rispondono a precise esigenze del pubblico americano che, evidentemente, ha un concetto dello spettacolo molto chiaro: la massima fedeltà possibile alle indicazioni del libretto. Io non ho solo quel Ring; ho anche un Meistersinger con la ricostruzione fedele di Norimberga!
La regia è - di fatto - una non-regia: scenografia ricca e sfarzosa e cantanti lasciati abbastanza a se stessi. Dal mio punto di vista è un'assurdità, soprattutto ai nostri tempi e dopo che tanta acqua è passata sotto i ponti. Tu citi Chèreau-Peduzzi e Kupfer, ma questa regia si colloca ancora prima di Wieland!
Quanto ai cantanti, sono sostanzialmente quasi d'accordo con te, con qualche distinguo: Jerusalem è stato il Siegfried di riferimento per quel decennio in cui c'erano praticamente solo lui e Goldberg a spartirsi i ruoli wagneriani più massacranti; rispetto a Goldberg, Jerusalem era un genio. Ci sono almeno tre produzioni che lo vedono protagonista fra quelle registrate: questa, quella di Haitink (forse quella in cui era più in forma) e quella di Barenboim. A me sembra sempre convincente e affidabile.
La Behrens fa una fatica del diavolo già in Walkiria, figuriamoci nel resto delle opere; però è brava.
Mazura mi sembra che sia Alberich nel Rheingold di Boulez, però non ne sono sicuro (sono al mare, non ho modo di consultare i miei dischi).
Sono d'accordo sul resto; in particolare, Morris è davvero bravo e Lakes è di una modestia imbarazzante

MessaggioInviato: dom 12 ago 2007, 17:33
da VGobbi
pbagnoli ha scritto:Mazura mi sembra che sia Alberich nel Rheingold di Boulez, però non ne sono sicuro (sono al mare, non ho modo di consultare i miei dischi.

Ti confermo che l'Alberich di Mazura, per quanto ne sappia, non esiste un'incisione discografica, figurarsi il video, che sia una. Mazura nel Ring diretto da Boulez ricopre il ruolo di Gunther e lo fa con la consueta classe impareggiabile che la contraddistingue.

MessaggioInviato: lun 13 ago 2007, 11:36
da MatMarazzi
VGobbi ha scritto:.
Ti confermo che l'Alberich di Mazura, per quanto ne sappia, non esiste un'incisione discografica, figurarsi il video, che sia una. Mazura nel Ring diretto da Boulez ricopre il ruolo di Gunther e lo fa con la consueta classe impareggiabile che la contraddistingue.


Eppure secondo me è infinitamente più adatto come Alberich che come Gunther.
E' un cantante avvincente nei personaggi isterici e tenebrosi: nei ruoli aulici o lirici o borghesi lo trovo troppo caricato.
Sinceramente non lo amo nemmeno nel Mosé e nel Dottor Schoen.

Salutoni,
Matteo

Il Ring di Karajan

MessaggioInviato: mer 15 ago 2007, 10:18
da MatMarazzi
Approfittando dello splendido lavoro che il Patron sta svolgendo sul Ring di Karajan, mi piacerebbe tentare di approfondire con voi le ragioni "profonde" del dissidio fra Karajan e Wieland.

Premetto.
Io credo che a monte di tutte le interpretazioni di Karajan ci fosse una certa sentimentalità, abbastanza inconsapevole e spudorata (come tu giustamente affermi citando "via col vento").
La popolarità mondiale del direttore austriaco si spiega, secondo me, proprio con la visione facile, dalle commozioni immediate, per nulla "colte" o intellettuali, dalle malinconie semplici e rosee, che tutti erano in grado di capire.
La sua grandezza, invece, consisteva nella capacità di tradurre in suoni queste visioni tra il fanciullesco e il cinematografico, con una grandezza interpretativa (e tecnica) da lasciare allibiti.

Io dico sempre che non è tanto importante quel che un direttore pensa, ma come lo sa rendere, lo sa trasformare in suono.
E Karajan - se la mia visione è giusta - è stato in questo senso uno dei maggiori direttori di tutti i tempi.
Se come regista ci ripugna, non è perché fosse meno profondo di come era quando dirigeva... era sempre lui: le idee erano le stesse.
Solo che, in veste di regista, non era tecnicamente capace di trasformare i suoi pensieri (semplici e perfino banali che fossero) in immagini convincenti; mentre i suoni lo erano...oh! se lo erano!

Noi amiamo Karajan anche per la semplicità delle sue emozioni.
Inoltre, come giustamente dice Pietro, questa semplicità ha aperto spaccati imprevisti di umanità e sofferenza, che erano preclusi ai sapientoni seriosissimi della tradizione wagneriana "seria" (quelli per cui dopo Furtwangler c'è il diluvio).
Hai perfettamente ragione, Pietro: tutto il Wagner introspettivo e sociologico (o come dici tu "esistenzialista") che sentiamo da quarant'anni è figlio del sentimento semplice e persino fanciullesco di Karajan e del suo bisogno di rivelare l'umanità più emotiva e di esaltarsi nel sogno poetico, senza filosofami e riletture sconvolgenti.

Se vediamo la cosa da questo punto di vista, è inevitabile che l'intesa con Wieland fosse destinata a spezzarsi.
Wieland era sì proiettato a sua volta verso una demistificazione dell'epica wagneriana, proprio come Karajan - sia pure meno consapevolmente.
Ma l'abito mentale di Wieland era quello di un intellettualismo estremamente serioso e altero, proiettato verso tutte le avanguardie estetiche e culturali, nella perenne sfida (come allora si cominciava a fare) al conformismo "borghese" del pubblico di allora.
Dal suo punto di vista, Karajan - così antiintellettuale, così "borghese" e nelle sue emozioni - doveva apparire un direttore da "soap-opera".

Che ne dite?
Vi sembra un'ipotesi plausibile?

Salutoni,
Matteo

MessaggioInviato: mer 15 ago 2007, 13:58
da pbagnoli
Mi sembra sì. Sostanzialmente sono d'accordo con te, soprattutto se consideriamo che, dopo gli allestimenti di Wieland ( peccato che non ce ne sia rimasta testimonianza video!... ), gli allestimenti più celebri siano stati quelli di Chèreau e di Kupfer, sempre seriosi e ben inquadrati anche ideologicamente.
La serietà ha sempre regnato sovrana a Bayreuth; e l'ironia? Sappiamo bene quanto conti l'ironia nella produzione wagneriana. Consideriamo per esempio un personaggio come Loge... Eppure, se vediamo le varie produzioni di cui abbiamo testimonianza video a Bayreuth, non mi sembra che l'ironia sia mai presa in considerazione.

MessaggioInviato: ven 17 ago 2007, 10:06
da VGobbi
Manca il Crepuscolo, Pietro! :twisted:

Se lo pubblichi in giornata, prometto di dire la mia, prima di andare in ferie (partiro' domani mattina presto).

MessaggioInviato: ven 17 ago 2007, 14:18
da pbagnoli
Calma, non vado a cottimo!... :D
Io ci provo, se ce la faccio bene, se no te la leggerai da un internet point nelle vacanze oppure quando rientri!

MessaggioInviato: ven 17 ago 2007, 16:32
da pbagnoli
Ecco. Sono le 16.30 e ho finito. Pensi che possa bastare per accompagnarti nel tuo viaggio? Ho fatto abbastanza in fretta?... :D

MessaggioInviato: ven 17 ago 2007, 17:36
da VGobbi
pbagnoli ha scritto:Ecco. Sono le 16.30 e ho finito. Pensi che possa bastare per accompagnarti nel tuo viaggio? Ho fatto abbastanza in fretta?... :D

Sei stato bravissimo! Non ho parole, compreso il mio forte stupore per la bellezza e la facilita', con continui rimandi ed esempi semplificatori, con cui hai recensito la tetralogia karajaniana. Complimenti vivissimi!

Come promesso, diro' la mia, ma con una premessa : avrei desiderato rinfrescare la mia memoria con l'ascolto del Ring, ma mi manca assolutamente il tempo, visto che proprio domani partiro' per le ferie. Quindi le mie opinioni saranno un po' sorpassate, affidate ai ricordi di un grande Ring, comunque.

Prima di tutto, vorrei smentire Giudici che definiva il cast deficitario rispetto a quello proposto da Solti. Non ne sono totalmente d'accordo, visto che Karajan raccoglie il meglio degli anni '70 in cui avrebbe potuto aggiungersi, proprio la Brunhilde della Nilsson. Nilsson che non rimpiango, anche perche' onestamente non saprei cosa farmene della sua centesima Brunhilde. Ben venga la scelta della lunare Crespin, molto a disagio vocalmente ma interpretivamente indiscutibile, e la Dernesch (a differenza di Pietro, a me e' garbata parecchio pur non raggiungendo vette interpretative assolute, ha saputo disegnare un personaggio che ben s'integra nell'impianto musicale creato da quel mago dei colori che risponde al nome di Karajan). Disapprovo la scelta di Dieksau, Wotan del Prologo, in una lettura cerebrale che poco confa' alla concezione voluta dal direttore austriaco. Il baritono tedesco sarebbe convolato a nozze in un Ring diretto da Boulez (senza nulla togliere allo splendido Mc Intyre, sia chiaro). Di conseguenza e' un peccato che le parti di Wotan non siano state affidate interamente a Stewart, baritono americano specializzato in Wagner, donandoci interpretazioni memorabili, compreso il suo Gunther, il suo Telramund (in completo disaccordo su quanto scritto da Pietro) ed il suo Amfortas. Ottima la scelta di Kelemen, Alberich di meno terrificante potenza rispetto all'insuperabile Neidlinger, ma di ferina e lucida follia negativa. Di lusso i giganti, Hunding ed Hagen : Talvela e Ridderbusch mostrano le loro voci imponenti, calde e mai sbracate. Stolze nei doppi panni di Loge e Mime mostra quell'artista di razza nell'uso della parola e del fraseggio, nonostante una voce bianchiccia e brutta come poche. Il ruolo dei tre tenori principali delle tre giornate, sono affidate a tre cantanti diversi : Vickers, Thomas e Brilioth. Se il primo si puo' definire senza ombra di dubbio drammatico, ma senza mostrare quella pesantezza che spesse volte mostrano i tenori di un certo tonnellaggio, ci regala un Siegmund eroico ed amante allo stesso tempo, in perfetta simbiosi alla Sieglinde stellare della Janowitz (anche qui, scusami Pietro, la amo da morire preferendola ad esempio alla Siegliende tratteggiata dalla Crespin nell'edizione Decca di Solti). Il Siegfried della seconda giornata e' affidata a Thomas, lirico nel pieno senso del termine, capace di regalarci un Lohengrin regale sotto la guida di Kempe,ed in quest'occasione capace di portare a termine, aiutato da una direzione in versione "pronto soccorso", un'impresa al di sopra delle sue possibilita'. E se perde assai sul piano della tessitura vocale, rimedia sul piano del fraseggio sbalzando a tutto tondo nei monologhi d'intima pensosita'. Discorso che si ripete con il Siegfried dell'ultima giornata di Brilioth. Pura poesia a fronte di una voce non proprio debordante. Non si puo' dimenticare la Fricka della Veasey, ancor piu' impressionante rispetto alla Erda della Dominguez, la quale mostra un organo vocale rigoglioso e basta (forse sulla prova della Dominguez, la dovrei riascoltare piu' attentamente).

In definitiva, per chi non lo possedesse, un Ring da avere ed ascoltare al piu' presto.

MessaggioInviato: ven 17 ago 2007, 21:24
da Alberich
Ci sarebbero mille cose da dire. Per me questo Ring rimarrà sempre ai primissimi posti della discografia di tutte le opere mai incise per la direzione che da senso ad ogni singola nota e ad ogni episodio delle quattro opere, per i personaggi "neri" (che per una volta sono personaggi e non macchiette, basti pensare a Kelemen e Riddersbusch), per Vickers, che non rende di certo l'aspetto adolescenziale di Siegmnd ma crea una creatura tragica impressionante, per Stewart che è l'unico Wotan non iferiore a Hotter, per la Crespin elegante e commovente, per Stolze superiore a qualsiasi altro Loge e Mime e superiore di spanne intere rispetto a quanto fatto con Solti, per la Ludwig che crea una Waltraute eccezionale. E soprattutto per una resa complessiva di straordinaria coesione.
Difetti ce ne sono: la Dernesch è bravissima ma meno brava di altre (che poi sono la Nilsson e non molto di più...), Thomas ogni tanto è in affanno ma è anche bravo ed espressivo, la Janowitz che è l'unica a sembrare un po' fuori posto, Vickers che non riesce a rendere uno dei lati più sfuggenti di Siegmund (l'impeto del ragazzo), Fischer-Dieskau come Wotan è inferiore ad altri (mentre come Gunther non è inferiore a nessuno, secondo me). Ma sono diefetti ben riassorbiti nel risultato complessivo.

Decisamente uno dei miei dischi preferiti.

Un saluto

MessaggioInviato: ven 17 ago 2007, 21:27
da Alberich
L'Alberich di Boulez mi pare si chiami Becht.

MessaggioInviato: ven 17 ago 2007, 23:40
da VGobbi
Alberich ha scritto:L'Alberich di Boulez mi pare si chiami Becht.

Confermo: Hermann Becht.

MessaggioInviato: ven 17 ago 2007, 23:53
da VGobbi
Alberich ha scritto:... per Stewart che è l'unico Wotan non inferiore a Hotter ...

Davvero? Mai sentito Schorr, tra l'altro aperto recentemente un thread apposito? E di Mc Intyre, Uhde, London, Frantz cosa mi dici in proposito?

Alberich ha scritto:... per Stolze superiore a qualsiasi altro Loge e Mime ...

Anche qui, avrei qualche dubbio. Senza nulla togliere alla grandezza di Stolze, che e' un vero ed autentico fuoriclasse, hai mai sentito in questi due ruoli cantati da un Paul Kuen? Od un piu' recente Graham Clark? E che dire di un Erich Witte, un Heinz Zednik?

Alberich ha scritto:... Difetti ce ne sono: la Dernesch è bravissima ma meno brava di altre (che poi sono la Nilsson e non molto di più...)

Di Brunhilde ricco e' il parterre! A parte la Flagstad, Varnay e Modl (la mia preferita), vi e' la Behrens o la Jones.

Sul resto concordo in toto, compreso sul Dieskau ottimo in Gunther ma non in Wotan, per lo meno nella concezione redatta da Karajan.

MessaggioInviato: sab 18 ago 2007, 11:11
da Alberich
VGobbi ha scritto:Davvero? Mai sentito Schorr, tra l'altro aperto recentemente un thread apposito? E di Mc Intyre, Uhde, London, Frantz cosa mi dici in proposito?

Anche qui, avrei qualche dubbio. Senza nulla togliere alla grandezza di Stolze, che e' un vero ed autentico fuoriclasse, hai mai sentito in questi due ruoli cantati da un Paul Kuen? Od un piu' recente Graham Clark? E che dire di un Erich Witte, un Heinz Zednik?

Di Brunhilde ricco e' il parterre! A parte la Flagstad, Varnay e Modl (la mia preferita), vi e' la Behrens o la Jones.

Io ho, ovviamente, espresso le mie preferenze, senza nulla voler togliere ad altri grandi cantanti. Schorr è stato un grande Wotan, ma non mi esalta, mi sembra sempre passare accanto alle molte sfaccettature del personaggio. Uhde mi piace più in altri ruoli (sarebbe stato un grande Alberich, secondo me, non so se l'abbia mai cantato), Franz e McIntyre non hanno la grandezza epica degli altri, ecc ecc. Ma sono ovviamente gusti: per me la voce di Wotan è quella di Hotter e quella di Stewart. Come terzo metterei Tomplinson, comunque, prima di quelli citati da te.
Sui Mime, farei lo stesso discorso. Ce ne sono stati tanti grandissimi, ma quello che mi piace di più è proprio Stolze con Karajan, e la cosa vale ancora di più per Loge.
Negli anni 70 Moedl, Varnay e Flagstad (quest'ultima peraltro defunta, mi pare) non credo cantassero Brunhilde, e non credo avrebbero avuto risultati molto migliori della Dernesch. La Behrens non la conosco, mentre la Jones è grande artista ma vocalmente (se le debolezze della Dernesch sono proprio vocali) non è mai stata un fulmine di guerra.
Ripeto: non voglio sminuire altri, sono questi che oltre ad essere bravissimi sono nella mia mente le voci e gli interpreti migliori per le rispettive parti.
Un saluto