Andrea Chénier (Giordano)

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Re: Andrea Chénier (Giordano)

Messaggioda Triboulet » gio 04 feb 2010, 2:42

Questa Fedora è così segreta che anche i commenti sono top secret : Chessygrin :
Scherzo ovviamente! ;)
In ogni sezione del forum, in alto a sinistra, c'è un bel pulsantone NUOVO ARGOMENTO, ti basta cliccarci su e il gioco è fatto. L'unica differenza è che devi aggiungerci un titolo.

Per tornare allo Chenier, ci vorrebbe una rilettura rivoluzionaria di tutto il testo, qualcosa di profondamente nuovo, altrimenti si finisce col fare il solito Chenier "travolgente", come dice Milady, per il vociomane dal core in mano. Kaufmann? perchè no! E pure Florez, idea un po' fantascientifica, sarebbe interessante come esperimento (se non fosse per il fatto che la scrittura di Chenier credo sia davvero proibitiva per la sua voce).
Ci vorrebbe però un grande direttore sotto! che in realtà nella storia non c'è mai stato...
A parte Von Matacic citato da Tuc (che mi verrebbe voglia di procurarmi a questo punto) non è che mi vengano in testa bacchette d'eccezione. C'è il De Sabata scaligero con la Tebaldi, ma non l'ho mai ascoltato.

Una domanda a Tuc: giustamente dicevi, dello Chenier di von Matacic, uno Chenier old-style... esiste quindi uno Chenier new-style? Cioè, dalla Manon Lescaut di Molinari-Pradelli a quella di Sinopoli c'è indubbiamente un bel salto. Si può dire la stessa cosa di questo titolo o siamo rimasti, fondamentalmente, a quel tipo di approccio? lo chiedo realmente, perchè magari ignoro io un'edizione memorabile che potrebbe farmi apprezzare di più l'opera in questione.
Confesso che sulla carta trovo intrigante la coppia Vickers-Ligabue a Dallas... qualcuno ce l'ha?
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Re: Andrea Chénier (Giordano)

Messaggioda MatMarazzi » gio 04 feb 2010, 15:09

Triboulet ha scritto:Confesso che sulla carta trovo intrigante la coppia Vickers-Ligabue a Dallas... qualcuno ce l'ha?



Io! :)
Si sente molto male, ma lui è favoloso.
La parte è stranamente adatta anche al suo ossessivo gigantismo.
Lei è stanca e forse anche perplessa....

Salutoni,
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Re: Andrea Chénier (Giordano)

Messaggioda Milady » ven 05 feb 2010, 10:05

Caro mat,
non sono mai stata una vociomane col cuore in mano.Ma quando un'opera è fatta per trascinare lo spettatore , io mi lascio travolgere ( con molta riluttanza se è cantata e interpretata in maniera abborracciata)
Il fatto è che l' Andrea Chénier ha una enfasi innata , che deve essere gestita con misura, ma è un'opeera fatta così.
Solo che l'operona , secondo la tradizione
Pensa al duettone finale e all'acuto che chiude l'opera: Madeleine e Andrea, almeno quelli che ho ascoltato dal vivo ( e che non erano un granché) ci arrivavano alquanto provati. Ho sentito urla coperte alla meno peggio dal fragore dell'orchestra, .
Altra grana :ci vorrebbero interpreti "comme il faut" anche nelle molte parti di contorno, che in genere sono affidate come la va la va o secondo la logica del canto a basso costo e l'anzianità di servizio. E questi comprimari - che non sono pochi- sono in grado di ammazzare quasi un'opera, se non sono almeno decorosi.
E ci vorrebbe infine anche coro eloquente - non vociante - preciso negli attacchi.
Certo che lo Chénier si potrebbe cantare diversamente e certo che ci vorrebbe una rilettura nonché una regia rivoluzionarie.
Sarebbe splendido.
La prima rivoluzione sarebbe sentirlo cantato bene in ogni sillaba e da tutti: in primis i protagonisti.
Poi la regia potrebbe escogitare qualunque soluzione, purché coerente .
Kaufmann ? L'ideale .
Ma , premesso che nella mia città - che pena-_ormai è difficile che vengano fuoriclasse o luminose e sicure promesse , non mi pare che il grandissimo Jonas sia il fiore all'occhiello dei teatri italiani.
Florez ? Fisicamente l'ideale . Potrebbe darci una lettura liricizata e nobile, ma come la mettiamo con un personaggio che insiste sul registro centrale?
E Meli? Sarebbe interessante per un protagonista liricizzato, che però deve avere anche un fraseggio maestoso ed epico.
Concludo : Andrea Chénier mi piace .
"Mi dispiace debbo andare " (Pooh).
Buona giornata a tutti e a presto
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Chénier e la nostalgia

Messaggioda MatMarazzi » ven 05 feb 2010, 13:32

Milady ha scritto:Caro mat,
non sono mai stata una vociomane col cuore in mano.Ma quando un'opera è fatta per trascinare lo spettatore , io mi lascio travolgere ( con molta riluttanza se è cantata e interpretata in maniera abborracciata)


Cara Milady,
Questa tua frase pone fra le righe un interrogativo interessante.
Nemmeno io sono un vociomane col cuore in mano, ma anche io mi lascio travolgere facilissimamente all'opera, basta che creda a ciò che vedo, che è proprio quello che dicevi tu.
Da ragazzo mi commuoveva molto lo Chénier (lo vidi la prima volta a dodici anni, per il mio "debutto" alla Scala: eravamo nel 1983). A casa sentivo e risentivo l'edizione Stella-Corelli-Sereni e mi pareva struggente persino il primo monologo di Gérard (che brividi nel "son sessant'anni").

Ma gli anni '80 sono trascorsi e io sono diventato un quasi-quarantenne degli anni 2010.
E mi chiedo se i dodicenni di oggi, nel mutamento dei valori in corso, proverebbero gli stessi brividi nel sentire il servo si sente trafitto dalla vista del padre-chino e sfinito, umiliato per la vita che gli ha imposto e che a stento reprime, fra l'amore e la pietà, il disprezzo.
Sono problematiche che possono parlare così intensamente al pubblico (e agli artisti) di oggi?

Non mi riferissco solo all'Andrea Chénier, ma a tutto il repertorio (oggi abbastanza negletto) del tardo romanticismo italiano e francese; un teatro nato vecchio, nostalgico anche ai suoi tempi, idealizzante, sentimentale e forzosamente edificante, mentre il mondo andava avanti (nelle direzioni del realismo o del simbolismo europei).
Io non credo che questo sia il momento buono per mettere in scena le opere della nostalgia, come Andrea Chenier (o le opere di Catalani, di Reyer, di Delibes, di Smareglia) tutte bellissime, come bellissimo è lo Chénier, ma oggi il futuro incombe, ci schiaccia e ci condiziona.
Oggi è l'epoca giusta per proporre le opere che guardano avanti, che si gettano nel domani: non ti sembra strano che - dopo tanti anni di silenzio - un'opera come il Kroll Roger di Szymanovsky o il Dottor Faust di Busoni abbiano avuto tante produzioni?
Non ti sembra significativo che il "musical" americano degli anni 20 stia progressivamente invadendo i teatri d'opera?
E che mi dici della "Tetralogicomania" (come dicono i Francesi) per cui ogni teatro, teatrino o teatruccio al mondo l'ha messa in cantiere negli ultimi dieci anni?
Le opere che guardano al futuro funzionano benissimo: ispirano gli artisti e attraggono il pubblico.
Le opere come Andrea Chenier sono eseguite invece con stanchezza, con clichés, con interpreti che "scimmiottano" impeti e valori che non sentono (Alvarez... Alagna...) e pubblico che - a torto, si intende - le guarda con sufficienza.
Una soluzione potrebbe essere quella di prendere questi titoli e rivoltarli completamente, cercandovi problemi e prospettive nuove, come proponi tu.

Certo che lo Chénier si potrebbe cantare diversamente e certo che ci vorrebbe una rilettura nonché una regia rivoluzionarie.
Sarebbe splendido.


Sì, si potrebbe.
Ma io penso che non sia onesto... Io credo nell'assoluta libertà creativa dell'interprete, purché "scateni" l'opera da cui parte, non la "travesta" in qualcos'altro.
La rilettura e le regia rivoluzionaria potrebbero oggi consentire il rilancio del neoclassicismo (Spontini, Mayr) o del "vero" romanticismo (Meyerbeer in primis).
Potrebbero finalmente scatenare il primo Verdi, come ha fatto con Handel e Monteverdi...
Ma per il "tardo romanticismo" io credo sia meglio aspettare che questo nostro vivacissimo mondo cambi di nuovo... e riscopra il valore della nostalgia, il fascino dello "ieri", il mistero del sogno e dell'ideale.

Kaufmann ?
Sì... Se Chenier deve essere, lui e solo lui oggi sarebbe plausibile.
Lo Chenier idealizzato, romantico, finalmente raccolto psicologicamente, introverso, crepuscolare, malinconico, sconfitto, non esteriorizzato e caciarone.
Ma ha già dichiarato in un'intervista di non sentire il fascino del personaggio... nemmeno lui!

Salutoni,
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Re: Chénier e la nostalgia

Messaggioda Tucidide » sab 06 feb 2010, 0:34

MatMarazzi ha scritto:Ma io penso che non sia onesto... Io credo nell'assoluta libertà creativa dell'interprete, purché "scateni" l'opera da cui parte, non la "travesta" in qualcos'altro.
La rilettura e le regia rivoluzionaria potrebbero oggi consentire il rilancio del neoclassicismo (Spontini, Mayr) o del "vero" romanticismo (Meyerbeer in primis).
Potrebbero finalmente scatenare il primo Verdi, come ha fatto con Handel e Monteverdi...
Ma per il "tardo romanticismo" io credo sia meglio aspettare che questo nostro vivacissimo mondo cambi di nuovo... e riscopra il valore della nostalgia, il fascino dello "ieri", il mistero del sogno e dell'ideale.

Mi pare di aver letto qualcosa del genere anche sul Rosenkavalier, può essere? Anche per quell'opera, dicevi che manca il "contatto" con il tempo presente, e qualsiasi interprete è quasi destinato a fallire, dovendosi muovere in un contesto riluttante.
La prospettiva è molto interessante e per certi versi condivisibile; in sostanza, ribalti un po' l'idea di "classico" calvinianamente inteso.
Io penso però che certe opere, come Andrea Chénier, vivano non solo della loro drammaturgia e delle loro tensioni sociali così evidenziate dalla musica e dal libretto, ma anche dalla luce propria emanata dal protagonista. Ci sono opere che, indipendentemente dal grado di aderenza all'attuale temperie culturale, riescono a farsi ascoltare ed a suscitare entusiasmi grazie ad interpreti capaci di focalizzare su di sé l'attenzione, distogliendola persino dalla drammaturgia e dai contenuti. E' quel lato primadonnesco che nell'opera ci sta e ben venga se viene valorizzato.
Non tutte le opere si prestano; anzi, sono pochissime. Andrea Chénier secondo me appartiene al ristretto numero se non altro perché la pesante eredità lasciata da Del Monaco e Corelli, che di fatto sono ancora considerati i due mostri sacri con cui confrontarsi, ha creato un'aspettativa enorme per il tenore che decida di cimentarvisi. Aspettativa, per altro, non limitata ai nostalgici del buon tempo andato, bensì condivisa anche dai melomani più "modernisti", che sempre nutrono speranze nelle nuove tendenze musicali ed interpretative e nelle capacità dei grandi cantanti del presente. E' un ruolo, Andrea, paragonabile a Norma, ancora legato alle due (o tre :D ) che Stecca ben conosce. :)
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Andrea Chénier (Giordano)

Messaggioda Enrico » mer 03 mar 2010, 2:20

Affaticato e un po' spaesato, ma forse anche un pochino più impegnato del solito nell'interpretazione (esiste il video dell'opera intera?):


Enrico B.
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Re: Andrea Chénier (Giordano)

Messaggioda Valentina » mer 06 mag 2015, 12:55

In una Francia in piena rivoluzione, costumi fantastici e una bellissima scenografia fanno da sfondo a lui: JONAS KAUFMANN!!!! : Love : : Love : : Love :
Ok scusate mi riprendo… ho appena finito di ammirare : Love : emh volevo dire di guardare l’Andrea Chénier con Kaufmann e la Westbroek con la regia di McVicar.
A me ha entusiasmato parecchio, li ho trovati tutti perfetti… sono stata trascinata in un vortice di emozioni.
Opera davvero stupenda e basata sull’Amore che vince sempre su tutto… addirittura sulla morte che i nostri protagonisti non temono legati nel loro amore e nell’essersi riuniti.
Persino il “cattivo” non riesce ad essere cattivo redento dall’amore che nutre per Maddalena che lo porta sì a farla spiare per ritrovarla e averla e ad accusare Chenier ma che poi lo porta a spogliarsi della sua cattiveria tentando di aiutarla e di permetterle di essere felice con l’uomo da lei scelto.
Veramente un capolavoro!
Dilegua, o notte!… Tramontate, stelle!… All’alba vincerò!…
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