Faust (Gounod)

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Faust (Gounod)

Messaggioda stecca » gio 10 gen 2008, 13:21

22 dicembre 1965, Teatro Metropolitan di New York: “Faust” di Gounod
Dir. G. Pretre
J.Diaz, J.Alexander, M.Caballé, S. Milnes
(registrazione pirata)


Una "amica" sulla sola base di un interscambio privato via web mi ha fatto recapitare in ufficio, senza neppure conoscermi, 2 musicassette contenenti la registrazione “pirata” di questa serata di cui disponevo solo di una selezione, mi ha fatto un enorme regalo che rende ancora più straordinario questo “mondo” degli appassionati di lirica pronti a condividere emozioni comuni.

Ciò detto, e rilevato che tutto sommato il “suono” è più che accettabile, e che qualche “taglio” qua e là si percepisce tanto nella esecuzione originale quanto nella registrazione (ma non mi pare trattarsi di parti significative), occorre segnalare innanzitutto l’interesse “storico” di questa particolare serata newyorkese. Infatti, si tratta di una rara esecuzione al Met di una opera certamente non tra le più popolari ed eseguite e neppure, sia detto, in sé e per sè così musicalmente strepitosa, inoltre i nastri riportano una delle ultime rappresentazioni nella vecchia e gloriosa sala del Met prima della nuova Lincolm, come saprà chi ricorda quel memorabile concerto di addio dell’aprile del 1966 alla "vecchia struttura" registrato dal CD GOP e siamo ancora nella mitica epoca di Rudolf Bing.
In più ci troviamo di fronte ad un duplice e “storico” debutto in quel Teatro di due artisti che negli anni a seguire avrebbero coperto di lustro la nuova e più moderna sala dell’upper west, ovvero di Sherril Milnes e Montserrat Caballè per fare cantare la quale, sull’onda dei recenti trionfi donizettiani alla compassata (e rivale) Carnegie Hall (Lucrezia e Roberto) Rudolf Bing fece, come si suol dire, carte false inserendola di imperio nella prevista opera francese dopo avere con lei sottoscritto un contratto che la vedrà per almeno 10 anni cantare almeno 4 o 5 opere all'anno in quel Teatro (infatti si trasferirà a vivere lì con il marito lasciando i figli in Spagna dai nonni....).
Montserrat Caballé accettò la sfida anche se conosceva solo la grande aria di Marguerita che aveva eseguito davanti ad un estasiato Cluytens in occasione della sua audizione per cantare in Scala la fanciulla-fiore di Parsifal nel 1960, mentre, mi racconta la sua fan, il giovanissimo Milnes era come peraltro prevedibile emozionatissimo.
Ebbene, dopo l’ascolto dei nastri della Sherril's fan, possiamo tranquillamente affermare che quel natale di tanti anni fa i fortunati abitanti della grande mela, che mi piace pensare innevata ed addobbata come solo quella incredibile città sa essere a dicembre, si recarono, forse inconsapevolmente, per una delle ultime volte nella zona teatrale di Broadway, per assistere ad un vero e proprio evento e di quelli da raccontare.
Cominciamo col dire che la direzione di Pretre riesce come poche altre volte a rendere appieno il grande respiro francese della più famosa opera del suo connazionale, si capisce che la sente (altro che Traviata....) e quindi la esegue in maniera davvero impecccabile, dandole persino un ritmo ed una energia che forse neppure aveva di suo, strepitoso e punto, e anche l’orchestra pare seguirlo a dovere.
Il protagonista è il bass-baritono Diaz, resosi spesso protagonista di prestazioni tutt’altro che esaltanti ad onta di una voce di natura privilegiata. Qui, forse grazie anche alla giovane età, esegure dal punto di vista vocale un grandissimo Faust sfoggiando suoni pieni ed acuti ricchissimi al punto che non sembra neppure lontano parente di quello di parecchi anni dopo del Vespri barcellonesi od anche del totalmente fuori luogo basso rossiniano del celebre Assedio scaligero di soli 4 anni più tardi di questa serata.
Il tenore Alexander, noto per la tutt’altro che impeccabile registrazione di Pollione nella meravigliosa prima Norma di dame Joan, qui sembra pure lui trasformato, e lancia acuti veementi e tiene in generale una linea di canto generosa e coinvolgente, certo non è né Gedda, né Kraus né Vanzo, ma scatena giustificati entusiasmi per la notevole baldanza vocale, tutt’altro che priva peraltro di sorveglianza.
Milnes non so quanti anni avesse ma qui è una iradiddio se mi si consente il termine, al punto che alla chiusa acuta della aria di Valentine il pubblico pare impazzito e noi con...lui.
Si capisce perché da quel giorno sarebbe stato sostanzialmente adottato dal Met e della RCA, credo si tratti di uno dei debutti baritonali più sensazionali del dopo-guerra, di sicuro di quelli da me ascoltati.
Ho lasciato per ultima la futura “diva” che in seguito si sarebbe occupata di opere di ben diversa gratificazione, ahimè....si, perché a sentire questa incredibile Marguerite, è un grande peccato tanto che abbia abbandonato Faust quanto che si sia convinta ad inciderlo solo 10 anni dopo per la Erato in una edizione invero molto più modesta e priva di pathos.
Quella sera la Caballé debuttante al Met, è semplicemente miracolosa dalla prima nota all’ultima, esibendo tra le altre cose, e con buona pace dei suoi detrattori di risulta, i più bei Do a piena voce che Teatro abbia mai registrato, oltre a tutto il bagaglio di “idee” e dinamiche che gli anni d’oro ne han consacrato in imperitura grandezza, insomma quella sera la Caballé pareva proprio avere una voce onnipotente e ovviamente ma questo si sa.......stupendamente bella.
Alla fine uno pensa “ma era il Faust ? Possibile ?”.
Ignoro le ragioni per le quali una tale serata non abbia trovato posto in uno dei tantissimi CD live sfornati anche in modo inflazionato in questi anni, se vi capita ascoltatelo ne vale davvero la pena, a me non resta che nuovamente ringraziare l'amica per la incredibile magia che mi ha regalato.

P.S: scusate la agiografia un pò infantile ma quando ce vò ce vò, e non mi capitava da tempo di emozionarmi così di fronte all'ascolto di una cosa (per me) "nuova"








stecca
 
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