L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

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L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda DottorMalatesta » dom 09 feb 2014, 10:53

Abbiamo scelto di ascoltarla nell'edizione in studio diretta da Claudio Abbado per la DG. E' reperibile su Spotify, ed eventualmente anche in vendita a medio/basso prezzo.
Sul Web è disponibile anche un edizione live, diretta da Abbado a Firenze nel 1971:
http://www.4shared.com/rar/_tcW3Zn9ba/L ... Abbad.html?

Per chi non conoscesse l'opera ecco alcuni link e informazioni utili.

Titolo originale: La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo Dramma giocoso in due atti
Soggetto: libretto di Jacopo Ferretti, da Perrault
Prima: Roma, Teatro Valle, 25 gennaio 1817
Cast: Don Ramiro (T), Dandini (B), Don Magnifico (B), Clorinda (S), Tisbe (Ms), Alidoro (B), Angelina, detta Cenerentola (A); cortigiani e dame
Autore: Gioachino Rossini (1792-1868)

«Stanco dal proporre e mezzo cascante dal sonno, sibilai in mezzo a uno sbadiglio: ‘ Cendrillon ’. Rossini che, per esser meglio concentrato, si era posto a letto, rizzatosi su come il Farinata dell’Alighieri: ‘Avresti tu core scrivermi Cendrillon ?’, mi disse: ed io a lui di rimando: ‘E tu di metterla in musica?’, ed egli: ‘Quando il programma?’, ed io ‘...a dispetto del sonno, domani mattina’, e Rossini: ‘Buona notte!’». Così Jacopo Ferretti, nelle sue Memorie , ricorda la notte in cui Rossini decise di porre in musica la favola di Cenerentola. Mancavano due giorni al Natale 1816 e il compositore, che si era impegnato con il Teatro Valle di Roma a scrivere una nuova opera per il prossimo carnevale, si trovava in gravi difficoltà perché la censura pontificia aveva bocciato il previsto soggetto di Ninetta alla corte , una delle «meno morali commedie del teatro francese», come ci ricorda lo stesso Ferretti. In quella ‘tempestosa’ notte, Rossini si trovò quindi in tutta fretta a scegliere, insieme al librettista e all’impresario Cartoni, un nuovo argomento. La scelta cadde su Cendrillon ou La petite pantoufle , la celeberrima fiaba di Perrault, uno dei miti più diffusi al mondo. Le trasformazioni e il riscatto sociale dell’innocente fanciulla sono infatti argomento, pur sotto forme e varianti diverse, anche di racconti greci, egizi e cinesi, nonché dell’altrettanto celebre versione dei fratelli Grimm. È noto come Rossini e Ferretti abbiano eliminato dal racconto qualsiasi implicazione magica e fiabesca: forse la dimensione del meraviglioso non piaceva al pubblico romano dell’epoca, o forse Rossini non la sentiva, in quel momento, congeniale alla sua ispirazione. Di fatto nel libretto del Ferretti non appare il fondamentale personaggio della fata, né l’incantesimo che permette a Cenerentola di presentarsi al ballo magnificamente vestita. E, soprattutto, non si fa nemmeno menzione della promessa che costringe la fanciulla a fuggire, allo scoccare della mezzanotte, dalle braccia del principe perdendo la fatale scarpetta. In Rossini la scarpetta viene sostituita da uno «smaniglio», un braccialetto che Cenerentola, forse non senza malizia, affida al principe affinché la possa più facilmente ritrovare.

Atto primo . In un salone del decadente palazzo baronale di Don Magnifico. Angelina, sua figliastra da tutti soprannominata Cenerentola, è intenta ai lavori più umili mentre le sue due sorellastre, Clorinda e Tisbe, si stanno pavoneggiando davanti allo specchio. La fanciulla intona una malinconica canzone ("Una volta c’era un re"), quasi presaga del suo futuro destino. Subito viene rimbrottata dalle sorellastre, che la tiranneggiano. All’improvviso bussa alla porta del palazzo Alidoro, precettore del principe Don Ramiro. Alidoro si è presentato travestito da mendicante per saggiare il cuore delle tre fanciulle. Cenerentola lo accoglie con affetto, scatenando l’ira delle sorelle che invece lo cacciano in malo modo. Alcuni cavalieri annunciano la visita del principe in persona. Le sorellastre, in grande stato di agitazione, corrono ad avvertire il loro padre, Don Magnifico, il quale, risvegliatosi da un sogno premonitore ("Miei rampolli femminini") le incita a prepararsi per accogliere degnamente il principe. Nel frattempo è Don Ramiro stesso ad arrivare di soppiatto nella casa di Don Magnifico. Egli ha scambiato le proprie vesti con Dandini, suo scudiero, per meglio conoscere, e scegliere in assoluta libertà, la sua futura sposa. Sopraggiunge Cenerentola, affacendata nei lavori domestici. Alla vista di Ramiro ne è dapprima spaventata, quindi turbata. Fra i due giovani è il classico ‘colpo di fulmine’ ("Un soave non so che"). Annunciato da un coro scherzosamente pomposo, giunge Dandini travestito da principe ("Come un’ape nei giorni d’aprile"). Tutta la famiglia di Don Magnifico non si accorge del tranello e lo accoglie con grande deferenza. Dandini reca l’invito a un ballo a corte, e mentre tutti, tranne Cenerentola, si avviano al palazzo, la fanciulla implora il patrigno di condurre anche lei alla festa ("Signor, una parola"). Don Magnifico la respinge brutalmente ma Alidoro, che ha assistito a tutta la scena, decide commosso di aiutarla ("Là del ciel"). Nel palazzo del principe, Dandini e Ramiro discutono sulle figlie del barone ("Zitto zitto, piano piano"), quando improvvisamente sopraggiunge una splendida dama in incognito. È Cenerentola, velata, a fare la sua apparizione fra lo stupore generale ("Parlar, pensar, vorrei").

Atto secondo . Don Magnifico teme di aver riconosciuto nella bella incognita Cenerentola, ma è comunque convinto che il principe si deciderà per una delle sue due figlie ("Sia qualunque delle figlie"). Cenerentola, intanto, inseguita da Dandini che crede essere il vero principe, dichiara di essersi innamorata dello scudiero. Don Ramiro, che ha udito tutto, è al culmine della gioia ma la fanciulla lo allontana lasciandogli un braccialetto. Egli dovrà cercarla, riconoscerla e «allor... se non ti spiaccio... allor m’avrai». Don Ramiro decide finalmente che è il momento di porre fine alla girandola dei travestimenti. Riprende il proprio ruolo di aristocratico e si mette subito alla ricerca della bella sconosciuta ("Sì, ritrovarla io giuro"). Poco dopo è lo stesso Dandini a informare Don Magnifico di essere un semplice scudiero. Il furore di Don Magnifico esplode in pieno e l’infelice barone ritorna a casa con le due figlie. Quando giungono a palazzo trovano, come sempre seduta accanto al fuoco, Cenerentola che canta la sua malinconica canzone. I tre vorrebbero sfogare la loro rabbia sull’innocente fanciulla, ma improvvisamente scoppia un furioso temporale. Rovesciatasi ad arte, per merito di Alidoro, la carrozza del principe proprio davanti alla casa del barone, fa quindi il suo ingresso Don Ramiro. Fra lo stupore e l’imbarazzo generale, egli riconosce in Cenerentola la dama misteriosa del ballo e la chiede in sposa ("Questo è un nodo avviluppato"). L’ultima scena vede Cenerentola ascendere al trono e, in un tripudio di gioia, perdonare il patrigno e le sorellastre che, pur sempre stizzite, si chinano ai suoi piedi.

Ciò che più colpisce in Cenerentola è la cura di Rossini, inusitata per un’opera buffa, nel tratteggiare il carattere della protagonista. Fin dalle prime battute dell’opera Cenerentola mostra il suo distacco e la sua ‘alterità’ nei confronti dei personaggi che la circondano. Dalla malinconica canzone iniziale "Una volta c’era un re", alla scena e rondò finali "Nacqui all’affanno, al pianto", è evidente l’intenzione di dipingere una figura pateticamente sospesa fra sogno e realtà. Quasi un’eroina da opera seria, insomma, forse più vicina ai languori di Elena, la protagonista della Donna del lago , che non alle funamboliche esplosioni di vitalità di un’Isabella dell’ Italiana in Algeri o di una Rosina nel Barbiere di Siviglia . Anche l’ornamentazione vocale, fittissima per il suo ruolo, ha lo stesso fine. Una scrittura estremamente virtuosistica che, pur con altri intenti, ha modo di farsi valere anche nel personaggio di Dandini durante il suo travestimento da principe, e in quello di Alidoro al momento di mostrarsi in tutta l’autorevolezza del suo ruolo. Il personaggio meno delineato è in fondo Don Ramiro, che solo a fatica si differenzia dal tradizionale ruolo di amoroso. La sua aria del secondo atto, "Sì, ritrovarla io giuro", è piuttosto convenzionale e tutto sommato appare molto più significativo, per la caratterizzazione del personaggio, il bellissimo recitativo accompagnato "Tutto è deserto", con il quale il principe si presenta, in bilico fra stupore e incantamento. È questo il punto in cui l’opera sembra adeguarsi all’atmosfera della fiaba. Non a caso il seguente duetto fra Cenerentola e il principe è forse il più bel duetto d’amore che Rossini abbia mai composto. Veramente sbalorditiva, in quella pagina, è la capacità di tradurre in poche battute tutti i trasalimenti e il turbamento dei due giovani, con una fulminante pittura musicale del più classico coup de foudre . Don Magnifico, Clorinda e Tisbe appartengono invece al più tradizionale mondo dell’opera buffa, con tutto l’armamentario di sillabati ed effetti onomatopeici che ne consegue. Relegato alla funzione di semplice riempitivo, il coro non ha modo di farsi valere quale protagonista attivo dell’azione. Il ‘vuoto’ che si crea di conseguenza attorno ai protagonisti è forse all’origine di quel senso di straniamento e irrealtà che a tratti pervade il racconto.

Nonostante le connotazioni buffe e realistiche del libretto, Cenerentola rimane quindi un capolavoro di stilizzazione e di drammaturgia antinaturalistica. Alla ‘prima’ di Roma l’opera non riscosse un immediato successo, forse per la carenza di prove e per il nervosismo degli interpreti. La fretta, del resto, era stata tale da costringere Rossini a riciclare la sinfonia composta l’anno prima per La Gazzetta e, quale gran finale, il rondò del conte d’Almaviva nel Barbiere di Siviglia , diventato in Cenerentola il celeberrimo "Non più mesta" della protagonista. Già nelle repliche il successo fu però assoluto e costante, al punto che negli anni seguenti giunse a oscurare quello del Barbiere . Dopo un periodo di declino, durante il quale l’opera rischiò persino di uscire di repertorio, Cenerentola è ritornata trionfalmente sulle scene, anche grazie alla edizione critica approntata da Alberto Zedda verso la fine degli anni Sessanta.

Tratto da: http://www.myword.it/opera/dictionary/219


Wikipedia per un'introduzione generale:
http://it.wikipedia.org/wiki/La_Cenerentola

Un interessante fascicolo introduttivo all'opera, completo di libretto, del Regio di Torino. Pensato per ragazzi, ma comunque molto ben fatto e con qualche notizia più che interessante!
http://www.teatroregio.torino.it/sites/ ... attico.pdf

Il libretto in PDF con un saggio di Stefano Catucci
http://www.iteatri.re.it/allegati/libretto.pdf

BUON ASCOLTO A TUTTI!!!

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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda pbagnoli » dom 09 feb 2014, 13:23

A parte la Berganza (peraltro, a mio parere, surclassata da Flicka von Stade nel video), il cast mi sembra variamente censurabile, a cominciare dal tenore.
Detto ciò, questa registrazione appare come il primo tentativo serio di rendere in modo serio un grande capolavoro del teatro comico rossiniano (analogamente al Barbiere).
Certo, c'erano ancora i Capecchi e i Montarsolo; era il prezzo da pagare per una non ancora piena comprensione della materia.
Ma la direzione era un capolavoro: era la prima volta che sentivamo quest'opera così, e questo fu merito storico di Abbado. E pensare che c'è ancora qualcuno che ritiene che la decadenza della storia esecutiva del teatro d'opera sia iniziata con il predominio dei direttori, e che sia preferibile tornare ai battisolfa proni ai cantanti...
Il tenore però era un disastro. Alva, secondo me, era già impresentabile anche ai tempi.
Risentire a distanza di anni un "Sì rivederla io giuro" così moscio, privo di mordente e tutto falsetteggiante è qualcosa che non può essere nemmeno giustificato dalla prassi dei tempi.
La vera rivoluzione rossiniana si è basata su alcuni capisaldi irrinunciabili. E per "irrinunciabili" intendo quelli senza cui non si può parlare di rivoluzione.
Tutto il resto è venuto di conseguenza:
:arrow: Abbado
:arrow: Sutherland
:arrow: Horne
:arrow: Ramey
:arrow: tenori, in primis Merritt e Blake
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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda Rodrigo » dom 09 feb 2014, 15:32

pbagnoli ha scritto:La vera rivoluzione rossiniana si è basata su alcuni capisaldi irrinunciabili. E per "irrinunciabili" intendo quelli senza cui non si può parlare di rivoluzione.
Tutto il resto è venuto di conseguenza:
:arrow: Abbado
:arrow: Sutherland
:arrow: Horne
:arrow: Ramey
:arrow: tenori, in primis Merritt e Blake


Buona domenica a tutti.
Ripromettendomi di intervenire più approfonditamente sul tema affascinante della Cenerentola, aggiungerei un paio di nomi alla incontestabile lista proposta da Pietro:
1) S. Bruscantini, il cui ruolo del repertorio del basso buffo è paragonabile a quello di Ramey nel repertorio serio,
2) M. Callas il cui repertorio rossiniano fu limitato quantitativamente, ma epocale negli effetti (vedasi l'Armida fiorentina e il Turco romano).

Sarebbe interessante discutere anche sul ruolo della Berganza in una prospettiva storica. Le parole di Pietro fanno pensare in effetti.
Saluti
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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda DottorMalatesta » dom 09 feb 2014, 18:02

Un caro saluto a Rodrigo, grandissimo esperto di "cose rossiniane". Ti aspettavamo!!! 8)

Se siete d'accordo proporrei di affrontare la discussione (che immagino sarà ampia ed articolata) relativa alla Rossini Renaissance in un thread apposito:

viewtopic.php?f=3&t=2044

lasciando invece questo thread ad un confronto in merito all'incisione abbadiana de La Cenerentola.

ciao!

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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda Luca » dom 09 feb 2014, 18:15

A me Rossini non piace molto, soprattutto in queste edizioni così a torto esaltate dirette da Abbado Non per lui certo, ma come cast. Alva l'ho ascoltato dal vivo è mi è bastato :evil: la Berganza tutta compitina era l'esatto contrario di quello che dev'essere Rosina e Cenerentola: la von Stade e la nostra terrani volavano molto più in alto. 8) Poi anche su Capecchi e Montarsolo avrei da dire mah e mah.... :roll:
Ha ragione Pietro quando afferma che gli artefici del vero Rossini sono altri. Detto questo dico come la Butterfly "taccio, taccio, più nulla" almeno su questa Cenerentola.


Saluti, Luca.
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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda DottorMalatesta » mer 12 feb 2014, 11:51

Ieri mi sono ascoltato, a confronto, l´edizione fiorentina (live, 1971) e quella in studio dello stesso anno. Finora ho ascoltato fino all´arrivo di Dandini.
Rispetto al live, nell´incisione in studio Abbado mi sembra piuttosto “ingessato”, Montarsolo gigioneggia molto di più, Alva è molto più affaticato nel registro acuto.
Il live fiorentino mi sembra uscire vincitore dal confronto. Il suono del Rossini di Abbado è di una modernitá incredibile: è un Rossini geometrico, a contorni ben delineati, a tratti persino puntuti, con macchie di colore che si giustappongono (sentire gli interventi dei fiati nella seconda parte della sinfonia nel live fiorentino!) più che fondersi. Se dovessi individuare un precedente di rilievo non avrei dubbi nell´indicare alcune remote incisioni delle sinfonie rossiniane da parte di Toscanini.
Il suono viene costantemente piegato a fini espressivi. Basta confrontare le sonoritá secche, spigolose degli archi nella scena iniziale (con le due sorellastre), e il suono sfumato, morbido, felpato degli archi nella canzone di Cenerentola (“una volta c´era un re…”). O il ricamo del flauto che rimbalza da una parte all´altra al “Cenerentola vien qua, Cenerentola va lá…”. Straordinario.
La Berganza mi sembra straordinaria. Riesce a coniugare una perfezione vocale assoluta nelle agilitá (fungendo da impietosa cartina tornasole per Alva), e un´interpretazione di profonda, umanissima malinconia. Vorrei sapere da quel grande conoscitore di storia della vocalitá che è Luca il motivo per cui non apprezza la Berganza in questo ruolo (anche perché la Valentini-Terrani che però conosco in altri ruoli rossiniani, ma non in Cenerentola, mi sembra muoversi sulla linea della Berganza. E, a mio parere, anche la stessa Cenerentola della von Stade…).
Ascoltando Alva mi sono accorto di una notevole affinitá con il canto di Raul Gimenez (altro tenore che non amo piú di tanto). Sapete se per caso Gimenez sia stato allievo di Alva?

Ciao,
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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda pbagnoli » mer 12 feb 2014, 13:04

Anch'io appartengo alla - credo ristretta - categoria di coloro che non amano la Berganza.
Ne riconosco e rispetto profondamente il magistero tecnico, ma:
:arrow: detesto cordialmente i suoi suoni nasali
:arrow: le agilità sono belle e liquide, ma non fosforescenti come quelle di chi è venuta dopo di lei (per esempio Bartoli nella registrazione con Chailly o Lezhneva nel disco rossiniano registrato con Minkowski; ovviamente adesso aspetto repliche... altrove)
:arrow: la stessa Valentini-Terrani o la Von Stade mi sembrano molto più pertinenti e anche sincere nella resa del personaggio
:arrow: destesto cordialmente quella patina da intellettuale che mette in ogni personaggio; proprio in questi giorni mi sono risentito la sua Carmen e, pur riconoscendole di essere più o meno la prima della discografia a cercare di vedere oltre, mi basta una nota della Ewing o della Antonacci per aprire un mondo completamente diverso

Detto questo, oggettivamente un pezzo di Storia del canto rossiniano.
A mio modo di vedere, una Storia molto, molto superata
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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda DottorMalatesta » mer 12 feb 2014, 14:15

pbagnoli ha scritto:le agilità sono belle e liquide, ma non fosforescenti come quelle di chi è venuta dopo di lei (per esempio Bartoli nella registrazione con Chailly o Lezhneva nel disco rossiniano registrato con Minkowski; ovviamente adesso aspetto repliche... altrove)
destesto cordialmente quella patina da intellettuale che mette in ogni personaggio; proprio in questi giorni mi sono risentito la sua Carmen e, pur riconoscendole di essere più o meno la prima della discografia a cercare di vedere oltre, mi basta una nota della Ewing o della Antonacci per aprire un mondo completamente diverso


Tu sai quanto ammiri e apprezzi la Bartoli. Però trovo che le sue agilitá siano molto piú "meccaniche", "dure", "spigolose" rispetto alla vocalitá piú "morbida" e di stampo schiettamente vocalista della Berganza. Non c´è un meglio o un peggio in senso assoluto. Sono due cantanti eccelse, e due rossiniane di assoluto riferimento. Personalmente l´incisione di Cenerentola con Bartoli diretta da Chailly a me piace molto (e mi piace molto anche nel video con Dara).
La Berganza mi sembra cantante sempre molto contenuta dal punto di vista espressivo, molto corretta ed elegante, attenta a non strafare, a non essere mai sguaiata. Un po´ Simionato style... Chiaro che questo in alcuni ruoli può non essere congeniale al personaggio. Citavi la sua Carmen a ragion veduta. Però il suo Rossini malinconico, chiaroscurato mi sembra sia tuttora validissimo: più che un "tipo", una "maschera", i suoi personaggi rossiniani sono intrisi di un´umanitá che ricorda alcuni personaggi mozartiani. Non così, tanto per dire, i personaggi comici affrontati dalla Bartoli che mi sembrano piú "astratti", piú in "bianco-nero" senza sfumature di grigio, figure quasi da commedia dell´arte. Un Rossini che guarda indietro a Mozart contrapposto ad un Rossini che invece guarda a Stravinkij.

Tutto questo almeno per come la vedo io.

Ciao!

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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda Luca » mer 12 feb 2014, 20:46

Anche io, Francesco, concordo con Pietro sulla Berganza: non è il mio ideale, ha fatto cose pregevoli (cito l'amante di Alcina di Haedel con la Sutherland) però in Rossini aveva ragione Celletti quando la definiva 'esangue'. Quando uno è troppo compito diventa noioso. Tu, per Rossini, citi la Simionato instaurando un legame con la spagnola, ma la cantante forlivese era molto più spiritosa e talvolta spiritata (in rapporto ai tempi) e con un repertorio poi che spaziava enormemente (se si pensa che canta Cherubino con la Tebaldi negli stessi anni - '51-52 - che incide la sua prima Cavalleria Rusticana per la CETRA, dopo il precedente di Mamma Lucia con Mascagni del 1940!). Come Rossini io resto - per il registro del mezzo e contralto - alla Horne e alla Valentini Terrani: la prima per la pitrotecnia virtuosistica e la capacità dei suoi ruoli 'en travesti', la seconda per la dolcezza, l'eleganza e la femminilità che sprigionavano dalle sue interpretazioni. Inoltre c'è da tener conto di quali ruoli maschili rossiniani ha cantato la Berganza (Arsace no, Tancredi nemmeno!) ? Secondo: avrebbe potuto rivaleggiare con le due sopra? Avremmo un interessante parametro di confronto: Isabella, Rosina e Cenerentola restano lì, ma rispetto a Horne, Valentini e Simionato mi paiono inferiori.
Concludendo: tanta eleganza, tanta perizia, ma anche generatrice di noia.....
Quanto alla Bartoli: facevano sensazione i suoi esordi, ma a me sembra si sia riciclata a breve distanza di anni e ora deve star attenta a non divenire una seconda Riciarelli....

Salutoni, Luca.
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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda pbagnoli » mer 12 feb 2014, 21:44

Anch'io concordo con Luca.
E - come lui - ho difficoltà a vedere paralleli con la Simionato che, mi pare, parla un linguaggio veramente diverso da quello della Berganza.
Non discuto il magistero tecnico della cantante madrilena: è bravissima, niente da dire.
Ma le mie perplessità erano tali anche trent'anni fa; a distanza di anni non è una di quelle cantanti sulle quali ho cambiato idea.
In ogni ruolo che le ho sentito fare, c'è sempre qualcuna che mi soddisfa maggiormente.
E poi, davvero: non sopporto le sue nasalità e la sua patina di intellettualismo. Non dico che il cantante debba essere un bifolco, però...
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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda DottorMalatesta » mer 12 feb 2014, 22:03

Carissimi Luca e Pietro,
OK. La Simionato si lasciava andare molto di più.
Indubbiamente, come ho scritto, il Rossini della Berganza guarda con malinconica nostalgia al passato, è un Rossini che viene da Mozart. Di qui un'eleganza estrema, quasi una ritrosia espressiva, ma anche -a mio modo di vedere - un'umanità molto più autentica di quella di una Horne o di una Bartoli. Ricordiamo che la Berganza era allieva di Lola Rodriguez Aragon, pupilla di Elisabeth Schumann, eccelsa mozartiana, cantante dalla voce cristallina. E, come dicono in Germania, la mela non cade mai lontano dall'albero!

Purtroppo non esiste alcuna incisione della Schumann in Rossini.
Ma è interessante ascoltarla in questo brano da un'operetta di Carl Zeller. Come spirito ne aveva più dell'allieva della sua allieva :roll: , ma come vocalità... questo è l'albero! :mrgreen:



Ascoltate ancora la Schumann in "Deh vieni non tardare"


Nonostante il diverso registro vocale, la somiglianza è sbalorditiva!

E' indubbio che la Horne avesse una fortissima personalità. Però trovo il suo Rossini (almeno per quanto riguarda Italiana e Barbiere, gli unici due ruoli dove sia possibile un confronto diretto con la Berganza) più caricaturale, quasi macchettistico, più da maschera dell'arte. Che poi questo si sposi benissimo con la comicità astratta, geometrica e quasi metafisica di Rossini, OK. L'esplorazione delle potenzialità "coloristiche" della voce (con il ricorso a suoni volutamenteprivi di immacolata omogeneità non sarà un caso che la Horne non affrontò assiduamente Mozart) sicuramente può aver contribuito alla resa un po' "estrema" di alcuni personaggi rossiniani da parte della americana.

Per capire cosa intendo basta ascoltare la Horne qui:


Che dire? Molto... americana! :mrgreen:

Comunque ecco a confronto, in Cenerentola....

la Berganza


la Horne


la Valentini-Terrani (davvero bravissima!) con Abbado nel 1976 a Londra


e la Bartoli


A me sembra che tra Berganza e Valentini-Terrani vi sia molta più affinità in fatto di stile vocale e interpretazione che tra Valentini-Terrani e Horne. Così come trovo che vi sia affinità tra la vocalità un po' "esasperata" della Bartoli (ascoltate le sonorità della volatina al "baleno rapido"!) e quella della Horne.

Sia chiaro: stiamo parlando di tre cantanti eccelse.

---------

Tornando invece ad Abbado, qualcuno mi sa dire se è possibile reperire l'edizione londinese del 1976?
Su youtube c'è una registrazione che è un ectoplasma sonoro inaccettabile... :cry:

Comunque qui il celeberrimo sestetto del "nodo avviluppato".



L'idea di esasperare il suono delle "erre" è un tocco di genio surreale: il significante diventa significato, la parola perde la propria funzione di strumento di comunicazione. Afasia in musica. Regressione al linguaggio infantile, al balbettio, alla lallazzione. Ta-tà Ba-bà Ra-rà Pa-pà Mam-mà. Eppure un balbettio, una lallazione che diventa espressiva, che diventa signficativa. Il suono che diventa significato. Il suono che diventa contenuto.. La forma che diventa contenuto. La cartina del cioccolatino che diventa cioccolatino in una sorta di surreale, giocosa transustanziazione. Geniale. Non so davvero se questa fosse una trovata di Abbado.
Certo è che in un'edizione precedente un effetto del genere non lo si ritrova:

Non lo si trova nell'edizione 1963 diretta da De Fabritiis con la Simionato


Non lo si trova nell'edizione diretta da Gui nel 1953 (disponibile su Spotify)

Non lo si trova neppure in questa edizione in... Russo (1951) !!!! Anche qui nessuna allitterazione consonantica...


Che dite?

Un caro saluto a tutti!

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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda Luca » mer 12 feb 2014, 22:58

Francesco, hai messo l'edizione del 1963 della Cenerentola: ma ce n'era una precedente con la Simionato del 1950 diretta da Rossi con Valletti e Meletti. Sarebbe interessante sentire il confronto direttoriale. Rossi credo sia superiore a De Fabritiis. Inoltre la Simionato è più fresca vocalmente.
Secondo aspetto: è chiato che Berganza-Horne-Valentini rappresentano la svolta rossininiana del secolo XX, ma:
a) non ci metterei subito la Bartoli;
b) la Simionato all'epoca sua era quanto di meglio si poteva sentire nell'ambito virtuosistico: una novità l'ha rappresentata anche lei. Io ho una selezione di Italiana con la Barbieri che è quanto di più brutto si possa sentire in Rossini.
La discussione comunque è molto interessante e si svolge su toni rispettosi e pacifici. Questo dà modo di argomentare...

Saluti, saluti.
Luca.
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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda DottorMalatesta » gio 13 feb 2014, 11:36

Luca ha scritto:Francesco, hai messo l'edizione del 1963 della Cenerentola: ma ce n'era una precedente con la Simionato del 1950 diretta da Rossi con Valletti e Meletti. Sarebbe interessante sentire il confronto direttoriale. Rossi credo sia superiore a De Fabritiis. Inoltre la Simionato è più fresca vocalmente.
Secondo aspetto: è chiato che Berganza-Horne-Valentini rappresentano la svolta rossininiana del secolo XX, ma:
a) non ci metterei subito la Bartoli;
b) la Simionato all'epoca sua era quanto di meglio si poteva sentire nell'ambito virtuosistico: una novità l'ha rappresentata anche lei. Io ho una selezione di Italiana con la Barbieri che è quanto di più brutto si possa sentire in Rossini.


La Simionato, lo riconosce Gualerzi e a mio parere a ragione, è stata una cantante rossiniana di levatura storica, anche se paragonata a certo modo di fare Rossini (ho avuto modo anch´io di ascoltare la Barbieri in Rossini e concordo appieno con Luca). Interessante leggere i commenti dei contemporanei nel citato libro di Apolloni: tutti riconoscevano alla Simionato una appropriatezza stilistica senza paragoni.

La Bartoli a mio modo di vedere è stata una grande protagonista del canto rossiniano degli ultimi anni (e accanto a lei ci metterei la DiDonato). Forse non un´apripista, ma comunque una rossiniana di valore.

La discussione comunque è molto interessante e si svolge su toni rispettosi e pacifici. Questo dà modo di argomentare...


E che dovremmo fare? Colpirci a colpi di clava? :mrgreen:
Del resto siamo gente rispettabile e pacifica...
: Thumbup :

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Ieri sera risentita la restante parte del I atto nell´edizione firentina (1971). Che dire? Capecchi è raccapricciante. E appena entra ingaggia una sfida all´ultimo sangue (in fatto di cattivo gusto) con Montarsolo che fino ad allora non era stato così censurabile. : Hurted :

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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda Luca » gio 13 feb 2014, 13:36

Ma - a parte Capecchi che ho trovato sempre caricato - anche Montarsolo non mi ha mai convinto.
La mia asserzione finale era un pò... provocatoria, non intendevo arivare alla clava: per le diversità di gusto a volte, presi dalla propria idea, si usano frasi non proprio delicate.

Saluti, Luca.
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Re: L'opera del mese 02/14: La Cenerentola

Messaggioda DottorMalatesta » gio 13 feb 2014, 15:00

Giusto per rispondere alla giustissima ossservazione dell'amico Luca, ecco qui la Simionato nel 1949 diretta da Mario Rossi:



E qui un assaggio di Barbieri nell'Italiana



a confronto con la Simionato nello stesso brano



Ciao!

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P.S.: Siamo costantemente al limite dell'off-topic. Ma è talmente bello parlare di Rossini (non lo facevamo da tanto tempo!!!) che personalmente non me ne importa nulla!!! :mrgreen:
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