Be', io nei giorni scorsi ho contribuito alla home con una recensione di un'edizione della Messa in si minore di Bach...
Maugham è in uno dei suoi periodi di
non-produttività: gli capitano, alcuni di voi ancora non lo conoscono sotto questo aspetto.
Francesco sarà impegnato in qualche casino ospedaliero
Aspettavo ancora un po' il parere degli altri prima di esprimere il mio su questa registrazione.
Che - per me - è un capolavoro.
A parte l'ovvia considerazione sul fatto che Leontyne Price sia una protagonista meravigliosa, storica, incredibile (ci sono anche alcuni live a testimoniarne la suprema bellezza che NON è solo vocale, ma anche interpretativa), c'è tutto il resto che è favoloso, magico, irripetibile.
Trovo che questa registrazione sia invecchiata molto meno rispetto a quella di De Sabata, e proprio per la protagonista, perché secondo me una Tosca così isterica come quella della Callas oggi non sarebbe più proponibile, mentre la Price sì, eccome.
Non solo: pur concordando in astratto sul fatto che sia difficile avere una protagonista ideale per quest'opera, la Price ci si avvicina e molto.
Sensualità da tramortire un toro, voce di opulenza meravigliosa, acuti sfolgoranti, gravi torbidi e peccaminosi, sfumature, rispetto di tutti i segni di espressione, persino un pizzico di ingenuità, rilassatezza squisitamente
romana nei momenti più sensuali (laddove la Callas invece suonava sempre isterica), tono blandamente minaccioso anche nei confronti di Scarpia: tutto è perfetto, non c'è niente che non mi piaccia di questa meravigliosa Artista.
Per me è favoloso anche Di Stefano.
Il quale - è vero - ha avuto una stagione breve che qui era già passata ma, siamo onesti, chi altri avrebbe potuto fare Cavaradossi in un contesto come quello immaginato da HvK? Del Monaco?
D'accordo, gli acuti sono molto difficili, ma il medium è favoloso e si sposa a meraviglia con le atmosfere di Karajan. E, per quanto mi riguarda, l'attacco di "E lucevan le stelle" vale già da solo l'acquisto del disco. E che dire dell'attacco di "Qual occhio al mondo"? Si sarebbe dovuto aspettare Kaufmann per ritrovarne uno paragonabile...
Il nostro amico Vittorio si è sentito in dovere di massacrare Taddei allo scopo nemmeno tanto recondito di esaltare Tito Gobbi. Io sono contrario ai confronti, ma se si vuole farne uno, non credo proprio che il Tito di Bassano del Grappa ne possa uscire bene... per cui lascerei perdere. Aggiungerei che io lo trovo forse un po' troppo sensuale e sessualmente esplicito per i miei gusti, ma lo fa con una voce di tale onnipotenza che accetto tutto; esattamente il contrario di quanto affermato da Vittorio. A beneficio del quale aggiungo: non amo Gobbi, ma non arriverò mai a negare l'importanza storica del suo Scarpia per patrocinarne un altro di mio maggior gradimento...
Quanto a Karajan, sto con Elvio Giudici: è la prima volta che un direttore si accorge di quanto sia importante Roma in questa vicenda.
Roma è onnipresente: con le volute barocche di Sant'Andrea della Valle; con le atmosfere calde, afose e opprimenti di Palazzo Farnese; con il risveglio dell'alba contemplata da Castel Sant'Angelo.
Non solo: sposo completamente quanto affermato da Raffaele:
E' incredibile come Karajan scomponendo, rallentando e quasi rarefacendo le note riesca a trasformare quello che potrebbe essere un banalissimo commento musicale in pensiero allo stato puro, un pensiero sinistro, inquietante,diabolico...Qui ,come in tante altre situazioni, riesce con la sola incisione discografica laddove tanti altri falliscono o sono insignificanti con tanto di cantanti in carne ed ossa, orchestra,costumi e scenografie...
Quanto a questo specifico aspetto, segnalo quello che Karajan riesce a fare nella scena dell'interrogatorio, grazie a un'orchestra felpatissima, a quello che si intraode della cantata della Price e un Taddei quasi scherzoso.
Qualcosa di diverso l'ho sentito solo da Sinopoli, ovviamente nell'incisione in studio.
Quindi, per quanto mi riguarda, sono lontano anni luce dalla definizione di "Kitsch" adottata da Vittorio.
E' un'incisione capolavoro, una pietra miliare della storia del disco. Un'incisione che - contrariamente a quella di De Sabata - non appare invecchiata.
Una di quelle per cui abbiamo aperto la sezione de "I grandi classici"