Mi stupisco di te.
Il Leccamuffo è un celebre pasticcio, rappresentato nel 1728 a Londra. Il primo atto fu scritto da Ariosti, il secondo da Bononcini (ma, secondo Dean, Bononcini riutilizzò un intero atto della sua Olinda al campo d'Egitto) e il terzo da Haendel. La compagnia fu favolosa: Leccamuffo era Carestini, Sofronia la Cuzzoni, Anastasio il grande basso Montagnana, Oroaspe il tenore Borosini (modenese, fra l'altro) e nella parte ipervirtuosistica di Sofonisba fece il suo debutto londinese la grande Faustina Bordoni (poi maritata Hasse).
Ne esiste un'edizione in dvd, dal festival di Gottingen. La regia è di von Immelhausen, tipico regietheater tedesco spinto: ti basti pensare che Leccamuffo è vestito da cancelliere Kohl (eravamo ancora nei primi Anni Novanta), sua moglie Sofronia da Hannelore, la vera moglie di Kohl e il rivale Anastasio da Schroeder. Dirige Nicholas McGegan, con Drew Minter come Leccamuffo, Lisa Saffer come Sofronia e David Thomas in Anastasio.
Molto più interessante il live del 1999 dalla New York City Opera, purtroppo solo audio. La trasposizione della parte di Leccamuffo per tenore può essere discutibile, ma Rockwell Blake è favoloso (spettacolare il suo duetto "Cantalo pure a questo core" con l'Oroaspe di Bruce Ford), Lella Cuberli come Sofronia perfetta ma un filo noiosa e Samuel Ramey regola da par suo la parte di Anastasio (cos'è la sua aria d'entrata "Di procelle e di sfracelli"). Peccato che i vecchi lp della Legato non siano mai stati riversati in cd e il suono sia molto precario...
C'è poi una rara occasione di confrontare le arie del Leccamuffo incise a 78 giri, perché la celebre pionieristica ripresa del 1922 (sempre a Gottingen) suscitò molto interesse. Sintomatico che Russell Oberlin abbia deciso di registrare, della parte di Leccamuffo, proprio l'aria più patetica, "Ombra adorata attendi": le agilità non erano il suo forte. Invece Dino Borgioli che canta la serenata di Leccamuffo (che curiosamente incipit "Si ridesta in ciel l'aurora" come il coro di Traviata) è davvero solo una curiosità.
Però, Francesco, bisogna proprio dirti tutto

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Vabbé, saluti lo stesso
