Cendrillon (Massenet)

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Re: Cendrillon (Massenet)

Messaggioda MatMarazzi » mar 25 set 2012, 23:56

Grazie mille, Beck, del tuo parere di testimone oculare.
Posso concordare su molto di quanto affermi, e in particolare che i limiti contenutistici di questa Cendrillon possano ritrovarsi in tante altre regie di Pelly, persino in Offenbach.
Ma sulla questione tecnica il discorso è ancora aperto.

Vil mondo poetico di Offenbach era semplificato quanto quello di Massenet (forse anzi di più, dato che considero il primo molto più complesso del secondo). E allora perché gli Offenbach ci sembrano ottimi spettacoli e quelli di Massenet no (solo buoni secondo me e pessimi secondo te)?


Esatto, la domanda giusta è proprio questo.
Ammesso (e per ora non concesso: magari ne parleremo in altro thread) che il mondo poetico di Offenbach sia più complesso di quello di Massenet, questo non significa che - da parte del regista - ci debba essere un maggior sforzo di analisi e traduzione.
Dipenderà da come le diverse tematiche sono ...porte al regista.
Offenbach fonda tutta la sua drammaturgia (hai ragione) su temi scottanti, profondi e molto sensibili, ma non li occulta affatto! Al massimo "li traveste" e ci gioca sopra.
La loro "criticità" DEVE balzare agli occhi, come sempre quando si fa della satira (ancorché geniale): con Offenbach si ride, certo, ma proprio perchè si coglie cosa sta dietro la risata.
Massenet al contrario le sue problematiche le "occulta", le contraddice, le avviluppa in un apparente sentimentalismo.
In rapporto al lavoro del regista, pertanto, non è importante chiedersi quali delle problematiche siano più profonde... (se quelle di Offenbach o quelle di Massenet) ma quali sono più semplici da tradurre in immagini.
Quelle travestite... o quelle occultate?
Per me... le seconde.


A mio parere (e qui sono d’accordo con Tucidide) il problema è di contenuto, non di tecnica. La tecnica di Pelly era talmente strepitosa ed innovativa che quando fece i suoi primi botti con Offenbach ci fece passare sopra i vuoti di contenuto. Dopo anni che viene riproposta sempre simile applicata a Donizetti, Massenet, Verdi e magari fra poso a Meyerbeer, il senso di scarsa sostanza, di molto fumo e poco arrosto, comincia a trapelare…


A me pare un dato obiettivo che Pelly persuada di più in Offenbach che in Massenet.
E non è perchè, all'epoca dei primi Offenbach, non ci eravamo ancora "assuefatti" al suo linguaggio, come tu suggerisci.
Per come la vedo io, infatti, ancora oggi la Belle Helene stravince obbiettivamente sul Don Quichotte e sulla Manon.
E quando fra vent'anni rivedremo questi video credo che giungeremo alla stessa conclusione.
Tu stesso cosa metti nel lettore dvd "quando vuoi sentirti in pace col mondo"?
"La Vie Parisienne". Ossia Offenbach.
Non credo proprio la Cendrillon o la Manon.

Se è vera (come io credo che sia) la superiorità dei suoi Offenbach, allora diventa chiaro che il problema non è di contenuti.
Dato che - siamo d'accordo su questo - Pelly livella allo stesso modo i contenuti di tutte le opere che affronta, allora la differenza di qualità dovrà ricondursi alle peculiarità linguistica dei testi di partenza e, di conseguenza, alla sua capacità di rispondere alle specifiche esigenze di ritmo, articolazione narrativa, elaborazione psicologica delle diverse partiture.
Insomma, il fatto che funzioni con Offenbach e che resti in braghe di tela con Massenet mi pare dimostri (in quest'ultimo caso) una deficienza strettamente tecnica da parte di Pelly, un'incapacità a far fronte ugualmente bene a diverse sollecitazioni.
Non ti pare?

Salutoni,
Mat
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