Aida (Verdi)

Secondo Harnoncourt
incuriosito dal nuovo aggiornamento di Giudici, trovata a medio prezzo, ho deciso di acquistare quest'edizione, sicuramente "discutibile".
se partiamo dal presupposto che ormai di Bergonzi e Corelli (e anche di Domingo) non ne abbiamo e così di Tebaldi e di Price e idem di Bumbry e Cossotto... indubbiamente una nuova edizione discografica (con sì illustre concorrenza) ha senso solo se può dire qualcosa di nuovo.
a mio avviso, questa ci riesce appieno, merito precipuo di Harnoncourt che crea una vera e propria regia vocale attorno a tutti i cantanti.
le magagne ci sono e tante (a parte la sfarzosa Borodina), ma certi silenzi, certi fraseggi, certi sussurrati (sicuramente funzionano solo a livello discografico), secondo me fanno riascoltare certi brani famosissimi in modo inedito.
la strada è quella di Karajan II ma ancora più estrema. Radicale (anche nella scelta di voci ben più inadeguate).
dalla scena del Nilo in poi, a mio avviso, un capolavoro, dal canto insinuante di Ramfis, al teatralissimo duetto Amonasro/Aida (molto ibseniano in certe sottigliezze psicologiche), alla grande scena di Amneris (bravissima la Borodina) fino al duetto finale, tra i più toccanti e poetici (era dalla versione Muti con la Caballé che non sentivo un "Son io" così pudico e delicato)
non la pongo certo come edizione di riferimento, ma forse è un faro luminoso di questi tempi bui.
incuriosito dal nuovo aggiornamento di Giudici, trovata a medio prezzo, ho deciso di acquistare quest'edizione, sicuramente "discutibile".
se partiamo dal presupposto che ormai di Bergonzi e Corelli (e anche di Domingo) non ne abbiamo e così di Tebaldi e di Price e idem di Bumbry e Cossotto... indubbiamente una nuova edizione discografica (con sì illustre concorrenza) ha senso solo se può dire qualcosa di nuovo.
a mio avviso, questa ci riesce appieno, merito precipuo di Harnoncourt che crea una vera e propria regia vocale attorno a tutti i cantanti.
le magagne ci sono e tante (a parte la sfarzosa Borodina), ma certi silenzi, certi fraseggi, certi sussurrati (sicuramente funzionano solo a livello discografico), secondo me fanno riascoltare certi brani famosissimi in modo inedito.
la strada è quella di Karajan II ma ancora più estrema. Radicale (anche nella scelta di voci ben più inadeguate).
dalla scena del Nilo in poi, a mio avviso, un capolavoro, dal canto insinuante di Ramfis, al teatralissimo duetto Amonasro/Aida (molto ibseniano in certe sottigliezze psicologiche), alla grande scena di Amneris (bravissima la Borodina) fino al duetto finale, tra i più toccanti e poetici (era dalla versione Muti con la Caballé che non sentivo un "Son io" così pudico e delicato)
non la pongo certo come edizione di riferimento, ma forse è un faro luminoso di questi tempi bui.