Aida (Verdi)

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Aida - Solti - Decca

Messaggioda Maugham » lun 24 nov 2008, 16:55

Ne parlavamo oggi di sfuggita con Matteo.
Io, lo ammetto, non amo molto il Verdi di Solti di quegli anni.
Don Carlo, come ho detto da un'altra parte, è interessante, ma poco di più.
Personalmente non percepisco, in quest'opera, la zampata del grande direttore.
Solo quella del grande a volte grandissimo accompagnatore.
Il Rigoletto (RCA) poi lo trovo deludente e così' quel Falstaff tutto spigoli inciso in quel periodo.
Poi Matteo, come suo solito, becca il punto debole di un argomento, interrompe la mia concione, e dice: "sì, e l'Aida?" :D
Porca miseria, è vero! L'Aida con Vickers e la Gorr e la Price... lì invece davvero ci siamo.
Questa Aida per me è la versione che, assieme a Karajan II, Toscanini e Callas non esito a mettere in testa alla discografia.
E' un CD che torna, ciclicamente, dentro il mio lettore.
Cosa ne dite?
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda Pruun » lun 24 nov 2008, 17:25

Io sono proprio d'accordo...
a parte che ho un debole per la Price (e in questo ruolo, poi...) ma anche Vickers non scherza...
e poi la Gorr è un'Amneris fantastica!
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda Tucidide » lun 24 nov 2008, 17:46

C'è molto, tanto sole, e fa molto caldo, un caldo davvero africano, in questa Aida di Solti. Anche il III atto, invece di farti sentire una lieve e pungente brezza sulla schiena sudaticcia come avviene con Karajan (I ma soprattutto II), Harnoncourt, ma anche Muti, è proprio caldo, immerso in una notte afosa.
L'orchestra non è meravigliosa, ma ha un suono molto denso, pastoso, che rifugge le raffinatezze, e punta ad un effetto molto epidermico nelle scene d'assieme.
Mi sembra una delle direzioni di Solti dove maggiormente il direttore cerchi di creare "atmosfera", ma non è un banale effetto-cartolina, secondo me. Al contrario mi pare l'humus migliore per l'Aida della Price, nel pieno della forma e più carnosa che mai nel timbro. Devo dire che non impazzisco per il Radamès di Vickers, per altro fraseggiato come sempre con molta sensibilità.
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda pbagnoli » lun 24 nov 2008, 19:29

Io invece impazzisco letteralmente per il Radames di Vickers.
E se la Gorr mi sembra abbastanza convenzionale nei suoi moduli espressivi, la Price - questa Price! - è un'Aida stratosferica.
Grande incisione, davvero!
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda Luca » lun 24 nov 2008, 20:08

Anche a me piace moltissimo quest'edizione dell'Aida: registrata a Roma, vanta una Price tropicale ed un Vickers molto analitico ad onta della voce non particolarmente attraente. La Gorr è poi interessantissima nella sua impietosa durezza e nei suoi slanci drammatici.
Qualche anno fa la recensii per altro sito e ne ho ancora la copia.

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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda VGobbi » lun 24 nov 2008, 21:43

Di quest'Aida chi mi colpi' di piu' fu il Radames di Vickers. Un qualcosa di mai sentito, come se dovessi ascoltare l'opera per la prima volta. Fu davvero una splendida sensazione. Grande Vickers!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda Alberich » mar 25 nov 2008, 11:56

Solti è un direttore che non mi piace particolarmente e che qualche volta mi irrita. Devo dire che per quell'Aida faccio volentieri un'eccezione: Vickers e la Gorr sono impagabili (il "Già i sacerdoti adunansi" è una meraviglia, così come il "Celeste Aida", malgrado le bresse, il saccro suol, e la dolci Aida... :mrgreen: ).
La Price? Mi piace molto meno, non mi pare si impegni molto a costruire un personaggio. La trovate davvero così brava? Bravissimi invece tutti i personaggi minori, a parte Merrill, che "me pias propi no".
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda MatMarazzi » mar 25 nov 2008, 16:58

Alberich ha scritto:La Price? Mi piace molto meno, non mi pare si impegni molto a costruire un personaggio. La trovate davvero così brava?


No, Alberich... non sei solo! :)
Anche io la penso esattamente come te …in teoria.
Anzi, devo dire che mi fa piacere che qualcun altro metta in discussione un mito (quello della Price) che a mio parare è usurpato.
Anche per me (in generale) la Price è interprete terribilmente modesta, musicista …quanto meno discutibile e i suoi compiacimenti ritmico-espressivi spesso intollerabili.
Se devo dirla tutta, il puro stile "verdiano" ha ben poco a che fare con lei, secondo me.

Detto questo però, anche io mi inchino di fronte a questa sua prima Aida discografica.
Non perché sia diversa dalla "solita" Price, ma perché cerco di figurarmi lo sbalordimento che quell’Aida dovette produrre negli ascoltatori dei primi anni '60 (gli stessi anni in cui una valanga di lettere anonime si riversò sulla scrivania di Wieland Wagner, reo di aver scritturato la “negra” Grace Bumbry a Bayreuth).
Fino ad allora le Aide erano state semplicemente solenni, "aristocratiche", dai bei suoni …d'alta scuola!
In quegli anni …una Tebaldi (!) con le sue sorvegliate mezzevoci e i suoi soliti toni da gran dama era considerata il riferimento per il ruolo.
E con lei trionfavano altre distinte e giunoniche signore da Holliwood esotica: la Stella, la Cerquetti, la Tucci…
E’ fin troppo facile ammirare cantanti così!
Il difficile è credere al personaggio...

Poi appare questa maestosa imperatrice nera, nutrita di spiritual e memorie blues, che sfodera sonorità rivoluzionarie, dagli affondi rochi, le vocali carnose e i colori neri e lucenti (finalmente) del personaggio.
Era la prima volta che nel canto di Aida si sentivano le savane, quelle stesse a cui nemmeno Verdi aveva probabilmente pensato!
E il personaggio si manifestò al pubblico in una luce completamente diversa, più moderna, suggestiva e inquietante.

Poi, è vero: tutte le mie perplessità sulla Price “artista” permangono anche in questa Aida: nemmeno Solti riesce (come non ci riuscì mai Karajan) a cavar fuori da lei qualcosa che vada oltre la singolarità del "sound".
Eppure in questo caso, secondo me, la suggestione di quel "sound" è sufficiente a regalarci l'Aida complessivamente più persuasiva della discografia ufficiale.

Qualche anno dopo nella stessa linea della Price – ossia nell’esaltazione della “negritudine” del ruolo - si è collocata Jessye Norman e con risultati a mio parere molto più probanti (e questo perché la Norman era anche interprete e musicista di ben altro profilo).
Forse non tutti conoscono il live parigino del ‘73. E' un disco che consiglio (nonostante un'orchestra garibaldina, un tenore legnoso e la solita Cossotto...): la Norman approda un terzo atto da vera divinità africana.

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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda Tucidide » mar 25 nov 2008, 17:24

MatMarazzi ha scritto:Poi, è vero: tutte le mie perplessità sulla Price “artista” permangono anche in questa Aida: nemmeno Solti riesce (come non ci riuscì mai Karajan) a cavar fuori da lei qualcosa che vada oltre la singolarità del "sound".
Eppure in questo caso, secondo me, la suggestione di quel "sound" è sufficiente a regalarci l'Aida complessivamente più persuasiva della discografia ufficiale.

Mi trovo d'accordo, sono proprio i suoni l'arma vincente di questa Aida.
Sulla Norman, confesso che non conosco la sua Aida, ma ho sempre trovato questa somma cantante molto convenzionale nell'uso dei suoni. Non banale, attenzione, ma convenzionale. Un'idea di suono "tradizionale": altri erano i suoi punti di forza. Son certo che la grandezza della sua Aida starà nella voluttuosa e virtuosistica gestione del ritmo, nel sapiente uso degli accenti e dei colori, ma non immagino un tipo di suono particolare e "africano" come quello della Price.
La Arroyo, molto meno interessante della Price, a mio avviso, ha però un tipo di emissione che le si avvicina più di molte altre.
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda pbagnoli » mar 25 nov 2008, 17:26

MatMarazzi ha scritto: [Poi, è vero: tutte le mie perplessità sulla Price “artista” permangono anche in questa Aida: nemmeno Solti riesce (come non ci riuscì mai Karajan) a cavar fuori da lei qualcosa che vada oltre la singolarità del "sound".

Non hai la sensazione che Solti ci riuscisse più e meglio di Karajan?
Io credo - posso sbagliarmi, ovviamente - che Karajan si fermasse veramente alla superficie dei suoni di molti cantanti, compresa quindi la Price la cui musicalità non era inattaccabile. Solti invece, secondo me, riusciva a ottenere molto di più: forse è anche per questo fatto che questa registrazione di Aida ci piace così tanto
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda MatMarazzi » mar 25 nov 2008, 18:08

Tucidide ha scritto:Sulla Norman, confesso che non conosco la sua Aida, ma ho sempre trovato questa somma cantante molto convenzionale nell'uso dei suoni. Non banale, attenzione, ma convenzionale. Un'idea di suono "tradizionale": altri erano i suoi punti di forza. Son certo che la grandezza della sua Aida starà nella voluttuosa e virtuosistica gestione del ritmo, nel sapiente uso degli accenti e dei colori, ma non immagino un tipo di suono particolare e "africano" come quello della Price.
La Arroyo, molto meno interessante della Price, a mio avviso, ha però un tipo di emissione che le si avvicina più di molte altre.


Sbagli, amico mio! :mrgreen: Oh... quanto sbagli, almeno per me e credo per chiunque abbia vissuto fin dai primi anni '80 il mito della Normann e soprattutto l'abbia sentita dal vivo.
E' proprio nel suono che la Norman è la più africana delle regine...
Forse a te sembra convenzionale perché l'abbiamo sentito anche troppo! Ce l'hanno propinato in ogni salsa....
In realtà era ed è uno dei più rivoluzionari di tutti i tempi (anzi, per me è proprio l'incredibile novità del suono della Normann a giustificare, anche nel suo caso, una gloria anche un filino esagerata rispetto ai pur grandissimi meriti).

Quanto alla Arroyo :shock: , sono davvero sorpreso a sentirtela citare... Vuol dire che abbiamo orecchie diverse.
Pensa che nel mio precedente post, ero stato lì lì per prenderla proprio come esempio di come si possa essere una cantante di colore senza però avere alcun suono che la qualifichi per tale!
:shock: :shock: :shock: :shock:

Comunque ti consiglio di ascoltare l'Aida della Normann! :)
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda MatMarazzi » mar 25 nov 2008, 18:11

pbagnoli ha scritto:Non hai la sensazione che Solti ci riuscisse più e meglio di Karajan?

Be' Karajan le cedeva proprio la bacchetta!
Ci sono dei casi (penso al Trovatore o al Don Giovanni di Salisburgo) che sono imbarazzanti...

Solti invece, secondo me, riusciva a ottenere molto di più: forse è anche per questo fatto che questa registrazione di Aida ci piace così tanto


Sarà... però in quanto a culto dei suoni credo che anche Solti fosse molto sensibile.
Qui, secondo me, le cose funzionano perché Solti scatena le sue innate capacità narrative (troppo spesso occultate dietro all'effetto disco) e perché i cantanti - Solti o non Solti - sono efficacissimi.
Ho il Radames di Vickers in tante altre esecuzioni ed è sempre splendidissimo come in questa incisione!

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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda Tucidide » mer 26 nov 2008, 0:19

MatMarazzi ha scritto:E' proprio nel suono che la Norman è la più africana delle regine...
Forse a te sembra convenzionale perché l'abbiamo sentito anche troppo! Ce l'hanno propinato in ogni salsa....
In realtà era ed è uno dei più rivoluzionari di tutti i tempi (anzi, per me è proprio l'incredibile novità del suono della Normann a giustificare, anche nel suo caso, una gloria anche un filino esagerata rispetto ai pur grandissimi meriti).

Quanto alla Arroyo :shock: , sono davvero sorpreso a sentirtela citare... Vuol dire che abbiamo orecchie diverse.
Pensa che nel mio precedente post, ero stato lì lì per prenderla proprio come esempio di come si possa essere una cantante di colore senza però avere alcun suono che la qualifichi per tale!

Non so che dire... Sto ascoltando proprio adesso la Norman come Contessa nelle Nozze di Figaro: il timbro è come sempre di una bellezza unica, ma è privo di quella apertura delle note centro-gravi tipica di voci come la Price o la Verrett. Prima ho riascoltato la Arroyo nell'Aida diretta da Abbado e nel Ballo in maschera diretto da Muti: ripeto, non è una cantante dalle sonorità particolarmente innovative, ma si nota di tanto in tanto la patina "nera" nelle zone basse della tessitura. E' vero però che questa particolarità è meno presente nelle sue prime registrazioni.
Comunque ti consiglio di ascoltare l'Aida della Normann!

Seguirò il tuo consiglio. :D
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda Maugham » mer 26 nov 2008, 18:05

Alberich ha scritto:Solti è un direttore che non mi piace particolarmente e che qualche volta mi irrita.


Ti dirò la verità, anche a me Solti, ora, nel 2008, non convince del tutto.
E dire che, a quindici anni, lo mettevo in cima alla lista dei grandi.
Avevo tutte le sue registrazioni ufficiali d'opera su LP e parte di quelle sinfoniche.
Ne adoravo il suono turgido, spettacolare, corposo.
Rispetto a lui mi sembrava che Karajan facesse un Wagner per signorine. :roll:
Poi, da allora, mi sono spostato su altri fronti d'ascolto. Sono cambiato, mi è cambiato il mondo intorno, ho ascoltato altri Wagner e altri Strauss e l'ammirazione entusiastica si è trasformata in ammirazione... "ridimensionata". :)
Anche se non lo apprezzo incondizionatamente, lo stesso non condivido le condanne sommarie che -soprattutto alla fine degli Settanta inizio Ottanta- gli ha riservato la nostra critica.
Forse tu non eri neanche nato, ma io ricordo benissimo che, su Musica, appena usciva un nuovo di disco di Solti, soprattutto in campo sinfonico, più in là delle due stelline risicate non si andava.
Lo accusavano di essere una sorta di cultore del ritmo e del suono in senso, diciamo così, atletico e muscolare.
Come interprete lo si giudicava poco incisivo e lo si inseriva nel novero dei routinier d'alto livello tipo Maazel e Mehta.
C'era del vero, intendiamoci, il suo Beethoven con Chicago, alcuni remake digitali di Mahler, alcune sue registrazioni d'opera... hanno fatto il loro tempo.
Sono convinto però che, di fronte a un artista della statura di Solti, sia il caso di interrogarsi sul perchè di questa scelta così "esteriore".
Non penso che derivasse, come alcuni suggeriscono tuttora, da frettolosità o da scarso talento o ancora peggio da voracità discografica.
Penso che la ragione (ammesso che ci sia) la si debba cercare da qualche altra parte.
Solti, è noto, nasce come pianista.
Lui stesso ha ammesso -in più di un'intervista- di essere privo di quel "dono" che hanno molti direttori.
Ovvero quello di aprire una partitura, leggerla come un libro e ascoltarla con l'orecchio della mente nei suoi più piccoli dettagli.
Lui -così diceva- aveva bisogno di un pianoforte, di molto tempo, studio e applicazione.
Smontava le partiture al piano, parte per parte, per poi rimontarle.
Questo lavoro meticoloso, minuzioso, certosino lo portava quindi a privilegiare l'aspetto strutturale, costruttivo, fonico della partitura.
Questo, per lui, era il principale compito di un interprete.
La sua priorità era trasporre in suoni il segno scritto nella maniera più fedele possibile.
Nei suoi primi anni di carriera venne infatti lodato come un alfiere del rigore musicale.
E devo dire che, in questo campo, il suo lavoro è stato meritorio.
Il suo Ring, la sua Arabella, ma anche il Falstaff, il Rigoletto, il Tristano è vero che sono discutibili; è altrettanto vero però che sono esemplari nel rispetto del segno scritto.
In un'epoca in cui il teatro d'opera (soprattutto quello italiano) era visto dai alcuni direttori di vocazione sinfonica come poco meritevole di tutela, Solti fu un capofila.
In Wagner -e non solo- Solti fu a tutti gli effetti l'homo novus del dopoguerra che si avvicinava, con spirito vergine, a queste dolomiti musicali che per la prima volta -eccetto pochi titoli- venivano fissati su disco.
Culshaw racconta, nel suo splendido libro "Ring Resounding" -una sorta di making of dell'Anello viennese - che circa la metà dei Wiener presenti alle sedute di registrazione del Rheingold (1957) non solo non aveva mai suonato queste partiture nella loro integralità, ma... non le aveva nemmeno mai ascoltate. :shock:
Sempre in quel libro il producer della Decca ricorda di come i veterani "storici" dei Wiener -che invece queste partiture le conoscevano- fossero comunque pieni di tic, di errori, di abitudini ormai entrate nell'uso corrente e quindi quasi incorreggibili se non con miriadi di prove su prove.
Alcuni poi si risentivano, -loro che avevano addirittura suonato sotto Mahler!- di essere corretti da questo quarantenne slavo che sembrava sapere chissà cosa.
Emblematico (scusa se la faccio lunga!) fu il caso della Walkurenritt.
L'accento con cui l'eseguivano i Wiener era sbagliato.
Ti sembrarà paradossale ma... mettevano l'accento sul levare anzichè sul battere. :shock:
E ci sono volute diverse sedute per cambiare questa abitudine.
E di errori simili ce n'erano a bizzeffe da correggere, raddoppi fatti alla carlona, alcune parti dei singoli strumentisti che non coincidevano con la partitura del direttore...
Questo succedeva anche con i cantanti.
Windgassen era da fermare ad ogni piè sospinto; si mangiava le note puntate, trasformava i valori delle pause, utilizzava le sillabe che cadevano su vocali comode per prendere fiato su quelle scomode. (Questo, velenosamente, lo racconta anche la Nilsson :twisted: ).
E visto che non c'era maestro ripetitore perchè le prove le gestiva direttamente Solti al piano, praticamente lui e Culshaw dovettero allargare il tempo di prova nella necessità di reimpostare la parte sotto il profilo testuale prima che su quello interpretativo.
Certo, forse sono quisquilie, ma io nutro un grande rispetto per questo signore dall'energia e dal dinamismo inarrestabile che metteva in riga... "la tradizione" :D
Lo sforzo di Solti, su questo fronte, fu titanico. Come titanico fu lo sforzo di lavorare, lui ebreo, con un orchestra all'epoca aristocratica e razzista come i Wiener.
Gli riconosco inoltre una grande professionalità.
Per lui non eisteva repertorio di serie A o di serie B. Sia che facesse Traviata o Parsifal l'approccio era lo stesso.
Poi, siamo d'accordo, non possedeva le doti stregonesche ad esempio di Karajan.
Che ci dava, a volte, esecuzioni memorabili con cast che sulla carta sembravano improponibili.
Sono d'accordo con Matteo quando dice che la sua Aida funziona principalmente perchè il cast funziona.
Solti non sapeva "trasformare" gli artisti. Al massimo riusciva, quando andava bene, a valorizzare doti che comunque questi già possedevano in partenza.
Ma comunque rimane, al di là dalle perplessità di molti che, come ho scritto, anche io condivido, un grande musicista.
Di quelli che, almeno in Wagner, hanno fissato uno standard qualitativo da cui non si può prescindere.
Poi, ovviamente, i tempi (fortunatamente!) cambiano
Scusate tutti quanti la lenzuolata! :wink:
Ciao
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Re: Aida - Solti - Decca

Messaggioda Alberich » lun 01 dic 2008, 21:49

"Lenzuolata" interessantissima. Se ho tempo ti dico cosa ne penso di Solti più in dettaglio: sicuramente i meriti che gli riconosci sono giustissimi e li condivido. Però non fanno che aumentare la mia irritazione... :lol:
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