Ancora e... sempre TURANDOT

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

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Turandot

Messaggioda Luca » gio 11 ott 2007, 19:07

Alla fine, se dobbiamo fare un bilancio onesto, quel Toscanini ha fatto più danno alla Turandot che onore!
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Secondo l'amato-odiato Celletti, Toscanini ha fatto molto male alla musica in genere. Però al di là dei suoi pareri, ricordo tanti anni fa una trasmissione televisiva in cui il vecchio Lauri-Volpi parlò appunto di questo rifiuto di Toscanini di averlo come primo Calaf. Quanto alla Jeritza non so però i motivi.
Sta di fatto che Turandot - al contrario di altri titoli pucciniani - gode, nel suo complesso, di una discografia veramente buona, a partire dall'edizione Cigna, Merli, Olivero del 1938. Buona, ma non ottima (e vorrei sapere quale opera del nostro repertorio tradizionale può vantare l'optimum discografico complessivo). Si potrà discutere questa o quella incisione (es Karajan, ma anche Lombard), ma tutto sommato non c'è l'edizione dove nessuno si salva. Se proprio vogliamo cercare il pelo nell'uovo, c'è il rammarico di cui si è parlato sopra con la possibile ripresa del finale integrale di Alfano da parte di Mehta e del suo cast.

Saluti, Luca.
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Messaggioda walpurgys » mer 23 gen 2008, 21:17

Volevo riaprire questa bella discussione poichè ho approfondito la conoscenza con questo personaggio e con quest'opera e ne sono rimasto profondamente affascinato.
Ho fatto alcune considerazioni anche in merito ai vostri discorsi che volevo condividere con voi.

Dopo attenta analisi sarò brutale (non fucilatemi, sono mie considerazioni):
"Turandot" senza il terzo atto e senza il terzetto Ping-Pong-Pang sarebbe con maggior forza un grandissimo capolavoro frutto di un genio!
E non sto scherzando!
Ascoltandola attentamente l'ho trovata un'opera Sado-Maso, perchè tutti i personaggi si affannano a soffrire e far soffrire gli altri e quel finale che tronfio trionfa sul cadavere di Liù sta li a ricordarcelo.
Ecco come vedo io la storia:

TURANDOT E CALAF

Turandot rappresenta il trigono Donna/Amore/Potere ed ha il dono di far innamorare di se solo gli uomini stranieri che la guardino (un po’ alla maniera di Armida e delle maghe ammaliatrici in genere) e Calaf (novello Rinaldo) non fa eccezione tanto che l’uomo viene ridotto a schiavo di questo amore, per esso è pronto a dimenticare vita ed affetti, (da qui la freddezza di Calaf verso Timur e Liù) a sacrificare la sua vita anche senza consumare tale sentimento, ma solo per stare in contemplazione di Turandot.
Calaf, come gli altri principi, è pronto ad essere succube di quella sorta di statica e sanguinosa divinità fatta di cielo, bellissima e crudele che è la Principessa, anche se il richiamo sessuale è talmente forte (desiderio di qualcosa che non si può avere) che si scatenerà nel bacio, ma vista in un'ottica capovolta rispetto alla violenza fatta su Lou-Ling poichè Turandot anche se dice "No-No-No" in realtà pensa "SI-SI-SI".
Insomma Turandot è l’incarnazione femminile dell’Anello del Nibelungo!
La questione di "In questa Reggia";
Nella reggia di Pechino circa 2000 anni prima del tempo dell'opera echeggiò il grido di Lou-Ling, un urlo che porta in se sia la violenza dell'abuso, sia il desiderio di vendetta.
Questo desiderio di vendetta pesa come una maledizione non sulla stirpe regale ma solo su Turandot per scelta sua, perché come dicono Ping-Pong-Pang la vita prima di Turandot era normale.
Se Turandot è il Cielo, Lou-Ling è la Luna; “ava dolce e serena che regnavi nel tuo cupo silenzio in gioia pura, e sfidasti inflessibile e sicura l'aspro dominio, oggi rivivi in me!”.
Dunque c’è il sospetto che la donna usi questa “tattica” sanguinosa solo perché ha paura della propria sensualità e sessualità, quella che comunque gli altri percepiscono tangibilmente, ma che lei si rifiuta di accettare e di vivere e soprattutto del sesso che evidentemente conosce solo sottoforma dello stupro perpetrato ai danni di Lou-Ling.
Ed infatti la femminilità della donna viene nascosta e mortificata dai “luttuosi” veli bianchi con cui Turandot si copre, ma che non usa durante gli enigmi per godere del fallimento del pretendente (Sado-Maso).
Quindi questo le provoca rabbia, insoddisfazione, livore, egocentrismo esasperato causato dagli sguardi innamorati dei corteggiatori che lei però percepisce solo come vogliosi e carichi di violenza creando tra se e gli altri una distanza incolmabile di gelo e cinismo..
E Lou-Ling regnava tranquilla e serena sfidando il dominio dell'uomo e degli invasori.
Tutti ricordano questa storia (ovvio, anche noi ricordiamo la storia di 2000 anni fa), poichè coincide con la guerra che ha portato alla caduta del regno.
Un UOMO in quanto maschio e STRANIERO in quanto di stranio suol (come Calaf) stuprò la povera Lou-Ling insozzandone la purezza che rivive nella verginità esibita di Turandot e nella sua femminilità aggressiva e dominatrice che vede nell'UOMO solo lo stupratore dell'ava (tutti gli uomini sono uguali) e per contrappasso ha deciso di punire il potere maschile con la stessa moneta; usare il suo fascino, il suo potere per trarli a se confonderli con il mistero degli indovinelli e staccare loro la testa come una Mantide durante l'accoppiamento.
La Speranza è quella di restare in vita e guadagnarsi l'amore di Turandot.
Il Sangue è quello delle vittime di Turandot, è il sangue che pulsa nell'innamoramento, è quello della verginità di Lou-Ling, ed è quello della virginità di Turandot.
Turandot è il fine di tutto, è l'amore, è la vita!
Gli indovinelli sono come il cerchio di fuoco per Siegfried o le prove elementali a cui sono sottoposti i protagonisti del Flauto o ancora le prove dei protagonisti della Donna senz’ombra.
Un rito di iniziazione alla scoperta di se, dei propri scopi e dell’altro!
Ma Turandot sarà sacra, divina, vergine, ma è una donna...ed è affascinata da Calaf e come tutte le persone aggressive, di fronte una persona che riesce ad usare la propria personalità con sicurezza, si fanno picole ed indifese.
Di conseguenza Turandot non riesce a sostenere lo sguardo di Calaf, che però provoca un nuovo turbamento e fa sorgere in lei la femminilità repressa e di cui lei ha paura.
Ho letto che il finale sia la conferma del trionfo dell’UOMO sulla DONNA e sulla “schiavitù e sottomissione” di quest’ultima:
io non credo proprio, semplicemente perché l’unico vero schiavo qui è Calaf ed è ben lieto di essere sottomesso all’amore di Turandot.
Il gesto di Calaf di togliere il velo che copre il corpo di Turandot non è un gesto di maschia violenza, ma è il medesimo che compie Siegfried quando leva l’armatura di Brunnhilde prima di svegliarla non più dea, ma donna appunto con un bacio.
Calaf con quel gesto afferma 2 cose:
Turandot è sua, perché la ama e ne ha svelato gli indovinelli.
Vedere e scoprire la donna che c’è sotto la “Creatura-Turandot” e risvegliarla con un bacio per farla innamorare e farle raggiungere la consapevolezza di se stessa.
Il bacio è una vittoria di entrambi;
Calaf ottiene l’amore della persona che lo ha fatto innamorare e Turandot scopre finalmente di essere donna ed umana (non più figlia del cielo senza età), e di provare le stesse cose di Calaf.
Come Brunnhilde ora è libera di amare, di non essere soggetta a nessuna legge e di non dovere avere più paura.
Ora lei è davvero la vita. di cui parlava Calaf.
Turandot e Calaf ora sono uguali.
Calaf non è quel mostro che si crede, poiché sotto l’irresistibile incanto di Turandot a cui nessun uomo può sottrarsi e consacra a lei la sua vita ed il suo desiderio abbandonando tutto e tutti per raggiungere il suo scopo.
E’ invece una sorta di Lohengrin al contrario:
per salvare la principessa dal gelo che l’avvolge ella deve scoprire il suo nome…ella deve cioè innamorarsi di lui (mentre Lohengrin ed Elsa già si amavano nei sogni ben prima del loro incontro, ed il segreto del nome preservava il potere dell’uomo e generava isteria nella donna).
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Luca » lun 22 giu 2009, 21:47

vero schiavo qui è Calaf ed è ben lieto di essere sottomesso all’amore di Turandot.
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Beh, in effetti, lo stesso libretto lo dice: "se per servo t'accetta ti fa re". Ma in tutto l'intervento di walpurgys, mi piacerebbe sapere quale posto occupa Liù: è l'anti-Turandot ? E' l'altro polo del 'matriarcato pucciniano: idea però stantia perché già in Boheme abbiamo questa bipolarità, peraltro ben sottolineata in Mimì-Musetta e nei loro caratteri....

Saluti, Luca.
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Triboulet » dom 20 dic 2009, 13:34

Ho da sempre una fantasia... ovvero una Turandot Callas-Tebaldi... ma non quella che potreste pensare, piuttosto una cosa del genere:





Aldilà delle critiche tecnico-vocali che potreste muovere, volevo sapere voi come vedreste le letture di queste grandi cantanti di ruoli che non hanno mai portato sulla scena. Io dico che sarebbe un risultato interpretativamente e psicologicamente assai più interessante di una ipotetica Turandot con le medesime dive nei loro ruoli abituali.
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Tucidide » dom 20 dic 2009, 15:35

Triboulet ha scritto:Ho da sempre una fantasia... ovvero una Turandot Callas-Tebaldi... ma non quella che potreste pensare, piuttosto una cosa del genere:
(Tebaldi-Turandot; Callas-Liù)
Aldilà delle critiche tecnico-vocali che potreste muovere, volevo sapere voi come vedreste le letture di queste grandi cantanti di ruoli che non hanno mai portato sulla scena. Io dico che sarebbe un risultato interpretativamente e psicologicamente assai più interessante di una ipotetica Turandot con le medesime dive nei loro ruoli abituali.

:shock:
Ohibò! :D
Tu dici?
La Callas avrebbe forse trovato nella schiava dei risvolti inusitati e impensabili, ma non so se la Tebaldi sarebbe riuscita a rendere credibile la fragilità psicologica della principessa di gelo. E' anche vero che, a livello vocale, affidare al cannone pazzesco della Tebaldi le bordate di Turandot sarebbe stato appagante (ecco... magari gli acuti non sarebbero stati granchè... :roll: ).
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Luca » dom 20 dic 2009, 16:51

Caro Triboulet,

la tua provocazione è notevole e spinge a molte considerazioni anche se - ti dico subito - di idee al mondo ce ne sono tante come anche di fantasie e sono appunto FANTASIE nel senso di divagazioni e provocazioni, non di sciocchezze. Quindi ti propongo alcune riflessioni legate al tempo delle due grandi cantanti, tempo che non si può sottacere: in un'ipotetica Turandot in cui la Tebaldi avrebbe cantato la protagonista e la Callas la schiava, ci sarebbe stato uno scoglio notevole legato alla resa della psicologia del personaggio: se la Callas avrebbe agevolmente estratto da Liù molte sfaccettature :D che erano poco evidenziate da altre grandi in nome di un generico vittimismo (pensiamo alla sua Leonora della Forza del destino che si contrappone, se vogliamo, all'angelo decaduto e penitente della Tebaldi, evidenziando l'amarezza scabra, esistenziale ed introspettiva del personaggio), non altrettanto poteva dirsi della Tebaldi il cui acume interpretativo si accendeva con i 'suoi' personaggi, meno con quelli che esulavano dal suo repertorio. :o Inoltre c'è un fatto: in un'intervista la Tebaldi dice di non aver mai cantato Liù (e ovviamente neppure Turandot), motivando che quel ruolo con lei avrebbe monopolizzato il pubbblico. Aggiungo un altro dato: se per Norma, ad esempio, c'era Serafin che la esortava a provarci (e la Tebaldi ha lasciato inciso Casta Diva - voce bella, ma con molta libertà ritmica e con agilità non certo ottimali - anche se lei non voleva si pubblicasse), non credo che ad alcun impresario gli sarebbe venuto in mente di affidarle la gelida principessa, in un'epoca in cui ci si era abituati ad un monopolio di cantanti di area tedesca e anglosassone per la principessa e italiana per Liù.
Quanto al brano "In questa reggia" si sente lontano un miglio che è estraneo alle corde vocali e psicologiche della Tebaldi: certo se pensiamo che il ruolo è finito (in tutti i sensi) in bocca alla Ricciarelli :shock: , la Tebaldi diventa da monumento in piazza :D . Però all'epoca in cui le due dive erano 'in lizza', il confronto rovesciato delle due eroine pucciniane sarebbe stato impensabile. Almeno così la vedo io!

Aggiungo un'ulteriore provocazione alla tua: lasciando da parte la Tebaldi (inadeguata per il tempo alla protagonista) con una Liù come la Callas chi avrebbe potuto vestire i panni della principessa ? :shock: Senza contare che l'incognita se la cantante greca si sarebbe sottoposta a cantare un'opera in cui non era protagonista. :?:

Salutoni, Luca.
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Triboulet » dom 20 dic 2009, 23:32

Caro Luca le tue riflessioni sono più che pertinenti, ma forse mi sono espresso male io.
Non pensavo alla possibilità concreta nel 1955 (invento) di allestire una Turandot con la coppia Callas-Tebaldi. Sarebbe stato davvero impossibile per molti motivi che hai citato. Nessuno avrebbe dato alla Tebaldi Turandot nè lei l'avrebbe mai cantata. Così la Callas non avrebbe mai fatto Liù (già faceva Turandot contro voglia... figuriamoci...).
Conosco la storia di quel periodo e di queste due cantanti, mi rendo conto che è fantaopera.
Però la provocazione era: se si invertono i ruoli che la TRADIZIONE ha affibbiato a certe tipologie vocali può scaturire fuori una lettura diversa e, forse, più interessante?
Tutto sommato la Liù della Tebaldi è ben cantata ma assai tradizionale, ma pure la Turandot della Callas, per quanto più avanti di molte altre, risulta incompleta e per certi versi ancorata alla tradizione.
Se è vero, come io la vedo, che Turandot e Liù sono rappresentano le due reazioni estreme e opposte alla devastazione amorosa (ovvero la prima di ostinata protezione, la seconda di masochistico abbandono), leggo potenzialmente qualcosa di più interessante in una ipotetica lettura callasiana, come non mi stupirei di trovare in una Tebaldi ben guidata motivo di interesse in una sua Turandot. E' corta in alto? "urla" gli acuti? io dico, espressionisticamente parlando, che è quello che ci vuole : Chessygrin :

PS: so che non c'entra niente, ma non vi pare che nella vita la Tebaldi sia stata più Turandot e la Callas più Liù?

PPS: una Turandot da affiancare alla Callas? sicuramente un altro lirico spinto (mai un drammatico di forza per Turandot!)... che ne dite della Olivero?
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Luca » lun 21 dic 2009, 9:13

Giusto intervento e anche le tue sono interessanti osservazioni, caro Triboulet: però io torno alla dimensione storica che mi pare contrassegnata anche da un altro fattore. A parte il fatto che nessun impresario avrebbe affidato Turandot alla Tebaldi, c'è da dire che nel periodo Callas-Tebaldi in secondo luogo non c'era ancora, almeno in Italia, la sperimentazione vocale che c'è stata a partire dal periodo posteriore: se eri un lirico facevi i ruoli di lirico e non tentavi qualcosa oltre. Ad esempio, la stessa Scotto e la sua virata al drammatico vero (Norma Lady e Abigaille) è avvenuta dopo. Su questo però chiederei qualcosa di più illuminante a Matteo.
Il fatto che la Caballé, presente la Nilsson, cantasse 'buona buona' Liù (dopo è divenuta Turandot, per me molto discutibile) era un dato per molti versi simile a quello della Tebaldi Liù e Callas Turandot. Nel ruolo ruolo della principessa sono sempre dell'avviso che occorrerà attendere la rivelazione Sutherland DECCA (per altro molto criticata quando uscì) che poi ha fatto figlie (Caballé) e nipoti (Ricciarelli): soprano anomalo nell'unire la liricità e la dolcezza alla resistenza vocale (richiesta da Turandot) e all'abilità belcantista che l'hanno contraddistinta.

Circa le vite private della Callas e della Tebaldi - a parte che mi interessano poco - erano diversissime, ma non so fino a che punto la Tebaldi sia stata una Turandot...

Saluti, Luca.
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Triboulet » lun 21 dic 2009, 12:07

Luca ha scritto:Circa le vite private della Callas e della Tebaldi - a parte che mi interessano poco - erano diversissime, ma non so fino a che punto la Tebaldi sia stata una Turandot...


Ah tu dici che la Renata sotto sotto.... : Yahooo : :lol: beh può essere...

Ribadisco la fantascientificità dell'ipotesi (quest'ipotesi non è molto più verosimile di una Turandot Cigna-Ricciarelli, per dire). Comunque, se proprio vogliamo fermarci al piano storico, secondo me è proprio la Callas ad avviare l'epoca delle sperimentazioni con tutti i ruoli che sappiamo. C'era la Norma della Stella (che più o meno aveva il repertorio della Tebaldi), nel 60 c'è la Lady Macbeth della Gencer (che già da prima cantava di tutto) o la Kundry della Crespin, ma pure la Zeani che fa Pizzetti, Poulenc, Mascagni e poi Sonnambula, Puritani ecc... non eravamo nel pieno del riassortimento vocale, ma qualcosa si muoveva. Penso che se la Teby avesse voluto cantarla al Met (o meglio ancora inciderla) le avrebbero dato carta bianca (anche perchè all'epoca, lei diva del disco e con un titolo popolare, avrebbe stravenduto). Del resto la Tebaldi era un lirico-spintissimo corto sì ma con una voce enorme da drammatico. Quel che è inverosimile è che mai la Tebaldi avrebbe accettato un ruolo così distruttivo per la sua voce (anche se nel 58 incide Fanciulla) e mai la Callas avrebbe fatto Liù quando poteva cantare il title-role! Ma ripeto, non era questo il punto, quanto piuttosto "come sarebbe stata la Turandot della Tebaldi? e come la Liù della Callas? la somma delle due nei loro rispettivi ruoli è maggiore o minore della somma delle stesse nel ruolo dell'altra?".
Era un invito alla sperimentazione... : Chessygrin :
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Luca » lun 21 dic 2009, 13:06

Ah tu dici che la Renata sotto sotto.... beh può essere...
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Non dico un bel nulla, né lascio intendere. Anche perché ho detto che le vite private non mi interessano, né credo facciano arte. Mi limito ai documenti che testimoniano.
Quello che non comprendo invece dal tuo ultimo post è l'associazione Cigna-Ricciarelli. Due artiste che hanno dato ben diversa raffigurazione (o anti-raffigurazione nel caso della Katia, almeno per me) della pricipessa. Dove è il nesso?
Poi riguardo alla Norma della Stella: l'hai mai sentita ? Ti dico che non fece molta strada, mentre la Stella ha inciso il monologo di Turandot.
Rispondendo alle tue domande ti dirò: la Tebaldi come Turandot avrebbe anticipato - anche se molto personalmente e senza un registro acuto balenante - certi modi che ritroviamo nella Sutherland, soprattutto nella maliosità e poeticità del timbro. La Callas ci avrebbe dato una Liù mesta, scabra, esistenziale e psicologicamente malata.
Si resta però nel campo delle ipotesi che, a mio avviso, non reggono e fin qui ne ho elencato vari motivi. Bisognerebbe sapere l'idea di qualche altro amico del Forum.

Saluti, Luca.
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Triboulet » lun 21 dic 2009, 17:06

Luca ha scritto:Ah tu dici che la Renata sotto sotto.... beh può essere...
=========================================================
Non dico un bel nulla, né lascio intendere. Anche perché ho detto che le vite private non mi interessano, né credo facciano arte. Mi limito ai documenti che testimoniano.


Dai Luca si faceva per scherzare... : Chessygrin :
E secondo me non è vero che il privato non si rifletta nell'arte, dovremmo ammettere che un artista riesca nel momento in cui "produce arte" ad essere completamente distaccato e neutrale rispetto alla sua esperienza umana, che poi ne forgia la sensibilità. E' come, permettimi una deformazione professionale, pretendere che un disturbo psichico non debba o non possa avere contraccolpi sul sistema vegetativo, come se il cervello non fosse uno solo... Comunque questo è un altro discorso. La battuta era la mia, la signora Tebaldi, che aveva senso dell'umorismo, da lassù perdonerà anche queste sciocchezze :wink:

Cigna-Ricciarelli era una iperbole per dire una cosa impossibile come un'altra... come a dire Pasta-Dessay, era un esempio per farti capire che la mia provocazione non voleva tener conto di una possibilità concreta (nell'ipotesi della quale rientrano tutti i fattori esterni alle stesse capacità artistiche che tu hai ricordato, quindi contesto storico, primadonnismo, scelte commerciali ecc.), non mi interessa questo aspetto... era come a dire che quando si sperimenta rompendo le tradizioni ci si può avvicinare ad una verità diversa, magari più illuminante, magari no.
Atteso che le due in questione avevano i requisiti vocali per affrontare (almeno in studio) i ruoli, tant'è che si sono cimentate nelle arie, era interessante capire come invertendo l'ordine dei fattori, ossia cercando di mettere da parte la PEDANTE tradizione della prima metà del secolo (Liù=angioletto=soprano lirico, Turandot=diavoletto=soprano wagneriano), potesse venir fuori qualcosa di più interessante delle corrette ma noiose letture delle due dive nei rispettivi ruoli. Qualcosa di bello? BOH, ma almeno qualcosa di NUOVO. E quindi evviva la Ricciarelli Turandot e la Scotto Abigaille, piaccia o non piaccia.

Una Tebaldi capace di una morbidezza lirica nel canto in piano e al contempo di torrenti di voce in quello forte, un legato tutto italiano, quel carattere matronale (giusto per usare un bel luogo comune) distaccato, angelico e intoccabile, ma al contempo umano e quotidiano, la possibilità di rendere tanto l'austera scostanza del personaggio quanto di risolvere il pericoloso disgelo finale (ho detto possibilità, non certezza), secondo me sarebbero state qualità non da poco. Così come il fatalismo callasiano, le sue vibrazioni livide, quel senso di passione repressa potevano dare voce ad una Liù diversa, come diversa fu la sua Mimì. Gli ingredienti per me c'erano, il che non vuol dire che si sarebbe assicurato il risultato. La stessa Callas, giudicata onnipotente, onnipotente non era (e te lo dice un callasiano doc).
Cerca su youtube, c'è un'intervista della Tebaldi da Limiti in cui dice che il suo rimpianto più grande è di non aver osato di più per paura di rovinare la voce. Questo era forse un ruolo che avrebbe potuto osare, magari dicendo qualcosa in più rispetto alle corrette ma noiose Manon Lescaut e Butterfly, che necessitavano di requisiti diversi da quelli della Renata. Come pure l'idiosincrasia della Callas per Puccini ci ha privato di tanti approfondimenti e letture che potevano essere più credibili della sua Aida, della sua Amelia o della sua Turandot. Entrambe avrebbe potuto cantare quei ruoli, avevano gli strumenti per farlo, sicuramente non avrebbero voluto, tant'è che non l'hanno fatto. E' molto diverso. Una Tebaldi-Zerbinetta è assurda non solo dal punto di vista storico-artistico, ma anche da quello tecnico-vocale.

La Stella ha fatto una Norma pessima? che importa! non mi interessava il risultato, rimane storicamente il fatto che un soprano con il repertorio come il suo l'abbia tentata. La Stella ha fallito, la Gencer-Lady Macbeth è diventata Lady di riferimento, qualcosa di storico, come pure la Crespin in Wagner. Come rimarranno storiche le performance della Gruby nei ruoli Ronzi e Pasta, molti la detestano, ma è dato storico che un soprano leggero abbia affrontato un certo repertorio. La Fleming che si lancia in 200 repertori diversi: evviva! prenderà talvolta delle tranvate allucinanti, inevitabile, canterà in maniera non sempre corretta, ma porta avanti la storia dell'interpretazione. Quando misceli le provette per tentare di tirar fuori elementi nuovi c'è sempre un rischio esplosione, rischio che non hai se continui a far reagire le sostanze secondo quanto è scritto sui manuali. Nessuno nel 49-50 prevedeva che la Callas avrebbe cantato Puritani e Turco in Italia, come pure nessuno nei 60 si aspettava la Norma della Sutherland, ma onore a chi fa il passo più lungo della gamba, a dispetto della storia, della filologia, delle previsioni degli altri e delle proprie possibilità.
Vabè non ci eravamo capiti, fa nulla.
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Maugham » lun 21 dic 2009, 19:13

Triboulet ha scritto: Come pure l'idiosincrasia della Callas per Puccini ci ha privato di tanti approfondimenti e letture che potevano essere più credibili della sua Aida, della sua Amelia o della sua Turandot.


Faccio fatica a seguirti. Trovo la Turandot, l'Aida e, aggiungo, la Butterlfy della Callas alcune delle cose più entusiasmanti, moderne e rivelatorie di cui un appassionato possa disporre grazie al disco. Cosa intendi per "credibili"?

La Stella ha fatto una Norma pessima? che importa! non mi interessava il risultato, rimane storicamente il fatto che un soprano con il repertorio come il suo l'abbia tentata. La Stella ha fallito, la Gencer-Lady Macbeth è diventata Lady di riferimento, qualcosa di storico, come pure la Crespin in Wagner.


Non mi sembra però che la Crespin abbia scantonato dal suo repertorio affrontando Wagner. L'ha sempre cantato. Coraggiosa fu la scelta di Wieland (in primis osteggiata da Knap) a volerla come Kundry. Ma per il resto la Crespin maneggiava Wagner con grande dimestichezza.

Ciao
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Luca » lun 21 dic 2009, 23:32

Non mi sembra però che la Crespin abbia scantonato dal suo repertorio affrontando Wagner. L'ha sempre cantato.
===================================================================
Difatti abbiamo un Lohengrin con Konya diretto da Rosenstock abbastaza reperibile. Personalmente, però, non ho mai amato la Crespin e in questo Lohengrin è piuttosto scadente.

Saluti, Luca.

PS.:Stiamo atteati a non andare OT
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Triboulet » mar 22 dic 2009, 3:08

Maugham ha scritto:Trovo la Turandot, l'Aida e, aggiungo, la Butterlfy della Callas alcune delle cose più entusiasmanti, moderne e rivelatorie di cui un appassionato possa disporre grazie al disco. Cosa intendi per "credibili"?


Concordo con Butterfly, suo ruolo pucciniano più riuscito, forse anche più interessante di Tosca. Ed è una delle 5 o 6 opere indispensabili da avere quando si parla di Maria Callas.
Turandot io l'ho sempre sentita a metà. Il mio ideale di Turandot sarebbe una Ricciarelli magari più salda nella voce e con l'acume interpretativo di una Scotto o di una Olivero. Ok questa sì che è fantascienza!! :D
Intendiamoci Maugham, io amo la Callas in ogni sua incarnazione, anche in alcune squinternate registrazioni tarde, ma se devo essere oggettivo dalla Callas mi aspetto tanto, forse troppo a volte, mi aspetto quella rivoluzione che ha reso certe sue incarnazioni immortali. La sua Turandot è per certi versi affascinante, il gioco di colori con Serafin è notevole, l'accento perentorio dove serve c'è... è però ancora una evoluzione della Turandot-filowagneriana (nel senso suo di Wagner, ossia "cantato"), portata ai limiti massimi di splendore e analisi della parola, però è ancora la Turandot del soprano drammatico. Io, per come la sento io Turandot, la immagino un fragilissimo soprano lirico (magari abile nelle suggestioni cromatiche) che, animata da inquietudine e terrore latente, fa la voce grossa proteggendosi dietro il personaggio che si è costruita e che in realtà non è. Involontariamente (di questo ne sono convinto) Karajan-Ricciarelli vanno in questo senso. Nella Callas non riesco a sentire nè la fragilità nè l'evoluzione del personaggio che si umanizza, cose che trovo perfettamente espresse nella sua Butterfly. Beninteso, nella Ricciarelli magari non sento altre cose, ma è un'altra strada...

Quanto ad Aida, l'ha cantata più di 30 volte nei primi anni 50. La sua Aida (anche quella di Londra nel 53) era risolta in maniera abbastanza "eroica", una sorta di schiava "a testa alta", a tratti molto concitata... la percezione dello "schiacciamento" di Aida, invischiata in una situazione paradossale quasi biblica (il sacrificio necessario di uno che riscatta il bene di tutti e gli equivoci dolorosi che ne derivano), emergerà solo nella registrazione del 55. Quì la Callas prova a fare qualcosa di diverso, ma non trova mai perfettamente la quadratura del cerchio (come ad esempio la trovava nei ruoli Pasta), sembra non riuscire a trovare un equilibrio tra l'impeto drammatico e la fragilità smarrita di questa nuova. Cambia voce, si alleggerisce come faceva per questo genere di personaggi, non usa quasi mai la voce di petto (come?!? la Callas senza il registro di petto?!?!), ma è costretta comunque a spingere laddove Verdi lo esige. Questo la mette a disagio vocalmente e interpretativamente. Penso che questo ruolo, affrontato nella maturità con più cognizione di causa rispetto ad esempio alle recite messicane, l'abbia messa in non poca difficoltà. Trovo, contrariamente a molti, più affascintante la sua Leonora della Forza. In generale penso che la Callas fosse più interessante in Puccini che nel tardo Verdi. E non solo per questioni puramente di tessitura e agio della voce, ma perchè in generale le eroine tardoverdiane (i soprani intendo) hanno una psicologia piuttosto lineare che non evolve, mentre la Callas era fatalmente attratta dalle evoluzioni e dai cambiamenti di rotta, perchè l'interprete faceva leva enfatizzando le minime incongruenze interiori che il personaggio viveva da un numero musicale ad un altro. E se Tosca appagava l'attrice (e la rendeva celebre in america), Butterfly appagava la sua voglia di psicanalisi evolutiva... Peccato non le piacesse il genere : Chessygrin :

Quanto alla Crespin, non metto bocca, ne sai molto più di me. Quel che sapevo io è che fu lanciata nel tardo Wagner quando quei ruoli erano ancora territorio delle declamatrici tedesche. E' vero che fece Brunhilde con Karajan?
(a proposito, devo ancora procurarmi il libro dei libretti di Wagner :oops: speriamo per Natale...)
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Re: Ancora e... sempre TURANDOT

Messaggioda Tucidide » mar 22 dic 2009, 9:05

Triboulet ha scritto:Il mio ideale di Turandot sarebbe una Ricciarelli magari più salda nella voce e con l'acume interpretativo di una Scotto o di una Olivero. Ok questa sì che è fantascienza!! :D

A me, ribadisco, pur con tutti i difetti, difettini e difettacci, la Turandot della Ricciarelli piace e pare convincente.
Certo, la Tebaldi non avrebbe avuto niente a che fare con questa linea interpretativa, credo...
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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