La riforma di Otello

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

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Messaggioda marco » dom 08 apr 2007, 16:53

salute e buona Pasqua a tutti
entrando in argomento, trovo molto interessante l'ipotesi Shicoff, capace di soddisfare sia l'aspetto puramente vocale, sia quello interpretativo, anzi unificandoli in modo da non poter essere distinti, come d'altronde dovrebbe sempre essere
ci sono però 2 ma, a mio modo di vedere
una è l'età: mi sembra che siamo a oltre 30 anni di carriera, e quindi il momento migliore, quanto a splendore vocale, è già passato - il personaggio credo abbia bisogno di una certa "presenza" vocale;
secondo, le prestazioni di S. nel repertorio italiano non mi sono mai sembrate all'altezza di ciò che ha fatto in altri repertori, sembra quasi che il fraseggiare in italiano lo inbisca dal punto di vista interpretativo, gli tolga spontaneità
Marco
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Messaggioda pbagnoli » dom 08 apr 2007, 21:03

Marco!
Sei il Marco che penso io?...
Se è così, sono eccezionalmente felice di ritrovarti su queste pagine! Se così non fosse, sono comunque contento di fare la conoscenza di un altro Marco.
Quanto al quesito che poni, mi sembra rilevante; personalmente, Shicoff mi è sempre sembrato interessante anche in quel repertorio italiano che ha comunque affrontato da un punto di vista suo. E' - in altre parole - uno di quegli Artisti sempre immediatamente riconoscibili appena aprono bocca.
Se poi mi dici che il suo Elèazar è globalmente più interessante del suo Rodolfo sono d'accordo con te, ma penso che dipenda anche dal fatto che Elèazar è un personaggio comunque più complesso e ricco di implicazioni.
Non credi?...
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Messaggioda VGobbi » lun 09 apr 2007, 0:15

Ho letto con enorme interesse il tuo editoriale dell'8 aprile, carissimo Pietro.

Il vostro scopo e' davvero meritorio e prestigioso, e forse anche per questo assai difficile. Ci vuole tempo, molto a dir la verita', perche' si possa ottenere qualche risultato capace di sovvertire pregiudizi oramai radicati da decenni. E quel giorno in cui sara' davvero giunta la riforma di un nuovo Otello, sara' un grandissimo giorno. Piu' o meno quel che e' successo con il tenore Gosta Winbergh, mozartiano e neanche di razza, capace di reiventarsi per donarci uno dei Lohengrin piu' sconvolgenti che mi sia capitato di sentire.

Speriamo che Kaufmann o chi per esso, possa davvero regalarci un Otello sconvolgente e coinvolgente.

E' il mio augurio ... senza dimenticare i grandi del passato che han reso indelebile la memoria storica di questo enigmatico personaggio. Si farebbe un grosso torto!
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Messaggioda pbagnoli » lun 09 apr 2007, 14:35

VGobbi ha scritto: Piu' o meno quel che e' successo con il tenore Gosta Winbergh, mozartiano e neanche di razza, capace di reiventarsi per donarci uno dei Lohengrin piu' sconvolgenti che mi sia capitato di sentire.

Ti ringrazio di aver citato Winbergh, da me recentemente chiamato in causa nella recensione del Don Giovanni di Karajan.
Ma non è l'unico esempio di cantante che ha visto pagati dividendi altissimi da un ripensamento della propria carriera.
Io ho citato anche la Callas che, da wagneriana, è diventata ( o forse lo era già?... ) belcantista insigne.
In realtà questi passaggi avvengono allorquando direttori illuminati sono in grado di trovare nei cantanti che affiancano potenzialità in grado di esplicitarsi in repertori diversi dai consueti.
Lo ripeto: è solo partendo da questi presupposti che possiamo sviluppare tematiche che, altrimenti, finirebbero per essere solo fantalirica.
E la Silja che inizia come Regina della Notte e arriva a Kostelnicka?
E poi?
Qualche altro esempio?
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Messaggioda VGobbi » lun 09 apr 2007, 17:39

VGobbi ha scritto:Allora mi domando, come mai? Se non e' stata la tessitura a frenarli, quali altri motivi sono stati di drenaggio nell'affrontare questo improbo ruolo? Almeno su questo punto, non potremmo chiarirci?

Ritorno su questa frase, a mio modo di vedere, assai interessante e dove finora nessuno si e' soffermato. Se la proposta di Shicoff, qualche annetto fa come afferma giustamente Marco (a proposito, benvenuto sul forum), o quella di Gedda erano validissime alternative, gradirei il sapere perche' non l'hanno fatto. Voi sapete i motivi di tale diniego? Sicuramente i due cantanti avevano abbastanza potere e fama per imporre loro i ruoli che avrebbero voluto cantare, no?

Altro possibilissimo Otello era quello di Corelli. Secondo voi, anche in base a quel poco che ci ha lasciato, avrebbe potuto essere un Moro innovativo o sarebbe rientrato nel novero dei tenori drammatici dalle "gonfie labbra"? E l'idea Pavarotti, l'unico capace di seguire la vostra strada, anche se poi nella pratica e' scaduto nei soliti errori di gonfiare la voce, senza averne il giusto peso vocale?

pbagnoli ha scritto:In realtà questi passaggi avvengono allorquando direttori illuminati sono in grado di trovare nei cantanti che affiancano potenzialità in grado di esplicitarsi in repertori diversi dai consueti.
Lo ripeto: è solo partendo da questi presupposti che possiamo sviluppare tematiche che, altrimenti, finirebbero per essere solo fantalirica.
E la Silja che inizia come Regina della Notte e arriva a Kostelnicka?
E poi?
Qualche altro esempio?

Questo post e' assai interessante che meriterebbe thread a parte. :wink:
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Messaggioda MatMarazzi » lun 09 apr 2007, 17:47

Sempre a proposito di Shicoff-Otello, torno all'interessante post di Marco.
(a proposito, piacere e auguri a mia volta!)

mi sembra che siamo a oltre 30 anni di carriera, e quindi il momento migliore, quanto a splendore vocale, è già passato - il personaggio credo abbia bisogno di una certa "presenza" vocale;


Hai perfettamente ragione. La voce è timbricamente invecchiata.
Ho sentito due volte shicoff lo scorso anno: nella Juive (Venezia) e nel Roméo di Gounod (Berlino).
Ovviamente era raffreddato in entrambi i casi (dopo una certa età i raffreddori colpiscono con sorprendente frequenza); in realtà nella Juive è andato bene; un po' meno nel Roméo, dove l'incidente è stato spesso sfiorato.
Però in entrambi i casi sono rimasto sorpreso: è vero che ci sono durezze, asperità, tensioni, ma sono tutte nel timbro. Tecnicamente mi ha sorpreso la facilità all'acuto, lo squillo, la presenza. Persino i pianissimi (cosa di cui la sua organizzazione è sempre stata avara) non erano male.
Per questo credo che il suo Otello potrebbe (sottolineo "potrebbe") essere ancora vocalmente plausibile. Ovviamente dovrebbe puntare sulla fragilità, sulla reattività e anche sulla maturità dell'uomo anziano che teme di non essere amato; in questo senso credo che al secondo atto, dove la temperatura psicologica e la tessitura si alzano, Shicoff potrebbe dare dei signori brividi.


secondo, le prestazioni di S. nel repertorio italiano non mi sono mai sembrate all'altezza di ciò che ha fatto in altri repertori, sembra quasi che il fraseggiare in italiano lo inbisca dal punto di vista interpretativo, gli tolga spontaneità


Anche questo discorso è condivisibilissimo (per quanto il suo Ernani e il suo Manrico non erano male). Però, vedi, la tesi mia e di Bagnoli era che l'Otello andrebbe riallacciato al protoromanticismo francese, quasi fosse l'ultimo esponente del tenorismo-contraltino disceso da Meyerbeer, Auber e l'ultimo Rossini.
Se questa tesi fosse giuta, allora Shicoff (che ormai ha sviluppato una grande esperienza di romanticismo francese, da Werther a Hoffman a Eleazar e fra poco Benvenuto Cellini) potrebbe essere l'uomo giusto al posto giusto.
Chissà...

Mi fate venire in mente un'intervista di tantissimi anni fa di Riccardo Muti (personaggio che io non ho mai amato, ma che - vivaddio - l'opera romantica la rispettava e ci rifletteva sopra).
Dopo il tripudio di Guglielmo Tello (credo fosse il 1989), Muti dichiarò estatico che in Chris Merrit aveva finalmente trovato il "suono" stesso del romanticismo, il puro tenorismo-antico.
E infatti in quell'intervista non solo annunciò il succesivo 7 dicembre (Vesrpi Siciliani con Merritt) , ma anche i due progetti che avrebbero dovuto seguire: Trovatore e Otello!!!
Naturalmente questi ultimi non videro la luce, perché il pubblico della Scala sanzionò con tale asprezza il povero Merrit nei Vespri che la sua stella scaligera tramontò.
E tuttavia ciò che allora mi parve semplicemente idiota (Merrit in Otello??) ora mi si rivela in tutta la sua evidenza: anche Muti come noi vedeva in Otello l'ultimo esponente di una stirpe antichissima, al cui vertice sta Arnould del Guglielmo Tell.

Scusate la logorrea e cari saluti a tutti.
Matteo
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Messaggioda VGobbi » lun 09 apr 2007, 17:56

Confesso che il Muti innovatore non l'avrei mai scommesso. :shock:
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Messaggioda pbagnoli » lun 09 apr 2007, 21:14

MatMarazzi ha scritto: Mi fate venire in mente un'intervista di tantissimi anni fa di Riccardo Muti (personaggio che io non ho mai amato, ma che - vivaddio - l'opera romantica la rispettava e ci rifletteva sopra).
Dopo il tripudio di Guglielmo Tell (credo fosse il 1989), Muti dichiarò estatico che in Chris Merrit aveva finalmente trovato il "suono" stesso del romanticismo, il puro tenorismo-antico.
E infatti in quell'intervista non solo annunciò il succesivo 7 dicembre (Vesrpi Siciliani con Merritt) , ma anche i due progetti che avrebbero dovuto seguire: Trovatore e Otello!!!
Naturalmente questi ultimi non videro la luce, perché il pubblico della Scala sanzionò con tale asprezza il povero Merrit nei Vespri che la sua stella scaligera tramontò.
E tuttavia ciò che allora mi parve semplicemente idiota (Merrit in Otello??) ora mi si rivela in tutta la sua evidenza: anche Muti come noi vedeva in Otello l'ultimo esponente di una stirpe antichissima, al cui vertice sta Arnould del Guglielmo Tell.

Certo.
E' quanto ho sostenuto nella recensione del Tell di Muti.
Ricordo benissimo l'emozione che mi aveva scatenato la visione e l'ascolto dell'Arnold di Merritt, con quell'emissione mista di testa che arrivava al dominio assoluto di tutte le asperità del ruolo che - lo ribadisco - per me è pressoché impraticabile, a meno di patteggiamenti, in registro di petto.
Maramaldeggiarlo in Vespri fu una cattiveria inutile: era un tentativo di esperire una soluzione diversa dal solito e il pubblico scaligero, abituato ai tenoroni ipertrofici, reagì nel modo più prevedibile; in Rossini accettò perché...non era Verdi!
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Messaggioda Manrico » mar 10 apr 2007, 19:29

Inutile cercare “altri” interpreti, OTELLO è stato solo LUI:


Immagine

Cercando nella discografia “Live”, si possono ascoltare varie edizioni interpretate dal più grande Otello di tutti i tempi.

In questi giorni, nel mio sito (coincidenza?), ho proposto l’ascolto del duetto dal primo atto: “Già nella notte densa” edizione rara live, andata in scena al teatro San Carlo di Napoli il 16 febbraio 1957, dove Del Monaco tratteggia un Otello con abbandoni estatici e mezze voci da sogno.

Mario Del Monaco, nella sua collaudatissima caratterizzazione del Moro di Venezia, in questa (ma anche ai altre edizioni), tratteggia un Otello, oltre che con slanci e accensioni rabbiose, con abbandoni e rovelli interiori ineguagliabili.

Purtroppo, la maggioranza delle persone, conosce solo le edizioni discografiche ufficiali che, pur essendo interessanti, non rendono pienamente l’idea di chi è stato questo singolare tenore, in questo ruolo, portato in teatro (record assoluto), per ben 427 volte, senza contare le prove generali.

Infatti Del Monaco “adattava” l’interpretazione, in relazione al luogo dove veniva eseguita la recita, Otello giocato sulla forza perentoria del suo impareggiabile declamato nei teatri “latini” e un Otello più meditato e ricercato (anche nel trucco) per il pubblico anglosassone: un Otello quasi bianco.

Purtroppo, oggi, (per restare in tema con questo thread), non vedo NESSUNO in grado da portare in scena un Otello credibile, ma non mi meraviglio, le doti che un tenore deve avere per cimentarsi in questo terribile ruolo sono talmente tante, sono appannaggio di un superdotato vocalmente ed artisticamente, caratteristica questa, in via di estinzione.
Roberto
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Messaggioda pbagnoli » mar 10 apr 2007, 20:59

Manrico ha scritto: Inutile cercare “altri” interpreti, OTELLO è stato solo LUI:

Purtroppo, oggi, (per restare in tema con questo thread), non vedo NESSUNO in grado da portare in scena un Otello credibile, ma non mi meraviglio, le doti che un tenore deve avere per cimentarsi in questo terribile ruolo sono talmente tante, sono appannaggio di un superdotato vocalmente ed artisticamente, caratteristica questa, in via di estinzione.

Eheheh...
Ti aspettavo...
Ragazzi, per chi non lo conoscesse, ecco a voi ROBERTO, detentore del più importante sito su Mario Del Monaco, oltre che di altri siti dedicati a cantanti storici come Mario Lanza, Giuseppe De Luca, Nicoletta Panni e - ultimo in ordine di pubblicazione - Giovanni Martinelli.
Il Nostro, oltre che un collezionista di primissimo ordine, è un autentico appassionato della più bell'acqua, e non c'è che un modo per rendersene conto: andare a consultare i suoi siti, magari partendo dalla pagina dei link di Operadisc.
Era ragionevolmente ovvio e prevedibile che Roberto sarebbe andato a parare sul suo beniamino.
Purtroppo, però, non è quel che chieggo (tanto per citare papà Germont).
Considero Big Mario la storia di questo ruolo; una storia illustre, ma pur sempre storia. Una storia che ha una sua profonda radice nel tenorismo di area tedesca cui faceva riferimento Vittorio: quello dei gloriosi wagneriani (di cui ha fatto parte anche Big Mario, per chi non lo sapesse: esiste la registrazione del suo Siegmund e nel concerto finale alla Salle Pleyel uno dei brani proposti era proprio il monologo di Siegmund) che approfondirono il lato "nero" di questo inquietante personaggio.
E per entusiasmante che possa essere stata l'interpretazione delmonachiana, si tratta pur sempre di una visione manichea che ha avuto due grossi problemi:
:arrow: era tenacemente legata alla vocalità straordinaria del protagonista, anch'egli un apax nella storia del canto
:arrow: ha generato una schiera di pessimi imitatori convinti che la storia di Otello ripartisse sostanzialmente da Del Monaco

Ora, con tutto il sacro rispetto per questo monumento più perenne del bronzo di cui risuonava la sua voce, io penso che sia arrivato il momento di liberarci di questo fardello costituito dalla sua ingombrante presenza.
Intendiamoci: lo dico con tutto il rispetto dovuto alla sua grandezza.
Ma lo affermo con tutta la determinazione che è necessaria per poter ottenere due scopi:
- liberarci una volta per tutte di tutti i beceri buoi che fanno la gara a chi muggisce più cupamente, non cavando un ragno dal buco e facendo anzi a gara a chi crolla prima (di solito, comunque, muoiono quasi tutti per asfissia a metà del secondo atto)
- ottenere - e finalmente! - un tenore che risalga alla fonte del ruolo e che canti Otello come si canterebbe Raoul, Arnold o - perché no? - Manrico.
Senza di ciò, Otello non si canterà più; ci si limiterà a muggirlo più o meno sino a Ora e per sempre addio.
Lo scopo del forum di Operadisc non è quello di ricordare i grandi Otelli del passato; lo scopo del forum di Operadisc è quello di partire dalla storia dell'esecuzione del ruolo per trovare il modo di superare strade che ormai non portano più in nessuna direzione, o per limiti intrinseci o perché obsolete.
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Messaggioda Alberich » gio 12 apr 2007, 19:19

Salve a tutti. Lancio il sasso: Ben Heppner. Secondo me potrebbe essere un ottimo Otello, vista la facilità degli acuti, il timbro, la potenza. Secondo me potrebbe rendere ottimamente sia la parte eroica, sia quella "amorosa" di Otello.

p.s. in ogni caso, mi presento: sono un milanese 25enne, studente e melomane da sempre
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Messaggioda pbagnoli » gio 12 apr 2007, 21:44

Alberich ha scritto:Salve a tutti. Lancio il sasso: Ben Heppner. Secondo me potrebbe essere un ottimo Otello, vista la facilità degli acuti, il timbro, la potenza. Secondo me potrebbe rendere ottimamente sia la parte eroica, sia quella "amorosa" di Otello.

p.s. in ogni caso, mi presento: sono un milanese 25enne, studente e melomane da sempre

Ciao, benvenuto e grazie di essere arrivato fra noi!
Heppner l'ha fatto già diverse volte, con risultati abbastanza interlocutori.
Io l'ho sentito e ce l'ho anche in almeno un paio di registrazione e non me ne sento particolarmente soddisfatto.
Qualche spunto interessante però c'è, ma mi sembra che manchi qualcosa che non saprei definire meglio.
Qualcuno mi può aiutare?...
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Messaggioda Alberich » gio 12 apr 2007, 21:50

Accipicchia, primo messaggio e ho già scritto una boiata. :D Proprio non mi ricordavo che lo avesse cantato?
Comunque io pensavo a lui solo come "tipo" vocale. Heppner è un cantante che a me piace moltissimo, anzi, spero vivamente che la nuova gestione della Scala lo porti qui al più presto, manca da troppi anni!
un saluto e grazie del benvenuto
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Messaggioda pbagnoli » gio 12 apr 2007, 21:59

Non ti preoccupare per le "boiate": siamo qui tutti per imparare, l'importante è farlo senza preconcetti e, possibilmente, con la mente proiettata in avanti ( non troppo però da farla cadere!... ).
Di Heppner parleremo fra poco, spero già nel fine settimana, per l'inaugurazione di una nuoa rubrica del sito; è un cantante che amo moltissimo anch'io e anche fuori dal repertorio wagneriano.

Però, tanto per restare in topic, vorrei chiedere al Grosso Moderatore perché Heppner non mi convince in Otello.
Scarsa aderenza al personaggio?
Approssimazione?
Il solito ennesimo tentativo di delmonacheggiare (meno, però, rispetto a tanti altri)? Mi sembra che anche lui, come tanti altri, sia crollato al secondo atto. E sì che dovrebbe essere abituato a repertori belli acuti!
Oppure me lo devo riascoltare?
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Messaggioda MatMarazzi » ven 13 apr 2007, 0:53

pbagnoli ha scritto:perché Heppner non mi convince in Otello.
Scarsa aderenza al personaggio?
Approssimazione?
Il solito ennesimo tentativo di delmonacheggiare (meno, però, rispetto a tanti altri)? Mi sembra che anche lui, come tanti altri, sia crollato al secondo atto. E sì che dovrebbe essere abituato a repertori belli acuti!
Oppure me lo devo riascoltare?


Anzitutto, a mia volta voglio salutare Alberich e, con lui, i nuovi amici che si sono recentemente aggiunti alla combriccola.
Per quanto riguarda Heppner, anche io ero convinto che sarebbe stato un Otello di rilievo.
Nel 2001, quando annunciarono il suo debutto a Monaco (in forma di concerto, con i Muenchner Philharmoniker e James Levine) organizzai una gita con il mio club proprio per essere testimoni dell'avvenimento.
Alla fine del secondo atto annunciarono che Heppner stava male... non ne avrebbero avuto bisogno.
Dopo un Esultate accettabile e un fascinoso duetto d'amore, il nostro steccò "amore e gelosia"... da quel momento è stata la fine.
Certo, una serata "no" può sempre succedere, ma personalmente il ricordo di quel canto a "tentoni", quella fatica, quel sussurrare come uno scolaretto mi ha poi condizionato tutte le volte che lo ho risentito.
Mai una volta che mi sia piaciuto davvero.
Ad esempio, in Tristano l'ho ascoltato due volte: a Berlino (dirigeva Baremboim) e a Parigi (dirigeva Salonen): era in gran forma in entrambi i casi, ma sempre io vedevo lo scolaretto tremante di quella sera a Monaco.

Credo che in fondo gli manchi una personalità risolvente. E' sobrio e paterno come poteva esserlo Melchior, ma come lui resta alla superficie (almeno così mi sembra).

E dire che la prima volta che l'ho visto a teatro ero rimasto folgorato.
Era il 1991... in un freddo febbraio di Bruxelles. Si dava la Jenufa di Janacek, con Anja Silja.
Era la prima volta che vedevo la mia cantante del cuore dal vivo: Laca era appunto Heppner.
Be' il canadese allora mi sbalordì. Credo di non aver mai avuto, prima di allora, un'idea così evidente di cos'è lo splendore di un timbro privilegiato. Credetemi... solo chi l'ha sentito in quegli anni può capire che intendo (e mi smentiscano quanti lo ascoltarono - lo stesso anno - nei Meistersinger milanesi.)

Salutoni,
Matteo

PS... oddio, stiamo andando fuori tema? dobbiamo aprire un altro thread su Heppner! Porca miseria, non lo so fare il moderatore io!
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