La grande "onta" di Cassandra

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

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Messaggioda pbagnoli » mar 06 nov 2007, 14:06

MatMarazzi ha scritto: oggi - che mi sto avvicinando ai quaranta

Beato te!...
Oggi per me sono 42!... :(
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pbagnoli
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Messaggioda teo.emme » mar 06 nov 2007, 15:10

MatMarazzi ha scritto:Hai ragione, Teo.Emme.
La stagione dell'opera italiana post-wagneriana dovrebbe essere riscoperta e compresa nella sua portata......


Sono d'accordo su tutto ciò che hai scritto... Davvero c'è una specie di sciocco pudore nell'avvicinarsi a certi autori, dovuto probabilmente a quelle tare e pregiudizi culturali che vengono tutt'ora inculcati in tutte le scuole della repubblica. Decadentismo e simbolismo vengono irrisi e liquidati come esperienze marginali, lo stesso futurismo italiano viene costantemente misconosciuto come "arte degenerata e provinciale" (naturalmente gli stessi critici che scrivono questo si spellano le mani nel plaudere ad altri futurismi, come quello sovietico, ma lasciamo stare...). Così è in letteratura come in musica. Il verismo e l'universo che gli sta attorno, con le sue facili semplificazioni, la retorica sbracata e il sentimentalismo sdrucciolo, hanno fatto piazza pulita di tutto il nostro ben più ricco e variegato '900. Oltre a Gnecchi molti sono gli autori che si ha quasi vergogna a citare o riproporre. Zandonai, sicuramente. Smareglia, che con la sua formazione culturale a cavallo tra Italia e Austria ha sviluppato un linguaggio diverso e autonomo. Ha scritto tante opere, con bei libretti...eppure quante incisioni? Quante rappresentazioni? Nulla...e oggi si assiste spesso a "ripescaggi" inauditi di opere che meriterebbero solo la pace dell'oblio: penso ad Amica di Mascagni che quest'anno ha avuto ampi onori nei nostrani cartelloni. Penso a tutto il verismo che continuano a inscenare a discapito di altre esperienze. Ma oltre a Smareglia e Zandonai, penso a Montemezzi, penso a Pizzetti, penso a Casella. Penso soprattutto a Respighi, le cui opere sono splendide. Ti consiglio di ascoltare La Fiamma in una bella edizione Hungaroton diretta da Gardelli...

Insomma c'è un mondo oltre a Canio e Turiddu e Amici Frizzi vari che è costantemente misconosciuto, ma il cui valore è incommensurabilmente superiore a quello di titoli oggi persino abusati...
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Messaggioda MatMarazzi » mar 06 nov 2007, 16:06

Freniano ha scritto:Ho fatto la tesi di laurea sulle musiche di scena pizzettiane per La Pisanelle di Gabriele d'Annunzio


Caspita!
Parlacene di più.
E non potresti farcene sentire qualche frammento?

Altra opera per cui ho un debole, la mascagnana Parisina, che consiglio, per l'integralità, nell'edizione anni 70 della Rai di Milano (dovrebbe esserci su OS).


Non sei il primo ad affermare, in questo forum, l'efficacia della scrittura mascagnana a contatto col verso dannunziano.
Anche Fabrizio l'aveva detto.
Io non ho mai approfondito la cosa perché il Mascagni che conosco (praticamente solo Cavalleria e Iris) non mi aveva proprio entusiasmato.

Perché non apriamo un thread sulla Parisina (e magari - scusate se mi ripeto - qualcuno procura qualche frammento significativo da poter sentire)?

Salutoni
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Messaggioda MatMarazzi » mar 06 nov 2007, 16:15

pbagnoli ha scritto:Oggi per me sono 42!... :(


CLAMOROSAMENTE OT!

Auguri Bagnolo!!!!!!!!
Slava! Slava!

Lunga vita al Maresciallo di Operadisc, che cerca le nevi dell'anno passato.
Lunga vita a "un dottor della tua sorte" che riesce a strappare a un lavoro estenuante e alla famiglia il tempo di creare e gestire questo bel sito per la nostra gioia.

Che l'astro protettore dell'opera ti ci conservi!
E anche quello dell'amicizia!
;)

Auguroni da Ferrara!
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Messaggioda Freniano » mar 06 nov 2007, 16:20

MatMarazzi ha scritto:
Freniano ha scritto:Ho fatto la tesi di laurea sulle musiche di scena pizzettiane per La Pisanelle di Gabriele d'Annunzio


Caspita!
Parlacene di più.
E non potresti farcene sentire qualche frammento?

Altra opera per cui ho un debole, la mascagnana Parisina, che consiglio, per l'integralità, nell'edizione anni 70 della Rai di Milano (dovrebbe esserci su OS).


Non sei il primo ad affermare, in questo forum, l'efficacia della scrittura mascagnana a contatto col verso dannunziano.
Anche Fabrizio l'aveva detto.
Io non ho mai approfondito la cosa perché il Mascagni che conosco (praticamente solo Cavalleria e Iris) non mi aveva proprio entusiasmato.

Perché non apriamo un thread sulla Parisina (e magari - scusate se mi ripeto - qualcuno procura qualche frammento significativo da poter sentire)?

Salutoni
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Prometto di parlarne un po' di più, appena riesco a ritagliarmi una mezz'oretta: purtroppo non ho alcuna registrazione, né esiste, della versione originale della Pisanelle; proverò a postare un estratto della Suite. Su Mascagni, butterei al fuoco Cavalleria (e i vari Zanetto, Lodoletta, Silvano...salvo il Fritz SOLO se con la coppia Freni-Pavarotti), ma amo molto Iris e ritengo un ambiziosissimo capolavoro Parisina. Spero di dilungarmi molto presto!
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Messaggioda walpurgys » mar 06 nov 2007, 17:00

Visto che siamo in vena di consigli postwagneriani...

Vi consiglio l'opera in 4 atti di Golmark ''La Regina di Saba'' sopratutto l'edizione Silja/Jerusalem (acuti stonati a parte)/Brendel/Hass/Rydl/Tichy/Yachmi diretti da Julius Rudel a Vienna nel 1979.
E' a tratti magniloquente, ma si respira una bell'aria decadente e notturna.
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Messaggioda walpurgys » mar 06 nov 2007, 17:01

pbagnoli ha scritto:
MatMarazzi ha scritto: oggi - che mi sto avvicinando ai quaranta

Beato te!...
Oggi per me sono 42!... :(


AUGURISSIMI ANCHE DA PARTE MIA!!! :D :D :D
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Messaggioda VGobbi » mar 06 nov 2007, 19:42

Mi aggiungo anch'io al coro di auguri per quel testardo di un Bagnolo. Ed un sentito ringraziamento per lo splendido lavoro che stai conducendo su queste pagine.

Auguroni (sperando che il Milan ti possa regalare una degna vittoria stasera!).
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Messaggioda teo.emme » mar 06 nov 2007, 20:01

walpurgys ha scritto:Visto che siamo in vena di consigli postwagneriani...

Vi consiglio l'opera in 4 atti di Golmark ''La Regina di Saba'' sopratutto l'edizione Silja/Jerusalem (acuti stonati a parte)/Brendel/Hass/Rydl/Tichy/Yachmi diretti da Julius Rudel a Vienna nel 1979.
E' a tratti magniloquente, ma si respira una bell'aria decadente e notturna.


Grandissima opera questa di Goldmark!!! Mi permetto di consigliare l'edizione Hungaroton diretta da Fischer!

Mi associo agli auguri naturalmente! :)
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Messaggioda Pruun » mar 06 nov 2007, 21:22

Mi associo al consiglio di te.emme e agli auguri, naturalmente :wink:
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Messaggioda Alberich » mar 06 nov 2007, 23:42

Auguri anche da parte mia! Quando nasceva Bagnoli mio padre compiva la maggiore età :D
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Messaggioda fadecas » mer 07 nov 2007, 14:36

Il tema è interessante e vastissimo, anche perché il panorama dell’opera italiana ad inizio ‘900, riletto con gli occhi di oggi, e alla luce di esperienze e influssi stranieri ormai pienamente acquisiti (Strauss, Debussy, Dukas, la triade Korngold/Zemlinsky/Schreker …) presenta una rete di nessi, incroci ed interscambi molto più sfumati di quanto fossero, in origine, le pregiudiziali programmatiche che contrapponevano drasticamente ai seguaci del verismo la generazione degli operisti che trovava il denominatore comune soprattutto nella negazione e nel distacco dai moduli della giovane scuola – Pizzetti, Malipiero, Busoni, un po' più tardi Respighi.

In realtà, oggi possiamo constatare che le cose non stavano proprio in termini di “bianco” e “nero”, e che colui che poteva essere preso a paradigma di un certo verismo più bieco, ossia Mascagni, nella seconda parte della sua produzione avrebbe sperimentato altri linguaggi.
Si è citata, e giustamente, Parisina, ma già nei fantasmi liberty di Iris c’è una crudezza e un’originalità simbolistica di prima mano che ci fa entrare in tutt’altra atmosfera, a suo modo originalissima per la cultura musicale italiana di quegli anni.
Così come, all’inverso, il giustamente richiamato Smareglia, che da scapigliato boitiano ortodosso intriso di wagnerismo si concesse una sola ed occasionale concessione alle tematiche veriste in Nozze istriane – una sorta di Cavalleria in chiave istro-veneta e con qualche vago sentore di modulazioni folkloriche da opera dell’est – con questo lavoro soltanto – tra l’altro, a mio avviso, bellissimo … - trovò modo di realizzare una misura teatrale così calzante e compiuta da permettergli di sopravvivere alla storia, sia pure in riprese abbastanza sporadiche…

Per non parlare, poi, di una figura assolutamente di confine tra versimo e “altro” come Zandonai, che non è solo quello di Francesca, teniamolo presente, ma che negli anni ’20 avrebbe scritto un’opera totalmente impregnata di umori europei con l’originalissima I Cavalieri di Ekebù, della cui efficacia e modernità teatrale ho avuto modo di rendermi conto fortunatamente con una ripresa triestina di pochi anni fa.

Insomma, il quadro è estremamente complesso.
Concordo che l’ostracismo della cultura italiana, musicologica e non, abbia contribuito per decenni a creare una deplorevole zona d’ombra introno ad una produzione musicale fertilissima, e credo che la responsabilità principale sia da addebitare alla sopravvivenza subdola del crocianesimo – anche nella sua variante marxista –
Ne è un campione, per altro gradevole nella sua coerenza di pamphlet, il vecchio saggio di Rubens Tedeschi “Addio fiorito asil”, che sbertucciando in blocco il melodramma italiano da Boito in poi non lasciava a galla praticamente nulla...
Però, temo che una responsabilità altrettanto grande nel declino della tradizione esecutiva di questi filoni dell’opera italiana, che pure fino alla fine degli anni ’50 continuarono a perpetuare una propria vita autonoma, sia pure modesta, fu dovuto al progressivo estinguersi, per mancato ricambio generazionale, di grandi e innovativi interpreti capaci di consacrare a questo melodramma – anziché, poniamo, al Rossigni minore o al Donizetti minimo – la parte più fervida della propria carriera.

Mi permetto, a questo punto, di richiamare due letture, molto diverse e probabilmente arcinote ad alcuni interlocutori del forum, ma che a me personalmente sono servite a chiarimi le idee sui temi di cui si sta parlando in questo thread.
Da un lato, la raccolta di studi abbastanza recente “Musica e letteratura in Italia fra Ottocento e Novecento” di Adriana Guarnirei Corazzol (Milano, Sansoni, 2000), che imposta un ampio quadro ricco di parallelismi su tanti aspetti di confine fra opera e letteratura in Italia a cavallo dei due secoli, e contiene, fra gli altri, alcuni saggi molto puntualizzanti sulle affinità e le differenze del diverso approccio al linguaggio dannunziano tramite l’analisi comparata di Francesca di Zandonai, Fedra di Pizzetti e Parisina di Mascagni.
Dall’altro, per me è stato fondamentale, ormai molti anni fa, il capitolo dedicato a Mascagni , ed espressamente a quello meno noto, di quella personalissima sintesi sull’opera italiana dell’800 che è “Il melodramma degli italiani” di Aldo Nicastro (Milano, Rusconi, 1982). Non solo in funzione di Mascagni in sé, ma proprio come spiraglio per superare quegli steccati e quelle pregiudiziali ideologiche cui facevo riferimento …

Un saluto a tutti, Fabrizio
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Messaggioda Teo » mer 07 nov 2007, 15:27

Alberich ha scritto:Auguri anche da parte mia! Quando nasceva Bagnoli mio padre compiva la maggiore età :D


Il mio invece ne aveva qualcuno in più, ma nasceva anch'egli lo stesso giorno :D
Caro Vitt, la testardaggine credo sia tipica degli scorpioni masculi....se penso al mi babbo, il Bagnolo in confronto è una pasta d'uomo...

Scherzi a parte, anche se in pauroso ritardo voglio fare i miei più vivi auguri al siur dutur Pietro!!!

Salutissimi.

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Messaggioda MatMarazzi » gio 08 nov 2007, 17:25

fadecas ha scritto:In realtà, oggi possiamo constatare che le cose non stavano proprio in termini di “bianco” e “nero”


Io però, al di là della complessità di approdi a cui giustamente abbiamo fatto riferimento, amerei che facessimo riferimento a un filone ben preciso: quello di stampo nordico-epico-boschivo-medievalistico scaturito da un certo modo (tutto italiano) di amare Wagner.
Insomma la linea il cui capostipite si potrebbe identificare in Catalani (Loreley, Wally) e che passa per Smareglia, per il Puccini di Edgar e le Villi, per certo Ponchielli, il Mascagni più ambizioso (Parisini, Isabeau), che approda al decadentismo raffinato di Zandonai, o quello spettacolare di Alfano e Respighi e che (forse inconfessabilmente) trova il suo punto di arrivo in Pizzetti.

Già in Malipiero e Casella trovo un intellettualismo accademico che, per interessante che sia, mi pare fuori da questo tracciato ideale.
Non parliamo di Busoni.

l’originalissima I Cavalieri di Ekebù, della cui efficacia e modernità teatrale ho avuto modo di rendermi conto fortunatamente con una ripresa triestina di pochi anni fa.

Opera che amo moltissimo.
Esiste la famosa edizione RAI con picchi e la Barbieri, ma anche un video dall'opera reale di Stoccolma con la mia amatissima margherita hallin nelle vesti della comandante.

Però, temo che una responsabilità altrettanto grande nel declino della tradizione esecutiva di questi filoni dell’opera italiana, che pure fino alla fine degli anni ’50 continuarono a perpetuare una propria vita autonoma, sia pure modesta, fu dovuto al progressivo estinguersi, per mancato ricambio generazionale, di grandi e innovativi interpreti capaci di consacrare a questo melodramma – anziché, poniamo, al Rossini minore o al Donizetti minimo – la parte più fervida della propria carriera.


Le due cose sono strettamente collegate, temo.
Gli interpreti ci sarebbero stati eccome. Quello che mancò è semplicemente l'interesse di pubblico e artisti intorno a questa materia.

Ho preso nota dei due testi che hai citato (e che non conoscevo) e cercherò di procurarmeli.

Grazie e salutoni
Matteo
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