Ma Falstaff deve far ridere?

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Messaggioda gustav » lun 11 feb 2008, 22:02

Maugham ha scritto:
gustav ha scritto:[Per tutti questi motivi Falstaff mi ha sempre ricordato vagamente il vecchio padre birbante dei fratelli Kramazov di Dostoievskij...Anche lui non era un intrallazzatore un pò pagliaccio, ma che alla fine la sapeva più lunga di tutti?
Mi pare anche che ad un certo punto dicesse qualcosa del genere: "io faccio il buffone e voi mi deridete, ma alla fine sono io che rido di tutto, anche di voi!".
Più Falstaff di così!. :?:


Paragone invero ardito! :shock:
prendendo ancora per buona l'interpretazione cattolico-positivista dei Karamazov si può dire semplificando che Dostoevsky miri a dimostrare l'esistenza di Dio attraverso la sua negazione.
Ebbene, Fjodor Karamazov è proprio il primo esempio che troviamo nel romanzo di questa negazione . Non solo per quello che fa (bagordi, gozzoviglie, intrighi), nè per quello che è (laido, meschino, sensuale in maniera malsana, avido, sprezzante di qualsiasi etica), bensì per la ricaduta che la sua figura ha sui figli e su tutti quelli che lo circondano. Diciamo che la sua presenza malsana e agghiacciante intride tutto il romanzo e solo avendo in mente il suo profilo possiamo capire i comportamenti di tutti. Vederlo solo come un pupazzone furbo che poi la sa più lunga di tutti mi sembra riduttivo.
Perfino a Smerdjiakov Dostojevsky concede un appiglio di giustificazione. Al vecchio Karamazov no, assolutamente.
Come si può paragonare quindi questo nero abisso dell'anima, che usa i modi da pagliaccio e le buffonate unicamente come copertura per una bassezza morale senza limiti, al nostro caro Sir John?
Che può essere tutto, ma malsano, perfido e, soprattutto, laido, non lo è mai.

Somerset


Certo certo, anzi è un paragone molto ardito...appunto per questo ho scritto che "mi ha sempre ricordato VAGAMENTE"...
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Messaggioda MatMarazzi » mar 12 feb 2008, 0:27

dottorcajus ha scritto:Posso confermare lo straordinario Falstaff di Mariano Stabile attraverso il racconto di un anziano signore che ha avuto modo di vederlo in teatro.


Ci credo assolutamente!
Stabile è "stabilmente" tra i miei cantanti favoriti. Dovremmo aprire un thread su di lui. Se non lo fai tu, lo faccio io! :)

Comunque, se valgono i ricordi personali, io vorrei aggiungere che vedere al Covent Garden Bryn Terfel in questo ruolo è stato uno dei grandissimi momenti della mia vita.

Descriverlo è un'impresa.
Grasso e cadente, ma pur sempre fiero gallese, grottesco, d'accordo, ma allo stesso tempo virile e maestoso, amante dell'alcool e della poesia, disprezzato dai borghesi di Windsor e sprezzante di loro, meravigliosamente in bilico (anche come persona) fra spacconeria da soldataglia e fierezza aristocratica tinta di malinconie crepuscolari.

Insomma, Terfel come Sir Falstaff si porta dietro secoli di Inghilterra... quella dei normanni e dei plantageneti!

Ringrazio di essere riuscito a vederlo in questo ruolo, perchè secondo me ci vorranno decenni prima di trovare un altro Falstaff così stupendo!

Salutoni
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Messaggioda Teo » mar 12 feb 2008, 17:18

MatMarazzi ha scritto:Insomma, Terfel come Sir Falstaff si porta dietro secoli di Inghilterra... quella dei normanni e dei plantageneti!


A proposito del Falstaff di Terfel, ci sarebbe da dire "buon sangue non mente", ovvero, tra Gallesi ci si intende...
Qui qualche esempio del Falstaff di Terfel citato dal Marazzi:

"Ehi Paggio... L'onore! Ladri!"
http://it.youtube.com/watch?v=WODrSEBFu ... re=related

"Va Vecchio John"
http://it.youtube.com/watch?v=a8iBz-5EN ... re=related

"Tutto, nel mondo e burla"
http://it.youtube.com/watch?v=igCZGOO0u ... re=related

Purtroppo non ho visto lo spettacolo, possiedo il CD con la direzione di Abbado e da sempre sostengo che il Falstaff di Terfel è davvero un personaggio raro...
Mi piacerebbe assistere presto o tardi ad un suo spettacolo; ho notato però che il suo calendario è un pò povero di appuntamenti (se escludiamo i concerti poi...)

Salutissimi.

Teo
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Messaggioda MatMarazzi » mer 13 feb 2008, 22:06

Teo ha scritto:Mi piacerebbe assistere presto o tardi ad un suo spettacolo; ho notato però che il suo calendario è un pò povero di appuntamenti (se escludiamo i concerti poi...)


Grazie infinite, Teo, degli esempi che hai postato.
Quanto ai suoi appuntamenti, devi deciderti ad andare al Covent Garden, dove Terfel regala le sue interpretazioni più straordinarie.
Io personalmente l'ho già visto quattro volte: Jochanaan, Falstaff, Wotan e Gianni Schicchi.
In Italia è abbastanza furbo da non venire! :)


salutoni,
Mat
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Re: Ma Falstaff deve far ridere?

Messaggioda VGobbi » sab 22 nov 2008, 10:24

Riporto in vita questo thread per rilasciare mie impressioni sul Falstaff appena ascoltato. Mi riferisco a quello diretto, splendidamente, da Bernstein. Un'orgia di vita la sua direzione che avrebbe meritato un interprete che ne seguisse le sue indicazioni. Forse per affinta' culturali, magari un Geraint Evans (che non ho mai avuto modo di ascoltarlo) avrebbe potuto rendere meglio la facondia e l'orgoglio di un personaggio davvero straripante. Quello che ci dona Fischer-Dieskau sembra invece che abbia paura a lasciarsi andare, o forse sembra non aver capito lo spirito che innerva Falstaff tratteggiato da Verdi. Troppo signorile, troppo trattenuto nei suoi molteplici sfoghi, alla fin fine delude assai. Quel che funziona a meraviglia e' il contorno, a partire dal Ford storico ed insostituibile di Panerai, dalla M.rs Alice della Ligabue, dalla M.rs Quickly dirompente della Resnik, dai validissimi e lussuosi comprimari che rispondono al nome di Stolze (indimenticabile Loge), Kunz e Sciutti, per citare i migliori.

Insomma, solita grande attesa corrisposta da una delusione piuttosto profonda. Peccato!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Ma Falstaff deve far ridere?

Messaggioda Enrico » sab 23 gen 2010, 21:12

Ieri un giornale radio nazionale annunciava al mondo il Falstaff romano, "nuovo allestimento" con prestigiosi interpreti. A parte la dichiarazione di Zeffirelli, che ha detto di essere stato un regista teatrale rivoluzionario, il problema secondo me sta nel cast. Avevo letto circa un mese fa i nomi di Renato Bruson, Ruggero Raimondi, Juan Pons: e ingenuamente pensavo che dovessero cantare tutti e tre insieme in ruoli diversi. Invece, come sempre avviene, si trattava delle solite rotazioni di cantanti tra una recita e l'altra. Mancando quindi l'unica novità dell'accostamento nella stessa recita dei tre cantanti famosissimi e non più giovani, mi chiedo che senso abbia farci ascoltare stasera in diretta per radio l'ennesimo Falstaff di Bruson o di Ruggero Raimondi. Ho conosciuto l'opera dalla voce di Bruson, negli anni '80, grazie alla trasmissione televisiva dell'allestimento diretto a Londra da Giulini (e c'erano l' onnipresente Nucci, la Ricciarelli, la Valentini...); ho ascoltato Raimondi infinite volte alla radio, e ho visto il suo Falstaff in dvd; purtroppo non ho visto dal vivo nessuno dei due, perché quando cantavano in teatri che avrei potuto raggiungere era però difficile trovare i bilgietti, oppure c'erano i soliti posti "a ridotta visibilità" e a prezzo altissimo. Juan Pons l'ho visto recentemente nell'Aida estiva di Taormina, e a parte la voce ancora molto solida e l'aspetto prestante non mi è sembrato che avesse molto da dire. Possibile che all'Opera di Roma non si pensi di poter trovare un Falstaff decoroso e dignitoso se non ricorrendo ai pezzi da museo? Io andrei volentieri a sentire Bruson e Raimondi e Leo Nucci se capitassero nel teatrino dietro casa (e Bruson ha il grande merito di cantare anche nei teatri di provincia, Tosca a Taormina, Nabucco a Catanzaro, Falstaff a Reggio Calabria, eccetera, merito che riconosco anche ai trecentomila Rigoletti di Leo Nucci).
Mi sembra un po' triste, trattandosi di una diretta da un "prestigioso" teatro, ascoltare distrattamente per sentire ancora una volta, da una voce già arcinota (e con tutti i difetti della trasmissione radiofonica), "L'onore ladri" o "Quand'ero paggio"; né mi sembra che ci siano motivi di particolare interesse nel resto del cast (con la prevedibile sostituzione della Dessì: certo lei era troppo anziana per cantare in un allestimento di Zeffirelli, Bruson e Raimondi invece sono giovani e scattanti :shock: ). Che noia, una volta era più bello ascoltare le opere alla radio. Sarà che mi sono annoiato ieri sera con l'Idomeneo torinese, e ora per questo Falstaff sono già prevenuto. Diciamo come Tonio e Maria: écoutez!.. et jugez vous même. Voyons, écoutons! Ecoutons et jugeons!...
Ma quasi sicuramente dopo il primo atto spegnerò la radio, senza stare a chiedermi, in questo caso, se Falstaff debba far ridere oppure no.
Ultima modifica di Enrico il dom 24 gen 2010, 1:26, modificato 1 volta in totale.
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Re: Ma Falstaff deve far ridere?

Messaggioda Luca » dom 24 gen 2010, 0:11

Il Falstaff non lo amo, né mi fa ridere, preferisco Don Pasquale e Gianni Schicchi. Al contrario rido (non per scherno certo, ma per saggio realismo dimostrato dall'autore) dell'aggettivo usato da Enrico tra virgolette: PRESTIGIOSO. Ma quale prestigio ? Io non credo più alle favole e alle misture psedo-celebrative e meno che meno alla programmazione del Teatro dell'Opera e non solo da quest'anno!

Saluti molto amari.
Luca.
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Re: Ma Falstaff deve far ridere?

Messaggioda Enrico » dom 24 gen 2010, 1:24

Il Falstaff mi piace, e secondo i momenti e le interpretazioni può anche far ridere o sorridere o commuovere o annoiare, ma mi chiedo quali siano i criteri con cui si decidono le dirette radiofoniche (senza togliere a nessuno il diritto e la curiosità di andare a sentire Bruson o Raimondi o Carlos Alvarez). Dall'Opera di Roma sono lontano, né vedo motivi interessanti per avvicinarmi; ma mi tengo lontano anche dal Regio di Torino, che non mi attrae per nulla, anche se posso raggiungerlo comodamente col tram (altrimenti un biglietto per il Falstaff con Raimondi o per l'Elisir d'amore con Florez qualche anno fa l'avrei cercato, ma a parte le complicazioni burocratiche della biglietteria mi dà fastidio anche qui l'autocelebrazione e l'esaltazione delle solite presunte prestigiose grandezze): eppure anche gli spettacoli del Regio hanno quasi sempre la diretta radiofonica: era veramente così utile e interessante trasmettere l'ultima Traviata con Meli e Noseda (a breve distanza dalla Traviata "popolare" fiorentina e dal novissimo Rigoletto di Nucci), o il Tancredi col solito Siragusa e la Barcellona, o l'Idomeneo di ieri sera? c'è chi si accontenta, e chi invece spegne la radio e va a cercare registrazioni o dvd più interessanti di recite vecchie e nuove in altri teatri dell'Italia e del mondo, sperando che la prossima diretta radiofonica non sia una bella Fedora cantata dalla Olivero per festeggiare il centenario (e, auspicando una partecipazione di Leo Nucci, quale tenore le possiamo mettere accanto? Bergonzi? Domingo? Lando Bartolini? o un giovane promettente come Alvarez?)
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Re: Ma Falstaff deve far ridere?

Messaggioda Milady » lun 25 gen 2010, 12:39

Carissimi amici,
ho letto in questo thread osservazioni davvero penetranti..
Falstaff è un'opera difficilissima, anche per gli ensemble che richiedono la massima precisione e pulizia negli attacchi e in tutto il resto.. .
( Per mia disgrazia ,dal vivo, ho ascoltato spesso una certa scollatura tra i vari esecutori, spesso lontani dall'essere "uni d'arme, di sangue e di cor". ).
Il protagonista si trova coinvolto in situazioni che sollecitano il sorriso ,e talvolta il riso vero e proprio , ma c'è sempre , come ha detto benissimo Vittorio ,un retrogusto amaro .
E Sir John è un beffato che si beffa di tutto e di tutti.E conserva ancora ,a dispetto di tutti e di tutto, in ogni frangente,le vestigia dell'antico paggio del duca di Norfolk.
Occorre trovare un perfetto equilibrio tra queste d componenti, senza scadere nella farsa o in un Sir John tetro o spleenetico.
Stabile : grandioso. Panerai: simpatico ,ma un po' troppo bonaccione.Terfel : un raro gioiello come canto e come capacità attoriali.
Bruson l'ho ascoltato solo in CD, "ragion per cui " , il fondamentale supporto della recitazione al completamento del portrait delineato sul piano vocale mi è venuto totalmente a mancare : solo in disco risulta un po' troppo nobile , contegnoso e di un perenne umore cupo.
Il fatto è che la commedia richiede di per sé lo svariare dei molteplici toni di una tavolozza cangiante ,mescidati con sovrano equilibrio, sullo sfondo di una precisa scelta di campo.
Altrimenti si cade o in un Falstaff a senso unico : o farsesco o atrabiliare.
Buona giornata a tutti
Milady
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Re: Ma Falstaff deve far ridere?

Messaggioda MatMarazzi » lun 01 feb 2010, 1:04

Enrico ha scritto:Ma quasi sicuramente dopo il primo atto spegnerò la radio, senza stare a chiedermi, in questo caso, se Falstaff debba far ridere oppure no.


Caro Enrico,
hai perfettamente ragione.
In questo forum ci accaniamo (e con ragione) sulle manchevolezze della Scala e ci dimentichiamo di Roma (che mi dicono percepisca - alla fine delle fini - più contributi della Scala).
Ora io credo che quel Falstaff sia stato una vergogna nazionale... Una porcheria da gerontocomio, un po' come tutta la stagione romana.
Se i dirigenti dell'Opera di Roma, quelli stessi che l'anno scorso bloccarono il Tannhauser di Carsen perché... troppo costoso (e non lo sapevano prima? non era una coproduzione?) sono l'alternativa a Lissner, allora di cosa ci lamentiamo?

Io sono sempre più dell'idea che è ora di chiudere definitivamente i teatri d'opera italiani, mandare tutti a casa con calci nel sedere e ripartire da capo...
Magari con meno assessori, ministri e politici tra le scatole e più professionisti privati.

Salutoni,
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Re: Ma Falstaff deve far ridere?

Messaggioda Pruun » lun 01 feb 2010, 12:30

MatMarazzi ha scritto:ci dimentichiamo di Roma (che mi dicono percepisca - alla fine delle fini - più contributi della Scala).

Da quello che so io è vero il contrario, ma il succo del tuo discorso cambia di poco :wink:
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Re: Ma Falstaff deve far ridere?

Messaggioda Enrico » gio 04 apr 2013, 16:34

Luca ha scritto: Trovo la musica di Falstaff (oltre che il soggetto 'seriosamente comico') molto dispersiva e frastagliata, ma poi si nota come Verdi non era tagliato (al contrario di altri suoi predecessori: Mozart, Rossini, Donizetti) alla risata. Se essa c'è (a me non ha mai fatto ridere quest'opera) si sente che è artificiale e forzata, composta cioè da un autore che ha sbandierato (e/o gli hanno fatto sbandierare) i miti della patria, dell'onore e della lealtà, mentre poi in quest'opera fa dire al protagonista tutto un monologo dissacratorio sull'onore e sulla fedeltà. Io lo vedo come una contraddizione.
No, torno a dire che non mi ha mai convinto: né nella musica e meno che meno nel libretto.


Fin dai primi ascolti (ai tempi dei miei dodici anni o poco più) avevo avuto l'impressione che in quest'opera gli elementi umoristici e ironici (anche autoironici) fossero proprio nella musica, nella frammentazione, nelle piccole autocitazioni, nel creare attese che non vengono soddisfatte (pare che cominci un'aria o una grande melodia, e subito c'è qualcosa di imprevisto che te la tronca e la musica prende un'altra strada). È l'opera che ancor più di Otello mi dà l'idea di teatro cantato (o del famoso "recitar cantando" che non si sa mai bene che cosa debba essere): un'opera dove la musica segue e sottolinea continuamente il senso delle parole e le inflessioni del parlato, con una precisione di ritmi di pause di accenti che quasi obbliga i cantanti a una determinata interpretazione, quando si tratta di cantanti che capiscono veramente ciò che eseguono. E apprezzavo questa capacità (per certi versi geniali) del vecchio musicista di cercare nuove forme, nuovi mezzi espressivi, in sostanza un linguaggio più libero, più moderno rispetto ai suoi capolavori del passato: non rinnega Traviate e Trovatori, ma non cerca di imitare il passato, di riproporre stancamente se stesso, e trova una nuova strada (anzi apre nuove strade per molti giovani). Il soggetto deriva da Shakespeare, ma, mentre Falstaff l'ho ascoltato tante e tante volte, le Allegre Comari le ho lette soltanto una volta quando avevo quindici anni, e non saprei dire ora quanto di serioso e quanto di comico ci sia nell'originale e nel libretto di Boito.
Il filmato dell'edizione diretta da Giulini secondo me trovava un buon equilibrio tra scenografie di vecchio gusto inglese, garbata ironia un po' cattiva un po' malinconica del protagonista (ma Bruson è stato sempre vecchio?), buon senso casalingo delle signore (Ricciarelli e Valentini), poetiche e scherzose tenerezze dei giovani innamorati, alternanza di atmosfere mattutine, crepuscolari, notturne, caratterizzazione dei diversi ambienti (il cortile, la strada, l'osteria, l'interno della casa) e dei vari gruppi di personaggi (le madri di famiglia, i giovani, i servi, i borghesi gli intriganti i disonesti, i furbi e i sempliciotti). La versione discografica definitiva di Toscanini (che fu ufficialmente ringraziato da Verdi dopo un'esecuzione dell'opera) è molto più mossa, asciutta, graffiante: come abbiamo detto altre volte, bisognava convincere gli ascoltatori novecenteschi, dopo due guerre mondiali, della modernità di Verdi (e perfino di Puccini), e questo era uno degli scopi principali delle trasmissioni radiofoniche del Maestro e delle sue registrazioni americane.
Enrico B.
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Re: Ma Falstaff deve far ridere?

Messaggioda DottorMalatesta » gio 04 apr 2013, 17:48

Io invece mi trovo piú dalla parte di Enrico.
E tuttavia ammetto che, prima di vedere la regia di Carsen alla Scala, nessuna regia di Falstaff mi aveva davvero convinto (neppure quella, tanto celebrata dal Giudici, di Vick alla ROH).
DM
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