Isolde e la "coazione a ripetere"

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Isolde e la "coazione a ripetere"

Messaggioda DottorMalatesta » dom 09 mar 2014, 15:55

In questi giorni, grazie anche alla stimolante discussione con Vittorio Mascherpa, ho avuto modo di riprendere qualche lettura freudiana. Negli anni Venti, dopo aver sperimentato le sofferenze dei reduci dalla prima guerra mondiale, Freud elabora il concetto della cosiddetta “coazione a ripetere”. Con questo termine si indica una “tendenza incoercibile, del tutto inconscia, a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che si tratta della ripetizione di vecchie esperienze”. Questo fenomeno, che Freud identifica come caratteristico di alcune forme di nevrosi, consiste quindi nella tendenza a “rigirare il coltello nella piaga”, replicando in continuazione situazioni di sofferenza.
Ora, la continua ripetizione di azioni penose e spiacevoli è chiaramente un comportamento che contraddice il “principio del piacere” (libido), e di fatto si pone contro ogni logica di conservazione dell´integritá dell´individuo e di sopravvivenza della specie. Freud riteneva che tali meccanismi non rappresentassero un desiderio di “quiete”, una tendenza a ripristinare uno stato precedente inanimato caratterizzato da quiete ed immobilitá. Quiete ed immortalitá che sono quelli della morte.
Freud scrisse : "Ammesso che una volta, in tempi immemorabili e in modo che non si può rappresentare, la vita abbia avuto origine da materia inanimata, allora stando al nostro presupposto, deve essere sorta una pulsione che vuole abolire la vita, ripristinare lo stato inorganico. Se in questa pulsione ravvisiamo l'autodistruttività della nostra ipotesi, dobbiamo concepire questa distruttività come espressione di una pulsione di morte che non può mancare in alcun processo vitale... Dall'azione congiunta e opposta di entrambi (l'impulso di vita e quello di morte) scaturiscono i fenomeni della vita, ai quali mette fine la morte." (Introduzione alla psicoanalisi)
E ancora: "la meta di tutto ciò che è vivo è la morte, e considerando le cose a ritroso, che gli esseri privi di vita sono esistiti prima di quelli viventi." (Al di là del principio di piacere)

http://www.treccani.it/enciclopedia/coa ... i-Medicina)/

Bene, non vi sembra che questa “coazione a ripetere” costituisca l´essenza profonda del rapporto tra Isolde e Tristan? Un rapporto per molti versi unidirezionale, dal momento che il “motore” della relazione è Isolde. Isolde che in continuazione torna e ritorna, in maniera quasi incoercibile ed ossessiva, sul tema del “tradimento” di Tristan/Tantris. Questo riferimento alla sofferenza causatale dal tradimento di Tristan/Tantris ritorna infatti in continuazione nell´opera, il Todestrank/Liebestrank che dovrebbe essere Sühnetrank (bevanda di espiazione, di pacificazione) è in realtá nuova, continua, inesauribile fonte di sofferenza. Anziché rimarginare l´antica ferita, il filtro d´amore e di morte di fatto esacerba il dolore di Isolde. Pensiamo al secondo atto: Isolde spegne la fiaccola, la notte regna invincibile. Tutto sembrerebbe perfetto, pacificato. Tutto è quiete. E invece no, la tempesta continua ad agitarsi nel cuore (di Isolde, innanzitutto!!!): è lei che, in maniera del tutto incongrua, nel cuore di un duetto che dovrebbe essere d´amore, rinfaccia nuovamente a Tristano l´antico tradimento. L´impressione è che, se Isolde non fosse affetta da questa “coazione a ripetere”, la vicenda avrebbe ben altro svolgimento. Coazione a ripetere, sensazione incoercibile di tensione interna, ricerca esasperata di quiete e pace. Forse è questa la "maledetta luce del giorno". La tensione di Tristan ("Dies furchtbare Sehnen, das mich sehrt; dies schmachtende Brennen, das mich zehrt", "Il desiderio atroce che mi dilania, lo spasimo bruciante che mi consuma") non è, in fondo, il "Das Sehnen, das furchtbare Sehnen, das alle Sinne mir fasst und zwingt"! ("La brama, la tremenda brama, m´afferra tutti i sensi e mi costringe!") che attanaglia Parsifal/Amfortas dopo il bacio con Kundry/Herzeleide? Desiderio d´amore, desiderio di morte. Desiderio di (ri)tornare ad immergersi nel liquido amniotico ("Dem Land, das Tristan meint, der Sonne Licht nicht scheint...", finale atto II), desiderio di affogare ("ertrinken,
versinken, unbewusst"
) nel mare incosciente della morte. In fondo, il Todestrank e il Liebestrank sono la stessa cosa.

DM


Wohin nun Tristan scheidet,
willst du, Isold', ihm folgen?
Dem Land, das Tristan meint,
der Sonne Licht nicht scheint:
es ist das dunkel
nächt'ge Land,
daraus die Mutter
mich entsandt,
als, den im Tode
sie empfangen,
im Tod sie liess
an das Licht gelangen.
Was, da sie mich gebar,
ihr Liebesberge war,
das Wunderreich der Nacht,
aus der ich einst erwacht;
das bietet dir Tristan,
dahin geht er voran:
ob sie ihm folge
treu und hold, -
das sag' ihm nun Isold'!

Dove Tristano ora se n'andrà,
vuoi tu seguirlo, Isolda?
Alla terra, a cui pensa Tristano,
non splende luce di sole:
è dessa l'oscura
notturna terra,
onde mia madre
mi invitò,
quando, me che in morte
aveva concepito,
in morte ella fece
ch'io guadagnassi la luce.
Quel che, quando mi partorì
era il suo asilo d'amore,
il mirabile regno della notte,
ond'io un giorno mi svegliai;
quello a te offre Tristano,
colà egli ti precede:
se lo seguirà
dolce e fedele,...
questo ora gli dica Isolda.

(Atto II)

----


Ich war,
wo ich von je gewesen,
wohin auf je ich geh':
im weiten Reich
der Weltennacht.


Io ero
dove sono sempre stato,
dove per sempre tornerò:
nell'ampio reame
della notte dei mondi.
(Atto III)


---

In dem wogenden Schwall,
in dem tönenden Schall,
in des Weltatems
wehendem All, -
ertrinken,
versinken, -
unbewusst, -
höchste Lust!

Nell'ondeggiante oceano
nell'armonia sonora,
del respiro del mondo
nell'alitante Tutto...
naufragare,
affondare...
inconsapevolmente...
suprema letizia!

(Atto III)
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
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