E' morto Hans Werner Henze

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E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda VGobbi » sab 27 ott 2012, 20:28

Oggi e' morto il compositore Hans Werner Henze.

So che e' stato un compositore molto apprezzato su Operadisc. Francamente non ho mai sentito nessuna opera. Qualcuno potrebbe tratteggiare un breve percorso musicale di questo non indifferente compositore.

Intanto vi posto il link tratto dal giornale online "Il corriere musicale" :

http://www.ilcorrieremusicale.it/e-mort ... ner-henze/
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda pbagnoli » sab 27 ott 2012, 21:21

Di lui, Matteo mi aveva fatto conoscere Die Bassariden; ne ho anche un'incisione, una delle pochissime disponibili.
Sarò sincero: non ho approfondito la conoscenza
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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda MatMarazzi » sab 01 dic 2012, 10:49

pbagnoli ha scritto:Di lui, Matteo mi aveva fatto conoscere Die Bassariden; ne ho anche un'incisione, una delle pochissime disponibili.
Sarò sincero: non ho approfondito la conoscenza


Tra l'altro lo vidi, fra il pubblico, proprio alla Bassaridi di Parigi.
Alla passerella finale tutto il cast (la Anderson, Trost, Pomponi, Kazushi Ono, Kokkos) si misero ad applaudirlo dal palcoscenico, mentre un faro lo illuminava (vecchio e sorridente) al centro della platea dello Chatelet.
Sono stato contento di applaudirlo in quell'occasione. E' stato un vero compositore d'opera.

Salutoni,
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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda pbagnoli » sab 08 mar 2014, 12:22

vittoriomascherpa ha scritto:

La sua opera più grandiosa resta I Bassaridi, risalente al 1966. Mi raccontò una volta Dario Del Corno,lo scomparso cattedratico di Greco alla Statale di Milano e anche librettista di Berio, che l'anno successivo, quandola versione italiana dell'opera era in preparazione alla Scala, gli telefonò una sera Gavazzeni imbarazzzatissimo: in tedesco i generi grammaticali si distinguono solo al singolare, quindi il titolo Die Bassariden può valere sia i Bassaridi (come è in realtà nell'opera di Henze), sia le Bassaridi (soggetti forse più noti nella letteratura, anche grazie all'allora recentissima suggestione gaddiana)

Curioso.
Infatti anche per me quest'opera è sempre stata Le Bassaridi, forse assonanza con Le Baccanti.
Di Henze è anche la Fantasia for strings che compare nella colonna sonora de L'Esorcista, ma è un po' che non vedo il film per cui non ricordo con esattezza...
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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda teo.emme » dom 09 mar 2014, 16:23

Come ricorda Mascherpa vidi a Milano "Lo sdegno del mare" (l'opera era data in versione italiana). Lo vidi due volte: era il mio primo incontro con Henze e da allora l'ho ritenuto musicista tra i più grandi. Ricordo anche la crassa ignoranza di parte del pubblico che - aspettandosi probabilmente una specie di Butterfly porno soft - rumoreggiava nei confronti di una musica che qualche "genius loci" liquidò subito con il termine "rumore". L'opera era allestita al Lirico (deputato, all'epoca, per accogliere titoli contemporanei) e in pratica svendevano i biglietti ad associazioni culturali, club, biblioteche...a poco o nulla acquistai un biglietto di platea. Questo per riferire di un ameno scambio di battute tra un paio di signore sedute un paio di file davanti a me e un orchestrale nella buca, durante l'intervallo, il quale si lamentava di dover suonare "robaccia di quel genere" (riscuotendo l'approvazione delle due dame) raccontando come loro - gli orchestrali - fossero costretti "da una direzione artistica incapace" a suonare rumoracci come Henze o cose noiosissime come il Parsifal che già stavano preparando (era maggio e probabilmente Muti iniziava a scaldare i motori per l'inaugurazione). No comment direi...
Detto questo ascoltai (e acquistai) la versione del 2006 tradotta in giapponese. Purtroppo non saprei indicare con precisione le modifiche nel testo musicale - mi risulta, infatti, mai pubblicata in cd la versione originale e non riesco a far confronti precisi -a parte il finale dell'opera, che nell'ultima versione è molto diverso. Albrecht nelle note d'accompagnamento all'edizione discografica, scrive che Henze ha composto circa 30 minuti di nuova musica.
Oltre all'operista, però, mi piace ricordare anche l'Henze autore di sinfonie e musica strumentale e l'originalissimo orchestratore. In questo senso trovo straordinarie le sue versioni del "Ritorno di Ulisse in patria" (che non è - come pure ho letto - un ultimo patetico tentativo di resistere alla filologia barocchista, tacciato da qualcuno come versione "scorretta" e "inascoltabile", bensì un tassello fondamentale nella formazione di Henze e un omaggio ad un compositore fondamentale per comprendere la sua estetica musicale) e dei "Wesendonck-lieder" che, a mio giudizio, restano la miglior versione orchestrale del ciclo wagneriano (assai più dell'ingombrante versione Mottl).
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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda DottorMalatesta » dom 09 mar 2014, 16:30

pbagnoli ha scritto:Di Henze è anche la Fantasia for strings che compare nella colonna sonora de L'Esorcista, ma è un po' che non vedo il film per cui non ricordo con esattezza...


Come Don Giovanni, anch´io posso dire "Questa poi la conosco" (ma non "purtroppo": anzi, mi sembra musica molto efficace nel rendere una data ambientazione. E`la stessa impressione che mi fa l´oratorio Floß der Medusa, l´unica altra composizione di Henze che conosco un po´...).
Grazie a Pietro, Matteo e Vittorio per i suggerimenti di ascolto e per l´invito ad approfondire la conoscenza di questo musicista!

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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda teo.emme » dom 09 mar 2014, 16:59

E' uscito un bel cofanetto dedicato a Henze, che raccoglie tutte le incisioni DGG: è una bella raccolta - anche se mancano alcune cose fondamentali (Die Bassariden, Gogo no Eiko, le ultime 4 sinfonie, la trascrizione di Ulisse e dei Wesendonck, Boulevard Solitude) - e ripropone incisioni ormai introvabili.
Ps: qualcuno sa se è reperibile il König Hirsch? Magari nella sua versione originale (che diedero a Stoccarda nell'85)?
Consiglio (chiedendo l'autorizzazione ai moderatori) questa bella intervista di Foletto al compositore: http://heinrichvontrotta.blogspot.it/2006/07/hans-werner-henze-scrivo-per-un.html
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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda DottorMalatesta » dom 09 mar 2014, 17:01

teo.emme ha scritto:Consiglio (chiedendo l'autorizzazione ai moderatori) questa bella intervista di Foletto al compositore: http://heinrichvontrotta.blogspot.it/2006/07/hans-werner-henze-scrivo-per-un.html


Nessun problema, Matteo. Anzi, grazie!

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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda teo.emme » lun 10 mar 2014, 15:43

Prendendo spunto proprio dalla versione di Henze del Ritorno di Ulisse in patria, mi sono più volte posto un problema con la musica di quel periodo (quello di Monteverdi intendo). In questi ultimi anni la diffusione di quel genere così lontano dalle forme consuete dell'opera classica a cui - piaccia o meno - siamo abituati, ha portato ad una paradossale eliminazione di un problema: da una parte, infatti, percepiamo un vivo interesse per Monteverdi e l'epoca prebarocca, ne cogliamo certa modernità di linguaggio, addirittura rileviamo i tanti punti di collegamento con la nostra modernità, ma dall'altra fingiamo di ignorare (o spesso liquidiamo con accuse di volgare reazionariato) il problema esecutivo. Oggi è "obbligatorio" adottare modalità cosiddette "storicamente informate" e che ripropongono la "prassi autentica" (anche se si tratta di ricostruzioni convenzionali di quello che noi - uomini del XXI secolo - abbiamo deciso cosa essere autentico o meno: l'esempio del diapason che propone Sardelli in un'altra bella intervista è emblematico, ossia il "fasullo" 415 Hz e le ragioni della sua adozione). eppure - contestualmente - si dà massima libertà di stravolgere la drammaturgia originale, senza contare quello di cui parlavo in altra discussione, ossia l'aleatorietà di recuperare una prassi che si presenta come "vera", "corretta" e "autentica" quando si è persa quella verginità d'ascolto che rende impossibile eseguire Monteverdi senza pensare a quel che è successo dopo (oggi abbiamo nel nostro DNA musicale Beethoven, Bruckner, Mahler, Shostakovich etc...per cui appare impossibile riprodurre l'animus di chi eseguiva Monteverdi nel 1610!). Oggi si eseguono opere come l'Incoronazione di Poppea o La Calisto in teatri ottocenteschi, magari sfruttando la buca sotto il palco, con prosceni enormi, torri sceniche gigantesche e 2.000 posti davanti...eppure si pretende di utilizzare l'orchestra dei teatri veneziani dell'epoca di composizione (che contavano una dozzina di strumentisti e spazi ridotti). Questo, piaccia o meno, crea una distorsione fruitiva dell'opera. Così da far ritenere l'operazione, non la riproposizione di una prassi creduta autentica e di condizioni che riprodurrebbero esattamente l'epoca perduta, ma un'idea della stessa che è il risultato di convenzioni accettate. In questo senso credo che riprendere il discorso di operazioni simili a quella compiuta da Henze con l'Ulisse sia non solo lecito e legittimo, ma anche auspicabile. Questo non in chiave esclusiva - per sostituire una convenzione con un'altra - ma in funzione unicamente artistica. Ovviamente bisogna intendersi prima sull'individuazione di quella che è la funzione esecutiva: riproposizione scientifica di un mondo perduto oppure rivivicazione attraverso lo sguardo della modernità su un antico che ha ancora da comunicarci molto? Archeologia o vitalità creativa? I due aspetti possono coesistere, ma si dovrebbe abbandonare quell'atteggiamento snobistico - largamente diffuso - per cui coloro che mettono in dubbio non la liceità del modo antiquo inteso come utilizzo di una prassi ricostruita, ma la sua presunta "correttezza" rispetto ad altre modalità ritenute, conseguentemente, "scorrette", vengono rappresentati come ottusi reazionari, provinciali cultori di una tradizione sorpassata e altre amenità. Dicevo, dunque, che sarebbe interessante che musicisti dell'oggi si confrontassero con l'antico, cercando di colmare quell'innegabile divario - che rimuoviamo - tra la prassi di allora e il moderno teatro d'opera. Per uscire, insomma, da quegli assolutismi che caratterizzano gli ultimi tempi di passioni musicali: in un senso o nell'altro. Henze quindi non fa un'operazione da retroguardia culturale (come mi pare scriva Giudici a proposito di quell'Ulisse), ma fa rivivere Monteverdi superando i vincoli dell'adesione ad una certa prassi ricostruita. Porta Monteverdi al di fuori dagli ambiti ristretti di una specializzazione che troppo spesso è autoreferenziale e cerca di coglierne i rapporti con la modernità attraverso un linguaggio più comprensibile (ma non per questo più facile). Nell'intervista che ho allegato, parla espressamente del problema delle scelte timbriche in funzione degli spazi. Spazi diversi, quelli di oggi. Spazi da reinventare, dunque, per sonorità che non possono semplicemente apparire l'eco di un passato da museo, ma che devono portare in primo piano la musica che in Monteverdi è suggestiva di colori e di ambientazioni. Nello Sdegno del mare il processo di associazione tra sonorità, strumenti, personaggi e funzione degli stessi è monteverdiana nei contenuti (non nella forma certamente), e l'Henze revisore di Monteverdi applica il medesimo processo creativo all'opera da interpretare, perché, come scrive, l'opera è comunicazione e per comunicare deve parlare un linguaggio noto. Henze scrive che "il mondo non si può lasciare fuori, esso penetra nella stanza di lavoro", e così la modernità non si può sospendere per riprodurre qualcosa di irriproducibile. Henze non fa che declinare il concetto. Rivivere la partitura, finalizzata a comunicare sul palco ad un pubblico più vasto, all'epoca di composizione inimmaginabile. In un certo senso per il compositore il momento dell'esecuzione sul palco è più importante del testo: "il palcoscenico è l'occhio della partitura", così scrive Henze. E' triste veder liquidare un'operazione di tale profondità con accuse di conservatorismo o ignoranza. A me piacerebbe, accanto ad esecuzioni che mirano a documentare una ricerca musicologica, ascoltare i musicisti di oggi alle prese con testi così impegnativi. Desacralizzare l'approccio museale e consentire alla musica viva di appropriarsi di un passato lontano e di difficile comprensione. Perché considerarlo "scorretto" o peggio "stupido"? Era scorretto Shostakovich quando rielaborò le opere di Musorgskij? Era scorretto Rimskij-Korsakov? Purtroppo oggi si tende a considerare tali operazioni come "falsificazioni" come se non si riuscisse a prescindere dalle categorie morali applicate all'arte (giusto/sbagliato o buono/cattivo). Io rivendico, invece, l'autonomia artistica di questi interventi così che il Boris di Shostakovich è cosa diversa dall'originale, ma non scorretta o sbagliata. Così vale per l'Ulisse. Ma così vale anche per i Wesendonck-lieder che nella versione di Henze per contralto e orchestra da camera acquistano un erotismo più carnale della classica versione Mottl che cerca di farne una prova generale per il Tristan. Eppure c'è ancora diffidenza. Quasi si stesse deturpando un'opera d'arte compiuta. Ma chi dice che quell'opera è compiuta? Se proprio solo con l'esecuzione quell'opera diviene fruibile, allora non si può ancorarsi ad una autenticità convenzionale. Autenticità spesso affidata a specialisti che rispondono a mere velleità (quanti complessi cosiddetti "autentici" stanno sorgendo come funghi dopo la pioggia? E per quanti di loro si può giustificare la presenza in base ad un'effettiva qualità o interesse?). E non è solo la prassi esecutiva che risponde a dogmi che hanno scardinato il rapporto tra composizione ed esecuzione: si pensi ad un altro tabù ancor più duro da scardinare, ossia la lingua originale. Oggi solo porre dubbi in merito equivale ad essere fulminati da accuse d'ogni sorta (devo a Mascherpa la più esatta descrizione del fenomeno, quando altrove ha paragonato tale atteggiamento integralista a quello delle vecchine devote che se la presero con Paolo VI quando tolse loro la messa in latino), eppure il problema della comunicazione nell'opera è fondamentale! Certo da risolvere non con la proposizione delle vecchie traduzioni ritmiche (che spesso forzavano il testo musicale), ma magari predisponendone di nuove. E non si dica che bastano i sovratitoli o i display che distraggono dall'immediata comprensione. Anche qui è sempre l'ottica museale a prevalere. Eppure l'opera è teatro in musica. E il teatro è parola e spesso la musica traduce in forma sonora la parola e il suo significato. Non comprenderlo significa non capire del tutto quel che si ascolta, così come le vecchine che ripetevano i loro "santificetur" senza capire che volesse dire (atteggiamento talvolta così assurdo da produrre follie, come l'adozione del testo "originale" pure nell'operetta - accadde alla Scala proprio con La Vedova Allegra, rectius Die Lustige Witwe del 2008...). Infine alla probabile obiezione che sarebbe il mercato ad imporre certe modalità esecutive perché oggi quelle piacciono al pubblico, replico che non credo affatto all'idea trascendente del mercato...quasi che il Mercato fosse un'entità ultraterrena a cui ci si dovrebbe adeguare e che operasse in totale autonomia. Pensava così Adam Smith, ma oggi la visione è meno mitizzata...io credo che il mercato, così come tutte le vicende umane, sia un dato modificabile come e quando si vuole, poiché le sue cosiddette leggi altro non sono che scelte consapevoli ed ideologicamente orientate di chi vi opera. Quindi non credo che certe modalità esecutive siano imposte dal mercato, quanto invece il contrario: sono imposte da da chi le impone secondo proprie strategie operative e ideologiche che, di conseguenza, si presentano come l'unico mercato possibile (così come quella degli specialisti del barocco sarebbe l'unica modalità esecutiva possibile).

Ps: aggiungo un pensiero che ho sempre avuto in merito alla Petite Messe Solennelle - a proposito di orchestrazioni postumi - sarebbe stato splendido che il capolavoro rossiniano fosse stato ripreso e riorchestrato da altri compositori (così da avere alternative più interessanti della brutta orchestrazione di Rossini). Nei miei sogni c'è un'immaginaria versione di Stravinskij (sullo stile delle rielaborazioni pseudopergolesiane di Pulcinella).
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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda mattioli » lun 10 mar 2014, 16:36

Sono stranamente abbastanza d'accordo con la lenzuolata di teo.emme (del resto, del problema degli spazi teatrali odierni per l'opera barocca mi era capitato di scrivere a proposito dell'ultimo Cavalli parigino di Christie). Ma ci sono due argomenti che non mi convincono:

I due aspetti possono coesistere, ma si dovrebbe abbandonare quell'atteggiamento snobistico - largamente diffuso - per cui coloro che mettono in dubbio non la liceità del modo antiquo inteso come utilizzo di una prassi ricostruita, ma la sua presunta "correttezza" rispetto ad altre modalità ritenute, conseguentemente, "scorrette", vengono rappresentati come ottusi reazionari, provinciali cultori di una tradizione sorpassata e altre amenità.


Questo non è affatto vero. Anzi, sta succedendo esattamente il contrario: sempre più spesso musicisti e complessi "moderni" eseguono musica "antica" (beninteso tenendo conto di alcune specificità) e sempre più musicisti e complessi "antichi" affrontano musica... meno antica. La stagione dell'assolutismo degli Anni Ottanta e Novanta è tramontata: oggi mi sembra che trionfi la contaminazione, l'intreccio di prassi e tradizioni esecutive, la "despecializzazione" del repertorio...

E non si dica che bastano i sovratitoli o i display che distraggono dall'immediata comprensione.


E perché? Secondo te si capisce più quel che si va blaterando in Wagner con i sopratitoli o con il zanardinese (distruggendo in più il rapporto musica-parola)? Se le traduzioni sono sparite ovunque non è un complotto dei radical chic contro il buon popolo che si beava di Aurette a cui sì spesso, ma semplicemente al fatto che non servono più...

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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda mattioli » lun 10 mar 2014, 16:47

Certo, anche all'Eno. Ma questi sono casi particolari di teatri la cui identità prevede appunto la traduzione di TUTTO (o quasi, negli ultimi anni aumentano le eccezioni) il repertorio che vi viene eseguito.
E personalmente sono stato dispostissimo a passare sopra l'inglese se il Don Giovanni lo metteva in scena Bieito e i Troyens, Jones...

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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda mattioli » lun 10 mar 2014, 16:56

Io nel settembre '69 avevo otto mesi... :twisted:
Un abbraccio

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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda teo.emme » lun 10 mar 2014, 17:14

mattioli ha scritto: [...] Anzi, sta succedendo esattamente il contrario: sempre più spesso musicisti e complessi "moderni" eseguono musica "antica" (beninteso tenendo conto di alcune specificità) e sempre più musicisti e complessi "antichi" affrontano musica... meno antica. La stagione dell'assolutismo degli Anni Ottanta e Novanta è tramontata: oggi mi sembra che trionfi la contaminazione, l'intreccio di prassi e tradizioni esecutive, la "despecializzazione" del repertorio...


Che l'assolutismo degli anni '80/90 sia finito è un fatto incontestabile (e molto positivo per me), così pure che si assiste ad una sempre maggiore contaminazione: orchestre moderne che "pensano" antico (come il caso del Bach di Chailly a Lipsia, o del Beethoven di Herreweghe...ma si possono fare molti altri esempi) e orchestre che mirano a riprodurre la prassi esecutiva del tardo '800. Però il mio discorso è diverso e, forse, più radicale. Non è questione di suonare Bach con orchestre moderne, ma con riduzione drastica del vibrato o di utilizzare l'oficleide o i corni naturali per Wagner. Io mi riferisco al rapporto tra esecuzione di un repertorio lontanissimo da noi come forme, ma vicinissimo come contenuti: davvero l'unica soluzione è l'approccio archeologico? Il riprodurre - seppur con tutti i miei dubbi sulla praticabilità della cosa - la prassi dell'epoca con l'utilizzo di copie di strumenti d'epoca? La fiducia per cui basti modificare lo strumento, inteso anche come pratica esecutiva, per riproporre un mondo perduto o per farlo parlare al nostro? Oppure è lecito rivivere quel passato attraverso la nostra sensibilità e il nostro linguaggio? Confesso che a volte mi dà l'impressione di una normalizzazione della musica intesa come materia viva, il rifarsi a regole e dogmi (c'è chi propone addirittura l'adesione al metronomo originale). Dove finisce la libertà dell'interprete? La stagione dell'assolutismo è tramontata, vero, ma è innegabile che oggi operazioni come quella di Henze sarebbero nel migliore dei casi ridicolizzate. Non dico ovviamente di trasformare Monteverdi in Strauss, ma mi pare che accanto a produzioni "archeologiche" (che pure hanno gran valore spesso) ben potrebbero stare apporti contemporanei che prendano quegli scheletri musicali e li rivitalizzino con nuova linfa.

mattioli ha scritto:E perché? Secondo te si capisce più quel che si va blaterando in Wagner con i sopratitoli o con il zanardinese (distruggendo in più il rapporto musica-parola)? Se le traduzioni sono sparite ovunque non è un complotto dei radical chic contro il buon popolo che si beava di Aurette a cui sì spesso, ma semplicemente al fatto che non servono più...


Il zanardinese magari no - e infatti ho chiaramente scritto che la riproposizione delle versioni ritmiche ottocentesche è improponibile - ma perchè non predisporne di nuove, liberate dai vincoli della metrica allora in uso in Italia e più rispettose dei valori musicali? Il sopratitolo facilita, ma non sostituisce l'immediata percezione, secondo me. Peraltro si eviterebbe così di ascoltare orrori come l'italiano ostro-britannico di certi interpreti pur vocalmente validi e i colleghi ascoltatori stranieri non dovrebbero sorbirsi il francese o il tedesco di alcuni nostri compatrioti (senza contare il valore aggiunto per chi canta di comprendere esattamente ogni sfumatura del testo cantato)...

Ovviamente senza scadere nell'assolutismo opposto: credo che le due prassi davvero potrebbero perfettamente coesistere. E' anche questione di scelta di repertorio...magari titoli più "ostici" risulterebbero più accessibili e più comprensibili se dati in traduzione. Credo - tornando all'oggetto principale di questa discussione - che rendere comprensibile immediatamente l'opera di Henze (Lo sdegno del mare intendo), abbia contribuito non poco alla sua recezione (parlo per me, ovviamente: la vidi due volte e comprendere il testo mi ha aiutato a cogliere molti aspetti della musica, penso al finale in particolar modo, quando i 5 ragazzi e Ryuji esprimono la propria solitudine e l'incomunicabilità delle ragioni ultime del loro agire o non agire)
Ultima modifica di teo.emme il lun 10 mar 2014, 18:03, modificato 2 volte in totale.
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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda mattioli » lun 10 mar 2014, 17:27

ma è innegabile che oggi operazioni come quella di Henze sarebbero nel migliore dei casi ridicolizzate.


Davvero? Mi sembra una convinzione bizzarra. In tutto il mondo si continuano a rielaborare i capolavori del passato con interventi ben più pesanti di quelli di Henze e queste "manomissioni" girano, tranquillamente applaudite. Vedi proprio l'Ulisse di Monteverdi-Kentridge o i Bizet e i Mozart di Brook o i Boccherini (e altri) rielaborati da Berio. Tutte hit che hanno avuto successo dappertutto.
Anche qui l'unica regola è che non ci sono regole. Tutto dipende da come si fanno le cose. Per esempio, l'Isabella di Rossini-Corghi nata al Rof qualche anno fa è morta lì... :twisted:

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Re: E' morto Hans Werner Henze

Messaggioda teo.emme » lun 10 mar 2014, 18:20

vittoriomascherpa ha scritto:
teo.emme ha scritto:...c'è chi propone addirittura l'adesione al metronomo originale...

Questo, però, vista la data d'invenzione dello strumento non mi sembra applicabile alla musica "lontanissima da noi nel tempo".

Certamente è applicabile solo a titoli post 1817 (credo). Facevo cenno al "metronomo originale" perché temo che quello che può essere un mero strumento di indagine, diventi la nuova frontiera della disarticolazione esecuzione/composizione. E, di conseguenza, un'ulteriore mordacchia alla libertà dell'interprete o alla negazione assoluta della stessa interpretazione in virtù dell'ipotetica correttezza dell'esecuzione (non solo "storicamente informata", ma anche "aderente ai metronomi originali"). Che poi il problema non è - come sempre - la legittimità o meno di questi recuperi, ma il presentarli come "doverosi".
Ultima modifica di teo.emme il lun 10 mar 2014, 18:58, modificato 1 volta in totale.
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