Serial Killers

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

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Serial Killers

Messaggioda MatMarazzi » gio 27 ott 2011, 14:17

Ok, sarà pure una questione oziosa, ma poiché mi è venuta in mente mi fa piacare condividerla.
Ci sono casi di Serial Killers nelle trame operistiche?

Ebbene sì, ci sono.
Intanto colui che per tutti i Serial Killers del mondo è modello e costante fonte di ispirazione: Jack lo squartatore il quale, come è noto, fa una fugace apparizione nel finale della Lulu di Berg: è lui a chiudere il cerchio ammazzando la protagonista (e la Geschwitz). Ecco la scena.



Ma ci sono casi ben più pregnanti, in cui il S.K. è protagonista e i suoi omicidi sono al centro della vicenda.

I due più straordinari sono Cardillac di Hindemith e Sweeny Todd di Sondheim, entrambi - guarda caso - BassBaritoni.
Il primo è un artista francese (un orafo di genio dei tempi di Luigi XIV): egli uccide tutti coloro che comprano i suoi gioielli, non essendo in grado di staccarsi da loro.
Il secondo è un barbiere che l'orrore del mondo ha spinto a una sorta di cosmica vendetta: massacrare uno per uno i clienti della sua bottega in Fleet Street.
A dire il vero, in questo singolare musical, i Serial Killer sono due: il protagonista è infatti affiancato nelle orribili malefatte da Miss Lovett, una cuoca piena di iniziativa che utilizza i cadaveri "avanzati" dal barbiere per preparare gustosi manicaretti da rivendere.
Ecco i due creatori dei ruoli: Angela Lansboury e Len Cariou.

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Ed ecco i due divi di Holliwood che hanno portato l'opera sugli schermi insieme a Tim Burton: Johnny Depp ed Helena Bonham Carter

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Miss Lovett non è l'unica donna S.K. di cui si sia occupata l'opera.
Alla categoria appartiene, ad esempio, la Kusperhexe di Hansel e Gretel di Humperdink; una strega che attira i bambini nella sua casetta di marzapane nel bosco per cucinarseli.
Decisamente spaventosa, inoltre, è la contessa ungherese Erszebet di Charles Chaynes, stramba aristocratica realmente esistita, che fu murata viva nel suo castello per aver ucciso decine di ragazze sperando di mantenersi giovane col loro sangue.
L'opera fu creata a Parigi alla fine degli anni 70 con una strabiliante Christiane Eda Pierre.

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C'è chi considera Erszebet un "vampira" e quindi il suo caso sarebbe un po' diverso... non essendo il vampiro proprio un essere umano (è questa la ragione per cui escludiamo Der Vampyr di Marschner).
Però nell'opera di Chaynes non si ha la certezza che la donna sia davvero un vampiro: la sensazione è piuttosto che sia compltamente pazza, terrorizzata dalla paura di morire e che si sia semplicemente convinta di poter sconfiggere la vecchiaia uccidendo. In questo senso il suo caso è perfetto.


Chi invece va escluso dal novero dei S.K, con nostro grande disappunto, è il mitico Barbablu che pure nella favola di Perrault sarebbe un Serial Killer coi controfiocchi.
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Purtroppo a livello operistico compositori e librettisti sono stati molto indulgenti verso il pluri-uxoricida, presentandone il caso in modo tale da riscattarlo da ogni accusa.
Secondo Dukas e Maeterlink (Ariane ete Barbe-Bleu) egli non ha affatto ucciso le mogli... solo segregate. Dato che poi esse non hanno nessuna intenzione di scappare, al massimo lo si può accusare di poligamia.

Ecco l'inno ai diamanti, cantato dalla Balguerie!


Quanto a Bartok (A kékszakállú herceg vára) le sue mogli non sono affatto morte... e in fondo non sono nemmeno mogli.
Sono solo le stagioni della sua vita passata: l'infanzia, la gioventù e la maturità. Sono morte in quanto finite per sempre... E ora finirà anche l'ultima fase, la vecchiaia, che Judith rappresenta.

Questo è un incredibile frammento video - immagino della fine degli anni 50 o primi 60 - con Szekely. La scena è quella dell'apertura della quinta porta.



In pratica l'unico che mantiene a Barbe-bleu lo statuto di omicida seriale è Offenbach, nel suo divertentissimo capolavoro.


Vi vengono in mente altri casi?

Salutoni,
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Re: Serial Killers

Messaggioda Luca » gio 27 ott 2011, 15:31

Ma anche Lady Macbeth, dominata dall'avidità di potere (pensiamo alla frate "Nuovo delitto è necessario" in "La luce langue") potrebbe essere annoverata nei serial killer, questa volta 'in gonnella'. Ed egualmente la Katarina Izmailova, dominata dalla passione, nella Lady di Mzensk.

Riferendomi ai filmati: il finale della Lulu è sempre shockante!

Saluti, Luca.
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Re: Serial Killers

Messaggioda MatMarazzi » gio 27 ott 2011, 21:25

Luca ha scritto:Ma anche Lady Macbeth, dominata dall'avidità di potere (pensiamo alla frate "Nuovo delitto è necessario" in "La luce langue") potrebbe essere annoverata nei serial killer, questa volta 'in gonnella'. Ed egualmente la Katarina Izmailova, dominata dalla passione, nella Lady di Mzensk.


Ciao Luca! :)
Sì, avevo pensato anche io a un caso come quello di Lady Macbeth o altri assassini come lei.
Però... il fatto è che le efferatezze di Lady (come quelle di katerina Izmailova o Medea o Goneril del Re Lear e ) non mi pare presentino una "serialità".
C'è una differenza fra un Serial Killer e un semplice - si fa per dire - pluri-omicida.

Il pluri-omicida è mosso da ragioni specifiche per ogni omicidio e sempre, a suo modo, diverse.
Per il Serial Killer invece l'unica ragione per uccidere è l'appartenenza della vittima alla "serie" su cui ha deciso di accanirsi.

Sei una giovane donna in Ungheria? Attenta a Erszebet.
Devi farti fare la barba a Londra? Attento a Sweeny Todd.
Compri a Parigi i gioielli di Cardillac? Attento allo stesso gioielliere!
Sei un bambino che si perde nel bosco? Attento alla Knusperhexe!
E' la semplice appartenenza a una determinata categoria che fa di te una vittima potenziale del Serial Killer.
Invece Lady ha ragioni specifiche per ogni singolo delitto.
Duncan viene ucciso perchè la sua morte farà ascendere al trono Macbeth.
Banquo viene ucciso perchè i suoi figli hanno un posto privilegiato nella linea ereditaria della corona di Scozia.
Macduff deve morire perchè si mette alla testa dei ribelli.
Non c'è una serialità delle vittime, ma tante specifiche ragioni.

Cambio completamente argomento e finisco subito off topic, in quanto la tua citazione di Lady Macbeth mi ha fatto ricordare una mia vecchia teoria che mi piacerebbe sottoporvi.
A me pare che nel Macbeth verdiano, Lady non condizioni il marito che nel primo delitto: quello di Duncan.
Subito dopo non è più lei che decide. I successivi delitti li subisce.
Macbeth, che era così cepennante all'idea di compiere il primo passo (e forse, senza Lady, non l'avrebbe compiuto) dopo diventa l'unico traino della discesa all'abisso.

Proprio le parole che si scambiano all'inizio del secondo atto (e l'aria "La luce langue") ne sono la prova.
Vediamole.

Lady insegue Macbeth che evidentemente, quando appare la moglie, gira i tacchi.
Lo raggiunge... Lo ferma.

"Perché mi sfuggi?
..E fiso ognor ti veggo in un pensier profondo"


Lei pensa che l'ostilità musona che Macbeth le rivolge sia dettata dai sensi di colpa per l'omicidio del re.
e così cerca di rincuorarlo...

"Il fato è irreparabile!
Veraci parlar le maliarde... e re tu sei!
Il figlio di Duncan, per l'improvvisa sua fuga in Inghilterra, parricida fu detto
e vuoto il soglio a te lasciò"


Povera Lady!
Non sa che il Macbeth dubbioso e titubante dell'atto precedente non esiste più!
Ha creato un mostro!
E infatti Macbeth le risponde che non gliene frega più niente del re-ospite massacrato... o della paura di essere scoperto.
Quello che lo preoccupa ora, il suo pensiero fisso, è che i figli di Banco sono stati designati a succederlo!

"Ma le spirtali donne Banco padre di regi han profetato!
Dunque i suon figli regneran?
Duncano per costor sarà spenti?"


Lady Macbeth è spiazzata!
Ha lasciato un uomo stravolto dalle sue paure e dai sensi di colpa, e se ne trova davanti uno assetato di sangue!
Pensava di doverlo consolare, e invece lui è già lì che sta pensando a nuovi omicidi.
Così Lady prende tempo...

"Egli e suo figlio vivono è ver"

Ma Macbeth, ovviamente, risponde.

"Ma vita immortale non hanno"

Vi invito a osservare che è MACBEHT e non LADY a parlare per la prima volta di un secondo omicidio!
Lady anzi non ne vorrebbe sapere...
Solo che è spiazzata dalla trasformazione del marito.
ancora una volta prende tempo...

"Ah...sì! Non l'hanno"

Ma Macbeth incalza!

"Forza è che sparga un altro sangue o donna"

Lady Macbeth è allibita... Non sa cosa dire... Cosa è diventato suo marito?

"Dove...? Quando...?"

E Macbeth, che ha già pensato a tutto senza nemmeno farne parola alla moglie (anzi, sfuggendola)

"Al venir di questa notte"...

Lady è inerme... non conta più niente... il marito non ha più bisogno di lei e procede per la sua strada, una strada lastricata di morti.
Notare come nella risposta imbarazzata gli lasci tutte le responsabilità di questo nuovo delitto...

"... E immoto sarai TU nel TUO disegno?"

Ma lui nemmeno le risponde.

"Banco! L'eternità t'apre il suo regno"

Lady resta sola... a occhi sbarrati, stupefatta, sconvolta!
Sono finiti i tempi in cui lei era quella che portava i pantaloni. Quella che doveva tenere la mano al marito incapace di uccidere...
Ha liberato il mostro che c'era in Macbeth e ora questo mostro agisce libero...
Un tempo era atterrito all'idea di ammazzare un vecchio re... Ora non ha scrupoli ad ammazzare il suo migliore amico e addirittura quell'innocente del suo bambino.

L'incredibile ambiguità con cui parte l'introduzione dell'aria di lei esprime benissimo l'agitazione della donna, la sua paura... Il suo guardare davanti a sè ad occhi sbarrati: tutto le sta sfuggendo di mano.
Qualcosa di spaventoso sta per scatenarsi!
Io mi irrito tutte le volte che sento le Lady stile Verrett, superficiali e banali, che cantano ques'aria con l'espressione sinistra di una strega che annusa il sangue.
Come al solito non sanno nemmeno leggere le parole del libretto.

Tutta la prima parte di "La luce langue" è dominata da questa sensazione di paura... di agitazione... , mentre il cielo si copre delle ombre della sera.
E questo dovrebbe lasciar trapelare la voce...

"La luce langue...
il faro spegnesi che eterno scorre per gli ampi Cieli...


Quindi la paura di essere scoperti... la paura di non sapersi fermare in tempo...

"Notte desiata (da chi? da lei? da Macbeth?) provvida veli la man colpevole (!) che ferirà"

Poi finalmente l'ammissione! ...C'è qualcosa che non va!

Nuovo delitto?
...Nuovo delitto?"


Poi la donna si fa forza, cerca di negare il presagio della tragedia a cui la mostruosità liberata del marito li condurrà...

"E' necessario! E' necessario!
Compiersi debbe l'opra fatale!"


Eppure la paura continua a sentirsi nella foga con cui Verdi le fa ripetere i concetti... quasi ad autoconvincersi... a pugni stretti!

"Compiersi debbe! Compiersi debbe! L'opera fatale"

Ma ancora il brivido dell'angoscia la attanaglia... e la determinazione si risolve in un pianissimo nelle profondità della voce... quasi un brivido, un alito di tomba...

"Ai trapassati regnar non cale... a loro un requiem, l'eternità"

Solo a quel punto, come ribellandosi a se stessa e ai propri dubbi, parte l'esplosione di auto-convincimento, nel furore dell'allegro, i cui versi e le cui note però risultano meno convincenti e perentori che quelli del primo atto...

"Oh voluttà del soglio, o scettro alfin sei mio!
Ogni mortal desio tace e s'aqueta in te!"



Per concludere, quello che secondo me emerge con chiarezze da questa scena è la necessità da parte di Verdi - per lo meno quello più maturo di Parigi - di tener fuori Lady Macbeth dalla catena di omicidi che seguono il primo "strappo" (l'omicidio del re Duncan).
Già dal secondo morto, lei sarà solo trascinata... il massimo che potrà fare (e cos altro potrebbe fare a quel punto?) è approvare... almeno finchè non crollerà schiantata dalle proprie responsabilità.

Quello che la Lady Macbeth sanguinaria del primo atto non poteva sapere è che l'omicidio di Duncan avrebbe scoperchiato il vaso di Pandora.
Non sarebbe potuto essere - come era per lei - un punto d'arrivo, bensì un inizio i cui sviluppi non sarebbero più stati controllabili dalla ragione, ma nelle mani delle forze del male.
La morte di Duncan è servita solo per abbattere il muro della coscienza, scardinare i freni dell'umana morale.
Dopo... "non c'è che vigilia".

Sempre più Lady Macbeth merita di essere tolta alle "peccatrici" espressioniste e ricondotta alle "vittime" romantiche.

Scusate l'interminabile OFF TOPIC.
Salutoni,
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Re: Serial Killers

Messaggioda VGobbi » ven 28 ott 2011, 0:08

E' un peccato chiudere questo illuminante off-topic.

La domanda, di conseguenza, e' : chi ha datto una lettura della Lady "dimessa" o meglio succube del marito, impaurita della piega degli eventi, dopo il primo delitto da lei voluto?

Se non la Verrett, che reputi la sua interpretazione "banale", "superficiale" ... chi altre hanno saputo dare una lettura veritiera, diciamo cosi', del personaggio?

Io possiedo Rysanek, Cossotto, Nilsson, Ludwig, Gencer, Callas e Shuard.

P.s.: la Lady della Verrett mi piace un sacco, cosi' come oltre piu' rosea previsione mi piace pure il Macbeth di Cappuccilli.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Serial Killers

Messaggioda MatMarazzi » sab 05 nov 2011, 14:41

VGobbi ha scritto:chi altre hanno saputo dare una lettura veritiera, diciamo cosi', del personaggio?


Secondo me ci si avvicina molto la Gencer "prima maniera" a Palermo nel 1960.
A parole (stando cioè a ciò che dichiarava nelle interviste) anche la Scotto.
Ricordo una sua partecipazione al Maurizio Costanzo Show di tantissimi anni fa (appunto primi anni '80) in cui si sforzava di distinugere le due Lady che aveva appena cantato: una a New York e l'altra Londra.
Il concetto era che, data la diversità dei registi, in una delle due produzioni (non ricordo quale) partiva come mogliettina fragile e innmorata e si trasformava in un mostro; nell'altra iniziava come forte e volitiva precipitando nel terrore e nella fragilità.
Tentò di spiegare la cosa, ma non riuscì a finire il discorso perché Maurizio Costanzo la interruppe ballonzolando per mezz'ora su quella che riteneva una spiritosaggine: ossia quell'Opera non si dovrebbe nemmeno nominare perché porta sfortuna (vi lascio immaginare la sequela di espressioni e di gesti con cui accompagnò la brillante teoria).
Fra l'altro Costanzo dimostrò pure la sua ignoranza: è nella prosa che il Macbeth (di Shakespeare) gode di questa fama. Non certo il Macbeth di Verdi nell'Opera (semmai la Forza).
La Scotto dopo un po' lasciò perdere e tutti ripresero a parlare di stronzate.

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