Sunset Boulevard (Webber)

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

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Sunset Boulevard (Webber)

Messaggioda MatMarazzi » lun 12 apr 2010, 13:02

L'artista e il passatismo.

Norma Desmond è uno dei più grandi personaggi mai immaginati, secondo me.
NOn ha la complessità di ceri ruoli operistici: in fondo è semplice, ma la sua amarezza cosmica (espressa con la semplicità di un'attrice rifiutata dal tempo, o meglio che "rifiuta" il tempo) la può avvicinare al personaggio di Marie Therese, di cui abbiamo recentemente parlato.
Ma anche a Emilia Marty...

Il suo è il dramma di chi "resta indietro".
E' un dramma che probabilmente vivono anche i famosi "passatisti" del pubblico sui quali abbiamo spesso discusso (categoria che nel film di Wilder potrebbe essere rappresentata dal dolcissimo maggiordomo Max, che vede con chiarezza lo sfacelo della donna che venera e a cui si è consacrato, ma lo nega come per proteggerla e per proteggere sè stesso, il senso della propria vita).
Il "passatismo" è un atteggiamento di grande poesia, sempre che non diventi aggressività da "spirito che nega", lamento di vecchi, o voglia di impedire a chi è più giovane il diritto di respirare a pieni polmoni il proprio tempo.
E' un bisogno (umanissimo) di restare legati a quella parte della nostra vita in cui ci si sentiva davvero vivi.
E' una reazione che molti di noi provano, invecchiando, di fronte alla sensazione di non contare più, di non essere all'altezza del presente, di non essere più considerato o capito dai "giovani d'oggi".

Ma quello su cui vorrei richiamare la vostra attenzione è il fatto che si può essere "passatisti" anche dall'altra parte della barricata, cioè non solo come "pubblico", ma anche come "artisti".
In questo caso però (ma attenzione, solo se l'artista "passatista" è un grande) può essere un valore aggiunto, un modo per rendere giustizia a personaggi che - come quelli che abbiamo citato - sono a loro volta passatisti e soffrono dello stesso scollamento col presente o dell'avanzare ineluttabile del tempo.

Non era forse una super-passatista la Olivero, che replicava i suoi modini da telefoni bianchi, i suoi sospiretti incipriati, i suoi modi distinti da matura signora pia e per bene in anni in cui imperversava la Contestazione?
Ma era così interessante proprio per questo (certo, quando non cantava Tosca o Minnie... ma quando regalava certe gemme i raffinatissimo "passatismo" come la Medium, Fedora, Madre Marie, Francesca da Rimini, la Guerra, la Visita della Vecchia Signora di Heinem, le sette canzoni di Malipiero, la Voix Humaine...)
Passatista era anche la sublime Gloria Swanson quando, interpretanto "Viale del Tramonto" di Billy Wilder, ha dato vita a una delle incarnazioni più incredibili della storia del Cinema.
Era proprio il suo essere irrimediabilmente "altro" (come attrice e come artista) rispetto al presente di allora, il suo rappresentare un universo finito, tramontato a renderla così speciale: lo stridore fra la sua recitazione e quella (modernissima per l'epoca) di William Holden.

Al contrario Glenn Close (creatrice dell'omonimo Musical di Lloyd Webber nel 1993) non mi pare affatto convincente.
Perché, per brava che sia (anche a cantare), è troppo "parte" della contemporaneità: da tutto si capisce che lei "recita" la parte della passatista, ma con la fierezza di chi passatista non si sente affatto, anzi si sente una che ha sposato tutte le evoluzioni del nostro tempo, tutte le conquiste espressive della più moderna cinematografia, e ci ha vissuto dentro.
Le ragioni stesse del personaggio vengono a mancare.

E' anche una questione di canto?
Non so... ma io credo che, se c'è un personaggio da Musical che avrebbe senso affidare a una cantante d'opera, è proprio Norma Desmond di Andrew Lloyd Webber, proprio per la patina "antica" che l'emissione operistica si porta dietro.

Se si sfoglia Youtube, si trovano video bellissimi di grandi dive di Broadway alle prese con la più celebre aria del personaggio "With one look" (vi consiglio se vi interessa Betty Buckley, la più impressionante, o Patti luPone); io invece vi propongo questo brano cantanto da Kiri te Kanawa, che - guarda caso - è stata una grande Marescialla.
Dal punto espressivo si potrebbe anche trovare limitato, e anche dal punto di vista vocale ...la Te Kanawa del 1999 non è più un fulmine di guerra.
Eppure l'effetto del suo canto (forgiato su modelli antichi: la Schwarzkopf, la Della Casa...) è commovente e efficacisimo in un musical degli anni '90.

http://www.operadisc.com/audio3.php?id=269

Secondo voi quale diva operistica di oggi potrebbe fare bene questa parte?
Lo so... lo so... Qualcuno avanzerà il nome della Fleming! :)
Tecnicamente sarebbe perfetta, ma io credo che "reciterebbe" la parte di Norma Desmond, convintissima in fondo di essere l'avanguardia fatta persona.
Io pensavo piuttosto a Felicity Lott... Che ha la consapevolezza e l'autoironia, la profondità sofferta ma anche sorridente del "passatista" che sa di esserlo e osserva, senza disprezzo, anzi aderendovi, il mondo dei giovani, tutt'al più (come ha dichiarato a proposito dei suoi Offenbach con Minkosky e Pelly e un cast di nuove leve: Beuron, la Petibon) sentendosi la nonna di "quei ragazzi".

Salutoni,
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Re: Sunset Boulevard (Webber)

Messaggioda FloriaTosca » lun 21 mar 2011, 16:18

Non potevo ignorare una discussione così interessante su uno dei miei temi preferiti: il raccordo tra musical e opera lirica. Andrew Lloyd Webber è un genio; Sunset Boulevard è stato forse tra i suoi capolavori quello meno longevo, ma sempre immortale.
Non c'è dubbio che Norma Desmond sia una intrigante "passatista", né che la sua tragica tensione abbia meritato di esprimersi nel teatro lirico, non meno dei personaggi shakespeariani per Verdi. Riesco a cogliere il tuo discorso sulla esigenza di attribuire il ruolo a un'interprete che lo sappia vivere senza stereotipare, un po' come Maria Callas si trasfigurava nelle sue "eroine", un po' come la diva del cinema muto Gloria Swanson. Credo che ti sia risposto da solo: Magda Olivero sarebbe stata perfetta. Non vedo altre che con totale trasporto possano ed abbiano potuto altrimenti immedesimarsi nel tragico rimpianto di Norma per un'arte che fu. Lei, che a 70, 80, 90 anni continua a farsi vedere in pubblico, nello spasmodico desiderio di rivivere la storia del suo successo artistico "as if we neve say goodbye"; lei, sempre un po' leziosa nei suoi abitini old style e caparbiamente asservita all'arte finché non manchi aria nei polmoni, la vedo lì, tutta impettita e granitica, ma dagli occhi languidi, che esclama: I AM big!
Per rimanere in tema di "vecchie immortali", trovo che non sia stata da meno Katia Ricciarelli: lei, che alla sua veneranda età ancora ha il coraggio di presentarsi in televisione, come è stato questo 25 dicembre al concerto di musica leggera trasmesso da Malta, per cantare un semplice brano nella più stonata maniera, al fine "unico" di rovinare la memoria della sua prospera carriera. Eppure, la voce sfavillante e burrosa dei tempi d'oro sarebbe stato un buon campione. Per tornare su scelte ancora possibili e attuali, sono vocalmente d'accordo su Renee Fleming e Kiri Te Kanawa. Hanno già con Webber una certa affinità: cantarono per un concerto dedicato al suo settantesimo compleanno, di cui oggi rimane il cd che orgogliosamente possiedo, le maggiori hit dei suoi musical. Entrambe hanno un timbro signorile, ma forse Dame Kiri è troppo deliziosamente posata per calarsi nei toni eccessivi di Norma Desmond! Ecco, in questo senso penso che Glenn Close a modo suo sia stata efficace: nella teatralità del musical riusciva a strascicare la voce in quel modo che mi ricorda troppo la Norma del film. Eppure rimane, per l'appunto, teatrale, quindi interprete che recita e non maschera di se stessa.

Infine, pongo un interrogativo decisivo: perché confinare la scelta tra soli soprani? Norma è una donna di carattere, un po' gotica quanto maliziosa. Non dimentichiamoci la sua debolezza per il personaggio di Salomè! Aldilà dello stereotipo diva-primadonna-soprano, non escludo che potrebbe essere ancor più valorizzata da un mezzosoprano. Ma qui mi arresto, perché non ho esperienza sufficiente per eleggere quella più adatta! Conosco solo quelle più giovani, più attuali; ce ne vorrebbe una old school, composta e a modo. Fino a una decina di anni fa avrei detto Marilyn Horne, la dolce spalla di Joan Sutherland. Rilancio la palla!
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Re: Sunset Boulevard (Webber)

Messaggioda pbagnoli » lun 21 mar 2011, 22:32

FloriaTosca ha scritto:
Infine, pongo un interrogativo decisivo: perché confinare la scelta tra soli soprani? Norma è una donna di carattere, un po' gotica quanto maliziosa. Non dimentichiamoci la sua debolezza per il personaggio di Salomè! Aldilà dello stereotipo diva-primadonna-soprano, non escludo che potrebbe essere ancor più valorizzata da un mezzosoprano...Fino a una decina di anni fa avrei detto Marilyn Horne, la dolce spalla di Joan Sutherland. Rilancio la palla!

Susan Graham.
Cosa ne dite?
Tra l'altro ha già esperienza di opere moderne, come per esempio "Dead man walking" di Heggie scritto apposta per lei...
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Sunset Boulevard (Webber)

Messaggioda MatMarazzi » mer 23 mar 2011, 23:08

FloriaTosca ha scritto:Infine, pongo un interrogativo decisivo: perché confinare la scelta tra soli soprani? Norma è una donna di carattere, un po' gotica quanto maliziosa. Non dimentichiamoci la sua debolezza per il personaggio di Salomè! Aldilà dello stereotipo diva-primadonna-soprano, non escludo che potrebbe essere ancor più valorizzata da un mezzosoprano. Ma qui mi arresto, perché non ho esperienza sufficiente per eleggere quella più adatta! Conosco solo quelle più giovani, più attuali; ce ne vorrebbe una old school, composta e a modo. Fino a una decina di anni fa avrei detto Marilyn Horne, la dolce spalla di Joan Sutherland. Rilancio la palla!


Come sono contento che tu abbia riaperto questo vecchio thread passato a suo tempo del tutto inosservato.
E come sono contento che qualcun altro abbia piacere di parlare di Musical.

Mezzosoprani dici? E di oggi?
Sono un po' in crisi, perché ci vorrebbe una gran diva, con acuti facili e (come dici tu) stile d'altri tempi.
Forse fra qualche anno si potrebbe proporre alla Bartoli! :)
Non perché sia "composta e a modo" :) ma perché è una che, quando ha in mente un progetto espressivo, non guarda in faccia a nessuno!
Lo porta avanti con una determinazione che sfida persino il pubblico (che poi finisce per amarla lo stesso), talvolta il buon gusto e forse, in un futuro, persino l'evoluzione dei tempi! :)
Io in Norma desmond vedo soprattutto una determinazione disperata e indefettibile (suicida?) di qualcuno che non vuole (non può) venire meno a sè stessa.

Salutoni e grazie,
Matteo
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Re: Sunset Boulevard (Webber)

Messaggioda FloriaTosca » mar 05 apr 2011, 15:43

Purtroppo non conosco molto bene Susan Graham; se non sbaglio è abbastanza giovane (ciò non toglie che a teatro si possa invecchiare con un buon trucco) ma il suo curriculum è inequivocabile, è tagliata per i ruoli da musical

MatMarazzi ha scritto:Forse fra qualche anno si potrebbe proporre alla Bartoli! :)
Non perché sia "composta e a modo" :) ma perché è una che, quando ha in mente un progetto espressivo, non guarda in faccia a nessuno!
Lo porta avanti con una determinazione che sfida persino il pubblico (che poi finisce per amarla lo stesso), talvolta il buon gusto e forse, in un futuro, persino l'evoluzione dei tempi! :)
Io in Norma desmond vedo soprattutto una determinazione disperata e indefettibile (suicida?) di qualcuno che non vuole (non può) venire meno a sè stessa.

Non è un'idea stupida: non tanto dal punto di vista vocale, quanto riflettendo dal punto di vista tecnico e delle esigenze artistiche di ogni musical.
Non cerchiamo affinità estetiche ma una buona predisposizione e il temperamento giusto, di cui Cecilia non manca. Mi sto avvicinando da poco all'ascolto della Bartoli e la trovo interessante quanto "anarchica", priva di evidenti modelli di riferimento, con uno stile molto personale e a tratti anche discutibile. Per fare un esempio, vi dirò che (forse troppo ingenuamente e da brava ignorante) da un famoso mezzosoprano mi aspetto un approccio alla famosa protagonista di Bizet, disdegnarlo mi pare una blasfemia. Non solo scopro che il personaggio non è del suo repertorio (in realtà ero ben consapevole che si concentrasse su arie mozartiane, rossiniane e su progetti discografici di "riscoperta" di opere inusitate), ma anche che la sua interpretazione in ogni caso si tradurrebbe in una totale rivisitazione. Vi incollo il link di youtube cui mi riferisco
E' come se non avesse paura di scadere dai canoni di idoneità di cantante lirica (in primis, quello del volume della voce, qui troppo flebile, tra l'altro poco consono al caratteraccio del personaggio) e li subordinasse ad una recita che è prima di tutto mimica e teatro. Come se non avesse da preoccuparsi di produrre un canto godibile per ascoltatori, quanto semmai una recita per spettatori, doti peraltro ricercate in un'artista di Broadway. Un musical richiede spiccate capacità artistiche che non si limitano al solo canto, sarebbe una blasfemia! La stessa vocalità mantiene degli standard diversi da quelli di una qualsiasi cantante di opera lirica. Pensiamo a Sarah Brightman: negli album e nei concerti si è cimentata in classici della musica lirica, ha una voce sopranile angelica, ma sarebbe impensabile trovarsela in cartellone d'opera. Credo invece che una cantante esperta del calibro della "anarchica" Cecilia Bartoli riuscirebbe a coniugare bene le "indisciplinate" doti canore (non per mancanza di tecnica, ma per l'indole esuberante) alla gestualità di un'attrice di teatro. Questa arte polivalente e questa versatilità sono fondamentali per una cantante di musical.
Tutto ciò lo conferma la mia personale esperienza all' Her Majesty's Theatre di Londra, dove ho potuto finalmente assistere da vicino alla messinscena del musical più operistico che esiste: The Phantom of the Opera. Risultato: con una certa perplessità, avevo notato che le voci degli artisti di teatro non erano assolutamente caratterizzate in senso lirico, come invece i doppiaggi della pellicola del 2004. Poi ho capito: la formazione di un'artista di musical richiede ballo, recitazione, presenza scenica, non solo canto! E soprattutto non necessariamente quel tipo di canto. Così mi sono resa conto di quanto fossero distanti l'opera e il musical, anche più di quanto pensassi prima. Ma un'interprete come la Bartoli supererebbe il fossato spiccando un grande salto e vi dico perché: ha talento vocale, ha una certa presenza (non perché abbia un fisico notevole ma perché sa muoversi, gesticolare), recita con le sole smorfie del volto e sarebbe una grande attrice, ma soprattutto, le sue "licenze poetiche" sarebbero ben perdonate, perché nel musical il cantante osa (mi viene in mente a quando Norma Desmond esclama blaterando: "Happy birthday darling... did you think we forgot it? I leave you boys to him...!") oltre la mera tecnica vocale, che non è comunque la forma di espressione esclusiva.
Infine: nei musical usano tantissimo i microfoni. E' vero che l'Her Majesty's Theatre era l'antico teatro dell'Opera della Corona, è vero che la sua concezione è assolutamente lirica e che ancora oggi gli orchestrali suonano dal vivo nella loro fossa, ma il dominio delle tecniche elettroniche di amplificazione acustica era evidente. Ogni cantante portava con sé sulla scena il microfonino, nascosto tra le pieghe del vestito, nei capelli o in una scollatura, in modo da far squillare le voci peggio degli altoparlanti di uno stereo. La Bartoli non avrebbe alcun problema se le venisse di bisbigliare a suo modo qualche strofa, anche se preferisco immaginarla all'opera nei pezzi più impegnativi, come With One Look, condito di qualche acuto di classe. Dicevi appunto che questo mezzosoprano dovrebbe essere in grado di acuti facili: miss Bartoli ha una grande agilità vocale, al punto che alcuni sostengono la sua natura di soprano (anche su questo sito). Non c'è alcun motivo dunque per escludere la sua candidatura!
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