Krol Roger - Szymanowski

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

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Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda Pruun » ven 16 ott 2009, 12:58

Chi la conosce?
A dispetto di un libretto teatralmente non così coinvolgente a me pare un'opera splendida.
Che ne pensate?
Quanto pesa la tradizione e la volontà di rifarsi alle 'Baccanti'?
E il conflitto tra apollineo e diosiniaco è veramente risolto nell'ambiguo finale?
E l'omosessualità dell'autore che importanza ha nella comprensione del testo che Giudici (secondo un'interpretazione che condivido) legge come un percorso verso l'accettazione di sé?
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda VGobbi » mar 20 ott 2009, 20:03

Mai sentita nominare, ma mi hai messo un'infinita curiosita'. Quante edizioni discografiche esistono per quest'opera? Potresti elencarli? E sopra tutto, visto che conosci il lavoro ed il compositore, potresti dirci due parole in merito?

Te ne sarei profondamente grato!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda giovanni » mer 21 ott 2009, 16:06

A giugno ne è stata fatta una rappresentazione all'Opéra Bastille a Parigi, direttore Ono che da pochissimo (12 ottobre) è stata trasmessa su Arte (tra l'altro l'ho registrata) ma devo ancora vederla.
Credo che l'unica edizione discografica ufficiale sia quella della EMI diretta da Rattle, con Thomas Hampson
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda Pruun » gio 29 ott 2009, 19:02

4 punti al pollice sx mi consigliano di rimandare la produzione di più ampi testi personali alla prox settimana :( ma intanto, per non far troppo languire 'sto thread che io ho aperto, vi posto la trama particolareggiata dell'opera presa da delteatro.it nonché il link alla pagina di wikipedia.
Oltre al già citato cd EMI (peraltro fuori catalogo) esiste un'edizione polacca e anche una per la Naxos!

Quando Szymanowski, durante l’estate del 1918, ebbe modo di conoscere gli abbozzi del libretto di Iwaszkiewicz, ambientato in una misteriosa Sicilia medioevale, si dimostrò subito entusiasta del progetto; nei successivi incontri il compositore collaborò attivamente alla definizione dell’ambientazione scenografica, fornendo al poeta una precisa cornice entro cui muoversi. Il libretto, ultimato nel 1920, non soddisfece però completamente Szymanowski, che riscrisse in pratica tutto il terzo atto. La messa in musica fu ultimata quattro anni dopo, nel 1924.

Argomento di Re Ruggero è il conflitto tra la chiesa cristiana della Sicilia medioevale e un culto pagano, esaltatore della bellezza e del piacere, proclamato da un giovane pastore-profeta. Si tratta in sostanza di una rivisitazione nietzscheana de Le baccanti di Euripide, in cui Ruggero (Penteo) emerge alla fine «forte abbastanza per la libertà», avendo vinto in se stesso le forze dionisiache, arricchenti ma pericolose; non a caso - nel finale - è Apollo che Ruggero saluta nel sole nascente, in una sorta di riconciliazione fra i due miti che permette di vedere nel pastore l’ombra di Ruggero, così come Mefistofele lo è di Faust. Qui risiede la differenza con la versione di Iwaszkiewicz, in cui Ruggero seguiva invece Dioniso come discepolo; ed è sintomatico che il cambiamento sia stato rispecchiato anche dal titolo: in un primo momento l’opera avrebbe dovuto intitolarsi Pasterz (Il pastore).

Atto primo. In una chiesa si sta celebrando una messa solenne. L’arcivescovo e la badessa si interrogano sulle ragioni dell’allontanamento del popolo dalla chiesa; il saggio Edrisi interviene, fornendo una descrizione del pastore responsabile della diffusione di una nuova religione. L’arcivescovo pronuncia dure parole di condanna, ma la regina Roxana intercede, affinché venga fornita al pastore la possibilità di spiegarsi. L’arrivo di quest’ultimo muta completamente l’atmosfera: egli proclama il suo credo e si abbandona all’elogio dell’amore e della bellezza; Roxana ne è attratta e si unisce a lui nel canto. Il richiamo di Ruggero al silenzio infrange improvvisamente il clima estatico; il re lascia partire il pastore e gli dà appuntamento per la sera stessa a palazzo.

Atto secondo . Nella profonda notte stellata, nel cortile interno del palazzo, Ruggero ed Edrisi attendono. Il pastore giunge con i suoi, annunciato da lontano dal suono di tamburello e cetra, e saluta il re in nome dell’amore eterno: parla della nuova religione, delle sue origini, invita alla musica e alla danza; a questa si abbandonano tutti i discepoli del pastore, e anche Roxana. Ancora una volta è la voce del re a porre fine al clima d’estasi; un tentativo di incatenare il pastore non ha successo, ed egli può lasciare il luogo seguito dai suoi e da Roxana, come in sogno. Il re, rimasto solo, depone corona e mantello e si appresta a seguire gli altri.

Atto terzo . Guidato da Edrisi, il re giunge fra le rovine di un anfiteatro greco; chiama Roxana ed ella gli risponde: gli dà il benvenuto, perché è entrato nel regno dell’amore in umiltà e senz’armi. Sull’altare posto al centro dell’anfiteatro appare il pastore, nelle vesti del dio Dioniso; tutti si trasformano in baccanti, driadi e satiri. Quando la notte giunge al termine, il re saluta Apollo nel sole nascente: sono partiti tutti ed egli è rimasto solo, rinato e arricchito dal credo dionisiaco senza esserne divenuto adepto.

Ogni atto è costruito attorno a un confronto fra Ruggero e Dioniso, in tre luoghi diversi: una chiesa bizantina, il palazzo reale, l’anfiteatro greco. Costituiscono altrettanti statici tableaux , percorsi da una trama leitmotivica, dove poco spazio è dato all’azione, anche in termini puramente musicali; prevale un atteggiamento contemplativo, e in effetti Re Ruggero non è lontano da un impianto oratoriale. Nel primo atto sono riconoscibili tre ampie unità formali, la prima delle quali si ispira al mondo della musica bizantina: salmodie antifonali, doppi cori, impiego della tecnica medioevale dell’ organum , di falsibordoni e di formule modali. Szymanowski introduce anche autentici inni bizantini e un corale luterano; l’impiego di idiomi arcaici intende porgere un’immagine anacronistica della chiesa istituzionalizzata, fortemente contrapposta allo sprigionarsi delle energie dionisiache che coincide con l’ingresso del pastore, la seconda unità. In essa sono presenti legami motivici con gli antichi temi bizantini, particolarmente nel primo dei due Leitmotive associati alla figura del pastore, con un significato simbolico che lascia già presagire l’esito della vicenda: il conflitto fra la chiesa e il pastore non è che un’incarnazione delle opposte forze che agiscono in Ruggero. L’unità successiva è caratterizzata dall’unirsi delle voci di Roxana e del pastore, dal loro progressivo emergere su uno sfondo corale, fino al raggiungimento di un climax. Il secondo atto è un tableau orientale (arabo-indiano), in forte contrasto con il bizantinismo del primo. Si articola in due ampie unità, la prima costruita attorno all’aria strofica in cui Roxana intercede per il pastore (divenuta celebre grazie alla trascrizione di Pawel Kochanski per violino solo), la seconda basata sulle danze rituali, l’ultima seduzione offerta dal credo dionisiaco; questo secondo momento, di couleur e di spettacolo, è interamente dedicato a una stilizzazione orientale, con l’impiego timbrico del coro (senza testo), gli ostinati delle percussioni e scansioni metriche irregolari: un mondo sonoro che ricorda da vicino quello dell’ampia sezione centrale della Terza sinfonia (1914-16). Nel terzo atto il simbolismo dell’opera si fa più esplicito: ora il pastore si presenta come Dioniso, e Ruggero lascia che il suo tormentato dissidio interiore si sciolga in favore della nuova fede. La figura di Ruggero, appena delineata nel primo atto, intenta a percorrere «la nera notte dell’anima» nel secondo, emerge finalmente in piena luce nel terzo; ed è significativo che solo in questo momento acquisti una propria ed energica identità musicale. Fra le non molte riprese dell’opera si ricordano quelle di Praga (1932), Palermo (1949 e 1992), Varsavia (1965) e Londra (1975).
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda pbagnoli » gio 29 ott 2009, 21:30

Che storia!
Bisognerebbe proprio approfondirne la conoscenza.
A proposito, come ti sei affettato il dito? Affettando un salame? E' proprio vero che ne uccide più la gola chela spada... : Nar : : Doctor :
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda MatMarazzi » mar 03 nov 2009, 15:14

Caro Pruun e cari tutti,
amo e conosco molto bene il Kroll Roger (oltre a possederne ovviamente la EMI con Hampson, ho organizzato - col mio club - una gita a Edimburgo proprio per sentirlo nella - deludente - direzione di Gergev).
E' un'opera di una bellezza incantata, nella quale mi riconosco profondamente come contenuti filosofici.
Proprio per questo non solo non condivido affatto il pensiero di Giudici che citi, ma ne sono decisamente irritato.

Premetto che questo ficcare l'omosessualità dappertutto, nel mondo dell'arte, mi infastidisce parecchio.
L'ossessione con cui si è tentato di spiegare e giustificare qualsiasi cosa fosse uscita da autori "omosessuali" con la loro "omosessualità" è per me tra le tendenze più grottesche, sceme e durature della critica novecentesca.
Se tanto mi dà tanto, dovremmo fare lo stesso con gli autori eterosessuali! :)
Ad esempio, potremmo spiegare tutto ciò che Mozart ha composto con la "voglia di passera".
E Verdi? ogni nota che ha scritto è "voglia di passera".
(l'esempio di Wagner o Bruckner non lo faccio, perché nel loro caso il discorso è aperto...)

Quante volte, da appassionato ammiratore del teatro di Britten, mi sono dovuto scontrare coi soliti soloni che giustificavano tutte le sue brillantissime soluzioni musicali, poetiche e teatrali con la sua omosessualità...
Ma non era qualcos'altro Britten oltre che un omosessuale?
Non era anche un uomo di cultura, un uomo di teatro, un uomo del '900?
Possibile che non avesse qualcosa da dire su problemi che riguardano tutti gli uomini e non solo a quelli che amano il c... (o l'altro c...)?
E quando una volta ho detto a uno dei soliti soloni che molta della poetica di Britten, del suo senso narrativo, io lo ritrovavo pari pari in Donizetti, mi sono sentito rispondere che "forse anche Donizetti aveva qualcosa da nascondere".
Francamente questo bisogno di ficcare ovunque le scelte sessuali di qualcuno non è solo strumentale (o a interessi di lobby o peggio ancora ad apparire tanto tolleranti), ma quel che è peggio è che porta a clamorosi fraintendimenti.
Come nel caso del Kroll Roger.

Basta leggere il riassuntino che hai tratto da DelTeatro.
Guarda come ti distruggono il meraviglioso "coup de theatre" del finale.

Atto terzo . Guidato da Edrisi, il re giunge fra le rovine di un anfiteatro greco; chiama Roxana ed ella gli risponde: gli dà il benvenuto, perché è entrato nel regno dell’amore in umiltà e senz’armi. Sull’altare posto al centro dell’anfiteatro appare il pastore, nelle vesti del dio Dioniso; tutti si trasformano in baccanti, driadi e satiri. Quando la notte giunge al termine, il re saluta Apollo nel sole nascente: sono partiti tutti ed egli è rimasto solo, rinato e arricchito dal credo dionisiaco senza esserne divenuto adepto.


rinato e arricchito dal credo dionisiaco?????
Ma dove???
Ma chi l'ha scritto questo riassunto!
Ecco come si fraintende tutto.

Praticamente il Re Ruggero è la riscrittura delle Baccanti di Euripide, ma con un finale che - volutamente - butta tutto all'aria.
A differenza della tragedia classica, qui Ruggero non rimane vittima di un bel niente.
La sua è la liberazione dalla metafisica, sia quella cristiana, sia quella dionisiaca.
E' l'uomo che ha buttato all'aria il mondo delle ombre (delle cattedrali o della notte) rivendicando lo splendore della vita materiale, della vita terrena, della luminosità del giorno.
E' il trionfo di Don Giovanni, che invece di finire all'inferno per aver detto "no" a tutto ciò che è oltre la vita, volge la faccia al sole abbagliante del mattino e grida "sì, la vita è questa". Non è la vita che promette Dio o che promettono i culti, i misteri, le magie: ciò in cui la moglie, la sua corte, il pastore si sono annullati.
La vita a cui ora Ruggero si volge è quella del sole che nasce: della luce violenta e turbinosa dell'esistere terreno.
Che diavolo c'entra l'omosessualità con tutto questo? Quella di Ruggero è la scelta di tutto il Novecento, il Secolo (ci piaccia o meno) relativista, tecnologico e materialista. E' la scelta dell'uomo del nostro tempo, che, in quei lontani decenni, appariva come l'uomo del domani, l'uomo dell'azione, l'uomo della scienza, l'uomo che rinnega tutto ciò che è "oltre" la vita.

Il Ruggero di Szimanovski, come il Dottor Faust di Busoni, è l'uomo del nostro secolo, il Don Giovanni redento dallo spirito primo-novecentesco.
Il pastore è come il Mefistofele di Busoni (tenore acuto pure lui): è lo sconfitto!
La sessualità, almeno in questo caso, lasciamola fuori! :)
Questo almeno è ciò che direi io.

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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda Tucidide » mar 03 nov 2009, 15:24

MatMarazzi ha scritto:E quando una volta ho detto a uno dei soliti soloni che molta della poetica di Britten, del suo senso narrativo, io lo ritrovavo pari pari in Donizetti, mi sono sentito rispondere che "forse anche Donizetti aveva qualcosa da nascondere".
Francamente questo bisogno di ficcare ovunque le scelte sessuali di qualcuno non è solo strumentale (o a interessi di lobby o peggio ancora ad apparire tanto tolleranti), ma quel che è peggio è che porta a clamorosi fraintendimenti.

: Thumbup : Ben detto!
Fra l'altro, il voler trovare nell'omosessualità la ragione di certe scelte artistiche porta anche ad un livellamento stupido e cretino che per primi gli omosessuali stessi dovrebbero trovare inaccettabile.
E' un po' come il vecchio discorso secondo cui "gli omosessuali sono gentili, sensibili e comprensivi". Sembra una descrizione da etologi, un trattamento quasi da "animali" che non fa certo onore a chi la propugna ed offende chi viene così descritto e classificato.
Mi chiedo perché non si trovi anche nella squadra del cuore la ragione di gusti, scelte, eccetera...
Sentite che bello. Vittorio, che è milanista, ama Gobbi. Quindi anche Pietro, che è milanista, ama Gobbi. :mrgreen: :lol:
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda Pruun » mar 03 nov 2009, 15:57

No no, non volevo dire che Roger prende coscienza della sua omosessualità... tutt'altro.
Però condivido la lettura del Giudici nel ritenere che Roger prende coscienza di sé nella sua completezza. Nemmeno io condivido in toto il riassunto tratto da delteatro eppure mi pare che quella sottile precisazione 'senza divenirne adepto' sveli un qualcosa che mi pare molto interessante, ovvero la presa di coscienza del sé.
Tu dici, Mat.

L'ossessione con cui si è tentato di spiegare e giustificare qualsiasi cosa fosse uscita da autori "omosessuali" con la loro "omosessualità" è per me tra le tendenze più grottesche, sceme e durature della critica novecentesca.
Se tanto mi dà tanto, dovremmo fare lo stesso con gli autori eterosessuali! :)
Ad esempio, potremmo spiegare tutto ciò che Mozart ha composto con la "voglia di passera".


L'omosessualità... centra in quanto l'autore era omosessuale. Ora il paragone che tu fai con gli eterosessuali mi pare molto calzante ma al tempo stesso non coglie un nocciolo: l'eterosessuale vive la sua sessualità (tendenzialmente) in maniera abbastanza libera, l'omosessuale o il bisessuale ha cominciato a farlo (tendenzialmente) solo da poco mentre appena cento anni fa era una situazione vissuta con profonda problematicità. Quindi non si tratta di 'ficcare l'omosessualità' dappertutto ma, per quel che mi riguarda, cercare di capire quanto la presa di coscienza del proprio essere (o l'eventuale rifiuto del proprio essere) possa influire nella poetica artistica di un compositore.
Questa prospettiva a me pare ben diversa da:

Fra l'altro, il voler trovare nell'omosessualità la ragione di certe scelte artistiche porta anche ad un livellamento stupido e cretino che per primi gli omosessuali stessi dovrebbero trovare inaccettabile.
E' un po' come il vecchio discorso secondo cui "gli omosessuali sono gentili, sensibili e comprensivi". Sembra una descrizione da etologi, un trattamento quasi da "animali" che non fa certo onore a chi la propugna ed offende chi viene così descritto e classificato.


Non è l'omosessualità ad essere ragione di determinate scelte artistiche, semmai la crisi che si scatena (a vari livelli) nel prendere coscienza della diversità del sé. Caikovskji è stato citato: ora a me non pare che l'autore russo metta l'omosessualità nelle sue opere, anzi semmai è vero il contrario. Però che i suoi personaggi vivano una sorta di cupio dissolvi, di aspirazione impossibile verso un qualcosa che non si potrà avere mai... ecco questo mi sento di dirlo. Quanto di questa tendenza (generalizzo ma spero abbiate capito) può ascriversi alla crisi privata del compositore alle prese con l'impossibilità di vivere nella 'normalità' che la 'sua' società gli imponeva? Lisa, Hermann, La maliarda, Tatjana, Onegin, Lenskji, Iolanta... non sembrano tutti vivere una sorta di fuga dalla 'loro' realtà in aspirazione di qualcosa di 'altro' lontano ma, purtroppo, irraggiungibile?

Lo stesso, con Szymanowski. L'opera è davvero complessa e affascinante e non può ridursi a un semplice rapporto omoerotico tra Ruggero e la sensualità barbara e primitiva del pastore.
Piuttosto però mi pare che anche in questo caso Szymanowski colga un momento di 'crisi': come è 'critico' il momento in cui si prende coscienza di una diversità sessuale non tollerata dalla società, così è critico per Ruggero il prendere coscienza che in lui albergano ben più dubbi e anime di quelli consentiti dall'opprimente rituale del I atto, talmente meticoloso nella sua ricostruzione da risultare soffocante.
Ma l'omosessualità, vera o presunta, di Ruggero non c'entra: c'entra quella di Szymanowski e credo che la sua opera, vista come progressiva scoperta di sé, possa tranquillamente reggere la prova dell'ascolto. Ruggero 'scopre' se stesso e, al termine, non mi pare che né abbracci né rifiuti il sole (quindi la sua parte diosiniaca) ma che al tempo stesso permetta a questa di entrare dentro di lui e di 'convivere' con se stesso.

Non so se mi son spiegato... :shock:

A me pare, Mat, che siamo su punti di vista più o meno simili nella lettura dell'opera. Tu, però, chiedi:

Che diavolo c'entra l'omosessualità con tutto questo?


C'entra perché, nel caso di Szymanowski, non so se la percezione di questa 'crisi' (che poi diverrà anche la crisi dell'uomo del '900) sarebbe stata la stessa.
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda MatMarazzi » mer 04 nov 2009, 14:29

Pruun ha scritto:No no, non volevo dire che Roger prende coscienza della sua omosessualità... tutt'altro.
Però condivido la lettura del Giudici nel ritenere che Roger prende coscienza di sé nella sua completezza. Nemmeno io condivido in toto il riassunto tratto da delteatro eppure mi pare che quella sottile precisazione 'senza divenirne adepto' sveli un qualcosa che mi pare molto interessante, ovvero la presa di coscienza del sé.


No Pruun, quella precisazione secondo me svela poco.
Sarebbe come dire, riassumendo il Don Giovanni: "il libertino è rinato e arricchito dal contatto col Commendatore pur senza convertirsi in punto di morte".
Sarebbe una menzogna bella e propria. Don Giovanni non è nè rinato, nè arricchito dal contatto col Commendatore. Gli sputa in faccia un bel "no", lo stesso che Ruggero sputa in faccia a Dioniso.

L'omosessualità... centra in quanto l'autore era omosessuale. Ora il paragone che tu fai con gli eterosessuali mi pare molto calzante ma al tempo stesso non coglie un nocciolo: l'eterosessuale vive la sua sessualità (tendenzialmente) in maniera abbastanza libera, l'omosessuale o il bisessuale ha cominciato a farlo (tendenzialmente) solo da poco mentre appena cento anni fa era una situazione vissuta con profonda problematicità. Quindi non si tratta di 'ficcare l'omosessualità' dappertutto ma, per quel che mi riguarda, cercare di capire quanto la presa di coscienza del proprio essere (o l'eventuale rifiuto del proprio essere) possa influire nella poetica artistica di un compositore.


ma Pruun, l'omosessualità esiste dalla notte dei tempi, fin nelle civiltà primitive. Esiste anche in talune specie animali.
e' possibile che un omosessuale non abbia in testa che la propria diversità? Possibile che, in tutti i tempi e in tutte le epoche, ogni volta che un omosessuale fa qualcosa occorre metterci dentro questa sua ...spaventosa (?) sofferenza interiore?
Dobbiamo studiare anche le strategie belliche e militari di Alessandro e Cesare con la loro omosessualità? O la filosofia di Aristotele?
Tornando a Szymanosky, io nella sua opera leggo tutto fuorché una crisi: leggo un'affermazione di fede nell'uomo, nella società, nelle conquiste del sogno novecentesco.
Tu scrivi:
nel caso di Szymanowski, non so se la percezione di questa 'crisi' (che poi diverrà anche la crisi dell'uomo del '900) sarebbe stata la stessa.

E' la stessa crisi che attraversa tutti gli uomini a cavallo fra 800 e 900, da Nietzsche a Marinetti.
Ribadisco: per me nello scoprire e nell'accettare l'umanesimo materialista e relativista novecentesco non c'è bisogno di alcuna problematica sessuale. Basta essere uomini del nostro secolo.

Almeno così la penso io.
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda Pruun » mer 04 nov 2009, 17:10

MatMarazzi ha scritto:Dobbiamo studiare anche le strategie belliche e militari di Alessandro e Cesare con la loro omosessualità? O la filosofia di Aristotele?
Tornando a Szymanosky, io nella sua opera leggo tutto fuorché una crisi: leggo un'affermazione di fede nell'uomo, nella società, nelle conquiste del sogno novecentesco.


Ma nel caso di Alessandro e Cesare si viveva in altri tempi, dove non c'era la "censura" sessuale (chiamiamola così, o se preferisci l'esigenza di "normalità") che hanno vissuto altri compositori e/o artisti. Il problema allora non diventa l'essere omosessuali e l'omosessualità in quanto tale, ma l'omosessualità vissuta e/o recepita dalla società in cui ci si trova a vivere da omosessuali... sono due cose un po' diverse.

Trovi che nel II Atto Ruggero non viva una crisi? Nemmeno nel finale del I Atto? Allora credo che la pensiamo molto diversamente.
A me pare che Ruggero si metta pesantemente in discussione, il che non esclude un'affermazione di fede nell'uomo, beninteso, ma che nasce da un profondo riflettere sul proprio sé.
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda Tucidide » sab 14 nov 2009, 20:00

Pruun ha scritto:Oltre al già citato cd EMI (peraltro fuori catalogo) esiste un'edizione polacca e anche una per la Naxos!

Ho acquistato oggi pomeriggio, approfittando di uno sconto notevole, l'edizione Koch del Krol Roger, diretta da Satanowski (che bel cognome :shock: ).
Ascolterò e se ci capisco qualcosa (il che non è scontato, trattandosi di me :oops: ) dirò le mie impressioni, cercando di prendere spunto dalla discussione. :)
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda MatMarazzi » gio 06 mag 2010, 22:37

Sempre a proposito di voci "che non ci sono più" e altre str..ate simili...
Sentite come la bravissima Olga Pasichnyk esegue il celbre canto di Roxana.



Personalmente un mio sogno impossibile è che la Gencer (che per inciso era Polacca per parte di madre) cantasse Roxana.
Ovviamente stavamo parlando della Gencer giovanissima: anni '50.

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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda pbagnoli » ven 07 mag 2010, 21:29

Olga Pasichnyk è la Donna Anna dell'incisione del Don Giovanni di René Jacobs: mi piacque immensamente e la recensii molto favorevolmente sul nostro sito. Secondo me è davvero brava, ma altrove fu ovviamente sbertucciata
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda Pruun » sab 08 mag 2010, 0:24

Qui è bravissima... davvero chapeau!
Non conosco la sua Donna Anna.
A Jesi fu un Farnaspe piuttosto faticoso nell'Adriano in Siria.
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Re: Krol Roger - Szymanowski

Messaggioda VGobbi » dom 31 mag 2015, 18:39

Su questo sito http://www.theoperaplatform.eu/en, scoperto per puro caso, trasmettono opere anche in diretta oltre a tenerle in archivio per un tot di tempo in modo da permettere la visione, dai teatri più rappresentativi d'Europa, penso al Covent Garden, Vienna, Berlino, Aix-en Provence etc.

Non solo, ma permette la visione degli spettacoli in HD, oltre la possibilità di vedere l'opera con i sottotitoli in diverse lingue, tra cui l'italiano.

Ebbene, invogliato dalla curiosità, sopratutto per la presenza di uno dei più grandi artisti che io apprezzi, ovverossia Kim Begley, specie ammirato nella sua seconda fase della carriera, quella da caratterista, mi sono visto il capolavoro di Szymanowski, "Krol Roger" ed è stato un fulmine a ciel sereno. :shock:

Opera dai grandissimi squarci melodici, in un fluire sonoro trascinante (e con Pappano non poteva essere diversamente) dove giganteggia il ruolo del protagonista, impersonato dall'ottimo Kwiecien, in una parte massacrante in cui sta in scena praticamente per tutta l'opera. Kwiecien ha una voce di notevole estensione per un ruolo assai anfibio, in cui richiede un baritono acuto, dove non mancano le note alte, senza dimenticare la splendida chiusa finale. Anche attorialmente sa il fatto suo, risultando credibile, se si tiene a mente che a fianco aveva come mentore, l'insuperabile Endrisi di Begley. Personaggio positivo dell'opera, che ha la funzione di consigliere del Re, una sorta di Shuiskj ma ripeto personaggio buono e per nulla viscido. Di Begley mi ha sempre stupito come la sua vocalità chioccia, abbia comunque saputo donare sempre un'interpretazione ricca di colori e con una recitazione sobria e per questa ancora più grande e lodevole. Brava e bella la Pirgu nei panni dell'angelica Roxana, moglie del Re. Infine il ruolo del Pastore, ruolo oscuro come pochi, era affidato ad un tenore di rara bravura (di cui mi sfugge il nome).

Ho letto poi con notevole interesse gli spunti intercorsi tra il Marazzo e Pruun. Anch'io, lasciando stare il discorso sull'omosessualità (e dove condivido in toto il punto del Grasso Messere oramai scomparso :cry: ), sono d'accordo con Pruun. La musica, la trama stessa e pure la regia non sembrano risolvere la forte conflittualità che coinvolge il protagonista ed il sole che giunge alla fine a rischiarare il futuro, ne rischiara solo una parte, visto che sia Endrisi che Roxana si eclissano, senza esserne coinvolti dal grido di libertà, quasi parossistica con cui chiude l'opera Re Ruggero.

Insomma, se vi capita ... non lasciatevi sfuggire questo spettacolo. Ne vale la pena, fidatevi.
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