Don Carlos: interpreti

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Re: Don Carlos: interpreti

Messaggioda Alberich » gio 30 ott 2008, 13:32

Personalmente ritengo Furlanetto, quando è in forma, veramente un grande. Sarei invece curiosissimo di sentire Filianoti, che è sulla carta il vero motivo di interesse di questa produzione. Mi lascia perplesso la scelta di Jenis, ma l'ho ascoltato pochissimo. Le due donne sono collaudate, anche se mi pare che siano entrambe agli antipodi di Filianoti. Kotscherga in secondo cast è un offesa (per quanto secondo me rischia di affondare vocalmente).
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Re: Re:

Messaggioda Maugham » gio 30 ott 2008, 14:01

Riccardo ha scritto: Mi aspetto molto da Gatti.


Ti dirò, Gatti l'ho sentito tante, tantissime volte e ti sono sincero le uniche occasioni in cui mi ha trasmesso qualcosa di duraturo nel ricordo è stato in occasione di un remoto Capuleti con Devia e Dupuy e un Hollander di un po' di anni fa. A Bologna.
Il suo Verdi mi ha sempre convinto solo a tratti.
Dirò una cosa generica, ma ho sempre avuto l'impressione che in lui ci fosse qualcosa "di troppo" o "di troppo poco".
Sai quando esci da teatro ed è tutto un "Sì, ma...", "D'accordo, però..." etc. :)
Dicono però che sia un musicista preparatissimo e un grande professionista.
Trovo invece pura retroguardia la scelta dell'edizione milanese del Don Carlo.
Io avrei invece optato per la prima versione parigina in francese (compresi i brani tagliati) che, se non sbaglio, alla Scala non si è mai vista.
Sarebbe stato magari un buon inizio per un progetto sul grand-opéra colpevolamente assente dai nostri cartelloni.
Cosa ne dici?
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Re: Don Carlos: interpreti

Messaggioda Tucidide » gio 30 ott 2008, 15:36

Secondo me la Zajic come Eboli è una scelta abbastanza modesta... risaputa, polverosa, vocione OK... ma il resto?
Ho letto sul suo thread che la Michael ha fatto bene in questo ruolo... dagli ascolti su youtube devo dire che condivido alcune delle riserve di Teo.
Quali altre artiste proporreste? Dopo l'ascolto live, invero impressionante in puri termini di decibel, di Martina Serafin, e tenuto conto delle sue evidenti difficoltà nel registro alto, la vedrei bene alle prese con questo personaggio, mentre non sarei più così propenso a sentirla come Elisabetta. Troppo volitiva e piaciona, vocalmente e scenicamente parlando, per la regina, mentre avrebbe un appeal fortissimo come Eboli.

Che dite?
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Re: Don Carlos: interpreti

Messaggioda MatMarazzi » gio 30 ott 2008, 20:43

Tucidide ha scritto:Dopo l'ascolto live, invero impressionante in puri termini di decibel, di Martina Serafin, e tenuto conto delle sue evidenti difficoltà nel registro alto, la vedrei bene alle prese con questo personaggio, mentre non sarei più così propenso a sentirla come Elisabetta. Troppo volitiva e piaciona, vocalmente e scenicamente parlando, per la regina, mentre avrebbe un appeal fortissimo come Eboli.
Che dite?


Non capisco...
Siete così sensibili alle piccole difficoltà della Michael in termini di agilità (del tutto prevedibili e comprensibili) e poi mi proponi come Eboli la Serafin! :)
Quella sì che sa cosa sono i retaggi "belcantistici" ( :roll: :roll: :roll: :roll: ) del ruolo!
E poi, scusa, hai appena detto che la Serafin è a corto di acuti... (e io aggiungo "a cortissimo...). La Michael gli acuti ce li ha... eccome!

Ho provato a rifletterci su, ma allo stato attuale delle cose, la Michael resta, a mio gusto, la Eboli più impressionante e rivelatrice dei nostri anni. Forse ...troppo per un Don Carlos maliconico come quello che aprirà la Scala.

Per inciso, la visione dell'ultimo Siegfried di Aix mi ha confermato un vecchio sospetto: Branschweig è uno bluff! :(
Gatti...? Ehm... mi astengo! :(
Dite quel che volete, ma in un Don Carlos così la Zajic ci sta benissimo! :(

Salutoni,
Mat
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Re: Don Carlos: interpreti

Messaggioda Ilaria » gio 30 ott 2008, 21:39

Io sono curiosa di sentire la Zajic per la prima volta dal vivo e felice di poter per l'ennesima volta ammirare il declamatore di lusso Ferruccione Furlanetto in uno dei suoi ruoli cult! Jenis sarà, com'è stato preventivato, tanta voce e poco cesello; tuttavia a me non spiacque nel Barbiere di Pesaro di qualche anno fa (anche se, usando un eufemismo, le agilità non erano proprio immacolate). La Cedolins e Filianoti saranno due protagonisti dal gusto antico, o, se si preferisce, un vecchiotto.
Salminen-Filippo II è il Cura dei bassi per vezzi e gigioneria. Visti insieme due anni fa a Vienna erano perlomeno verosimili come padre e figlio :)

Vidi la Michael come Eboli nell'allestimento di De Ana a Genova ormai qualche stagione fa e non m'impressionò molto. A dire la verità in Verdi mi sembrava proprio fuori repertorio (la sentii anche come Amneris, sempre a Genova). Mi ricordo una bella figura, un'interpretazione piuttosto interessante ma una voce completamente priva di appeal, secca, asprigna, disomogenea...

Forse sono stata fortunata, ma nelle occasioni in cui l'ho sentito io Gatti aveva non un qualcosa di troppo, bensì una marcia in più. In barba ai fischiatori, il suo Barbiere pesarese fu uno splendore.
Ultima modifica di Ilaria il ven 31 ott 2008, 18:02, modificato 1 volta in totale.
Per lei sfidai le stelle,
Di lauri ornai sue chiome,
Deve di Grande il nome,
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Re: Don Carlos: interpreti

Messaggioda Tucidide » gio 30 ott 2008, 21:58

MatMarazzi ha scritto:E poi, scusa, hai appena detto che la Serafin è a corto di acuti... (e io aggiungo "a cortissimo...). La Michael gli acuti ce li ha... eccome!

Appunto. Penerebbe giusto un po' nel Don fatale. Per il resto navigherebbe nella sua zona privilegiata.
La Michael appunto ha gli acuti, e si sente. Ma dagli ascolti non mi convince in pieno al centro e in basso. E lì la Serafin schiocca. :)
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Re:

Messaggioda calbo » lun 03 nov 2008, 0:21

Luca ha scritto:Don Carlo è un'opera tra le mie preferite. Un'idea potrebbe essere:

DON CARLO J. Kaufmann / C. Ventris
ELISABETTA N. Stemme / K. Mattila
FILIPPO II R. Pape / R. Scandiuzzi
EBOLI W. Mejer / N. Michael
POSA B. Terfel / C. Alvarez
INQUISITORE H. P. Konig / G. Howell

A dirigere il tutto D. Barenboim

Tutti nomi non italiani nella prima ipotesi, ma che io reputo interessanti specialmente sul piano interpretativo.

Salutoni, Luca.


Direi

Don Carlo : S.Secco
Elisabetta : I.Tamar
Filippo II : R.Pape/F.Furlanetto
Posa : C.Alvarez/B.Skovhus
Eboli : A.C.Antonacci
Inquisitore : M.Petrenko
frate : P.Gay (è un basso francese)
Tebaldo :

Direttore : Benini/Baremboim
Non temer, d'un basso affetto,
Non temer, d'un basso affetto,
Non fu mai quel cor capace
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Re: Re:

Messaggioda MatMarazzi » ven 07 nov 2008, 14:38

calbo ha scritto:Direi

Don Carlo : S.Secco


Secco? :shock:
Io l'ho sentito solo due volte, nel Nadir a Ferrara e nella Manon con la Dessay a Ginevra.
non mi aveva poi tanto esaltata...
Ma forse ora è maturato.
Tu in cosa l'hai sentito recentemente?

Salutoni,
Mat
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Elisabetta

Messaggioda pbagnoli » mar 18 nov 2008, 17:57

A voi chi piace in questo ruolo?
Pensate che la Freni abbia il giusto cocktail di mestizia e regalità?
Preferite la Ricciarelli di Abbado e Pretre?
O amate qualche cantante straniera, tipo l'indifesa Janowitz?
Io adoro Gwyneth Jones, regale e scabra: mi emoziona tantissimo!
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Elisabetta

Messaggioda marco » mar 18 nov 2008, 19:13

io continuerò, credo vita natural durante, ad adorare l'E. di Montserrat Caballè
da conservatore qual sono, di solito non riesco a dimenticare chi mi ha fatto conoscere l'opera, in questo caso l'edizione Giulini ovviamente
Marco
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Re: Elisabetta

Messaggioda Luca » mar 18 nov 2008, 19:27

Beh, la Jones è interessante (ho un audio con Craig risalente al 1967 al Colòn), però la Freni resta anche per me un punto di riferimento. Molto interessante mi pare anche M. Price (ediz. Abbado, Domingo con la regia di Ronconi). Per le altre nominate: della Caballé si apprezzano i suoni stupendi, però a me piace poco il resto; della Ricciarelli esistono diverse versioni a partire da quella con Luchetti di Venezia 1973 diretta da Pretre: fragile, dolce, gentile, ma anche con tanti problemi di natura vocale (forse poco avvertibili, ma c'erano già nel '73).
Per il resto: la Tebaldi (mah.... forse 10 anni prima dell'edizione che conosciamo diretta da Solti), la Scotto (esiste un live, però quanto stridore !). Della Callas abbiamo il "Tu che le vanità", ma sappiamo che ha cantato l'opera in teatro: saltasse fuori qualche nastro !!!!

Saluti, Luca.
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Re: Elisabetta

Messaggioda pbagnoli » mar 18 nov 2008, 21:19

Ci sarebbe anche la Brouwenstijn, che nel 1958 a Londra con Giulini sostituì proprio la Callas. Forte, testarda, ostinata: personaggio singolarissimo.
E della Steber cosa ne dite?
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Re: Elisabetta

Messaggioda Rodrigo » mar 18 nov 2008, 21:54

Mah...
Elisabetta è un ruolo un po' strano. Drammaturgicamente subisce l'azione più che farla e c'è il forte rischio che passi inosservata rispetto alla "tigre" Eboli ed al drappello maschile. Volete mettere la differenza con l'altra celebre "sballottata! in balia degli uomini del melodramma verdiano: Leonora di Vargas?!
In disco non mi è dispiaciuta la Stella dell'incisione EMI diretta da Santini; vocalmente mi è sembrata più a posto della Tebaldi dell'incisione DECCA. Non so perché ma la Caballé dell'incisione di Giulini mi ha sempre dato l'idea di essere poco interessata al personaggio...
In teatro ho un buon ricordo della Frittoli udita a Firenze sotto la bacchetta di Metha qualche anno fa: peraltro uno degli spettacoli più emozionanti a cui abbia assistito.
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Re: Elisabetta

Messaggioda Scudo » mar 18 nov 2008, 22:39

Questo è il mio primo messaggio, quindi ne approfitto per salutare tutti!

Il Don Carlo è un'opera che mi piace molto, e trovo che fra le migliori Valois vadano ricordate Antonietta Stella, Renata Tebaldi e Anita Cerquetti.

Ma una mi piace più di tutte: la grande, sontuosa Maria Caniglia.
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"Don Carlo"

Messaggioda stecca » mer 19 nov 2008, 10:57

Don Carlo di Verdi (Parigi 1867/Milano 1884)

NOTA DEL MODERATORE:
Caro stecca,
ho già chiesto varie volte il piacere di non aprire nuovi thread su argomenti già trattati.
Altrimenti mi tocca spostarli in coda agli altri thread (cosa che dovrò fare anche con questo).
Ora la funzione "ricerca" funziona, quindi vi devo pregare di usarla!
contiamo sulla tua collaborazione in futuro!

Matteo

5 anni dopo la discontinua e forse in taluni punti eccessiva seppur sublime Forza del destino commissionata dal Teatro di San Pietroburgo e 4 anni prima di Aida commissionata dal Teatro del Cairo, l’oramai internazionale e famosissimo Giuseppe Verdi realizza alla età di 54 anni per il Teatro di Parigi questo gigantesco capolavoro in parziale stile grand-operà che verrà più “n(R ?!!)azionalmente” rivisto quasi 20 anni dopo per la Scala di Milano, in quella che è la più nota ed eseguita seconda e definitiva versione musicata della celebre piece di Schiller. Il solitamente assai parco nei sentimenti amorosi Giuseppe Verdi racchiude in questo straziante dramma a tinte storiche ed un po’ fosche ben tre “amori” infelici che ruotano intorno alla figura del giovane Carlo, quello impossibile per Elisabetta di Valois, la giovane moglie del Padre Filippo II, quello non corrisposto della principessa Eboli per Carlo medesimo, ed infine quello viril-amicale in cui in molti videro una sorta di latente omosessualità pseudo-viscontiana tra il fedele Rodrigo marchese di Posa ed il conteso protagonista, e non a caso si trattò dell’opera di gran lunga preferita dal grande regista. Intorno a tutto ciò aleggiano le due grandi figure ieratiche e non a caso affidate alla corda vocale del basso, dell’infelice regnante e padre Filippo II e del grande Inquisitore che per certi aspetti si pone a metà tra il Commendatore mozartiano ed il futuro sacerdote di Aida. Musica stupefacente con picchi di vera e propria magia soprattutto nel primo atto e in quel memorabile incipit orchestrale alla grande scena finale di Elisabetta, unita ad alcuni momenti sia corali che più raccolti di grande effetto verdiano, basti pensare alla cd. scena dell’autodafè, rendono questa opera una delle più straordinarie creazioni melodrammatiche di sempre, e non a caso Don Carlo ha attirato quasi tutti i più grandi direttori del dopoguerra tra i quali a mio parere svetta tuttavia ancora oggi la insuperata e forse insuperabile lettura di Claudio Abbado, leggendario protagonista alla Scala di Milano di alcune edizioni giustamente ancora oggi ritenute “storiche”.
Molto furba se si vuole la Scala a programmare questa ennesima inaugurazione con Don Carlo stante la attuale situazione delle voci verdiane (diciamo che la crisi si sente anche qui…), giacchè tra tutte le opere verdiane di rilievo, Don Carlo sembra, spartito alla mano, l’unica a consentire una decorosa riuscita anche in assenza di grandi personalità.
Però un qualche ricordo nostalgico ai tanti grandi del passato più o meno remoto che hanno affrontato questi sei incredibili personaggi che “il loro autore” stavolta lo hanno trovato e subito, ritengo vada fatto, e valga il vero.
Il protagonista (tenore) in realtà neppure nella propria romanza di entrata incide più che tanto nell’insieme, ma nelle occasioni in cui a cimentarsi nel ruolo furono tenori immensi quali Bergonzi (il più grande in assoluto), Corelli o Domingo la differenza si sentì eccome, ed anche il pallino di Karajan ovvero quel giovane Carreras, oltretutto facilitato da una tessitura tutto-sommato centrale che esaltava quel timbro benedetto, ti faceva sobbalzare dalla sedia già al primo Io l’ho perduta, mentre con tutto l’amore del mondo il tardo Pavarotti poteva risparmiarsi la infelice inaugurazione mutiana di qualche annetto fa (anche se avercene oggi eh, sia chiaro….).
Il nobile e commovente Marchese di Posa ha trovato nel legato baritonale di Renato Bruson forse il suo interprete più sommo, ma anche la sapienza di un Gobbi o la intelligenza insinuante di un Milnes o la classicità verdiana di un Warren o di un Merrill o di un Bastianini non furono da meno, mentre la tonitruanza un po’ sempre sull’accelleratoredell’abbadiano doc Cappuccilli fecero stavolta emergere, a differenza di Macbeth e Simone, più il cantante dotato che l’interprete ispirato.
Nei ruoli basso-profondo di Filippo e Grande inquisitore vezzo diffuso, come per il caso Ramfis-Sacerdote di Aida, fu quello dell’alternanza di ruoli tra i maggiori verdiani del dopoguerra, anche se a mio parere i colori del giovane Ghiaurov nella interminabile Ella giammai mi amò non li ha più trovati nessuno, ma come dimenticare lo straordinario mezzo di Christoff, la bellezza della voce compatta di Siepi ed anche e perché no ? la rutilante vis interpretativa di Raimondi molto più sensazionale a parere di chi scrive però nel Grande inquisitore (il migliore).
Il ruolo ibrido mezzo-sopranil-drammatico di Eboli (forse vocalmente parlando uno dei più strepitosi in assoluto e non solo in Verdi) ha trovato alcuni mostri sacri che hanno esaltato i fortunati di allora che c’erano. C’è ancora chi ricorda quella serata scaligera degli ani settanta in cui la sconosciuta russa Elena Obratsowa dopo uno sconvolgente O Don fatal divenne in un sol colpo diva internazionale, ma se qualcuno ha avuto modo di ascoltare in uno dei tanti live o anche in disco ufficiale Shirley Verret capirà come la canzon del velo potesse assumere screziate insenature tali da smentire in un sol botto ogni pruderia circa la sensibilità musicale di Verdi, poi è ovvio che voci straordinarie tipo Bumbry o Cossotto sapessero trovare il meglio anche per la sventurata Eboli.
Infine veniamo al ruolo di Elisabetta meta ambita e non sempre adeguata, di quasi tutti i principali soprani lirici del dopo-guerra, e così solo a leggere cotanti nomi ti viene la pelle d’oca alla tale meraviglia.
E qui va a gusti signori miei, chi vuole lo strazio dell’anima adulta non rinuncia alla Callas, chi l’incanto giovanile della purezza andrà a cercarsi una delle tante Caballé d’annata, chi cercherà la rotondità piena della cavata tipica del Verdi maturo non rinuncerà alla Tebaldi o alla Cerquetti, chi vorrà ripulirsi le orecchie da ogni crosta sonora men che perfetta dirà la più moderna Mirella Freni tutta la vita, chi ricercherà sforzo ed approfondimento richiamerà prima la Gencer e quindi la Scotto e così via insomma, le solite….note ivi compreso quel finale tutto in piano della giovane Ricciarelli che ti faceva piangere.
Alla Scala hanno chiamato Fiorenza Cedolins forse oggi come oggi il meglio insieme a Daniela Dessì che un po’ deluse nella citata inaugurazione di Muti, che dire ? Che anche solo per sentire quella orchestra che cresce prima del tu che le vanità e che faceva assumere a Maria Callas in quel noto concerto grazie al cielo ripreso, tutte le espressione facciali di chi ama la musica più di ogni altra cosa al mondo, vale la pena andare a sentire Don Carlo. Se invece siete pigri comprate il CD, quale ? Non vi sono dubbi, la edizione EMI diretta da Giulini del 1970 con cast Domingo, Caballé, Milnes, Verret, Raimondi, rimane ancora oggi un vertice insuperato. Buon ascolto e W Verdi !!!
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