Jenufa: interpreti

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Messaggioda pbagnoli » dom 06 mag 2007, 20:37

D'accordo, Teo: parliamone!
Questo è proprio il tipo di argomenti che merita di essere sviscerato adeguatamente, anche perché esiste assai poca chiarezza sul tema.
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pbagnoli
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Messaggioda VGobbi » lun 07 mag 2007, 0:31

pbagnoli ha scritto:La spiegazione del mio pensiero sta tutta nella mia frase che tu hai quotato: declamare non vuol dire ruttare.

Scusami, l'avrei affermato io che declamare vuol dire ruttare? :shock:

pbagnoli ha scritto:Adesso metto online lo stesso brano cantato dalla Kniplovà nel 1969, che tu mi hai gentilmente inviato. La mia sensazione è che la grande cantante sia in mezzo al guado: non sa esattamente da che parte stare.

In che senso? Potresti spiegare meglio la tua opinione, per favore? Non dirmi che ti lascia spiazzato, solo perche' la Kniplova riesce a cantare questo monologo, a differenza del trio Silja-Olivero-Varnay. E comunque, e' assai limitativo l'ascolto del solo monologo.
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Messaggioda MatMarazzi » lun 07 mag 2007, 11:19

pbagnoli ha scritto:
la Varnay è impressionante per carisma (forse anche superiore alla Silja, ma lo dico sottovoce se no Matteo mi uccide)


Furbastro,
puoi dirlo anche ad alta voce: l'avevo sempre dichiarato anche io che, in questo monologo, la dialettica della Varnay può apparire superiore a quella della Silja.
Non direi che, nel complesso, la Varnay sia una Kostelnicka superiore alla Silja: fra l'altro ho la videoregistrazione anche della Jenufa della Varnay, quindi la posso giudicare anche come attrice.
Da un punto di vista psicologico e umano quello che la Silja costruisce in questo ruolo è davvero senza confronti.

Da un punto di vista tecnico, però, la Varnay colpisce immediatamente, perché il suo declamato (inviso ai vociologhi e ai cellettiani) è più vario come colori e nell'articolazione sillabica.
Inoltre la Varnay gioca in modo estremo con la contrapposizione di sonorità copertissime (morbide e morbose al centro) e acuti apertissimi, stridenti e dolorosi. Quando sale si avverte con chiarezza lo scalino.
Questo effetto di contrasto risulta evidentissimo nelle frasi musicali che alternano note sotto e sopra il fa: la Varnay lo sfrutta per acuire l'intensità della disperazione.
Anche in basso, inoltre, la Varnay gioca di colori molto più della Silja, rendendo la sua declamazione assolutamente caleidoscopica (ecco, Teo: proprio queste sono le cose che un vocalista all'italiana non può permettersi).

Qual'é il rischio di un canto tanto "colorista"? Lo stesso che denunciavo a proposito di Chaliapine: ossia per prima cosa la continua sensazione del delirio, della pazzia (non tutti i personaggi sono pazzi: la Sacrestana non lo è! E' disperatamente lucida); il secondo limite è il sospetto della caricatura.
Che ci sia qualcosa di oscenamente e terribilmente caricaturale nella Sacrestana della Varnay risulta evidentissimo anche dal video della sua interpretazione.

La Silja, come umanità e profondità, è davvero superiore. Certo, ha ragione Vittorio, non lo si può cogliere da questo solo monologo.
La Silja non è una "caratterista" (come invece era la Varnay), ossia non è capace di zampate fulminanti e rivelatrici che, magari in parti piccolissime, ti definiscano un ruolo.
La Varnay si imponeva anche in ruoli da due parole di numero; la Silja invece non eccede, non esaspera, non pesta mai: per costruire un personaggio ha bisogno di tempo! Lo lavora nel dettaglio.
Io - che credo di averla vista in tutti i ruoli che ha cantato negli ultimi vent'anni - posso dire che le impressioni più modeste me le ha lasciate con Erodiade della Salome e nella madre dell'Osud.
Sono ruoli troppo piccoli per lei: non ha il tempo di elaborarli.
Con la Sacrestana invece il personaggio si costruisce con tanta più evidenza e naturalezza, proprio perché evolve con calma; non c'è alcun sospetto di isterismo o effettismi da thriller nei quali invece cascano le pur grandissime Rysanek e Varnay. Devo aggiungere che, anche senza entusiasmarmi, la Baltsa a Vienna fece qualcosa di simile: evitò le smargiassate da attrice tragica e si rivelò in un'umanità toccante.

A proposito della Silja e della sua esecuzione del monologo, oltre alla minore varietà di colori della Varnay (che come abbiamo visto è frutto di una diversa concezione del ruolo, ma anche di una tecnica coloristica più limitata), mi fa specie che nessuno abbia notato che è l'unica a eseguire il terribile do bemolle finale ("vidyte i kostelnicku") come è scritto.
Ossia non un do bemolle ma quattro di fila.
vi - DY (do) - TE (do) - Y (do) ...pausa... KO (do) stelnicku.
Quella pausa è spaventosa perché bisogna staccare il do bemolle e poi riprenderlo lassù.
Nemmeno la Varnay ci riesce ed è costretta a cambiare la scrittura: i primi tre do bemolle (quelli di "vidyte y") li fa un'ottava sotto.

A proposito di questo punto, mi riallaccio a ciò che diceva Teo (che finalmente sta capendo le caratteristiche tecniche della declamazione tedesca)! :D scherzo....
La proiezione del suono, spinto con enfasi grandiosa del fiato, è proprio una delle caratteristiche della declamazione wagner-straussiana, nella quale eccellono la Varnay e la Silja.
Il "belcantista" non ne ha bisogno: per lui il fiato è piuttosto un mantice... un carburante con cui alimentare la frase. Lo deve centellinare, gestire con parsimonia e atletico controllo, perché tutta la dinamica della frase dipenderà da esso.
Nella declamazione (specie tedesca) non è così: quel che conta non è la dinamica della frase, ma il nucleo "coloristico" della vocale; vocale che - per giunta - va catapultata con slancio propulsivo oltre il muro sonoro dell'orchestra.
Questo richiede anzitutto un altro tipo di respirazione e anche un altro tipo di (diciamo così) immascheramento (non è detto che per i wagneriani il suono debba essere necessariamente aperto, semplicemente coperto diversamente di quanto non farebbe un belcantista). Tutto ciò di cui manca la Olivero, grande vocalista all'italiana, abituata a una respirazione all'italiana, che si trova nell'impossibilità tecnica di "colorare" le vocali (dando loro senso) e di proiettarle oltre i fortissimi dell'orchestra.
Per questo è costretta a quel 'po 'po di schifezze.
La stessa Olivero, cantando un ruolo anche più drammatico (la Medea di Cherubini), non aveva assolutamente avuto bisogno di strillare e urlare: la Medea è infatti un ruolo vocalistico, non declamatorio.

E ora veniamo alla Kniplova.
Anzitutto, Vittorio, mi fa davvero ridere che tu tiri in ballo i "nove anni" di differenza. Anche per la Silja allora si poteva mettere la sua registrazione del 1987 invece di quella del 2003.
La Silja, nel 2003 (quando ha inciso il brano messo on line da Pietro) aveva 63 anni: alle sue spalle c'erano già quindici anni di Kostelnicke e quasi cinquant'anni di carriera. La Varnay, nel 1970, aveva dietro di lei quasi quaranta anni di carriera, proprio come la Olivero, che all'epoca di quel disco era sessantaquattrenne.
Al confronto la Kniplova del 1978 era una ragazzina.
Quanto al fatto che, nel 1969, "cantasse tutta la parte" (a differenza della silja e della varnay che, evidentemente, non canterebbero... - e che fanno? si grattano i pollici?) secondo me tu fai un po' di confusione fra l'avere un bel timbro (che la Kniplova probabilmente aveva) e il cantare in modo vocalistico.
A me risulta che vocalista la Kniplova non lo fu mai: invece di sentirla in questo ruolo (o in Wagner, che guardacaso fu l'unico altro autore in cui eccelse) perché non la sentiamo in - che so - Bellini o Rossini?
Semplice.
Perché non li cantò mai, non essendo affatto una vocalista.
La Olivero (lei sì, grande vocalista) cantava anche Gilda e Violetta. Ci avresti visto la Kniplova?
Il fatto di avere un timbro denso e piacevole non significa "cantare" in modo vocalistico (per inciso, Vittorio: CANTANO ANCHE I DECLAMATORI, solo con un'altra tecnica: non sentirai mai - in tutto ciò che fa la Silja - una frase che sia parlata o urlata).
Se ti piace la Kniplova in Kostelnicka solo perché, nel 69, aveva una bella voce tonda e gradevole, è una cosa.
Ma che canti con tecnica vocalistica non mi par proprio.

Concludo questa sbrodolata logorroica (di cui mi scuso) dicendo che sono d'accordissimo con voi, quando dite che anche questo brano può essere tentato con altre tecniche vocali, rispetto a quella declamatoria-tedesca.
Ho seri dubbi sul fatto che una Caballé o una Sutherland (tanto per citare esempi di gente che "cantava" davvero) potessero risultare qui più efficaci della Varnay o della Silja, ma ... chissa?
Sarebbe stato istruttivo e magari sorprendente ascoltarle.


Queste almeno le mie opinioni.
Matteo
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Messaggioda pbagnoli » lun 07 mag 2007, 18:50

MatMarazzi ha scritto:
Devo aggiungere che, anche senza entusiasmarmi, la Baltsa a Vienna fece qualcosa di simile: evitò le smargiassate da attrice tragica e si rivelò in un'umanità toccante.

Ho anche lei fra i miei dischi; ma scusatemi, non credo che in questi giorni riuscirò a farvela ascoltare. Concordo pienamente con Matteo: l'Agnese è davvero brava

MatMarazzi ha scritto: A proposito della Silja e della sua esecuzione del monologo, oltre alla minore varietà di colori della Varnay (che come abbiamo visto è frutto di una diversa concezione del ruolo, ma anche di una tecnica coloristica più limitata), mi fa specie che nessuno abbia notato che è l'unica a eseguire il terribile do bemolle finale ("vidyte i kostelnicku") come è scritto.
Ossia non un do bemolle ma quattro di fila.
vi - DY (do) - TE (do) - Y (do) ...pausa... KO (do) stelnicku.
Quella pausa è spaventosa perché bisogna staccare il do bemolle e poi riprenderlo lassù.
Nemmeno la Varnay ci riesce ed è costretta a cambiare la scrittura: i primi tre do bemolle (quelli di "vidyte y") li fa un'ottava sotto.

E' vero.
Pretendere di buttarla sul solo urlaccio orrendo è inutile: non si risolve il problema vocale (nient'affatto banale) e si casca terribilmente. Ci è cascata anche una scafata come la Modl, che realizza un'autentica schifezza

MatMarazzi ha scritto:

Nella declamazione (specie tedesca) non è così: quel che conta non è la dinamica della frase, ma il nucleo "coloristico" della vocale; vocale che - per giunta - va catapultata con slancio propulsivo oltre il muro sonoro dell'orchestra.

Questo è particolarmente importante, e credo che risponda pienamente al quesito che mi ha posto Vittorio: declamare, nel teatro d'opera, non è un espediente per cantanti dotati di scarsa tecnica. L'arte della declamazione è ricca, complessa e richiede un impegno e una dedizione non indifferenti e soprattutto non inferiori alla più classica tecnica di fonazione che, per comodità, continueremo a chiamare all'italiana.
Bisognerà che, finita la buriana della Jenufa scaligera, riaffrontiamo il problema in modo più organico.
Ci penserà Matteo come al solito 8)

MatMarazzi ha scritto: E ora veniamo alla Kniplova.
Quanto al fatto che, nel 1969, "cantasse tutta la parte" (a differenza della silja e della varnay che, evidentemente, non canterebbero... - e che fanno? si grattano i pollici?) secondo me tu fai un po' di confusione fra l'avere un bel timbro (che la Kniplova probabilmente aveva) e il cantare in modo vocalistico.
Il fatto di avere un timbro denso e piacevole non significa "cantare" in modo vocalistico (per inciso, Vittorio: CANTANO ANCHE I DECLAMATORI, solo con un'altra tecnica: non sentirai mai - in tutto ciò che fa la Silja - una frase che sia parlata o urlata).
Se ti piace la Kniplova in Kostelnicka solo perché, nel 69, aveva una bella voce tonda e gradevole, è una cosa.
Ma che canti con tecnica vocalistica non mi par proprio.

Sacrosantemente vero anche questo.
Anche perché, ovviamente, fallirebbe il colpo.
Per la Kniplovà penso che valga il principio già espresso per altri repertori.
Non si discute l'idiomaticità.
Non si discute il peso esercitato in un ruolo suo come pochi altri.
Ma la linfa vitale portata dalle grandi declamatrici di area tedesca ha contribuito all'evoluzione di questo ruolo in modo essenziale, portando un plusvalore di calda e toccante umanità che fa uscire definitivamente il personaggio da quell'aura vagamente menagramo e completamente astratta dal mondo che la circonda. E' la stessa impressione che mi ha sempre fatto la Krasovà (altra grande interprete storica del ruolo)
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Messaggioda VGobbi » lun 07 mag 2007, 20:19

Grazie Mat per le delucidazioni su cosa sia l'arte del declamare.

MatMarazzi ha scritto:E ora veniamo alla Kniplova.
Anzitutto, Vittorio, mi fa davvero ridere che tu tiri in ballo i "nove anni" di differenza. Anche per la Silja allora si poteva mettere la sua registrazione del 1987 invece di quella del 2003.

Certo, il discorso valeva per la Silja, pero' tu stai facendo il furbastro, eccome. La Callas quanto e' durata? La Souliotis? La Fabbricini? Artiste che nel giro di pochi anni hanno frantumato il loro organo vocale. Quindi il mio discorso era tutt'altro che campato in aria. La Kniplova del '69 e' tutt'altra cosa rispetto a quella del '78.

MatMarazzi ha scritto:Quanto al fatto che, nel 1969, "cantasse tutta la parte" (a differenza della silja e della varnay che, evidentemente, non canterebbero... - e che fanno? si grattano i pollici?) secondo me tu fai un po' di confusione fra l'avere un bel timbro (che la Kniplova probabilmente aveva) e il cantare in modo vocalistico.

No Matteo, non faccio confusione. La Kniplova, a mio modo di vedere, fa affidamento molto piu', rispetto al duo Varnay/Silja, sulla linea vocale, preoccupandosi di raggiungere un maggior equilibrio sonoro e cercando di spezzare meno la frase musicale. Io ho questa impressione e non penso che sia solo questione di timbro.

MatMarazzi ha scritto:A me risulta che vocalista la Kniplova non lo fu mai: invece di sentirla in questo ruolo (o in Wagner, che guardacaso fu l'unico altro autore in cui eccelse) perché non la sentiamo in - che so - Bellini o Rossini?

Beh dai Mat, non passiamo all'estremo opposto. Comunque mi piacerebbe tanto sapere che tipo di carriera abbia fatto la cantante ceca. Ho provato a cercare in internet e non mi e' uscito fuori nulla. Qualche forumista ha trovato qualcosa?

MatMarazzi ha scritto:Il fatto di avere un timbro denso e piacevole non significa "cantare" in modo vocalistico (per inciso, Vittorio: CANTANO ANCHE I DECLAMATORI, solo con un'altra tecnica: non sentirai mai - in tutto ciò che fa la Silja - una frase che sia parlata o urlata).

Una piccola quanto doverosissima precisazione. Io non disprezzo i declamatori, sia ben chiaro. E' una tecnica, un'altra tecnica non meno importante di quella adottata da un vocalista. Ritornando in tema, penso di affermare che il canto della Kniplova e' piu' vicino a quello di un vocalista, piuttosto che quello di una declamatrice. E' un azzardo?

MatMarazzi ha scritto:Se ti piace la Kniplova in Kostelnicka solo perché, nel 69, aveva una bella voce tonda e gradevole, è una cosa.
Ma che canti con tecnica vocalistica non mi par proprio.

Mai affermato questo. Pero', carissimo Mat, concordi che la tecnica vocale della Kniplova non e' nemmeno quella di una declamatrice, o mi sbaglio?

pbagnoli ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:Devo aggiungere che, anche senza entusiasmarmi, la Baltsa a Vienna fece qualcosa di simile: evitò le smargiassate da attrice tragica e si rivelò in un'umanità toccante.

Ho anche lei fra i miei dischi; ma scusatemi, non credo che in questi giorni riuscirò a farvela ascoltare.

Non vedo l'ora di ascoltarmi la Baltsa, artista per inciso che non rientra tra i miei preferiti, oltre a trovarla decisamente sopravalutata in merito alla sua bravura, imho. E stiamo aspettando anche quella della Barstow. :wink:

pbagnoli ha scritto: Ci è cascata anche una scafata come la Modl, che realizza un'autentica schifezza.

Il fallimento della Modl, di cui non possiedo l'incisione, ma dove ne ho sempre sentito parlar male in questo ruolo, confesso che mi ha lasciato sbalordito e sorpreso. Mai e poi mai avrei scommesso sulla pessima perfomance della Modl. Credo che sia un argomento che merita di essere sviscerato. Qualcuno saprebbe dirmi i motivi di tale delusione?

pbagnoli ha scritto:Ma la linfa vitale portata dalle grandi declamatrici di area tedesca ha contribuito all'evoluzione di questo ruolo in modo essenziale, portando un plusvalore di calda e toccante umanità che fa uscire definitivamente il personaggio da quell'aura vagamente menagramo e completamente astratta dal mondo che la circonda.

Scusa, sentendo la Kostelnicka della Varnay hai la sensazione di qualcosa di toccante umanita'? A me pare assolutamente di no, anzi la sensazione di una Sagrestana assolutamente menagramo e completamente astratta dal mondo che la circonda.

pbagnoli ha scritto:E' la stessa impressione che mi ha sempre fatto la Krasovà (altra grande interprete storica del ruolo)

Qui ci vorrebbe un altro bel clip audio. :oops:
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Messaggioda pbagnoli » mar 08 mag 2007, 12:54

VGobbi ha scritto: Qui ci vorrebbe un altro bel clip audio. :oops:

Fra un po' darò a voi tutti istruzioni dettagliate su come fare per inserire i clip audio, così ci pensate direttamente voi...
Che pizza che sei!
Ma non ti bastano mai? :D
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Messaggioda MatMarazzi » mer 09 mag 2007, 12:02

VGobbi ha scritto:tu stai facendo il furbastro, eccome. La Callas quanto e' durata? La Souliotis? La Fabbricini? Artiste che nel giro di pochi anni hanno frantumato il loro organo vocale. Quindi il mio discorso era tutt'altro che campato in aria. La Kniplova del '69 e' tutt'altra cosa rispetto a quella del '78.


Perché? Secondo te la Silja del 2003 ha la stessa voce della Silja del 1962? O la Varnay del 1970 ha la stessa voce di quella del 1946?
Entrambe nella voce portano i segni dolorosi di carriere pesantissime e lunghissime (al cui confronto quella della Kniplova è ben poca cosa).
Ma nessuno di noi, nemmeno te, è corso loro in soccorso dicendo che, poverine, erano declinanti e vecchie.
La loro grandezza si impone, in questa pagina, indipendentemente dall'invecchiamento, anzi ne risalta.

Tu citi la Callas e la Souliotis; ma parli di artiste che (appunto) si cimentavano in ruoli vocalistici. Il vocalismo all'italiana è come la carriera agonistica di un atleta: è pensato per un corpo giovane e sano.
Il declamato tedesco è meno limitante sul fronte anagrafico: infatti i "vocalisti" che si mantengono intatti dopo i 50 si contano sulle dita; mentre i wagneriani che continuano fino alla pensione come niente fosse sono tantissimi: guarda Melchior, la Flagstad, la Nilsson, la Jones... e parliamo di gente che non si è certo risparmiata.
Ti ricordo che la Varnay e la Silja erano stato giudicate "finite" dai vociologhi fin dagli anni '50 (la prima) e '60 (la seconda).

Ritornando in tema, penso di affermare che il canto della Kniplova e' piu' vicino a quello di un vocalista, piuttosto che quello di una declamatrice. E' un azzardo?


Sinceramente, Vittorio, per me sì.
Ho ascoltato con molta attenzione la Kniplova del 1969.
In certi momenti mi ha anche impressionato: dalla seconda metà del brano, comincia a scaricare bordate di suono (laddova la voce aveva più brillantezza) che fanno un certo effetto. C'è una bella progressione drammatica (anche se l'esagerato riverbero che hanno aggiunto all'incisione - vezzo dei tecnici del suono dell'Est di quegli anni - farebbe sembrare lucente anche la mia voce).

Però la Kniplova è in tutto e per tutto una declamatrice.
Lo senti nella difficoltà con cui cerca di smorzare i suoni all'inizio (la Varnay, in questo senso, è molto più ortodossa).
Lo senti nella tendenza (tipicamente declamatoria) a sbiancare certe vocali e a giocare di colori per esprimere sofferenza.
Lo senti anche nelle difficoltà che la Kniplova incontra: nella dinamica, ad esempio, o negli acuti! proprio le tipiche magagne dei declamatori.
In cosa eccelle? Nello scaraventare accenti o colori con propulsione ammirevole! Proprio ciò che i declamatori sanno fare.

Qui in questa pagina si difende, proprio perché è una pagina scritta per declamatrici, ma se la sentissimo in una pagina di Bellini o del primo Verdi resteremmo angosciati.
Non devi dire che passo all'estremo se cito autori che, a differenza di Janacek, esigono proprio una tecnica vocalistica!
Si fa presto a definire la Kniplova vocalista in una pagina che richiede solo declamato.
E' come quando i Cellettiani cercavano di convincermi che la NIlsson, in Wagner e Strauss, cantava "all'italiana"!
eheheh... poverini! Solo perché sentivano una voce bellissima e spettacolare, dovevano per forza dimostrare che era frutto della tecnica all'italiana.
Poi una volta ho messo su il Nabucco cantato dalla Nilsson... e ogni commento è diventato superfluo.

:cry:

Per concludere, secondo me la Kniplova ha solo una cosa rispetto a Silja e Varnay. Una voce più compatta e (al centro) potente nello slancio.
Ma questo, imho, c'entra ben poco con la tecnica vocalistica.

Salutoni,
Matteo
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Messaggioda VGobbi » gio 10 mag 2007, 20:12

MatMarazzi ha scritto:Entrambe nella voce portano i segni dolorosi di carriere pesantissime e lunghissime. La loro grandezza si impone, in questa pagina, indipendentemente dall'invecchiamento, anzi ne risalta.

Ok, ma io volevo soffermarmi sulla interpretazione lasciata dalla Kniplova nel '69, assai diversa da quanto ci rilascera' 9 anni dopo. E' troppo importante rimarcare l'incisione, perche' secondo me la cantante ceca ci da una nuova linea interpretativa di questo colossale personaggio, incapace di ripetersi nel '78. E' il brano del '69 la Kniplova da esaminare.

MatMarazzi ha scritto:Il vocalismo all'italiana ...

Questo e' un aspetto che meriterebbe thread a parte. Finora sei stato esauriente nel descrivere cosa sia il declamato, sottolineando la pari importanza di chi si esprime ricorrendo invece alla vocalita' italiana. Mi piacerebbe sapere da te e da altri forumisti, cosa s'intende per vocalita' italiana.

MatMarazzi ha scritto:Il declamato tedesco è meno limitante sul fronte anagrafico: infatti i "vocalisti" che si mantengono intatti dopo i 50 si contano sulle dita; mentre i wagneriani che continuano fino alla pensione come niente fosse sono tantissimi: guarda Melchior, la Flagstad, la Nilsson, la Jones... e parliamo di gente che non si è certo risparmiata.

Curiosissimo dato anagrafico. Mi spieghi il motivo perche' cantare all'italiana sia fisicamente piu' pesante, direi quasi controproducente?

MatMarazzi ha scritto:Ho ascoltato con molta attenzione la Kniplova del 1969.
In certi momenti mi ha anche impressionato: dalla seconda metà del brano, comincia a scaricare bordate di suono (laddova la voce aveva più brillantezza) che fanno un certo effetto. C'è una bella progressione drammatica ...

Sbaglio o stai rivalutando la Kniplova? Mi sembra che in tempi non sospetti, non ti piacesse piu' di tanto questa cantante.

MatMarazzi ha scritto:Qui in questa pagina si difende, proprio perché è una pagina scritta per declamatrici, ma se la sentissimo in una pagina di Bellini o del primo Verdi resteremmo angosciati.

Mi piacerebbe tanto sentirla in un Bellini o primo Verdi. Davvero!

MatMarazzi ha scritto:Non devi dire che passo all'estremo se cito autori che, a differenza di Janacek, esigono proprio una tecnica vocalistica!
Si fa presto a definire la Kniplova vocalista in una pagina che richiede solo declamato.

Perche' dici questo? Io ho la sensazione, te l'ho gia' scritto in altre occasioni, che la Kostelnicka della Kniplova sentendola cantare si differenzia, esaminando solo dal punto di vista vocale, dai monologhi lasciati dalla Varnay e dalla Silja. Di conseguenza, se la Kniplova non canta in modo vocalistico, utilizzando un termine a te caro, sicuramente fa ricorso ad un declamato nostrano, sbalorditivo, direi quasi innovativo che ha molte parentele con il belcanto, pur notando sforzi evidenti nel registro acuto.
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Messaggioda MatMarazzi » dom 13 mag 2007, 20:11

VGobbi ha scritto:Mi spieghi il motivo perche' cantare all'italiana sia fisicamente piu' pesante, direi quasi controproducente?


Non è più pesante, nè è controproducente cantarlo. :-)
Solo che i segni della fatica si sentono prima.

Il pattinatore su ghiaccio dovrà interrompere la sua carriera agonistica molto prima di un boxeur. E non perché pattinare su ghiaccio faccia male o sia controproducente e menchemeno perché il pattinaggio su ghiaccio sia più provante e faticoso della boxe.
E' perché questi due sport esigono altre tecniche: hanno bisogno di altro tipo di allenamento e pongono altri problemi.
Per questi tipi di problemi e di tecnica, il fatto di "indurirsi" (come avviene a tutti già intorno ai quaranta) è un problema minore.

Il canto all'italiana, più che forza, richiede delicatezza, flessuosità, agilità. Tutto questo, dopo i quaranta, diventa più difficile.
Almeno a me pare così.
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Messaggioda VGobbi » gio 14 giu 2007, 9:00

Chiedo scusa se riporto in auge un vecchio thread. Proprio in questi giorni mi e' capitato sottomano di ascoltare la Jenufa (integrale) rappresentata alla Scala nel '74. Mi riferisco alla coppia Bumbry-Olivero. Lasciamo stare le mille contumelie che mi son passate per la testa, causa aver proposta l'opera in italiano, ci sarebbe qualcuno in grado di linkarmi il libretto dell'opera (in italiano, s'intende), possibilmente lo stesso utilizzato nell'edizione del '74? :oops:

Inoltre, ho voluto nuovamente soffermarmi sulla Kostelnicka della Olivero. Ebbene, ho avuto la sensazione che abbia fatto fatica solo ed esclusivamente nel monologo, mentre per il resto ha saputo limare gli evidenti problemi vocali, dominando il personaggio infido come pochi. Insomma, sembra che la Olivero come vocalista, abbia dimostrato di poter reggere la parte in un ruolo fortemente declamatorio, anche se il monologo del secondo atto e' stato invero uno strazio. Voi cosa ne pensate?
Ultima modifica di VGobbi il lun 18 giu 2007, 10:17, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda MatMarazzi » gio 14 giu 2007, 12:37

VGobbi ha scritto: Ebbene, ho avuto la sensazione che (la Olivero) abbia fatto fatica solo ed esclusivamente nel monologo, mentre per il resto ha saputo limare gli evidenti problemi vocali


Che la sua Kostelnicka andasse rivalutato nell'ascolto complessivo l'avevo detto anche io, se ti ricordi, alcuni post fa.
E tuttavia resto dell'idea che, in questa parte, la Olivero fosse disperatamente in crisi.
E non per ragioni vocali (anzi, era ancora incredibile!) ma per ragioni tecniche.
Basta una nota della Silja o della Varnay per convincermi che non si può cantare la parte se non con tecnica declamatoria.
Questo almeno pare a me, che pure sono un grande ammiratore della Olivero!

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Messaggioda VGobbi » gio 14 giu 2007, 19:29

MatMarazzi ha scritto:Che la sua Kostelnicka andasse rivalutato nell'ascolto complessivo l'avevo detto anche io, se ti ricordi, alcuni post fa.

Certo!

MatMarazzi ha scritto:E tuttavia resto dell'idea che, in questa parte, la Olivero fosse disperatamente in crisi. E non per ragioni vocali (anzi, era ancora incredibile!) ma per ragioni tecniche.

Eppure sai che non ne sono tanto convinto? La Kostelnicka della Olivero, mannaggia un'altra volta che non l'abbia cantata in ceco ( :evil: ), ha mostrato nel suo complesso la capacita' di cantare il ruolo da vocalista, mostrando defaillances vocali evidenti solo nel monologo. A questo punto mi domando : siam proprio sicuri che il canto declamatorio di una Varnay (la Silja non la considero perche' davvero ha dimostrato appieno che questo ruolo lo si puo' affrontare con un'altra tecnica vocale, quello del declamato), la quale mi sembra che pure lei non e' esente da problemi di tessitura, sia cosi' impeccabile pur affrontandolo con tecnica vocale giusta? Non e' che forse la difficolta' di interpretare Kostelnicka trascenda da altre problematiche, che non sia solamente ed esclusivamente il lato vocale?
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Messaggioda VGobbi » lun 18 giu 2007, 10:18

Mat, non mi dici nulla? E tu Pietro, che sei un fan accanito della Varnay in questo ruolo?

E voi altri?
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Messaggioda MatMarazzi » lun 18 giu 2007, 13:41

Ma cosa vuoi che ti risponda, Vit.
Ne abbiamo già parlato.
Secondo me un canto vocalistico non regge in questa parte, può funzionare in singole battute ma non nel complesso.
D'altronde la Varnay ha cantato il ruolo decine di volte e non certo in teatrini (Londra, Vienna, Monaco, New York) mentre la Olivero, negli stessi anni, ha fatto un pugno di recite alla Scala e mai più.
La Silja lo ha cantato per vent'anni in tutto il mondo (e non accenna a fermarsi) mentre la Kabaywanska lo ha affrontato a Napoli - dove gioca in casa - e poi nessuno gliel'ha più richiesto.
A me basta sentire una nota della Varnay e una della Olivero per sapere chi lo fa meglio! Tu non la pensi così... ok, ma non saprei cosa dirti.
Per quanto mi riguarda possiamo far cantare la Kostelnicka anche ad Albano Carrisi... :)

Mat
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Messaggioda pbagnoli » lun 18 giu 2007, 21:26

VGobbi ha scritto:Mat, non mi dici nulla? E tu Pietro, che sei un fan accanito della Varnay in questo ruolo?


Io vado matto per la Varnay a prescindere, figuriamoci in un ruolo come questo dove le sue capacità s esaltano.
Per il resto, Vittorio, non posso che accodarmi a Matteo: possiamo pensare a tutto, nell'opera, ma sempre cercando di essere ragionevoli.
Tu continui a proporre la vocalista in un ruolo declamatorio, ma è una proposta sterile ed inutile: non ha nessun senso, nessuna logica.
Io trovo la Olivero disastrosa in questa prova, pur riconoscendole alcuni elementi di interesse che derivano non dalla sua tecnica vocalistica applicata ad un ambito declamatorio, bensì dal fatto che...era la Olivero!
Poi, se dobbiamo sempre cercare la luna nel pozzo è un altro paio di maniche; ma vorrei che stessimo attaccati ai dati di fatto
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