voci di medea

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Messaggioda Calaf » sab 05 gen 2008, 20:58

Mi è capitato di occuparmi di Medea qualche tempo fa. ecco cosa scrivevo della Borkh:

Personalità di grande rilievo, emerge, per il tipo di vocalità e tecnica, più nel declamato che nei cantabili. L'emissione non è certo levigatissima e si notano tensioni nei passi più acuti. Dopo un inizio un po' defilato, l'interprete di razza comincia a balzar fuori dal duetto con Giasone che chiude il primo atto. Il soprano svizzero non ha la fantasmagorica varietà di fraseggio di una Callas; viene fuori una figura di donna dura, disperata e vendicativa, talvolta con soluzioni interpretative che guardano più all'espressionismo che al neoclassicismo (vedi soprattutto la fine del secondo atto e tutto il terzo), di indubbio impatto emotivo.
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Messaggioda MatMarazzi » dom 06 gen 2008, 16:08

Calaf ha scritto:soluzioni interpretative che guardano più all'espressionismo che al neoclassicismo


Analisi perfetta! :)
Aggiungerei solo che, in questo caso, è rilevante il fatto che la Borkh (come la Callas) eseguisse la versione Lachner, che è letteralmente stravolta rispetto all'originale di Cherubini.
La versione Lachner è pensata per uno stile e una tecnica vocale già wagneriana.
In questo senso (paradossalmente) la propensione più al declamato che al fraseggio potrebbe essere più corretta.

In fondo se ci pensi la Callas, a modo suo, declamava Medea. La cantava con lo stesso stile di Kundry.
Inoltre le "vocaliste" che si sono cimentate con la parte (dalla Mazzoleni alla Caballé, passando per la Gencer e la Deutekom) ci hanno lasciato le penne...
Mentre le declamatrici (parliamo sempre della versione Lachner) ne sono venute fuori bene: pensa alla Jones!
La Borkh, che peraltro canta in tedesco, mi pare folgorante.

Che ne dici?
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Messaggioda Calaf » mar 08 gen 2008, 0:19

Di Lachner parlavo in altro passo che non ho riportato. Vero che la Callas declamava Medea. E sono rimasto alquanto basito dalla prestazione della Gencer (una débâcle così non me l'aspettavo), mentre la Deutekom non mi ha sconvolto perché non mi aspettavo granché...anzi tutto sommato (dizione a parte...vabbé non è cosa da poco in quest'opera... :roll: ) se la cava un po' meglio di quello prevedevo. La Jones mi convince poco anche (ma forse direi soprattutto) come personaggio. Quanto alla Borkh mi sembra si sia capito che nel complesso la trovo piuttosto elettrizzante.
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Messaggioda walpurgys » mer 09 gen 2008, 2:58

Per me Medea ha la voce vulcanica e imperiosa della Callas e quella luminosa e sfacciata della Jones.
Ascoltai una volta in Barcaccia il microscopio dell'aria e con la scusa sentii oltre alle due citate che già conoscevo grazie ai live completi, anche la Olivero, la Gencer, la Rysanek, la Tamar e la Borkh.
La prima mi dava l'impressione di Biancaneve al pozzo che imita Grimilde, la Gencer non mi convinse, la Rysanek era una Medea orrendina formato bisteccona inanimata, la Tamar era interessante timbro scuro, buon carisma, mentre la Borkh per quanto ''bruciante'' la ricordo aspra e traballante...certo Medea si dice debba esprimersi come le Baccanti...
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Messaggioda Calaf » mer 09 gen 2008, 15:46

L'aria era quella del primo atto? Se sì, l'ho scritto sopra che l'inizio della prestazione della Borkh non è entusiasmante; inizia a scaldarsi dal duetto con Giasone. Certo, se cerchi il bel suono e l'emissione ben tornita devi indirizzarti verso altri lidi.
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Messaggioda MatMarazzi » gio 10 gen 2008, 18:17

Calaf ha scritto:E sono rimasto alquanto basito dalla prestazione della Gencer (una débâcle così non me l'aspettavo)


Io purtroppo sì...
Nel senso che, come vado ripetendo da tempo, le cosidette "vocaliste" forgiate alle scuole belcantistiche non dispongono degli strumenti tecnici elementari per cantare ruoli che prevedono una tecnica declamatoria.
Il crollo è dunque rovinoso, specie per quelle artiste - come la Gencer e la Olivero in Jenufa - che non si accontentano di constatare la propria inefficienza, ma che tentano di dire comunque qualcosa, utilizzando le loro armi spuntate.
Tecnicamente parlando la Borkh e la Jones sono - per la MEdea versione Lachner - inifinitamente più a loro agio.

Quanto alla Borkh mi sembra si sia capito che nel complesso la trovo piuttosto elettrizzante


:) sì! Si era capito benissimo.
Io poi vado oltre: la considero la miglior Medea incisa della versione Lachner.
Il suo canto è un crogiolo di effetti, di colori, di intuizioni di fronte a cui, ma è solo un mio gusto, l'esagitarsi rabbioso della Callas deve cedere il passo.

Un salutone,
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Messaggioda Calaf » ven 11 gen 2008, 2:03

MatMarazzi ha scritto:Io poi vado oltre: la considero la miglior Medea incisa della versione Lachner.
Il suo canto è un crogiolo di effetti, di colori, di intuizioni di fronte a cui, ma è solo un mio gusto, l'esagitarsi rabbioso della Callas deve cedere il passo.

Un salutone,
Matteo


Le letture di Medea che la Callas ci ha lasciato sono abbastanza diverse l'una dall'altra. Si parte da quella di Firenze (Gui) che corrisponde più delle altre alla tua descrizione, poi, man mano che passa il tempo (e i mezzi si affievoliscono), il personaggio si colora di screziature più umane; dalla maga terribile via via prende sempre più spazio la donna (a partire dalla recita scaligera con Bernstein, poi con Serafin e Rescigno), con un'inversione di rotta (Dallas) in cui sembra ritornare alle origini. La serata con Schippers fa meno testo per la lotta costante con mezzi vocali che riescono a seguire solo in parte le intenzioni dell'artista.
Io trovo che La Borkh e la Callas diano letture diversissime ma entrambe estremamente interessanti e costituiscano le punte di diamante della versione Lachner. Per quanto riguarda la Medea originale siamo ancora in attesa di un'interprete veramente illuminante; tra le pochissime che ci hanno provato mi vengono in mente solo la Stapp e la Tamar, oltre ad una, almeno per me, ignota Phyllis Treigle, che ha partecipato nel 1997 ad un'edizione che si dovrebbe rifare alla prima parigina del 1797; ne è stato fatto un CD ma non lo conosco, né so se si rifaccia ad una qualche edizione critica.
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Messaggioda MatMarazzi » sab 12 gen 2008, 14:49

Calaf ha scritto:Le letture di Medea che la Callas ci ha lasciato sono abbastanza diverse l'una dall'altra.


Verissimo!
Come per tutte le creature della Callas, il dopo-53 rappresenta una radicale evoluzione linguistica e interpretativa.
Quindi quello che tu esponi (un processo in introspezione e umanizzazione) è senz'altro ravvisabile anche in Medea, come già in Violetta o Aida, tanto per fare due esempi.
Quindi il mio riferimento alla "rabbiosità" era sbagliato, se vediamo il personaggio in tutta la vicenda interpretativa della Callas.

Cerco di spiegare meglio ciò che intendevo.
La mia tesi è che la Medea rivistata da Lachner, con quell'orchestrazione massiccia e i recitativi furiosi, si adatti meglio a un'emissione forgiata sul declamato, un po' come una Kundry.
Certo... la differenza è che Lachner è stato comunque costretto a mantenere di Cherubini tutte le pagine cantabili e di scrittura classica (anche se ingombrandole di una diversa orchestrazione).

E' proprio questa duplicità tecnica a mettere in crisi (tecnicamente) le attuali interpreti di Medea-Lachner.
Devono ruggire un recitativo centralizzante e wagneriano e subito dopo lanciarsi in agilità acute o, peggio, sostenere un'aria intera in una zona che - per i drammatici - è di passaggio.

Ho notato che le wagneriane e le declamatrici (specie quelle che non hanno completamente abbandonato il repertorio italiano, come la Jones negli ultimi anni '60) ne escono tutto sommato bene... VOCALMENTE.
Poi hai ragionissimo tu quando dici che la Jones risulta un po' sterile dal punto di vista espressivo; ma questo è un altro problema.

Le vocaliste, invece, che magari sarebbero andate benissimo nell'originale di Cherubini, reggono degnamente "dei tuoi figli" e altre pagine, ma si trovano a corto d'effetti nel canto apertamente declamatorio che qui è richiesto, e si trovano costrette a far quello che - inevitabilmente - fa una vocalista quando si rende conto di non aver abbastanza colori a disposizione: ossia PESTA!

La Callas come si comporta?
Anche lei è a disagio, secondo me, ed è un disagio tutto tecnico.

Il fraseggio "belcantistico" non basta, per far risaltare frasi come "Numi venite a me"...
Ci vogliono colori!
E allora alla Callas non resta che esasperare l'accentazione, l'articolazione.
Lo fa in maniera diversissima nel 53 e nel 55, è vero.
Ma alla fine le sue Medee mi comunicano sempre la sensazione di un disagio tecnico, di un parlare una lingua non conosciuta.
Il risultato è lo stesso della sua Kundry: ossia un "finto" declamato all'italiana, troppo morbido e omogeneo nei colori, ma ...furbescamente estremizzato nella scansione consonantica (per dare l'idea di una maggiore cura della parola).
Io che pure amo la Callas moltissimo, la trovo in queste parti artefatta ed esteriore.

L'avevo detto , tempo fa, in questo forum, quando tutto sommato mi ero dichiarato contento che non si fosse cimentata con Elektra e Salome (contro i soliti vociologi che sognano addirittura l'Ortrud della Cossotto).
Lo ribadisco ora, a proposito di Medea, ruolo in cui - personalmente - non riesco a trovare nella Callas l'interprete di riferimento che tutti indicano.

Beckmesser propone la Callas, se non altro, come potenziale interprete della Medea originale (in quanto sorella di Leonore).
Purtroppo nulla ci supporta in questo senso, ma certo anche io l'avrei vista più come cherubiniana vera che come wagneriana finta.

Per quanto riguarda la Medea originale siamo ancora in attesa di un'interprete veramente illuminante; tra le pochissime che ci hanno provato mi vengono in mente solo la Stapp e la Tamar, oltre ad una, almeno per me, ignota Phyllis Treigle, che ha partecipato nel 1997 ad un'edizione che si dovrebbe rifare alla prima parigina del 1797


Intanto grazie mille delle informazioni!
E' vero che l'interprete ideale della "vera" Medée di Cherubini ancora ci manca... era appunto la tesi di Beckmesser a proposito di Leonore.
Io torno a dire che, essendoci lasciati sfuggire l'occasione delle grandi mozartiane-serie degli anni 70-80 (Moser, Eda-Pierre, Varady)... ci vorrà un po' perché ne troviamo qualcun'altra così "giusta".

Salutoni
E grazie mille degli splendidi dibattiti.

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Messaggioda beckmesser » lun 14 gen 2008, 11:06

MatMarazzi ha scritto:Beckmesser propone la Callas, se non altro, come potenziale interprete della Medea originale (in quanto sorella di Leonore).
Purtroppo nulla ci supporta in questo senso, ma certo anche io l'avrei vista più come cherubiniana vera che come wagneriana finta.


Uhm, in effetti non è esattamente questo che intendevo: non penso che Medea e Leonora siano proprio sorelle, al massimo zia e nipote.... Quello che volevo dire (e semplificando un po’ brutalmente…) è che per mio conto Leonora deriva dall’innesto di Medea (e Lodoiska) su Fiordiligi e che, mentre mi sembra assodato che un approccio a Leonora rigidamente declamatorio non funziona, un approccio sostanzialmente mozartiano funziona benissimo ma ho il sospetto che manchi qualcosa: ossia proprio quell’elemento rivoluzionario (di “classicismo rivoluzionario”, come diceva Praz a proposito delle arti figurative dell’epoca…) che discende direttamente dalla frastagliata e asimmetrica vocalità di Cherubini su cui si “appoggiano” (nella versione del 1814) le più levigate linee spontiniane. In questo mi sembra che la Callas avrebbe avuto qualcosa da dire…

Mi lascia invece un po’ perplesso il discorso sulla Medea versione Lachner. Voglio dire: in fin dei conti, se ricordo bene, Lachner arrangia la sua versione verso il 1855, quando Wagner (almeno quello noto al mondo) è fermo a Lohengrin. Non ho sentito altro di Lachner (anche se sarei curioso almeno sulla sua Caterina Cornaro) ma da quel che ho letto, non mi sembra del resto che fosse in qualche modo in linea con quanto Wagner stava facendo: anche dai soli recitativi di Medea mi sembra piuttosto un operista fermo su posizioni sostanzialmente meyerbeeriane e se proprio devo accostarlo a Wagner, mi viene in mente solo Rienzi… Sono d’accordo sul fatto che la Callas mostri incertezze, ma credo che ciò derivi più che altro dal terribile guazzabuglio stilistico che quella versione rappresenta, più che da esigenze declamatorie cui non riesce a far fronte.
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Messaggioda walpurgys » mar 15 gen 2008, 15:25

Calaf ha scritto:L'aria era quella del primo atto? Se sì, l'ho scritto sopra che l'inizio della prestazione della Borkh non è entusiasmante; inizia a scaldarsi dal duetto con Giasone. Certo, se cerchi il bel suono e l'emissione ben tornita devi indirizzarti verso altri lidi.


L'aria in questione era "E che? Io son Medea!".
Purtroppo non sono riuscito a procurarmi l'intera performance di questa artista (che trovo meravigliosa in Elektra, Salome, Sieglinde, Antigone), ma in compenso mi sto facendo una "cura" :D :wink: delle Medee callassiane, che trovo straordinarie!
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Messaggioda MatMarazzi » sab 26 gen 2008, 12:52

un approccio sostanzialmente mozartiano funziona benissimo ma ho il sospetto che manchi qualcosa: ossia proprio quell’elemento rivoluzionario (di “classicismo rivoluzionario”, come diceva Praz a proposito delle arti figurative dell’epoca…) che discende direttamente dalla frastagliata e asimmetrica vocalità di Cherubini su cui si “appoggiano” (nella versione del 1814) le più levigate linee spontiniane. In questo mi sembra che la Callas avrebbe avuto qualcosa da dire…


Il discorso, scusa se insisto, va riportato alle sue origini.
A parte il fatto che non sono poi così classiche e rilassate le vocalità di Elettra o Vitellia (quelle a cui personalmente mi ispiravo parlando di Leonore), il discorso partiva dall'esigenza OGGI di trovare adeguate interpreti di Leonore.
E' quindi meno importante valutare come fossero le mozartiane di allora, quanto giudicare quelle di oggi (o per lo meno di ieri).
Io ho citato tre casi di mozartiane (serie) anni 70-80: Edda Moser, Christiane Eda Pierre e Julia Varady.
Credo che non si possa davvero pensare che il loro canto fosse simmetrico e scultoreo.
Era spezzato, irto, lacerato, sinistro, talora persino sgradevole.
Uscivano tutte e tre dagli anni 70, di cui si portavano dietro quell'aggressività scomposta di rivendicazioni e nevrosi.
Sarà un caso che la Moser (splendida Leonore e rabbiosa regina della Notte) abbia fallito come Ifigenia?
Sarà un caso che la Varady (laceratissima Abigaille e Vitellia) sia risultata così insignificante come Vestale?

...La Callas.
Ma dove trovi il canto asimmetrico e frastagliato nella Callas?
Il discorso su di lei è vastissimo (come è giusto che sia nella maggior cantante del '900), ma se qualcosa possiamo negarle è proprio di aver saputo descrivere un canto frastagliato.
Maestra della linea e del fiato, era solo nei "colori" che ...frastagliava il canto (e purché non interpretasse eroine classiche).
Il suo disagio in Wagner come nella stessa Medea (costretta a pestare di petto, a inarcare il fraseggio in effetti thrilling, a sparare acuti spaccatimpani come una qualsiasi Gioconda) rivela proprio la violenza che questi ruoli esercitavano su una sensibilità profondamente "fraseggiatrice" come la sua.
E' per il controllo disumano e le simmetrie ipnotizzanti (oltre che per il gioco coloristico) che la sua Lucia è così geniale. E' per il fraseggio calibratissimo dalle sfumature infinite che la sua Norma lo è anche di più.


Mi lascia invece un po’ perplesso il discorso sulla Medea versione Lachner. Voglio dire: in fin dei conti, se ricordo bene, Lachner arrangia la sua versione verso il 1855, quando Wagner (almeno quello noto al mondo) è fermo a Lohengrin.


E ti par poco?
Se anche solo i recitativi di Lachner fossero simili a quelli di Ortrud o di Senta, o di Venus sarebbe già un disastro per la povera interprete di Medea, costretta ad alternarli con le agilità di "atre furie" e la tessitura acutissima in "dei tuoi figli".
In tutti i casi, Lachner di Wagner conosceva ben di più del Lohengrin.

A Monaco, dove fu Generalmusikdirector negli anni di Ludwig di Baviera, conobbe in anteprima tutti i lavori Wagneriani, considerato che proprio il suo teatro ne fu culla.

Fece allestire Tannhauser proprio nel 55, Lohengrin nel 58, Vascello nel 64.
Nei suoi anni, inoltre, videro la luce proprio nel suo teatro, il Tristano (creato nel 65, ma in gestazione da dieci anni) e i Maestri Cantori .
Lachner se n'era già andato nel 69 (quando vide la luce sempre a Monaco la prima parte dell'Anello del Nibelungo) ma era ovvio che ne conoscesse gli abbozzi da anni e anni.

Insomma... se in quegli anni qualcuno poteva conoscere Wagner anche per vie non ufficiali quello era proprio lui.

Inoltre parlando di "recitativi Wagneriani" ovviamente io intendevo un'aura dei tempi, un qualcosa che era nell'aria, una progressiva evoluzione vocale verso l'appesantimento dei suoni, la semplificazione delle agilità, l'enfasi del drammatismo declamatorio.
Questo processo si era diffuso proprio negli anni 40-50 in tutta Europa, grazie alle battaglie wagneriane ma anche indipendentemente da esse.

I ruoli Sass, l'evoluzione della Viardot, il mito ancora freschissimo dell'ultima Schroder-Devrient sono tutti sintomi di questa evoluzione pre-declamatoria delle vocalità sopranili e mezzosopranili, evoluzione su cui (certo) Wagner si avventò, ma senza essere l'unico.
Persino il Ballo in Maschera di Verdi (del 1859) presenta una scrittura sopranile già irriconoscibile rispetto alle opere precedenti e che - se adattata a un'opera del 1800, come Medea - avrebbe creato problemi simili a quelli creati da Lachner.

Sono d’accordo sul fatto che la Callas mostri incertezze, ma credo che ciò derivi più che altro dal terribile guazzabuglio stilistico che quella versione rappresenta, più che da esigenze declamatorie cui non riesce a far fronte.

Be'... se mi provi che la Callas altrove era in grado di declamare allora siamo d'accordo! :)
Personalmente mi pare strano che un'interprete di sconfinata intelligenza, sensibilità, sottigliezza come lei sia costretta a pestare tanto e in modo tanto anti-stilistico in un ruolo come Medea. Mentre mi pare significativo che una Borkh e persino una Jones (nonostante i limiti espressivi di quest'ultima) non pestino affatto.

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Messaggioda beckmesser » mer 06 feb 2008, 13:52

[quote="MatMarazzi
Insomma... se in quegli anni qualcuno poteva conoscere Wagner anche per vie non ufficiali quello era proprio lui.
[/quote]

Conoscendo di Larchner solo i recitativi di Medea, mi viene difficile essere molto assertivo sul punto, ma da quello che conosco della sua biografia mi riesce davvero difficile ritrovarlo nel ritratto che ne fai. Vero è che collaborò nella messa in scena a Monaco di lavori wagneriani, ma lo fece (l’epistolario di Wagner e von Bulow è una miniera al proposito di derisioni e perfidie nei suoi confronti, tacciato di passatismo e reazione) evidentemente di malavoglia ed in quanto suo dovere di ufficio. Quello che è certo è che subì ostracismo e diffidenza dall’ambiente di Ludwig II, fino ad essere costretto alle dimissioni proprio per far posto a Bulow. E come opera di addio al teatro di Monaco scelse… la Muta di Auber, tanto per far capire dove stava il suo cuore… A me pare che fu un tipico esponente alla Hanslick: ossia riuscì a digerire le opere di Wagner fino a Lohengrin, a patto di considerarle come estremi esempi di opera romantica. Penso comunque che se c’era uno che è poco probabile potesse conoscere Wagner per vie non ufficiali era proprio lui. In effetti, io nei recitativi di Medea non riesco proprio a sentirci il maturo declamato wagneriano, e la Callas mi sembra ne venga a capo decisamente bene (oscena traduzione italiana permettendo). Ma può darsi che mi sbagli, dato che valutare un compositore solo dai recitativi scritti per l'opera di un altro è un filo azzardoso...
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Messaggioda MatMarazzi » sab 09 feb 2008, 12:06

beckmesser ha scritto:Vero è che collaborò nella messa in scena a Monaco di lavori wagneriani, ma lo fece (l’epistolario di Wagner e von Bulow è una miniera al proposito di derisioni e perfidie nei suoi confronti, tacciato di passatismo e reazione) evidentemente di malavoglia ed in quanto suo dovere di ufficio.


Se posso darti un consiglio, caro Beck, è di prendere sempre "cum grano salis" le cattiverie desunte da epistolari privati: quando uno è convinto di non essere letto, si lascia andare a commenti sempre troppo acidi.
Guardiamo i fatti.
Tu dici "collaborò" alle prime di Wagner, ma purtroppo non è il termine storicamente giusto.
Lui "programmò" nel teatro che ha diretto per quasi vent'anni le opere di Wagner: ne fu il responsabile in quanto intendente del teatro.
Tu dici che Ludwig lo irrideva? Ok... e tuttavia chi era stato a nominare Lachner a capo del teatro di corte di Monaco?
Ludwig.
E a tenervelo per quasi vent'anni?
Ludwig.
I fatti contano più di eventuali lazzi espunti da conversazioni private.


Quello che è certo è che subì ostracismo e diffidenza dall’ambiente di Ludwig II, fino ad essere costretto alle dimissioni proprio per far posto a Bulow.


Ma non è vero!
Quando Lachner si dimise nel 68 aveva 65 anni, ossia un'età ragionevolissima per la pensione.
Magari fosse ancora così in Italia...
Quanto a Bulow, lui si fu costretto ad andarsene appena un anno dopo la sua nomina (altro che vent'anni) per le note questioni...

E come opera di addio al teatro di Monaco scelse… la Muta di Auber, tanto per far capire dove stava il suo cuore…


Questa chiosa è "un filo azzardosa", caro beck! :)
Fra l'altro, la Muta di Auber fu rappresentata anche successivamente a Monaco, perché era considerata una delle opere chiave della nuova cultura romantica.
Non vedo poi perché il fatto che a Monaco si rappresentassero anche Bellini e Meyerbeer dovesse fare di Bulow una specie di reazionario anti-wagneriano
Erano opere, allora, all'avanguardia. E un teatro internazionale aveva pur sempre il compito di rappresentarle.
Non è che dobbiamo accusare Lachner di conservatorismo solo perché non ha trasformato il suo teatro in una specie di pre-bayreuth dove poteva essere rappresentato solo il divino maestro.


Penso comunque che se c’era uno che è poco probabile potesse conoscere Wagner per vie non ufficiali era proprio lui.


Eh no! caro Beckmesser.
Questo è semplicemente e razionalmente impossibile: cioè che si allestissero in un teatro nuove opere di Wagner senza che il direttore artistico del teatro stesso ne sapesse nulla!
Quello stesso direttore artistico che doveva scegliere i cast, commissionare le scene, interpellare i registi, definire i tagli, fissare le prove, firmare i contratti.
I manoscritti del Tristano circolavano sulla scrivania del capo in testa del teatro di Monaco anni e anni prima delle rispettive rappresentazioni.

In effetti, io nei recitativi di Medea non riesco proprio a sentirci il maturo declamato wagneriano


Ok, allora ci sentirai la musica di Auber, dalla cui parte "stava il cuore" di Lachner. Sul sentire personale non c'è molto da discutere! :)
Comunque ti ho già spieato cosa intendevo dicendo "recitativi wagneriani" (ossia non Kundry...) e non è il caso che mi ripeta.
Anche in questo caso non è mia intenzione convincere nessuno! :) La conversazione è stata già abbastanza interessante.

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