Primi interpreti

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Re: E' importante rifarsi al primo interprete?

Messaggioda Teo » mer 12 nov 2008, 13:19

Francamente non saprei se rispondere in senso affermativo o meno alla domanda posta da Tucidide.
In linea di massima mi verrebbe da dire di si, ovvero rifarsi al primo interprete sicuramente è importante, tuttavia ci sono alcune questioni che mi pongo.

Mi chiedo per esempio se sia lecito considerare i diversi periodi storico-musicali, ovvero parlare del periodo cosiddetto “belcantistico” che non è sicuramente come parlare del periodo “verista” (per fare un esempio).
Parlare dei primi interpreti di opere nate da autori quali Bellini, Rossini e Donizetti, è certamente diverso che parlare di Verdi o di Puccini.

Se guardiamo inoltre i principali interpreti delle prime esecuzioni delle opere di Bellini Rossini e Donizetti, ci accorgiamo che nomi come Grisi, Colbran, Pasta, Malibran, Méric-Lalande, Rubini, Donzelli, Duprez, David, Nozzari, Tamburini,...sono spesso ripetuti protagonisti delle prime assolute, mentre in Verdi e in Puccini questo non accade quasi mai.
Il concetto e il valore attribuito alla figura del cantante, per Bellini, Rossini e Donizetti, non credo fosse identico a quello attribuito per esempio dal Verdi; opinioni che a mio modesto avviso risultavano un fattore determinante nella scelta dell’interprete a cui assegnare i ruoli protagonistici delle opere a loro riferite.

Non credo infatti sia un caso che Bellini, Rossini e Donizetti ricorrano sovente agli stessi artisti, mentre in Verdi e Puccini questo elemento ricorrente pare non essere così importante ai fini della realizzazione delle loro opere.
Parrebbe lecito pensare che Bellini, Rossini e Donizetti scrivano la partitura anche in funzione dei loro cantanti-pupilli, mentre Verdi e Puccini non siano per nulla preoccupati e/o interessati della cosa, è pongano la loro concentrazione sulla costruzione dei protagonisti così come ce l’hanno in mente, a prescindere dal loro conseguente esecutore il quale verrà identificato in seguito (cosa che emerge in maniera del tutto evidente soprattutto dai diversi carteggi del Verdi).

Inutile ribadire come varietà di colori e intensità costituissero per Verdi l'asse portante di un corretto fraseggio. Verdi diede inoltre grande importanza alla recitazione, ovvero pretendeva che i cantanti fossero anche veri e propri attori (sia in senso vocale che scenico).
Altro dato indicativo sono i continui suggerimenti-riferimenti posti in partitura a riguardo dell’interpretazione del cantante; i colori desiderati, gli accenti, la varietà delle atmosfere da ricreare in una determinata battuta o frase…ecc…
Sul pensiero di cosa significasse essere un cantante d'opera, Verdi aveva le idee ben chiare; a tale proposito basti pensare a quando, nel 1871, il cigno di Busseto venne interpellato dal Ministero dell'istruzione, richiedendo al musicista che questi indicasse alcuni elementi essenziali concernenti la riforma degli studi nei Conservatori musicali dell'Italia unificata, così si espresse riguardo allo studio del canto:
Pel cantante vorrei: estesa conoscenza della musica; esercizi sull'emissione della voce; studi lunghissimi di solfeggio come in passato; esercizi di voce e parola con pronunzia chiara e perfetta [...] Vorrei che il giovane forte in musica e con la gola esercitata e pieghevole cantasse guidato solo dal proprio sentimento [...] È inutile dire che questi studi musicali devono essere uniti a molta cultura letteraria.

È mio parere quindi che rifarsi al primo interprete sia importante ma non determinante nella costruzione di uno specifico ruolo.
Penso che occorra sopratutto analizzare la partitura e cercare una correlazione con il suo primo esecutore, ovvero, evidenziarne le caratteristiche e le motivazione che hanno spinto il compositore nella scelta di questo o quel cantante, senza però assumere questo dato a verità assoluta (nel senso espresso anche dai post di chi mi ha preceduto).
Inoltre l'esempio citato dall'amico Marazzo, in merito alla Pasta, è del tutto esemplificativo di come all'epoca questo "divismo" fosse un forte elemento trainante, non solo nella scelta dei principali protagonisti, ma addirittura nella scrittura della partitura stessa (cosa che per esempio in Verdi dubito fortemente che questo avvenisse).
Diversamente credo si corra il rischio di incappare in un approccio fuorviante nei confronti delle caratteristiche previste per il personaggio - protagonista.
Ovviamente tutto questo a mio modestissimo parere.

Salutissimi.

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Re: E' importante rifarsi al primo interprete?

Messaggioda tatiana » gio 13 nov 2008, 22:36

Teo ha scritto:
mentre Verdi e Puccini non siano per nulla preoccupati e/o interessati della cosa, è pongano la loro concentrazione sulla costruzione dei protagonisti così come ce l’hanno in mente, a prescindere dal loro conseguente esecutore il quale verrà identificato in seguito (cosa che emerge in maniera del tutto evidente soprattutto dai diversi carteggi del Verdi)

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Per Verdi fa eccezione la Teresa Stolz - La Messa di Requiem e Aida sono scritti per esaltare la voce della Stolz. La scrittura vocale per il soprano presenta le stesse caratteristiche e cantando e ascoltando le due opere si deduce che la Stolz deve aver avuto una zona del passaggio eccezionalmente bella e dei pianissimi strepitosi.

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Re: E' importante rifarsi al primo interprete?

Messaggioda Teo » ven 14 nov 2008, 10:11

tatiana ha scritto:Per Verdi fa eccezione la Teresa Stolz - La Messa di Requiem e Aida sono scritti per esaltare la voce della Stolz. La scrittura vocale per il soprano presenta le stesse caratteristiche e cantando e ascoltando le due opere si deduce che la Stolz deve aver avuto una zona del passaggio eccezionalmente bella e dei pianissimi strepitosi.
Tatiana


Premesso che non discuto assolutamente le qualità artistiche della Stolz, così come non metto in discussione il fatto che entrambe le partiture verdiane da te citate prevedano quelle qualità vocali che tu sottolinei, tengo però a precisare che la prima protagonista di Aida non fù la Stolz ma Antonietta Anastasi Pozzoni, debutto che come tutti sanno avvenne alla Khedivial Opera House del Cairo il 24 dicembre 1871.
Dico questo solo perché, come già scritto nel mio precedente post, credo che il cigno di Bussetto nella fase di stesura dell'opera, davvero non fosse interessato e influenzato dai cantanti dell'epoca (forse l'unica eccezione la dobbiamo alla Strepponi, anche se in maniera del tutto limitata); dai carteggi si evince che solo a seguito della realizzazione dell'opera Verdi prende in esame i loro fattibili interpreti.

Salutissimi.

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Re: E' importante rifarsi al primo interprete?

Messaggioda MatMarazzi » ven 14 nov 2008, 11:32

Teo ha scritto:Premesso che non discuto assolutamente le qualità artistiche della Stolz, così come non metto in discussione il fatto che entrambe le partiture verdiane da te citate prevedano quelle qualità vocali che tu sottolinei, tengo però a precisare che la prima protagonista di Aida non fù la Stolz ma Antonietta Anastasi Pozzoni, debutto che come tutti sanno avvenne alla Khedivial Opera House del Cairo il 24 dicembre 1871.

Questo non toglie che lui la parte di Aida la scrisse in funzione della Stolz. E questo si vede fin dalle più infime sfumature... Tani ha assolutamente ragione per me.
E poi scusa, guarda Jago e Falstaff (o la scena del giudizio del Boccanegra)... si vede lontano un miglio l'impronta di Victor Maurel! Per nessun altro baritono verdiano Verdi aveva previsto dei la naturali acuti, o dei fa-sol in pianissimo.
E il Tamagno di Otello: guarda solo l'estensione! Quando mai Verdi ha scritto un do in partitura? Solo con Tamagno.
E i ruoli scritti per la Barbieri Nini? Gulnara, Lady Mabceth, Lucrezia Contarini... Se non sono rivelatori quelli!
E quegli impossibili gravi della Duchessa Elena dei Vespri? Fino al sol bemolle grave (la nota più grave mai scritta per soprano)... Come si spiega se non si considera che la Cruvelli era proprio famosa per i gravi.

Come per ogni altro compositore, se Verdi scriveva per una star (e lo sapeva) si sente, caro Teo. Anche perché le caratteristiche che lui ama in quella star finiscono per stendersi involontariamente sulle note.
In altri casi, no... è vero. Ma questo vale per tutti, non solo per Verdi. Se ancora non sanno chi canterà la loro opera, è impossibile che ne siano suggestionati.

Salutoni,
Mat
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Re: E' importante rifarsi al primo interprete?

Messaggioda Maugham » ven 14 nov 2008, 12:33

Teo ha scritto: tengo però a precisare che la prima protagonista di Aida non fù la Stolz ma Antonietta Anastasi Pozzoni, debutto che come tutti sanno avvenne alla Khedivial Opera House del Cairo il 24 dicembre 1871.


caro teo, visto che sei così profondo conoscitore dei carteggi verdiani saprai che la Anastasi-Pozzoni fu una scelta dell'ultima ora dopo che la Galletti-Gianoli, su insistenza di Dranhet, venne considerata inadeguata da Verdi. Ascoltò la Pozzoni alla Pergola e ne fu soddisfatto da non operare cambiamenti in partitura. Cambiamenti che invece operò per la prima milanese. Quella che poi a Verdi interessava. Per sua stessa ammissione aveva scritto i due ruoli femminili di Aida per la Fricci e la Stolz. Poi la Fricci risultò essere già impegnata con contratto capestro a Lisbona e quindi, per intercessione di ricordi, si passò alla Waldmann che farà Amneris. Spostando la Stolz su Aida Verdi fece qualche lieve ritocco alla parte, e andò in scena.
Quindi Tatiana ha perfettamente ragione quando, dallo spartito di Aida, ricostruisce un profilo vocale della Stolz.


Dico questo solo perché, come già scritto nel mio precedente post, credo che il cigno di Bussetto nella fase di stesura dell'opera, davvero non fosse interessato e influenzato dai cantanti dell'epoca (forse l'unica eccezione la dobbiamo alla Strepponi, anche se in maniera del tutto limitata); dai carteggi si evince che solo a seguito della realizzazione dell'opera Verdi prende in esame i loro fattibili interpreti.


Ti sbagli! :)
oppure non so di quali carteggi tu disponga.
E io d'altro canto non posso di certo sostenere di averli letti tutti.
Ma ti inviterei a una maggiore prudenza. :wink:
Ho sottomano (consumato dall'uso) lo straordinario carteggio edito dalla Mondadori negli anni Trenta tra Verdi e l'Arrivabene (1861/1886) e ti assicuro che Verdi scriveva e pensava i ruoli con cantanti ben definiti in testa.
Poi magari non poteva disporne. E' vero.
E così, dopo di lui, faranno abitualmente Strauss, Britten, Puccini.
Per questo dicevamo che lo studio sul primo interprete si deve fare non solo consultando un manuale per vedere chi effettivamente cantò quel ruolo la prima volta.
Troppo facile! :D

Ciao
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Re: E' importante rifarsi al primo interprete?

Messaggioda Calaf » ven 14 nov 2008, 20:40

.... Spostando la Stolz su Aida Verdi fece qualche lieve ritocco alla parte, e andò in scena.


...e aggiunse un recitativo "Qui Radames verrà..." e un'aria "O cieli azzurri".
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Re: E' importante rifarsi al primo interprete?

Messaggioda Maugham » ven 14 nov 2008, 21:03

Calaf ha scritto:...e aggiunse un recitativo "Qui Radames verrà..." e un'aria "O cieli azzurri".


Giusto una sciocchezza... :D
Comunque quelli sono brani scritti ex-novo.
Mi riferivo al fatto che in alcuni punti intervenne sulla partitura per adattarla al nuovo cast.
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Primi interpreti

Messaggioda Enrico » lun 01 mar 2010, 23:01




Gemma Bellincioni, 1903

Tamagno, 1903

Victor Maurel, 1903 e 1907


Caruso & Cilea, 1902

Caruso & Leoncavallo, 1904 (?)

Caruso & Giordano, 1902

Mattia Battistini, 1912

Toscanini, 1946
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Re: Primi interpreti

Messaggioda pbagnoli » mar 02 mar 2010, 21:56

Bellissimo post, Enrico.
Io in particolare ti sono grato di aver ritrovato questi pezzi di Cesira Ferrani, voce squisita e - per quello che si capisce - artista temperamentosa.
Si trovano le registrazioni di Eugenio Giraldoni, primo Scarpia?
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Primi interpreti

Messaggioda Enrico » mar 02 mar 2010, 23:19

I pezzi della Ferrani, per mia fortuna, erano già pronti su youtube (in cd conoscevo soltanto "In quelle trine morbide"). È possibile che non siano del 1902, come indicato nei video, ma di pochissimo successivi.
Non c'è invece l'aria dell'amico Fritz incisa da De Lucia molti anni dopo la "prima", presente nei cd della Bongiovanni che non ho ora qui con me.
Di Gilardoni sono quasi sicuro che ci fosse qualcosa in un doppio cd della serie Memories/Nuova Era, insieme a tante simili rarità ("Grandi voci al teatro Carlo Felice di Genova"): potrei ricordare male, e non è detto che fosse un pezzo della Tosca, ma anche in questo caso non posso controllare, perché la mia collezione di dischi si trova per metà a Torino (dove sono ora) e per metà a Messina. Su youtube si trova la seconda parte di "Nemico della patria". C'era, in quei cd, anche Fiorello Giraud (il primo Canio) che cantava "Quando le sere al placido". Difficile immaginare la sua voce nei Pagliacci, a meno che non si sia abituati ad ore e ore di ascolti di registrazioni di Bonci, Tamagno, De Lucia, Paoli e altri pre-carusiani!
Come nel suo caso esistono di alcuni "primi interpreti" solo le registrazioni che ci permettono di avere una idea lontana della lora voce ma non dell'opera a cui storicamente leghiamo il loro nome: della Darclée per esempio si dice che avesse fatto diverse registrazioni, ma se ne conosce una sola e purtroppo (o per fortuna!) non è Tosca.
Ricordiamo ancora una volta che molti primi interpreti, in particolare delle opere "veriste", dovevano inventare di sana pianta uno stile di canto che ancora non esisteva: cerchiamo Rosina Storchio, la prima Butterfly, e troviamo non solo un pezzo della Bohéme di Leoncavallo, ma addirittura il finale della Sonnambula!
I "secondi interpreti" pucciniani (Caruso, Geraldine Farrar, Nellie Melba) li conosciamo decisamente meglio e ci forniscono molti elementi sull'interpretazione operistica del primo Novecento.
Potrebbe anche essere interessante un confronto con le dive del teatro: Sarah Bernhardt nella Fedra mi ricorda tanto l'Adriana di Magda Olivero...
Tornando alla Ferrani mi sono spesso chiesto se possa esserci qualche collegamento tra lei (che concluse ufficialmente la sua carriera nel 1909) e la Cesira Ferrari che appare come Berta nel Barbiere con Stracciari: Ferrani, Ferrari, la differenza è data solo da una piccola consonante, e questa Ferrari, cercando qua e là in internet, appare abbastanza impegnata negli anni '30 in piccolissime parti che me la fanno immaginare come una sorta di vecchia zia di Fedora Barbieri...

Eugenio Gilardoni, 1909

Fiorello Giraud, 1904


Ericlea Darclée

Rosina Storchio


Alessandro Valente (praticamente il "secondo Calaf", e il primo in disco: possibile che Toscanini permettesse un tempo così lento?)

Lina Bruna Rasa diretta da Mascagni (live 1938)

Mascagni, video live 1940

Sara Bernhardt


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Re: Primi interpreti

Messaggioda Teo » mar 02 mar 2010, 23:53

da parte di MatMarazzi.

Come al solito, Teo, ho commesso un errore.
Ho scritto suo tuo messaggio invece di citarlo.
Si è salvata solo la frase che appunto volevo citare.


Teo ha scritto:Grazie Enrico anche da parte mia per queste piccole grandi perle.


Potresti riscrivere le tue considerazioni su Valenti?

Scusa ancora,
Mat
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Re: Primi interpreti

Messaggioda MatMarazzi » mer 03 mar 2010, 17:30

Enrico ha scritto:Grazie Enrico anche da parte mia per queste piccole grandi perle.


Anche io voglio ringraziare Enrico.
L'idea che hai avuto è fantastica.
Quanto ai tempi di Toscanini, secondo me all'epoca di Turandot non era ancora il Toscanini...per così dire "imploso" degli anni '40.
Io adoro la gestione ritmica implacabile e coinvolgentissima dell'ultimo Toscanini, ma non dobbiamo dimenticare che il suo Parsifal a Bayreuth è tuttora quello che è durato di più. I tempi wagneriani del giovane Toscanini erano infinitamente più larghi di quelli di Furtwaengler e Knappertbusch.

Voglio anche io dare un piccolo contributo a questa discussione.
Ecco la prima interprete di Melisande (la divina Mary Garden) accompagnata in quest'opera dallo stesso Debussy.

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Re: Primi interpreti

Messaggioda Enrico » mer 03 mar 2010, 19:27

Ecco la prima interprete di Melisande (la divina Mary Garden) accompagnata in quest'opera dallo stesso Debussy.


Anche io ieri cercavo una prima Melisande, ma cercavo male.
L'articolo di Milady su Adriana Lecouvreur mi ha fatto ricordare che dovrebbe esistere l'incisione di "Io son l'umile ancella" della Pandolfini (sbaglio? sono quasi sicuro di averla da qualche parte): ma questa volta youtube non ci aiuta, come non ci aiuta, ripeto, con De Lucia, non solo primo tenore de l'Amico Fritz, ma anche primo tenore di Iris (esiste "Apri la tua finestra").
E allora concedo di nuovo un po' di spazio ai "secondi interpreti" che spesso, come Valente, sono tra i primi a incidere in disco le opere "nuove": la Madama Butterfly definitiva è del 1907, e quasi subito arrivano in disco Geraldine Farrar e Caruso:



La prima Mimì a Londra fu Nellie Melba (che tornò spesso alla parte, anche con Caruso, fino al concerto d'addio del 1926):




E allontandoci un poco, anzi tanto, possiamo ricordare che la Olivero, se non fu la prima fu veramente l'ultima Adriana voluta da Cilea, e in questo video parla del suo incontro con l'autore e delle indicazioni ricevute:

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Re: Primi interpreti

Messaggioda Tucidide » mer 03 mar 2010, 21:58

Anch'io mi complimento per la bellissima idea della discussione, che costituisce uno dei pezzi forti del forum. :D
Ho ascoltato solo alcuni dei pezzi postati (altri li conoscevo già, ed è stato molto istruttivo riudirli), e di primo acchito sintetizzerei la questione in due punti.
1 :arrow: Il bravo autore "cuce" il ruolo sulle caratteristiche vocali del primo interprete, in modo che lo canti in modo perfetto o quasi;
2 :arrow: Il bravo autore "cuce" il ruolo sulla personalità del primo interprete, in modo che il personaggio assuma una luce ben definita.

Per sostenere questi due aspetti, lancio una provocazione. Si è parlato, giustissimamente, di primi interpreti di ruoli che vantano una fortuna ed una tradizione considerevole. Vediamo però due ruoli contemporanei, alle prese con le loro prime interpreti, che a mio avviso mostrano bene i due punti suddetti. Ovviamente, manca la possibilità di operare confronti con la tradizione successiva (assente). In compenso, si può vedere anche la parte scenica.

Renée Fleming (Blanche DuBois in A Streetcar named Desire di André Previn, 1998) - a mio avviso, esemplifica bene il primo punto:


Frederica von Stade (Marquise de Merteuil in The Dangerous Liaisons di Conrad Susa, 1994) - secondo punto:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Primi interpreti

Messaggioda Enrico » ven 05 mar 2010, 20:23

Buona l'idea di considerare anche i primi interpreti di opere moderne.
Nel frattempo ho trovato due pezzi che non conoscevo di Gilardoni: "Credo in un Dio crudel" (1905) ed "Era la notte"

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