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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda pbagnoli » mer 15 ago 2012, 14:34

Caro amico,
è difficile da spiegare senza avere nelle orecchie il tipo di suono.
Ho provato a guardare sul Devoto-Oli, ma la definizione che dà non mi sembra soddisfacente.
La tanto deprecata Wikipedia ci mette qualcosa di più:
il falsetto si produce attraverso la tensione delle corde vocali in seguito all'inclinazione della cartilagine tiroidea, che provoca una vibrazione "per giustapposizione" delle corde stesse invece che per battimento.
Grazie alla minore tensione muscolare prodotta dal falsetto è possibile raggiungere note più acute rispetto alla "voce piena".
Questo modo di emissione può essere un effetto voluto oppure un riflesso automatico della laringe, che se forzata a emettere suoni più acuti di quanto può fare (o se è affaticata) si protegge emettendo suono in falsetto. I cantanti addestrati possono controllare la zona di passaggio dagli acuti in voce piena a quelli in falsetto, ottenendo il cosiddetto falsettone, una tecnica usata spesso nelle opere barocche.
Solitamente, con le dovute eccezioni, il suono di una voce in falsetto è più acuto e meno potente di quello della voce parlata, ed è più sibilante e meno ricco di sonorità (contiene meno armonici)

E in effetti è quello che percepiamo se ci mettiamo a cantare in falsetto, imitando cioè l'emissione femminile. Ed è il tipo di suono che emettevano i primi sopranisti documentati dal disco, come per esempio Bowman.
Mi sembra molto interessante anche la definizione che Wikipedia dà di falsettone:
Il falsettone è un'antica tecnica vocale impiegata dalle voci maschili nel canto lirico, consistente nell'amplificazione dei suoni bianchi tipici del falsetto con la stessa tecnica utilizzata per le note emesse a voce piena. Ne risultavano note lucenti e voluminose, spesso acutissime, anche se di "colore" diverso e dalle sonorità femminili rispetto a quelle emesse a voce piena.
Questa tecnica era impiegata abitualmente, almeno a partire dal la acuto, nell'esecuzione dei ruoli tenorili fino al primo Ottocento. Molti ruoli per tenore delle opere dell'epoca, in particolare di quelle scritte da Rossini, Bellini e Donizetti, richiedono l'emissione di note estremamente acute, la cui esecuzione era molto facilitata grazie all'uso di questa tecnica. Tra gli specialisti dell'epoca spicca Giovanni Battista Rubini, al quale Bellini giunse ad assegnare nel finale dei Puritani (la coda dell'ensemble "Credeasi, misera") un fa sovracuto.
Con l'avvento del Romanticismo, il ricorso al falsettone scomparve quasi completamente, e, in epoca moderna, note quali il do acuto, il do diesis, il re sovracuto e anche il mi sono state di solito emesse dai tenori (in grado di raggiungere tali altezze) a voce piena. Perfino per il famoso fa dei Puritani, che viene normalmente omesso o eseguito in falsetto (ad esempio da Luciano Pavarotti), ci sono stati tentativi di passare all'emissione a voce piena, peraltro con risultati non sempre gradevoli e spesso comunque controversi. I suoni raggiungibili a voce piena, in ogni caso, hanno un effetto del tutto diverso da quello che probabilmente si produceva fino agli inizi dell'Ottocento: l'uso del falsettone riduceva infatti il carattere eroico degli acuti, ma consentiva verosimilmente al tenore un fraseggio più sottile e maggiori sfumature espressive necessarie a interpretare quegli spartiti e previste dagli stessi compositori

Da questa definizione, che mi sembra molto pertinente, evinciamo che:
:arrow: quello di Gedda e di Merritt è, molto probabilmente, un falsettone (detto anche falsettone rinforzato) o emissione mista di testa, come la chiama ogni tanto anche Elvio Giudici nel suo volume. Un'emissione, cioè, che slitta nel falsetto al di sopra del si bemolle, ma viene avvolta da sonorità di petto che la rinforzano. Lo scopo è quello di raggiungere suoni nettamente più alti che nel registro di petto puro, cui note al di sopra del re bemolle (ed è già un gran bell'andare, di petto) sarebbero precluse. Come giustamente ricordi tu, tutti i tentativi di raggiungere di petto il famoso fa4 di Credeasi misera si riducono a pietose caricature.
Un esempio eccezionale di falsettone, o emissione mista di testa, è data dal già citato Nicolai Gedda (cantante di eccezionale padronanza tecnica e di stile supremo) nel duettone degli Ugonotti, di cui ti propongo un frammento:

Quello che puoi percepire è il contrasto fra le dinamiche di Tu l'as dit - e tutto quello che segue - giocate sul filo del fiato tutto in falsettone rinforzato (il che gli permette smorzature assolutamente celestiali) - e il tono virile del registro centrale, tutto mantenuto sull'emissione di petto, qui dolente e ricca di rimembranze, come dovrebbe essere e come, invece, non è mai in cantanti anche bravi ma che se la giocano solo sul petto. E nota, anche nel suo caso, la perfetta progressione al re bemolle di Ah viens!, nettamente superiore a quella di esempi passati non meno celebri (fra cui il geniale Marcel Wittrich). By the way: al suo fianco, esemplare la prestazione di Enriqueta Tarrès.
:arrow: il recupero del falsettone permetterebbe una maggior varietà dinamica, una miglior espressione di un registro acuto funambolico come quello richiesto in questi ruoli e una più ampia varietà espressiva nel registro centrale. Come giustamente fatto notare da Matteo, i ruoli Nourrit sono caratterizzati da sgomento, tormento interiore, estasi, anti-eroismo: tutto ciò che sarebbe stato negato e annichilito dalla rivoluzione di Duprez1

Credo quindi che il suono adatto per questi ruoli sia definitivamente un falsettone.
Il falsetto propriamente detto sarebbe (uso volutamente una formula dubitativa: non siamo in un campo di certezze assolute!) quello dei controtenori - o come preferiamo chiamarli.
Il falsettone sarebbe forse un suono misto, più indefinibile e sfuggente, ambiguo.
Sono invece nemico del suono di petto; almeno in questi ruoli!
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda pbagnoli » mer 15 ago 2012, 14:44

MatMarazzi ha scritto:
Questo però non significa che, usando uno strano registro misto (che propriamente falsetto non è), come Merritt si arrivi a misurare la complessità di questi ruoli.
Con l'emissione giusta si è solo all'inizio (contrariamente a quanto affermano i beceri, per i quali è un fine).
A quel punto bisogna costruire qualcosa.
E Merritt cosa costruisce?
Capisco che i suoi suoni a teatro ti abbiano dato la sensazione della rivelazione (a me fecero un'impressione meno spettacolare); ma è anche vero che il personaggio assolutamente non c'è.
E non pretendo lo scavo umano, attorale, poetico che sicuramente Nourrit riversò sul personaggio... Non arrivo a tanto.
Ma come espressività... a me pare che siamo dalle parti di Pavarotti (sia pure con un'emissione più giusta).

Non sono d'accordo!
Come sai perché ne ho parlato parecchio - e invecchiando divento ripetitivo - quello che ancora oggi, a distanza di molti anni, mi sconvolge nell'Arnold di Merritt è proprio la consapevolezza di quello che dice, del modo in cui lo dice a onta della pronuncia esotica e delle frequenti stonature.
Me lo ricordo bene, quando arriva con quel buffo cappello e il palandranone, all'inizio del quarto atto del Guglielmo Tell.
Non sapeva recitare e rimaneva piantato come un pappafico per il quarto d'ora abbondante della sua scena: eppure eravamo tutti inchiodati, chi seduto e chi - come me - in piedi: quell'omone sgraziato come un orso, con la sua voce che arrivava dappertutto e scuoteva le fondamenta non solo del teatro ma anche delle nostre consapevolezze, ci stava raccontando una storia. Era la storia della sua vita, delle sue debolezze, delle sue delusioni, di un amore perduto, di un padre ucciso, di una patria che aspettava il suo secondo eroe perché il primo era in prigione. Il tono di "Oh muto asil del pianto" - meravigliosamente accompagnato da Riccardo Muti, un vero genio nell'esecuzione di questa partitura - era quello esatto per un racconto del genere: era dolente, calmo, virile, sgomento, triste, con appena un filo di speranza che poi cresce e si dispiega come una vela con il vento in poppa nella travolgente cabaletta, ancora una volta ritmata da Muti (e dal coro!) con un'urgenza espressiva che io non ho mai più trovato in nessun'altra occasione.
Se mai dovessi indicare l'epitome dell'eroe à la Nourrit, non saprei fare un esempio migliore di quell'omone sgraziato come un orso e vagamente stonato, quella sera alla Scala!
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda pbagnoli » mer 15 ago 2012, 14:47

MatMarazzi ha scritto:
E poi Cecilia Bartoli (che è addirittura l'incarnazione della Cinti!) in Mathilde.

Ecco: oggi hai provato a spiegarmi il perché di questa - per me! - curiosa affermazione.
Mai avrei pensato a Cecilia Bartoli con i suoi isterismi in un ruolo Cinti, ma mi hai quasi convinto.
Per piacere, lo faresti anche per tutti gli altri che ci leggono?
Grazie!
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda DottorMalatesta » gio 16 ago 2012, 17:37

Grazie infinite Pietro (e anche per lo splendido ascolto con il grandissimo Gedda!!! 8) 8) 8) ).
Riguardo alla faccenda del falsetto, falsettino e falsettone sarebbe utile che intervenisse anche qualche grisino a dire la sua ;-)
Ciao,
Francesco
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda DottorMalatesta » sab 25 ago 2012, 15:30

A proposito di falsettone, forse non solo Merritt lo sapeva usare: penso a Spyres nel suo splendido Ciro in Babilonia ascoltato pochi giorni fa al ROF:



Che dite?

Ciao,
Francesco
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda pbagnoli » sab 25 ago 2012, 16:16

Niente male, davvero. E' molto bravo. La sensazione, il ricordo che ho io è che Merritt fosse molto più spericolato in questi numeri.
Non ho trovato sul tubo il corrispettivo di quello che hai postato, ma metterei qui il suo Antenore che - mi sembra - rende molto bene quello che intendo:


Ed ecco qui il suo Rodrigo di Dhu:
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda DottorMalatesta » sab 25 ago 2012, 18:50

Caro collega,
la cabaletta dalla Zelmira è assolutamente sorprendente, davvero sovrumano!!!
!
E qui in effetti si ascoltano suoni che si avvicinano a quello che ho sempre considerato come falsettone.

Senti anche qui (penso sia un'incisione in studio diretta da Scimone):



Comunque allo stesso tipo di emissione mi sembra si avvicini molto anche Bruce Ford (a dispetto di una dizione discutibile):



Ma forse anche Kunde (sebbene molto molto affaticato)



nel canto del quale però avverto dei suoni fibrosi che mi fanno dubitare sia un vero "falsettone". :?: :?: :?:

Comunque sembra che i cantanti veramente in grado di emettere suoni in "falsettone" si contino sulle dita di una (o forse mezza) mano!!

Ciao,
Francesco

P.S.: grazie per avermi dato l'occasione di riscoprire un cantante che, al di là di suoni non sempre a fuoco come intonazione, è stato un gigante!!!!
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda MatMarazzi » sab 25 ago 2012, 19:59

DottorMalatesta ha scritto:A proposito di falsettone, forse non solo Merritt lo sapeva usare: penso a Spyres nel suo splendido Ciro in Babilonia ascoltato pochi giorni fa al ROF:
Che dite?
Ciao,
Francesco


Invece a me non ha fatto proprio impazzire Spyres in questo brano.
Ho molti dubbi che possa essere una risposta convincente (accettabile sì, intendiamoci) alle esigenze del canto serio rossiniano, specie considerando che questa parte è di quelle "vecchie", non ancora plasmate sul tenorismo napoletano.
Il tenore di Baldassarre mi pare un classico erede del settecentesco padre-tiranno di tessitura centralizzante e accento aggressivo, che sarebbe defluito di lì a poco nel modello Garcia.
Spyres mi pare maggiormente versato nella scrittura dei ruoli Nourrit.

Aggiungo pio che resto sgomento di fronte allo squallore visivo di questi pochi minuti.
Sì, pochi minuti ma bastanti a constatare quanto il regista sia il solito mangiatore di pane a tradimento, dal serafico dilettantismo, che anno dopo anno ci si ritrova a Pesaro.
Dopo aver visto quell'altra miseria della Matilde con la regia di Martone, di cosa mi stupisco?


Torniamo un attimo alla questione del falsettone.
Devo dire che io la penso più come te che come Pietro, e in passato l'avevo anche scritto.
La definizione di registro "misto" mi piace molto, ma secondo me la si dovrebbe usare per accogliere tutto il settore "acuto" tenorile... sia di Pavarotti, sia di Gedda, sia di Merrit.
In compenso (ma parlo solo per le mie orecchie) il falsetto (o il falsettone) è (era) tutt'altra cosa.
Capisco benissimo quel che il Bagnolo vuol dire, quando osserva che il do o il do diesis di Merritt e di Gedda suonano "diversi" da come ce li hanno fatti sentire tanti altri tenori.
E sono anch'io disposto a riconoscere che "sono" diversi, per qualità, proiezione, timbrica, effetto....
E non di meno, a me pare che sempre nello stesso registro siamo... in quello che io chiamo misto e che tutti gli altri chiamano "acuto di petto".

Per inciso, la ragione per cui preferisco usare il termine "misto" è perché mi piace sottolineare le affinità che i tenori, in acuto, intrattengono col "misto" femminile.
Infatti se senti i contralti veri (quelli gravissimi), quando cantano nel misto, rischi di confonderne i suoni col registro acuto di un tenore.
Prova a sentire il la naturale con cui Clara Butt attacca "ombra mai fu" (al minuto 1:39): per lei è una normalissima suono nel "misto", ma se noi tagliassimo quella nota (specie quando la rinforza) e la isolassimo dal resto del brano, potremmo spacciarla per un la acuto lanciato da un tenore leggero... e in molti ci cascherebbero. :)



Salutoni,
Mat
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda DottorMalatesta » dom 26 ago 2012, 10:14

Ciao Mat,
piú che d´accordo con te nello stroncare la regia (???) di Livermore per il Ciro pesarese.
Non sarei cosí astioso verso la Matilde di Martone che, in fondo, una scorrevolezza narrativa ce l´ha. Rose e fiori comunque rispetto al Ciro e al Signor Bruschino visti al ROF quest´anno.

Per quanto riguarda Spyres, perchè non vederlo in quale ruolo Nozzari? A me sembra che possa, col tempo, proseguire sulla scia di Merritt (certo, di strada ce ne sarebbe ancora molta)...

Infine, domanda centrale: secondo te, quale voce tenorile piú di altre si é avvicinata all´emissione fantasmagorica nota come "falsettone"?????? Secondo me, lo ripeto, NON Gedda (quanto postato da Bagnoli mi vede in disaccordo: sono acuti "di petto"), forse solo Merritt e Ford (forse, ma ho dubbi, anche Kunde). Ma comunque, in certe note (soprattutto sentendolo dal vivo) anche Spyres.

Sono certo mi potrai... illuminare :idea: :idea: :idea: !!

Ciao,
Francesco
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda Tucidide » dom 26 ago 2012, 12:24

Molto interessante questa discussione!
Personalmente, più che in Gedda è in Merritt che sento qualcosa di davvero "altro", che mi fa pensare a quello che poteva essere il falsettone. Gedda mi pare più "misto", per usare il termine di Mat. Secondo me, semplificando in modo forse puerile, il suono di un tenore è tanto più simile o vicino al falsetto(ne) quanto più assomiglia a quello di una donna, cioè quanto più perde la timbrica "maschile" e si avvicina al colore femminile. Con questo non dico che il falsetto(ne) sia quello sbiancato e privo di armonici e di squillo.
Ho sentito dal vivo e apprezzato moltissimo Spyres nel recente Ciro, specie per la cura con cui accentava ogni sillaba, anche nei recitativi. Però i suoi acuti non erano tanto in falsetto, quanto... ahimè, indietro, piccoli, costretti. L'unico difetto in un'organizzazione vocale ragguardevolissima, che anche io come Francesco-Malatesta vedrei benissimo nei ruoli Nozzari. L'aria di Rodrigo di Dhu che si sente su youtube per me è impressionante (al netto di qualche stonatura e qualche grave un po' troppo esposto e sbracato).

Sono però d'accordo anche con Mat quando dice che Baldassare non è un baritenore "nozzariano", anzi è più simili ai ruoli Garcia. Peccato davvero che nel suo CD Spyres canti in modo tutt'altro che esaltante il rondò di Almaviva. :roll:

A me pare che Ford e sopratutto Kunde (bravissimi entrambi - sentite come variano con perizia la ripresa della cabaletta) siano molto più "di petto" nell'emissione dei suoni acuti.

Molti tenori di grazia di inizio '900 usavano quasi esclusivamente l'emissione di testa per gli acuti (ma direi in tutta l'emissione): questo do di Carlo Dani (di un secolo tondo tondo fa :shock: ) mi pare una delle testimonianze che più si avvicinano alla mia idea di falsettone:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda DottorMalatesta » lun 27 ago 2012, 9:55

Anche a rischio di andare per un attimo fuori tema, ascoltando i brani di Rodrigo di Dhu dalla Donna del Lago (opera che amo alla follia) mi domando se, in fondo in fondo, Andrea Nozzari non fosse vocalmente ben superiore ai tanto celebrati (e, comunque, a ragione!!) David e Rubini.

Quindi, trasposto in termini odierni: Merritt superiore a Flórez? ;-)
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda MatMarazzi » lun 27 ago 2012, 11:11

Ciao.
Scusa in anticipo, ma anche oggi vado un po' di fretta (sto per partire per Milano dove sentirò il requiem "all stars" Kaufmann-Harteros-Garanca-Pape. Spero siano molto eccitanti, perchè ho dormito poco e ho un sonno pazzesco...
Provo a buttare giù qualcosa...

DottorMalatesta ha scritto:Non sarei cosí astioso verso la Matilde di Martone che, in fondo, una scorrevolezza narrativa ce l´ha.


Boh... sarà!
Io e Maugham l'abbiamo trovata oscena. Ma come dici tu... è anche questione di confronti.
Noi abbiamo visto solo quella! :)

Per quanto riguarda Spyres, perchè non vederlo in quale ruolo Nozzari? A me sembra che possa, col tempo, proseguire sulla scia di Merritt (certo, di strada ce ne sarebbe ancora molta)...


e aggiungo

Tucidide ha scritto:Ho sentito dal vivo e apprezzato moltissimo Spyres nel recente Ciro, specie per la cura con cui accentava ogni sillaba, anche nei recitativi. Però i suoi acuti non erano tanto in falsetto, quanto... ahimè, indietro, piccoli, costretti. L'unico difetto in un'organizzazione vocale ragguardevolissima, che anche io come Francesco-Malatesta vedrei benissimo nei ruoli Nozzari. L'aria di Rodrigo di Dhu che si sente su youtube per me è impressionante (al netto di qualche stonatura e qualche grave un po' troppo esposto e sbracato).


Spyres come nozzariano...
Davvero non so.
Intanto è questione di vocalismo: lo slancio iperbolico, l'atletismo, la velocità folle, il senso della variazione... Tutte cose che sinceramente non credo Spyres possegga o per lo meno non al livello di altri interpreti.
C'è poi la questione della personalità interpretativa: il personaggio Nozzari (che un tempo ho definito il pre-baritono) si impone per insolenza maschia, forza tragica, blasfemia e, secondo me, riassume tutta la disperazione del crollo della Restaurazione, il rabbioso tramonto della millenaria cultura aristocratica.
Ci sono artisti che hanno innata questa capacità di forza e di sfida (e certi americani... quanto più sono yenkee, tanto più perfetti risultano). Altri che non ce l'avranno mai.
La linea privilegiata "made in USA" per i ruoli Nozzari corre da Merritt a (più ancora) Ford, all'ultimo Kunde e infine (per me) a Osborne. Spyres mi sembra anche da un punto di vista teatrale fuori da questo percorso.
Potrebbe entrarci... ma che bisogno c'è, visto che a lui potrebbero aprirsi altre, fantastiche porte?
Potrebbe darci, ad esempio, il primo Jean de Leyde decente da un secolo e mezzo in qua... Non basta?

Malatesta ha scritto:secondo te, quale voce tenorile piú di altre si é avvicinata all´emissione fantasmagorica nota come "falsettone"?????? Secondo me, lo ripeto, NON Gedda (quanto postato da Bagnoli mi vede in disaccordo: sono acuti "di petto"), forse solo Merritt e Ford (forse, ma ho dubbi, anche Kunde). Ma comunque, in certe note (soprattutto sentendolo dal vivo) anche Spyres.


e aggiugno

Tucidide ha scritto:Personalmente, più che in Gedda è in Merritt che sento qualcosa di davvero "altro", che mi fa pensare a quello che poteva essere il falsettone. Gedda mi pare più "misto", per usare il termine di Mat.


Secondo me vi siete concentrati troppo sul do diesis finale di Gedda, nel duetto degli Ugonotti.
Penso che Pietro si riferisse soprattutto a si naturali della prima parte di "Tu l'as dit".
Quelli sì che danno la sensazione di un'emissione diversa... non (per usare la definizione corrente) di petto.
Resta il fatto che, per me, sempre e solo di una sensazione di si tratta.

Intanto io suggerisco di separare nettissimamente queste due parole: "misto" e "falsettone".
Il falsettone, come dice la parola stessa ;), è un parente del falsetto. E nessuno dei suoni che abbiamo sentito in questo thread (eccezion fatta per il fa sopracuto di Gedda e di Pavarotti nei Puritani) è parente del falsetto.
A me pare che tutto ciò che abbiamo sentito rientri nella tecnica "dupreziana": ossia il nuovo modo di gestire il settore acuto e sopracuto da parte dei tenori, in auge dagli anni '30 di due secoli fa.
Compreso il bel do smorzato di Dani proposto da Tucidide, che semmai si trasforma in falsetto a mano a mano che si assottiglia (cosa che capita anche con altre smorzature vertiginose documentate dal disco).

Cambia poco che il suono (l'acuto tenorile) sia più spinto o più leggero, più chiaro o più scuro, ecc...
E' sempre il solito registro acuto tenorile, emesso con tecnica dupreziana. Almeno alle mie orecchie.

Che poi questa tecnica la chiamiamo "di petto" o "misto"... è solo una questione di nomenclatura.
Però almeno intendiamoci sul fatto che io quando dico "misto" non intendo affatto dire "falsettone".
Io chiamo "misto" anche un acuto di Corelli , anche di Vickers, anche di Del Monaco.

E in tutti i casi, al di là dei nomi, la prova che nemmeno il do del Faust di Dani (così come i sopracuti siderali di Merritt) si avvicinino al falsetto dei tenori pre-Duprez è stata brillantemente data da Francesco!
Infatti, come lui ha scritto, se questa (di Merritt, o di Dani, o di Gedda) fosse davvero la stessa tecnica adottata da un Rubini, com'è che né Gedda, né Dani, nè Merritt, nè praticamente nessuno (tranne il giovanissimo Kunde e Matteuzzi, a prezzo di sonorità al limite dell'accettabile) è mai riuscito a realizzare in modo decente il famoso fa dei Puritani?
E dire che quella nota, in falsetto, non è poi così pazzesca: qualsiasi sopranista la può eseguire.
In falsetto, persino Pavarotti (che non aveva certo l'estensione sopracuta del giovane Merrtt) la poteva fare! Non ridete, ma in falsetto la posso fare anche io! :D
Questo vuol dire che l'acuto rubiniano (e comunque del tenore pre-duprez) restava più vicino al falsetto che a ogni altro esperimento (misto) fin qui emerso.

Insomma... possiamo discutere sui termini, ma sua una cosa dovremmo essere tutti d'accordo.
Non esiste ancora un tenore che in questo repertorio sia davvero uscito dalla tecnica dupreziana.
Ogni tanto qualche vero falsetto ce l'hanno fatto sentire (anche Cutler), ma solo nei momenti elegiaci.
Nei momenti di forza siamo ancora prigionieri dell' "urlo del cappone sgozzato" (anche se, con due secoli di esperienza, abbiamo imparato a farlo meglio, sicuramente, di come lo faceva Duprez).

Questo, ovviamente, imho.
Attento le vostre impressioni!
salutoni,
Mat
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda DottorMalatesta » lun 27 ago 2012, 11:51

Ok Mat, allora sul falsettone siamo davvero concordi: anche Merritt non esce dalla linea vocale di un Duprez. E, a parte Merritt e pochissimi altri, sono tutti urli di capponi sgozzati!!!!
Mi domando peró se in tanto revival rossinian-filologico non si possa pensare ad una qualche esecuzione con acuti (sopra il sib) emessi in vero e proprio falsettone (un po´ alla Pavarotti nei Puritani). Perché Biondi nella sua splendidamente filologica Norma parmigiana non ci ha provato e ha accettato un tenore delmonacheggiante? Per paura delle ire del loggione? Ma dai!!! E al ROF???!!!!

Su Spyres e Nozzari: forse hai ragione (dimenticavo Osborne). Ma di certo Spyres ha un registro medio e grave da vero baritenore da epoca rossiniana. Concordo con quanto detto da te in un altro thread: sarebbe interessantissimo ascoltarlo nell´Otello verdiano!!!

Ciao e... buon requiem!!!!
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda vivelaboheme » lun 27 ago 2012, 14:24

Buon Requiem, ma occhio. Alla cannonata di Bombardoim nel Dies Irae, il lampadarione scaligero potrebbe "pericolare"!. Al Tuba Mirum di Cannonoim potrebbero staccarsi alcune dorature.

E, a dir la verità, il cast mi sembra indubbiamente stellare ma assemblato senza troppo equilibrio. In particolare: con tutta la stima per Garanca, cos'hanno di verdiano le due voci femminili?

E... sarà una prova post-vacanze pre-Lucerna o un concerto?

Scusate le cattiverie, ma lo faccio apposta: su questo "evento", molti, quando se n'è avuta notizia, hanno posto le riserve di cui sopra... visti anche i PREZZI DA RAPINA dei biglietti!!!!!




Ciao
marco vizzardelli
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Re: Arnold e il falsetto(ne)

Messaggioda DottorMalatesta » lun 27 ago 2012, 15:23

Mi sembra che in questo brano Richard Conrad dia una buona idea di falsettone (ad esempio 2.30 minuti e 4.06)...



Potremmo essere d'accordo?
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