VGobbi ha scritto:Ho letto d'un fiato la recensione sul Don Carlo diretto da Solti. Mi e' sorta una domanda. La scelta di un cast eterogeneo, come quella di puntare sul Rodrigo di Fischer-Dieskau (che c'entra come i cavoli a merenda, tenendo conto del taglio che ne da' Solti), sull'Infante di Bergonzi (poco "muscolare", sempre in riferimento al taglio interpretativo dato dal direttore ungherese) o della Elisabetta della Tebaldi (chiamata a fine corsa).
A voi non vi pare strano?
Secondo me, Vittorio, hai centrato perfettamente il problema. La direzione di Solti in effetti inclina molto al versante magniloquente e fastoso, e si stenta a credere che in mezzo a queste complesse e lussureggianti volte ed arcate sonore possano aggirarsi il Carlo insicuro di Bergonzi e il Rodrigo insinuante e stilettante di Fischer-Dieskau. E' invece terreno fertile per la Bumbry e anche per Tebaldi che, come dice benissimo la recensione, è Regina fin nel midollo, e quindi si sposa bene con il Filippo II di Ghiaurov, convenzionale ma perfetto anche lui in questo contesto sonoro.
Certo è che il duetto Filippo-Inquisitore non sarà il più fine e ricco di sottintesi (ben pochi sottintesi ci sono, nel canto di Ghiaurov e di Talvela
), ma sulle poderose arcate orchestrali di Solti potevano funzionare solo quelle due voci.
Un appunto a Pietro, le cui recensioni sono sempre ricche di spunti. Non definirei "suorina" l'Elisabetta della Caballé: mi sembra che rispetto alla Freni, se simile poteva essere il calibro, diversissimo fosse l'accento, e di conseguenza l'idea del personaggio. La scelta di suoni angelicati, di pianissimi eterei non significa fraseggio remissivo e domestico: la Caballé è per me Regina quanto la Tebaldi, semplicemente in maniera diversa.