J. D. Florez: discografia

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Messaggioda VGobbi » lun 12 nov 2007, 21:10

Teo ha scritto:A tale proposito vi riporto una parte introduttiva della proposta-disegno di Legge n. 1218 d'iniziativa dei senatori BOGGIO, MEZZAPESA, CAPPELLI e AZZARA', comunicato alla presidenza il 20 luglio 1988: etc ...

'azz! Non pensavo che il diapason fosse argomento politico!!! :shock:
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Messaggioda Maurizio Dania » lun 12 nov 2007, 23:44

ovviamente non polemizzo. Son felice di poter leggere che JDF sia uno scolaretto nei confronti di Blake. Perchè vedete, è come dire che Domingo è un allievo di Del Monaco, nell'Otello. Ma il termine qui usato è un diminutivo, per cui "allievo" sarebbe persino benevolo nei confronti di Domingo.
Ho scritto tempo fa un lungo pezzo su Florez di cui Matteo possiede l'originale. Non essendo stato pubblicato, anche se ne aveva l'esclusiva, permittimi, Matteo carissimo, a tempo, (son trascorsi 2 mesi), l'ho inserito in altro luogo. Concerne il suo recital inciso e dedicato a Rubini.
Se qualcuno ben sapesse come registra Florez, non si curerebbe di specificare che in sala d'incisione tutto sia possibile.
Su Rubini e la sua vocalità non possiamo che riferirci a ciò che è stato scritto, all'epoca in cui Rubini cantava.
Comunque anche se mi costa, dato che so già quali siano poi numerose le alzate di spalle, gli "uffa" e le critiche a cui mi espongo, (dato che JDF non emoziona qui, quasi nessuno, riporto ciò di cui scrivevo prima. E' il mio parere, come risottolineo alla fine, ma è anche confortato dal recente concerto di Oviedo, dalle ultime prestazioni teatrali, per buona pace dei sommi critici che scrivono su Operadisc, assolutamente straordinari e recensiti dai "professionisti" con parole di elogio incondizionato.

Vorrei operare una distinzione. Immediatamente per non lasciare dubbi. La Decca ha certamente colto la palla la balzo per presentare sia il CD della signora Bartoli che quello di JDF per poi unire le due voci in una Sonnambula già registrata e che non mancherà di suscitare parecchie discussioni con conseguenti polemiche. Dovrei aggiungere qualche altro pensiero sulla prossima (2008) uscita dell'opera belliniana, ma mi limito a dire che il tenore peruviano l'ha proprio costruita con una professionalità che è andata oltre all'impegno contrattuale. Per molte ragioni che saranno poi spiegate a tempo debito, ha fatto non poca fatica e non già perchè messo in difficoltà dalla partitura tradizionale, od originale, ma per scelte che da un lato hanno favorito la Bartoli e dall'altro hanno limitato la tessitura acuta, a volte acutissima che invece JDF ha dimostrato in teatro di dominare e quindi di non temere. (Formidabile il successo di un anno fa' conseguito con la Massis a Berlino).
Detto ciò due paroline andrebbero spese per Rubini e per dire che in ogni caso, alcune delle arie cantate in questo CD non sono propedeutiche alla rergistrazione od alla preparazione di un'esibizione completa discografica o teatrale del lavoro da cui sono tratte. Un esempio: Arnoldo del Guglielmo Tell. (Anche se francamente io sarei di parere diverso, almeno per una registrazione in CD - o forse la mia è solo una speranza, che non vorrei diventassse un'occasione perduta - dato che in circolazione non sono molti coloro che lo possano interpretare).
Il tenore alla Rubini è un tenore contraltino ma romantico. Il timbro chiaro è caratteristica della giovinezza, dimostra purezza di sentimenti in una parola suscita un'idea che da un certo punto di vista porta a considerarlo tendente alla conquista degli estremi acuti e dall'altra deve porre problemi interpretativi che portano a mezze voci languorose, e alle fiorettature delicate e dolci, disegnando la tipica caratteristica del tenore romantico. Il tutto con voce piena e squillante. (Non in falsetto, com'era la sua estensione del registro - son cose diverse -).
Rubini è soave, ha acuti lucenti, emessi a piena voce, con un'estensione eccezionale appunto , con agilità straordinarie ed una fluidità che gli deriva da una preparazione tecnica con propensione ad una perfezione stilistica che incarna il personaggio. Rubini lancia di fatto il mito del tenore: Gualtiero del Pirata di Bellini.
Florez non emette alcun acuto in falsetto, la tessitura è a piena voce acutissima e tuttavia Rubini seguì Bellini sull'esposizione del canto sillabico, e ridusse le fiorettature e le ornamentazioni, ciò che lo trasformò da epigono di David, altro tenore che JDF potrebbe seguire, in un caposcuola. Florez non lo imita, ma gli è molto vicino. Perchè si può affermare questo concetto?
Prova della grandezza di Rubini sono le arie :"Vieni cerchiam per mari", "Ah non fia sempre odiata" e la frase "E parlerà la tomba alle pietose genti", perorazione che divenne simbolo delle infelicità tenorili. Nato il mito del Tenore, Bellini sottolineò lo stesso attraverso l'Elvino della Sonnambula, l'Arturo dei Puritani. Che aggiungere alla ricchissima messe di agilità e di ornamenti ascoltando l'aria "Son geloso dello zeffiro errante". L'Arturo del Puritani, ad esempio, altro personaggio Florez, (e ovviamente di Kraus), ondeggia tra passionalità e soavità, ma il gusto belliniano resta attaccato, unito, inscindibilmente al principio belcantistico delle note acutissime che venivano emesse in falsettone e che nè Kraus, nè Florez eseguono se non a voce piena. Straordinario esempio di grandezza vocale, rispettando in ogni caso, il gusto di ognuno dei melomani che ascoltano due voci diverse, ma uniche. (In ogni caso non c'è paragone, nel senso che la mia disamina, non è un confronto).
Il CD di Florez presenta:
Nel furor delle tempeste Il pirata
Di mia patria o bel soggiorno Marin Falliero
Che intesi, o annunzio Elisabetta Regina d’Inghilterra
Intesi, ah tutto intesi Turco in Italia
All’udir del padre afflitto Bianca e Fernando
Pace non trovo o ciel, Donna del lago
Oh muto asil del pianto Guglielmo Tell
Da queste esibizioni partono decine di altre considerazioni. Infatti, al pari di Bellini, Donizetti sul tipo di tenore che Rubini interpreta. Settimio dell'Esule di Roma non è molto distante dal Gualtiero del Pirata e nella cabaletta "Ah così nei di ridenti" Percy-Rubini sfoggia trilli straordinari, con le volatine che nel "Vivi, tu te ne scongiuro" si rifanno a Rossini.
Ed ecco quindi Le scelte delle arie del Marin Faliero, del Turco in Italia, di Bianca e Fernando, della Donna del lago. Dell'Elisabetta.
Florez lancia a mio parere un ponte tecnico e stilistico che parte da Rossini, tocca Donizetti, riapre al Rossini più influente sulla vocalità Bellinina, dimenticando a volte lo stesso Rubini ed aprendo, dai ruoli David, quelli che potrebbe affrontare e che erano di Duprez e di Moriani.
Marin Faliero, opera eseguita pochi mesi prima della Lucia di Lammermoor, offre a Florez la possibilità di eseguire passi virtuosistici, trilli e ascese a zone acutissime, perchè la parte fu scritta per Rubini, più che per Duprez.
Se si aggiunge che Donizetti compose arie con tessiture che, ripeto, allora venivano eseguite con puntature che s'appoggiano ad una tessitura in falsetto, si comprenderà meglio perchè questo lavoro di JDF è culturalmente ed intellettualmente di grandissimo livello. Certo si tratta di una visione stilisticamente moderna con un rapporto psicologico non lontano, ma differente rispetto a quella che legava Rubini allo stesso Duprez ed a Mariani. (Kraus-Blake-Corelli?-Florez).
Si aprono panorami quindi di vesto raggio. Non ci troviamo di fronte allo sfoggio di una voce, ma ad un lento, sicuro, straordinario avvicinamento e conseguente maturazione, che non tralascia la possibilità di abbracciare nel prossimo futuro anche parti Nourrit. Non dimentichiamo che il Masaniello de La muette de Portici, di Auber, si accosta all'Arnoldo del GuglielmoTell sotto il profilo psicologico, unendo alle indubbie "performences" vocali, una componente eroico patriottica che, almeno in CD, Florez propone con uno stratosferico "Allarmi".
Azzardo un'altra possibilità: Raoul negli Ugonotti, ha giovinezza, nobiltà, coraggio, ma anche sentimento amoroso, cosa che non manca a Florez, e che la scrittura vocale del personaggio è vicinissima alle alte tessiture di tenore contraltino che furono caratteristica di Nourrit, con estremi acuti che oggi, con buona pace di tutti, solo Florez riesce a raggiungere a voce piena e non in falsetto.
Termino questo lungo 3D con altra considerazione: Florez inserisce nuances da tenore eroico, ardore, delicatezze, fluidità. E' certamente in stato di grazia ed i suoi acuti sono straordinari. Ciò non toglie che qualcuno potrebbe trovare il suo canto uniforme. Basato com'è soprattutto sulle variazioni e sul visrtuosismo. Potremmo desiderare qualche dolcezza in più, ma il legato è quanto di meglio oggi si possa desiderare e francamente non c'è mai un suono forzato, nessuno sforzo, anche quando arriva ad emettere un mi bemolle perla tra le perle.
Quel che mi affascina e che ammiro è la conquista intellettuale di un persorso iniziato nel migliore dei modi.
Abbado dirige bene, sostiene Florez con cura ammirevole anche se orchestralmente avrebbe potuto non limitarsi a far brillare la stella di JDF, regalando qualcosa di personale specie quando la partitura suggerirebbe qualche rallentando, oserei dire qualche tocco più lieve e romantico. Ciò avrebbe aiutato il tenore e il CD sarebbe stato straordinario. (Ma siamo comunque al 5 stelle lusso).

Questo è ovviamente solo il mio parere.

Sulla questione del fa dei Puritani, mi pare che sia dalle idee di Matteo, che da ciò che si evince da quel che ho scritto, si possano trarre utili conclusioni. (In ogni caso è tutto da dimostrare che JDF non possegga il fa, discuterei invece sull'intelligenza, che ebbe anche Kraus, di non farlo. Kraus lo contò, è vero, ma non ne fu entusiasta, ed il risultato non esaltante. Lo abbandonò).

Sul fatto che a qualcuno tra voi la voce di JDF non faccia sussultare l'anima ed il cuore, pazienza.

Concordo con moltissime delle riflessioni di Matteo.
Ciao.
Ultima modifica di Maurizio Dania il mar 13 nov 2007, 0:09, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Maurizio Dania » mar 13 nov 2007, 0:07

Ella scrive:"Se Florez non è in grado di filare ed eseguire messe di voce su note acutissime, di emettere fa e sol sopracuti e non possiede centri da poter cantare Otello e Pollione non puo pretendere di fare un omaggio a Rubini. La sua è solo una trovata commerciale della Decca, cosi come lo è quello della Bartoli, un sopranino corto non puo rendere omaggio ad una cantante che poteva cantare da contralto e da soprano". Ma lei il CD l'ha ascoltato? Ha ascoltato qualche recente concerto di JDF dal vivo?
E chi glielo ha detto che non è in grado? Ma chi dice che oggi, con la questione del diapason, le sue non sarebbero altro che gigionate? Gigionate perchè oggi il pubblico non lo sopporterebbe.
Forse ciò che possiamo pensare fossero bravure tecniche storicamente inceccepibili, erano gigionate ad usum delphini.
La frase poi, " La sua è solo una trovata commerciale della Decca", è del tutto gratuita.
Ma non intervengo più, in questa occasione su JDF, non perchè manchino gli argomenti, solo perchè con tutto il rispetto, davanti ad affermazioni così perentorie e "certe", non c'è possibilità di discussione.
Rispettosamente saluto, rispettando tutti e tutto. L'educazione ed il dottor Bagnoli, me lo impongono.
(Però se il mondo sapesse..."il cor ch'egli ebbe, mendicando sua vita a frusto a frusto, assai lo loda e più lo loderebbe". Con ciò voglio dire che occorrerebbe essere più cauti e conoscere più cose, a meno che non si voglia scrivere solo le proprie impressioni. E tra le cose da conoscere, ad esempio, come sia nato questo CD, quale sforzo intellettuale ha impegnato fior di studiosi, quali musicologi hanno collaborato e con l'aiuto delle intuizioni di JDF e di Ernesto Palacio, perchè è stato e registrato e come sono avvenute le sedute in sala. Ma capisco che non si può sapere tutto).
Ah m'è venuto un altro pensiero: ce ne fossero di scolaretti alla Florez, che per qualcuno lo è nei confronti di Blake, anche tra i soprani, i mezzosoprani, i tenori di forza, i lirico spinti ecc.ecc. abbinando ogni nome, dell'oggi, all'Immortale del passato, anche recente)!
Ok, basta così. Con infinito rispetto per tutti, saluto e torno nel mio silenzio. Ah sto ascoltando una cantante coreana...un soprano giovane giovane, che studia a Venezia e si dedica alla lirica contemporanea. 8)
Ultima modifica di Maurizio Dania il mar 13 nov 2007, 1:38, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda MatMarazzi » mar 13 nov 2007, 0:36

Bene, Teo.Emme,
ci siamo capiti! :)
E scusami a tua volta se sono stato un po' brusco! ;)

Per concludere il discorso, vorrei soffermarmi sul rilevantissimo problema del falsetto.

teo.emme ha scritto: Ho detto e ripeto che confrontare, come mi pare tu abbia fatto, i suoi acuti con quelli di Florez, mi sembra azzardato, dato che le eventuali obiezioni o affermazioni non possono trovare conferme o smentite.


Infatti io non confrontavo la "qualità" degli acuti ma solo la tecnica con cui sono emessi. E questo, mi spiace, ma non è un' "ipotesi".
Noi sappiamo benissimo, sulla base di una documentazione sconfinata e precisissima, come i tenori fino a Rubini emettessero gli acuti.

Immagina che invece di acuti, ci mettiamo a parlare di salti atletici.
E ci mettiamo a confrontare i record di un atleta dell'ottocento (di cui leggiamo arrivasse a toccare i 5 metri) con quelli di un atleta di oggi che sappiamo può arrivare al massimo a 3 metri.

Ecco: in Tenebris (per restare nell'esempio) trae spunto da questi numeri per affermare che il saltatore odierno non può paragonarsi a quello passato, perché i suoi salti sono molto meno elevati: almeno due metri in meno.

Poi però si scopre che quello del passato saltava con l'asta, mentre quello di oggi no.
Eh... allora il discorso cambia. :)
E cambia anche il giudizio.
Perché fare 5 metri con l'asta è una cosa notevole, ma non stratosferica (e infatti io ti assicuro che toccare il fa in falsetto non è incredibile: lo fanno anche i controtenori).
Mentre fare 3 metri in salto libero è una cosa incredibile, disumana.
Era doveroso, da parte mia, far notare l'ingiustizia e persino l'insensatezza di un simile confronto.

Tornando alla voce umana, il falsetto permette di estendere l'acuto di circa una quarta sia negli uomini, sia nelle donne.
Questo è un fatto fisiologico.
Quindi se tu sei un baritono e a voce piena raggiungi il sol, in falsetto puoi spingerti fino al do (e questo spiega perché per il baritonale Nourrit scrivessero parti ricolme di do e re sopracuti... o per il baritonale Donzelli Bellini abbia piazzato un do in Pollione che oggi fa impallidire tutti i tenori).

In base a questo grossolano (e, lo ammetto, talora fallibile) calcolo, si può supporre che Florez (poiché senza falsetto tocca il mi bemolle, che è una nota semplicemente pazzesca per una voce maschile, che ci piaccio o no) potrebbe spingersi col falsetto fino al labemolle.

Finora stiamo parlando di fisiologia, di corde vocali, non di arte e nemmeno di bravura tecnica.
Perchè una cosa è certa: il falsetto di Rubini (chiamalo falsettone se vuoi, non mi arrabbio ;)) doveva essere una cosa favolosa: un suono strabiliante di luminosità e splendore.
E non solo perché era Rubini, ma perchè dietro a lui c'erano secoli di esperienza, di studio, di pratica in questo tipo di vocalità.

Purtroppo oggi i nostri uomini non sanno più cantare in falsetto e non per colpa loro; è una pratica che si è persa da troppo tempo (quasi duecento anni).
Quando un nostro tenore o baritono tenta il falsetto vengono fuori suoni piccoli, chiocci, ribelli.
E non che con i moderni controtenori le cose vadano tanto meglio: io sono felicissimo che esistano e che si impegnino su questo fronte: inoltre sento che, generazione dopo generazione, migliorano sempre.
Però siamo ancora alla fase dei balbettamenti: la strada da percorrere è ancora lunghissima e il divario con le signore donne (che invece, beate loro, non hanno mai smesso di utilizzare il falsetto) appare praticamente incolmabile.

In compenso (perché non dobbiamo solo esaltare il passato) sono duecento anni che i nostri uomini (i tenori) lavorano come matti sul registro "misto" nell'acuto, che - come diceva Teo - è impestatissimo da gestire e sommamente innaturale.
Tutti i problemi dell'acuto "moderno", gli antichi (cioè fino a Duprez) non li conoscevano: il falsetto è infatti più riposante e meno esposto alle ...frane.
E' molto ragionevole pensare che Rubini, che pure come estensione naturale si sarebbe mangiato il do di petto, forse non avrebbe avuto la tecnica giusta per affrontarlo, tecnica che ai suoi anni non poteva essere stata davvero elaborata.
E' verosimile che se sentissimo oggi il pionieristico "do diesis di petto" di Duprez (quello che ha sconvolto un'epoca) diremmo: "be' tutto qui?"
In duecento anni infatti questa precisa tecnica (che spinge il misto tenorile a livelli disumani) ha fatto passi da gigante.

E mai ho letto (a proposito di Rubini) di emissioni di note in falsetto, dato che verrebbe a cadere la straordinarietà di un cantante all'epoca celebrato come fenomeno.


E perché verrebbe a cadere?
In queste tue parole, Teo.Emme, leggo un antico pregiudizio tardo-ottocentesco contro il falsetto, come se fosse una cosa brutta ed effeminata.
E, certo, sentendo gli striminziti falsetti che fanno i nostri interpreti novecenteschi (non per colpa loro)... verrebbe da pensare che è così.

Invece la parola "falsetto" non è nè bella, nè brutta.
L'emissione in "falsetto" è solo un modo di emettere la voce.
Come l'emissione "mista", come l'emissione di "petto".
Diresti che la Schwarzkopf, o la Callas o la tua Sutherland non sono grandi perchè cantano in falsetto? Spero di no! :)

E ora veniamo all'espressione "falsettone", che esiste, è corretta, ma per come è stata utilizzata da certi vociologi moderni assume l'aspetto di una presa in giro, una scappatoia furbastra.
Il nostro problema è che non siamo disposti ad ammettere la semplice verità: perche ne abbiamo paura.
La verità è che Bellini, Rossini, Meyerbeer andrebbero ANCORA OGGI cantanti ricorrendo al falsetto per la terza acuta visto che proprio per questa tecnica composero, e non (come invece si fa) inaseguendo voci acutissime, innaturali per questo repertorio, costrette a inerpicarsi a voce piena (in modo assurdo e spesso sgradevole) su tessiture pensate per un altro tipo di emissione.
Ma questa verità non siamo disposti ad ammetterla... l'idea di sentire un Pollione o un Arnoldo che, oltre il la, passano al falsetto ci atterrisce.
E allora... ci inventiamo la bufala del falsettone, che spacciamo per una cosa strana e incomprensibile che... per carità... col falsetto non c'entra nulla! :)
E allora cos'era? mah... una cosa esoterica, che mescolava i suoni di testa a quelli misti, praticamente era così, forse era colà.

E' chiaro che il falsetto dei grandi virtuosi sette-ottocenteschi non era "nudo e crudo" (come non lo è nemmeno ora quello delle donne).
Era amplificato e manipolato in maniera sopraffina.
Questo significa che determinate cavità facciali erano utilizzate per elaborarlo, plasmarlo e proiettarlo meglio, per dargli colore e polpa, luminosità e lucentezza.

Il termine "falsettone" o "falsetto rinforzato" vuol dire semplicemente questo: è semplicemente un modo raffinato di gestire il falsetto, rinvigorirne le sonorità e omogeneizzarle col registro misto (praticamente, scusa se mi ripeto, proprio ciò che fanno tutti i soprani drammatici e non solo)

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Re: Matteo e Dottor Cajus....

Messaggioda MatMarazzi » mar 13 nov 2007, 0:43

Maurizio Dania ha scritto:Ho scritto tempo fa un lungo pezzo su Florez di cui Matteo possiede l'originale. Non essendo stato pubblicato, anche se ne aveva l'esclusiva, permittimi, Matteo carissimo, a tempo, (son trascorsi 2 mesi), l'ho inserito in altro luogo. .


Credimi Maurizio,
sono il primo a sapere che è stata una situazione incresciosa.
Purtroppo lo spontaneismo di un'associazione porta anche a lunghe fasi di corto circuito, in cui basta che una persona della "rete" sia bloccata da questioni gravi o gravissime e tutto il meccanismo si inceppa.
Il tuo bellissimo articolo è caduto proprio in una di queste situazioni, che pare - finalmente - ora sia in via di soluzione.
il fatto che tu l'abbia pubblicato altrove mi conforta, mi fa sentire meno in colpa, anche se - ti assicuro - non è colpa mia.
Fra poco sarà comunque leggibile - e lo comunico a tutto il forum - anche sulla home page del sito del Wanderer Club.

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Messaggioda Maurizio Dania » mar 13 nov 2007, 1:31

Era solo un modo, la mia espressione intendo, per chiederti scusa per averlo pubblicato prima. L'ho fatto soloperchè nel frattempo il CD era uscito anche in Italia, seppure ne avessi avuta una copia in anteprima. Prima ancora che uscisse in Germania. Scusami, ma davvero ho scritto quelle righe, solo per una forma di delicatezza nei tuoi confronti. (E per fartelo sapere).
Scrivi tra l'altro :"Il termine "falsettone" o "falsetto rinforzato" vuol dire semplicemente questo: è semplicemente un modo raffinato di gestire il falsetto, rinvigorirne le sonorità e omogeneizzarle col registro misto (praticamente, scusa se mi ripeto, proprio ciò che fanno tutti i soprani drammatici e non solo) ". Tra i non solo ci sta anche il Mito Caballè. (A volte la Callas ma tu tratti l'argomento in modo più raffinato, citando il suono misto. Poi c'è chi lo sa fare benissimo e chi lo fa solo per gigioneggiare).
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Re: Matteo

Messaggioda MatMarazzi » mar 13 nov 2007, 1:40

Maurizio Dania ha scritto:Tra i non solo ci sta anche il Mito Caballè.


:) Assolutamente vero!

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Messaggioda teo.emme » mar 13 nov 2007, 14:57

Un momento MatMarazzi... Qualcosa di eccezionale dovrà pur aver avuto il buon Rubini per suscitare tale clamore ai suoi tempi, no?

Io ho imparato che una cosa è o non è, e non può essere e non essere allo stesso tempo: se è vero che Rubini utilizzaval falsetto per raggiungere certe note, se è poi vero - come dici tu - che quelle certe note come i FA o i SOL, emesse con il falsetto non sarebbero assolutamente nulla di straordinario, tanto che te le fece ascoltare pure un normalissimo studente di canto, allora spiegami un pò perchè mai Rubini era considerato un'eccezione, un cantante dotato di estensione stratosferica? Se tutti avessero potuto emettere certe note (e parlo di altezza, chè di quello il pubblico dell'epoca rimase strabiliato) perchè solo di Rubini si parla? Dove sta la sua eccezionalità? Non si può infatti, sostenere logicamente che Rubini fosse dotato di estensione straordinaria per i FA e i SOL e contemporaneamente dire che gli stessi FA e SOL non sono nulla di straordinario se emessi di falsetto. Ma allora forse Rubini non usava il falsetto, non ti pare? Mi spiace, ma i conti non tornano...delle due l'una, o tutte le testimonianze sono sbagliate e falsate oppure l'argomentazione del falsetto non regge. :wink:
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Messaggioda MatMarazzi » mar 13 nov 2007, 15:56

teo.emme ha scritto:Non si può infatti, sostenere logicamente che Rubini fosse dotato di estensione straordinaria per i FA e i SOL e contemporaneamente dire che gli stessi FA e SOL non sono nulla di straordinario se emessi di falsetto. Ma allora forse Rubini non usava il falsetto, non ti pare? Mi spiace, ma i conti non tornano...delle due l'una, o tutte le testimonianze sono sbagliate e falsate oppure l'argomentazione del falsetto non regge. :wink:


Caro Teo.Emme,
io ti seguo volentieri nelle tue argomentazioni, perché mi piacciono le sfide dialettiche, ma è doveroso premettere che il fatto che Rubini cantasse gli acuti in falsetto non è oggetto di ipotesi. E' una cosa storicamente assodata e indiscutibilmente documentata.

Premesso questo, possiamo anche ragionare sui tuoi argomenti, per amor di confronto!

Facciamo un esempio.
Tu diresti ai posteri che la Sutherland è una cantante straordinaria?
penso di sì.
Diresti che aveva un'eccezionale estensione?
penso di sì.

E avresti ragione in entrambi i casi.
Però le note in acuto raggiunte dalla Sutherland non sono le più alte possibili: il fa è sempre stato una chimera, il mi è sempre stato avventuroso, il mi bemolle è sempre venuto meglio in disco che dal vivo.
Ci sono state cantanti (vedi la Robin) che sostenevano dal vivo dei portentosi sibemolle 5 (!!!!!!) e ci sono le registrazioni.

Quindi affermare che la Sutherland avesse eccezionale estensione (il ché è vero) non significa affermare che facesse cose uniche al mondo.
Così un fa acuto in falsetto è una cosa notevole, ma non unica al mondo.

Ma soprattutto c'è la cosa più importante! Come dice la Marescialla, è il "come" che fa la differenza.
Non era l'estensione (sia pure ammirevole) a rendere mitico Rubini.
Era la qualità del suo canto (e ancora una volta il paragone con la Sutherland è calzante).
Non è il fatto che raggiungesse il mi a rendere miracolosa la Sutherland, ma la luminosità, l'omogeneità, la fluidità, lo splendore di ogni nota, sopracuti compresi.
Non è il fatto che facesse dei trilli, ma la grana di quei trilli.

Le recensioni dell'epoca non parlano di Rubini come di un fenomeno di estensione, quanto come un fenomeno di vocalismo.
Il fatto poi che, sia pure in falsetto, toccasse il fa sopracuto è comunque una cosa notevolissima, se non unica (come il mi bemolle della Sutherland) e giusitifica il fatto che i suoi contemporanei lodassero, fra le altre cose, anche la sua estensione.

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Messaggioda Teo » mar 13 nov 2007, 17:46

MatMarazzi ha scritto:Le recensioni dell'epoca non parlano di Rubini come di un fenomeno di estensione, quanto come un fenomeno di vocalismo.


Carissimo, premesso che sul concetto di cosa sia o meno un fenomeno vocalistico sono perfettamente in sintonia con quanto da te espresso, mi permetto, senza alcuna polemica, di dissentire sul fatto che le recensioni dell'epoca non parlassero di Rubini quale fenomeno vocale inteso "anche" per la sua incredibile estensione.

Lo dico con cognizione di causa perchè come ben saprai, il grande Giovan Battista è bergamasco come il sottoscritto, e dato che il sottoscritto è deformato nella mente in quanto tenore :lol: , oltre ad aver letto una serie di articoli sulla sua biografia, qualche anno fa mi sono recato a Romano di Lombardia e sono andato a far visita al museo dedicato per l'appunto al grande tenore, accompagnato dall'allora responsabile della fondazione a lui dedicata
Durante quell'incontro, ho potuto ascoltare, vedere e leggere moltissime testimonianze documentate nei vari libri e nelle varie raccolte epistolari che riguardavano sia la sua vita artistica che quella umana (che per spessore, certamente non è stata inferiore a quella artistica).
Ebbene le testimonianze parlano si di una voce incredibilmente bella, che passava dal registro di petto a quello in falsetto con un facilità disarmante, tanto che risultava del tutto impercettibile, con agilità e trilli pieni, luminosi, perfetti, tanto che per questa sua particolarità venne perfino accostato alla voce di un castrato...però caro Matt, oltre a questa sua peculiarità, Rubini veniva anche lodato ed esaltato per quella legata all'eccezionalità della sua estensione.
Sono passati diversi anni da quella visita, ma ricordo perfettamente che tra le varie note del tempo (che ci lesse la persona che ci aveva fatto da guida) quasi sempre venivano rimarcate le particolari doti del tenore bergamasco, descrivendone fra i vari pregi, l'incredibile facilità con la quale poteva arrivare ad eseguire note acute particolarmente estese (sono documentati anche SOL sopracuti).
Da allora, l'immagine impressa nella mia mente di questo incredibile tenore è l'eccezionalità delle sue doti artistiche e vocali tanto che lo hanno reso un vero mito, eccezionalità che non può non essere ricordata anche per la sua incredibile estensione vocale (credo proprio che l'aver realizzato una tecnica così sicura e perfetta nell'esecuzione del falsetto pieno, ne abbia determianto la facilità a raggiungere note così estreme).

Perchè ho voluto sottolineare questa cosa, perchè credo che non vi sia contrapposizione tra quello che hai sostenuto tu, ovvero l'eccezionalità della sua emissione vocale, ed il fatto che fosse una voce eccezionale anche nella misura della sua estensione, anzi, a mio avviso è un rafforzativo dell'incredibilità di questo tenore che la storia lo ha affermato come il più grande tenore dell'800 (tanto che veniva fin da allora considerato come una vera leggenda vivente).

Oltre a questo mi piace ricordare che il tenore bergamasco, fù ritenuto per l'epoca uno straordinario interprete. Fisicamente non dotato di una bellezza particolare (fuori dalle scene viene dipinto come goffo, tarchiatello e grassoccio), in scena diveniva un perfetto ammaliatore, insomma quello che oggi definiremmo un artista.

Salutissimi.

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Messaggioda teo.emme » mar 13 nov 2007, 20:00

Caro Mat, mi fa piacere che tu abbia perfettamente colto l'intento della mia argomentazione, che in fondo è un pò un divertissement, ad uso della discussione e per il piacere della stessa: alla fine giova premettere che possiamo parlare e discuter a lungo, ma la prova del nove, mancherà sempre... Purtroppo non siamo dotati di macchina del tempo. :D

Tornando a Rubini, credo che sia opportuno chiarire cosa i contemporanei intendessero per l'eccezionalità della sua voce. Solo il "come" o anche il "quanto"? Certamente il vocalismo, la perfezione tecnica e la bellezza dell'emissione, ma io ho sempre letto e saputo che molta della sua celebrità (e uno dei motivi principali dello stupore che suscitava negli ascoltatori) risiedesse nella facilità dell'acuto e nella sua estensione. Ma se così non fosse, perchè mai Bellini scrisse partiture così alte solo ed unicamente per lui? Se le note raggiunte non erano "straordinarie" perchè non dedicarle anche ad altri cantanti? :wink:
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Dopo questo interessantissimo ping-pong, cari Mat e Teo,

Messaggioda Maurizio Dania » gio 15 nov 2007, 17:25

non pensate che se Rubini, fosse vissuto in un'epoca nella quale ci fossero tutti i mezzi tecnici che abbiamo a disposizione, compresi quelli gazie ai quali si discute, (forum-email-sms-chat), anche per lui ci sarebbero critiche e forse Bellini comporrebbe anche per compiacere il pubblico e non solo il cantante?
Non ci sarebbero confronti? "Purtroppo non siamo dotati di macchina del tempo".
In ogni caso siete stati bravissimi. Splendido "divertissement".
Libertà va cercando ch'è si cara come sa chi per lei vita rifiuta
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Messaggioda Riccardo » lun 03 dic 2007, 23:27

Comunque, se il discorso doveva andare a parare sull'ultimo album di Florez, la questione non sta tanto nel FA o meno.

Il discorso è che quel cd con Rubini c'entra ben poco. E' per buona parte un gioco pubblicitario, anche legittimo e nel bene e nel male in linea con la nostra epoca.

Perché di Rubini in quel disco ci sono due arie: quella da Marin Faliero e Pirata. Volendo l'alternativa di Giacomo V, che però è ripresa tale e quale da Oreste (scritto per David).
Stop.
Nemmeno le acrobazie retoriche di Gossett nel saggio dentro il libretto possono mascherare gli incontrovertibili dati storici (e stilistici).

Un vero cd "per Rubini" avrebbe dovuto contenere, oltre a Pirata e Marin Faliero, Puritani, Sonnambula, Bolena e diverse altre cose (anche rare).

Tra l'altro dal Bianca e Gernando, la cui ricostuzione dei fatti storici e filologici è ambigua nell'attribuire l'effettiva creazioine del ruolo, è stata scelta l'unica aria che sicuramente è stata scritta per David e non per Rubini.

Mi sembra davvero una presa in giro.

Ciò non toglie che in quasi tutti i brani Florez faccia la notevole figura di sempre, senza sconvolgere, ma garantendo un'indiscussa raffinatezza e qualità di base.

"Quasi tutti" perché nel Marin Faliero l'imbarazzo e lo spaesamento rispetto alla scrittura si sentono parecchio.

Bella invece, non me l'aspettavo, l'aria del Tell. Forse il momento più illuminato del disco!

Salutoni,
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J. D. Florez - Bel Canto Spectacular

Messaggioda Tucidide » gio 28 ago 2008, 19:24

Con il CD della Dessay (che più ne ascolto dei pezzi, più mi piace), hyo comprato anche questo di Florez, che dal programma si configurava come un "Florez & friends". Oltre a pezzi solistici, ci sono duetti con ospiti più o meno prerstigiosi: la Netrebko come Elvira per il duetto dei Puritani, la Ciofi per il duetto di Linda di Chamounix, la Barcellona per il duetto Libenskof-Melibea del Viaggio a Reims, Kwiczen come Belcore per il duetto dall'Elisir e Domingo come Otello rossiniano nel duetto della sfida! :shock:
Lo confesso: da un primo ascolto, devo dire che raramente ho sentito Florez cantare altrettanto bene, non solo a livello di sicurezza vocale, ma anche per la cura del fraseggio. Poche volte l'ho sentito così propenso a non cantare in forte o mezzoforte ma a cercare sfumature, a cercare non solo eleganza ma anche sostanza. Non sbaglia una nota ed è come sempre fonogenico come pochi (e ben aiutato dal microfono :wink: ).
Solamente... non sempre mi convince. E' bravissimo nei brani dell'Elisir, anche se la puntatura acuta su "Dulcamara volo tosto a ricercar" per me è indigesta a prescindere da chi e da come la si canta. Bravo anche come Libenskof, ma questo lo si sapeva (è uno dei suoi ruoli migliori), bene anche come Tonio – cantato in italiano – mentre non dice molto, secondo me, nel repertorio serio dei Puritani e nella Lucrezia Borgia, mentre appare molto a suo agio nella Linda. Quanto all’Otello, Florez canta senza dubbio bene, ma manca della sinistra minacciosità e della protervia con cui Blake rovesciava sardonico quel profluvio di note sull’avversario.

Il contorno, ossia i colleghi ospiti, sono di livello alterno: mi ha stupito positivamente la Netrebko (Mat, segnatela questa! :D ), che per una volta tanto sento fraseggiare discretamente - niente di travolgente, comunque - e che canta meglio che in molte cose che le ho sentito fare, mentre la Ciofi è molto in difficoltà vocalmente, la Barcellona non me la vedo in ruoli "femminili", dopo tanti ruoli en travesti, rossiniani e non, e oltretutto ha diverse durezze in alto. Il baritono del duetto dell'Elisir è anonimo, e Domingo... lasciamo davvero perdere... Per altro :oops: un Domingo anni 70 nei ruoli Nozzari (previo studio della coloratura) sarebbe stato un bel sentire, secondo me... :D

Riascolterò con calma e poi interverrò di nuovo per essere più preciso.
Qualcuno di voi ha ascoltato?

Salutoni :wink:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: J. D. Florez - Bel Canto Spectacular

Messaggioda pbagnoli » sab 30 ago 2008, 21:51

Io. Devo anzi recensire, ma voglio riascoltare con calma.
Il disco mi perplime un po', ma non si può dire che sia brutto. E' il solito Florez, che fa il solito disco
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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