Cecilia Bartoli: discografia

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Re: Sono il proprietario del negozio Dussmann in Friedrichst

Messaggioda PQYD » gio 11 ott 2007, 12:18

Maurizio Dania ha scritto:nonchè il futuro marito di Cecilia Bartoli, dopo essere stato il suo agente, il suo fotografo, il suo editore, ecc.ecc.


Ci dica allora, Herr Bartoli, quando esce la Sonnambula diretta da De Marchi? Siamo ansiosi di ascoltare i da capo variati. E poi: è vero che usciranno 100 esemplari in edizione de luxe autografata e corredata di diapason?
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PQYD tutto a suo tempo....

Messaggioda Maurizio Dania » gio 11 ott 2007, 12:33

la Sonnambula uscirà nel 2008. Anche per l'avvocato Donzelli ci sarà modo e tempo per sorridere. Con o senza diapason. :o
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Messaggioda MatMarazzi » gio 11 ott 2007, 15:40

Pruun ha scritto:Sappimi dire, dopo l'ascolto! :D
:


Carissimo Pruun e carissimi tutti.
come promesso ora ho ascoltato il CD e ti posso dire cosa ne penso.

Prima di andare oltre, devo dire che l'ho trovato un disco sorprendentemente bello.
Per cui sono andato a riprendermi le critiche tue, di Teo.Emme e degli altri per vedere in cosa le nostre visioni si differenzino tanto.

Ho notato che una percentuale rilevantissima delle critiche riguardano un discorso esterno alla qualità delle esecuzioni.
E su questo fronte non è possibile non darvi ragione!

Come Pruun ha spiegato benissimo, a livello storico e critico ci sono approsimazioni fastidiose (soprattutto quando ci si presenta con l'assordante baccano di una casa discografica che ha da sempre uno strano concetto di promozione).
Come è vero che in queste avventure culturali le squadre di musicologi a cui si appoggia la Bartoli sembrano piuttosto un drappello di pretoriani...
Ed è vero che tra fotografie orripilanti, giudizi imbarazzanti, compiacimenti e vanità (attentamente amplificati da stampa e radio) ...c'è di che irritarsi.
Quando poi si spaccia per prima incisione mondiale quello che non lo è, quando si pretende che la "verità" di una nuova prospettiva annulli un pluri-secolare percorso interpretativo (e a livelli altissimi) l'irritazione cresce a dismisura.
E viene, lo capisco, la voglia di reagire, di tirarsi fuoi, di non approvare.

Poi però c'è l'aspetto esecutivo, che è giusto osservare con obiettività, avendo messo da parte l'irritazione.
Io ho cercato di farlo e devo dire che il risultato non mi pare affatto inqualificabile, anzi bello, molto bello.

Anche qui, tra le critiche lette sul forum ce ne sono di condivisibilissime.

Fin dalla prima aria si avverte quello che PQYD metteva giustamente in evidenza: la manipolazione scriteriata del volume vocale della cantante rispetto agli strumenti. :)
Se posso dare un consiglio ai tecnici della decca, direi che quando alzano la voce della Bartoli, dovrebbero anche ricordarsi di abbassare le sue consonanti occlusive e sibilanti.
Uno mette un volume accettabile, ma poi basta che lei emetta una "esse" che l'impianto rischia di saltare! :D

In molti poi hanno rilevato il vecchio vizio di colorire troppo i suoni (da declamatrice, verrebbe da dire... :) ), di esasperare con effetti non sempre eleganti la tenuta della frase e di dare (specie nei cantabili) una sensazione di "ansimo" (bella immagine) che purtroppo è - da sempre - uno dei lati fastidiosi del suo canto.

E' anche vero (come sempre) l'appunto alle agilità-mitraglietta, che secondo me restano quasi sempre fantastiche e spettacolari, ma che in più di un'occasione fanno sorridere.


Detto questo, io l'ho trovata convincentissima nell'Ines de Castro (dove sembra trovare una sobrietà di emozione e un abbandono tragico-nostalgico che esalta la bellissima musica), mi sono esaltato nell'aria di Felix Mendelssohn (con Vengerov), mi sono divertito da impazzire con i divertissement (come le variazioni di Hummel o l'aria spagnola di Garcia con chitarra e nacchere o il Rataplan pieno di quegli effettacci deliziosi e ammiccanti in cui la Bartoli mi pare assolutamente sincera).

Se c'è un brano che mi lascia freddo, piuttosto, è quello della Figlia dell'Aria, che dimostra la fragilità e la scarsa credibilità della cantante di fronte allo stile tragico e all'agilità di forza.

In compenso... devo dirlo?
Mi sono piaciuti molto anche Sonnambula e i Puritani.
Certo: NIENTE a che spartire con Callas, Sutherland! Ma proprio niente!
Ma una gestione della linea e una poesia di tono notevli, sia pure con sonorità talvolta sorprendenti.
Ma soprattutto mi è piaciuto l'effetto generale: intanto sentire questi brani non più così alti, così siderali, ma ricondotti a una tessitura di calda umanità mi ha fatto molta impressione.
In questo senso, se l'idea era farmi provare il fascino di un voce mezzosopranile in questa musica il risultato è stato raggiunto.
E di questo il merito è anche della direzione calibratissima ed elegante di Fischer e il fascino degli strumenti originali.

Quando poi si approda a quelle vere e proprie gemme che sono l'aria di Clori di Halevy o l'Amelia di Rossi (eseguite in quel modo poi), allora la voglia di mandare un bacio alla Bartoli e di ringraziarla per questo disco è tanta... NONOSTANTE TUTTO!

Lascio per ultimo il Casta Diva, perchè mi sorprende che tanti si siano concentrati su di lui.
RAgazzi: questo è fare il gioco del marketing e dei pubblicitari. :)
Il fatto che il brano sia stato ficcato lì in fondo, quasi come riempitivo, come utlimo track, senza recitativo e cabaletta, mi pare dimostri che sevisse solo come contentino per il grande pubblico: non lo considero ributtante, ma nemmeno interessante; anzi lo giudico la cosa meno importante del CD.

Poiché mi pare che il disco ce l'abbiamo tutti (:) sembra che Maurizio abbia ragione) perché non discutiamo dei singoli brani (lasciando perdere il Casta Diva) dando per scontate le (giuste) critiche generali?

Salutoni
Matteo
Ultima modifica di MatMarazzi il gio 11 ott 2007, 18:50, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Pruun » gio 11 ott 2007, 16:09

Ok, ci sto e allora ti dirò le note positive generali, perché faccio prima :D !

Mi è piaciuto certo tono sorridente trovato nella Tyrolienne di Hummel e mi sono piaciuti alcuni colori scovati nel registro grave (frutto, comunque, della tranquillità dello studio d'incisione).

Stop. Stop perché io non sento nel suo canto la differenziazione tra un brano e l'altro, il cambio d'espressione che dovrebbe distinguermi Amelia da Adina, Amina da Semiramide...
A me sembra sempre la Bartoli che ora si sforza di essere felice, ora è triste, ora è pensierosa, ora è malinconica... l'unico colore davvero personale lo trova, già detto, nella Tyrolienne, oltretutto solo nella prima strofa perchè poi, quando cambia la tonalità in minore, a me suona già artificiosa...
E' più forte di me: anche negli altri brani mi sembra troppo artificiosa per essere credibile. Confesso che restai davvero stupito nel vedere come Giudici continuasse a osannarla magnificando la spontaneità della sua espressività quando proprio questo lodevolissimo tratto della prima Bartoli è stato, a mio avviso, sacrificato dalla stessa sull'altare di un manierismo iperespressivo fastidioso e lambiccato (lo stesso motivo, per esempio, per cui non mi trascinano certe interpretazioni della Gruberova... anche se nel caso dell'artista di Bratislava, permettetemelo, si tratta di un manierismo espresso con ben altra tecnica, ben altra saldezza, ben altro rischiare sul campo e, in sintesi, ben altra bravura!).

Non è che non voglia scendere nello specifico, Matteo, e non dare per scontate le critiche generali... è che proprio mi risulta difficile davanti a un'espressione che io trovo perennemente uniforme.

Però si tratta di caratteristiche ormai tipiche dell'ultima Bartoli, come danno fastidio a me qui mi davano fastidio nell'album di Salieri e in certi pezzi di Opera Proibita (altro cofanetto che, quanto a trash di grafica, non scherzava mica! :D ) e come saranno piaciute ad altri negli album precedenti (vedi pears, ad esempio, cui mi pare che anche questo disco sia piaciuto) piaceranno anche in questo caso.

Nel disco di arie francesi della Sutherland i vari brani sono, a mio avviso, differenziati tra loro in maniera molto più naturale, spontanea e disinvolta, passando dalla malinconia di Robert le Diable alla nostalgia dei Pecheurs, dalla coquetterie del Robinson alla maliziosità de Le Coeur et la main.

Ho riascoltato il disco due volte, con attenzione e, no, mi spiace, non riesce a coinvolgermi e non riesco a sentire, come te, queste variazioni tra un brano e l'altro.

Per quel che riguarda Bellini cantato con voce più grave se volete, appena la divido visto che ce l'ho in traccia unica da masterizzare, vi posto l'Ah non credea della Von Stade, che secondo me è molto, ma molto, ma molto più bello di quello della Bartoli (comunque è disponibile su OS).

Ho detto, ho detto... e adesso prendo fiato!
:D 8)
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Messaggioda MatMarazzi » gio 11 ott 2007, 18:03

Caro Pruun,

Quindi, se ho ben capito, a parte l'eccessivo lambiccamento di certe pagine (che in questo CD mi sembra meno grave che altrove, ma che pure c'è: hai ragione), mi sembra che per te il maggiore difetto consista nell' omogeneità tra un brano e l'altro.

Ora, io questa omogeneità così disperante non l'ho colta...
Però posso riconoscere senz'altro che molti elementi identificativi della Bartoli e della sua fonazione (per non parlare del colore della voce, ovviamente) si ripetono in molti brani.

Eppure non riesco a vederlo come un grave difetto, perché stiamo parlando di un florilegio di brani diversi, ognuno con la sua autonomia.
Non è come in un'opera intera, dove l'omogeneità eccessiva può anche essere un limite.
Qui ogni brano potrebbe essere ascoltato separatamente dagli altri.
E' per questo che ti avevo invitato (e ti invito ancora, quando avrai tempo e voglia) a ragionare su un brano o due di esempio.

Tu citi le arie francesi della Sutherland.
Pensa che io le comprai decenni fa in vinile, facendole venire dalla Francia, perchè in Italia non erano state distribuite.
A differenza tua le ho sempre trovate (e le trovo ancora) estremamente monotone... io no ci vedo la varietà di affetti che ci ritrovi tu, solo un continuo altalenare tra il tono nobile-aulico e quello vezzosetto-salottiero.
Poi tra il Fra Diavolo e la Grande Duchesse non salta fuori l'abisso psicologico-vocale che dovrebbe esserci.

E tuttavia NON RITENGO che questo (nella raccolta di arie francesi) sia un limite della Sutherland, perché alla fine quello che conta è il signolo brano, che può essere bello o meno bello.
Ad esempio, il Robert le Diable che tu citavi è strepitosamente bello, anche se psicologicamente e musicalmente non si distingue dal resto.
E' bello di per sè.

Diverso è il caso (per fare un esempio) delle soirées musicales della stessa sutherland, che a me paiono noiose e fallimentari.
Perché lì i brani sono un "unicum" poetico e lì l'uniformità di idee mi pare molto molesta.

Quindi, anche nel caso del CD della Bartoli io credo che dovremmo veramente sforzarci di ragionare sui singoli brani, se ne abbiamo voglia.
Perché se noi ritagliamo (che so) solo l'aria di Clori e cerchiamo di darne un giudizio, non vedo proprio come questo giudizio possa essere negativo.
:)
Davvero, Pruun, non lo vedo.
A me pare una delle più belle esecuzioni che si possano sentire oggi.

E' per questo che vorrei confrontarmi con le tue opinioni proproi su quell'aria.
Non perché io voglia cambiare idea, o voglia farla cambiare a te,
ma perché mi interessa come altri possono fare i bilanci di un'interpretazione in modo tanto diverso da me.

La Von Stade....
Be' certo, la Von Stade era una grande artista! :)
E una personalità più simpatica e affascinante della Bartoli.
Su questo siamo d'accordo.
Anzi... dovremmo aprire un thraed su di lei, prima o poi.

Salutoni,
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Messaggioda Pruun » gio 11 ott 2007, 18:10

Caro Mat, ora sono in corsa.
Stasera appena torno a casa risponderò molto volentieri!

Specifico solo che non è il disco che mi sembra uniforme... è proprio la Bartoli che non è mai questo o quel personaggio, ma è sempre lei che ossessivamente canta incensando se stessa. Ma forse mi avevi capito bene.
Scusami, nella Joan (ma anche nella, per te :wink: , noiosissima Devia) non trovo questa prevedebilità ossessiva dell'accento.

Ecco, forse, qual'è il punto: la Bartoli non riesce a stupirmi!
Ma stasera ti dirò meglio, postando anche il brano della Von Stade, perché no?
Scappo!
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Matteo ha scritto:

Messaggioda Maurizio Dania » gio 11 ott 2007, 20:20

"...Se posso dare un consiglio ai tecnici della Decca, direi che quando alzano la voce della Bartoli, dovrebbero anche ricordarsi di abbassare le sue consonanti occlusive e sibilanti".
Ora, questo problema un tempo non lontano, quando c'era il vinile, ma già nell'epoca del digitale, fece cambiare le cose tra gli ingegneri del suono, un po' in tutto il mondo. Ma i tecnici dell Decca, che erano considerati i migliori, vollero strafare, seguendo quelli della DGG. Questi ultimi che si consideravano più bravi, pensavano che molto del successo di Karajan e, soprattutto, delle sue 7000 :D registrazioni delle Nove sinfonie di Beethoven, fosse dovuto soprattutto alla loro capacità di esaltare il suono degli archi dei Berliner.
La Decca quindi cambiò registro, in tutti i sensi, fin dal Ring di Solti, tellurico, e successivamente uso' la tecnologia più esasperata specie nella registrazione della Gioconda con la Caballè. Da lì in poi diventò difficile dire se il prodotto inciso in sala di registrazione potesse essere ancora e valutato con simpatia. Dal punto di vista dell'uso della tecnologia, ovviamente. Quanti abusi son stati compiuti! C'è pero' da aggiungere che in quell'epoca, una trentina di anni fà, o poco meno, di pari passo, il pubblico scoprì l'HI-FI. Per anni le poche riviste che si trovavano in edicola, poco s'occupavano del disco, molto dell'impiantistica stereofonica. Ma com'è ovvio puoi anche possedere il riproduttore più sofisticato del mondo, ma se ciò che viene riprodotto non è stato registrato seguendo la stessa evoluzione, il risultato che desideri, cioè la perfezione auditiva, acustica, (se esiste), non la otterrai. Per cui la colpa o la responsabilità della ricerca dell'incisione più appagante, o soggiogante, non fu solo della Decca o della Emi o della DGG. (Questo fece dire alla Horne che ci si stava avviando ad avere un doppio repertorio. Quello che si produce in teatro e quello che si può produrre in sala d'incisione. Se il pubblico ascolta un'aria tripartita dalla Sutherland, nell'Alcina, in teatro attende lo stesso esito. La cosa è quasi impossibile). Nel passato ci fu il caso del Mefistofele, direttore De Fabritiis, pubblicato dopo la morte del concertatore, il cui terzo atto venne registrato quasi 10 anni dopo aver terminato i primi due. Si disse, perchè Pavarotti non trovava il tempo per aggiustare qualche acuto mal riuscito. Si sa che in età giovanile, (età vocale s'intende), anche l'acuto del "Di quella pira", Domingo lo fece congelare per qualche tempo, per poi inserirlo nel Trovatore DGG. In conclusione occorre che le case discografiche s'interroghino sul perchè il pubblico preferisca le registrazioni private ai loro prodotti che anche se dovessero essere offerti, dopo averli registrati in teatro, sono comunque preparati ed in qualche modo adulterati.
Saranno favole di corridoio, ma "girano" da anni.


Disco della Bartoli. Riporto ciò che scrissi non appena ascoltato, su altro foro. Con il permesso degli Amministratori.
" Sarebbe il caso di approfondire senza pregiudizi il lavoro di Cecilia Bartoli, partendo dallo spartito, dal metronomo, dal diapason, dagli strumenti e da quella voce che sarà pure piccola, ma che è strepitosamente impiegata.
Il CD è in vendita in Germania, come quello di JDF dedicato a Rubini.
Si possono avere anticipazioni sonore. (Era il 12 settembre). Per ora e fino a quando non mi sentirò ispirato e meno banale, non scriverò nulla delle mie impressioni.
La Decca compie anche un'operazione commerciale che culminerà con la Sonnambula, già registrata, che avremo a disposizione nel 2008, con i due protagonisti, ma a mio avviso, sostiene anche un'operazione culturale non tradizionale, di notevole spessore ed interesse, non solo estetico.
Se si sgombra la mente dalle esecuzioni Sutherland e compagne, e se si legge con occhi puri, specchi dell'anima, ciò che viene proposto sia dall'uno che dall'altro, si può anche rimanere abbagliati, sorpresi e riflessivi.
Non tutto ciò che oggi viene proposto, deve esere accolto con sufficienza.
A mio parere Cecilia Bartoli canta benissimo in questo CD. Da vera fuoriclasse".
Un altro signore scriveva " ...in questo cd, la Bartoli è meno esagitata e nevrotica che in certe reviviscenze vivaldian-gluck-salieriane, ritorna un po' al suo timbro originario di mezzosoprano. Lavora tantissimo di illusionismo, privilegiando il canto legato e senza peso (forse troppo senza peso), rispetto alle mirabilia virtuosistiche, con il risultato paradossale che colpisce più nei cantabili lenti che non nelle successive cabalette (che invero mi hanno deluso parecchio)".
Mi trovava d'accordo quando aggiungeva "...secondo me accenta con convinzione, con sentimento, con proprietà (tra l'altro la voce è meno querula del solito). un po' mi ricordava il bel cd di arie francesi o uno dei primi recital rossiniani". Invitavo ad ascoltare bene le cabalette e all'approccio alle stesse. Sorvegliato. Tecnico e di gusto intendo. Rispondevo :" Prova ad immaginarle nell'epoca che la Bartoli e il direttore musicale han voluto ripercorrere o riscoprire. O inseguire. Al tempo che viene staccato, in linea con i cantabili. E la misura aurea apparirà in tutte le sue forme. Credo che in fondo, questo lavoro sia meno rivoluzionario, meno sensazionale, letteralmente, meno pretenzioso di altri, (come quello dedicato a Salieri). Secondo me è un pregio".
Con tutto ciò non grido al miracolo.
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Messaggioda Pruun » gio 11 ott 2007, 21:07

Scusa Marurizio (posso darti del tu? darti del lei mi sembrerebbe come un tenerti a distanza! :D ) non posso accettare di ascoltare il cd della Bartoli sgombrando la mente

dalle esecuzioni Sutherland e compagne, e se si legge con occhi puri, specchi dell'anima, ciò che viene proposto sia dall'uno che dall'altro, si può anche rimanere abbagliati, sorpresi e riflessivi.
Non tutto ciò che oggi viene proposto, deve esere accolto con sufficienza.


Non posso per un semplice motivo, anzi due:
- i dischi sono la memoria storica del nostro passato e della nostra formazione... e, più importante
- è la STESSA BARTOLI che chiama in causa Sutherland e compagne quando rilascia le sue dichiarazioni pesanti, quando nel booklet gli estensori delle note di presentazione stendono la loro critiche alla pratica teatrale ecc ecc

Questo senza polemica, ma solo per chiarire.

Poi, per rispondere a Matteo:
Ok, ascoltiamo il brano della Clori di Halévy, opera in pretto stile italiano, a giudicare da questo frammento, che mi piacerebbe visionare a Zurigo (credo) l'anno prossimo, ma chissà se potrò.
Che ti devo dire? La linea di canto è abbastanza ferma e l'accento mi sembra sempre appropriato. Grazie Cecilia di farci scoprire un bellissimo brano... eppure al termine dell'ascolto io mi ricordo la bravura del violino solista... non mi immagino un momento scenico, non riesco a immaginarmi un personaggio.

Se la seguo col testo sottomano so già quale sarà l'accento che la bartoli effettuerà in quel punto ecc ecce... cose già dette.
Matteo, guarda, con tutta la buona volontà, non ho riascoltato solo il brano della Clori, ma ho ascoltato mezzo disco ancora una volta, l'ennesima.

No, non ce la faccio, non mi piace, non mi piace e non mi emoziona: tutto è caricato, eccessivo.

Parliamo di un altro brano, vuoi? Il Rataplan. Ok. Non senti come il fraseggio sia sopra le righe, costantemente caricato, artificioso?
Non dubito che a qualcuno potrà piacere e non dico che se a qualcuno piace egli sia imbecille o mentecatto: a me però non va giù, consentitemelo...

Tu mi dici che non hai colto l'omogeneità disperante perché

Qui ogni brano potrebbe essere ascoltato separatamente dagli altri.


Ok, ho capito (credo) quello che mi vuoi dire: però ogni brano non è differenziato dagli altri. Ovvero, nel recital di arie francesi della Sutherland, la Joan mi diventa, di volta in volta, Isabelle, Leila, Siebel etc... la Scotto, nel recital verdiano della Hungaroton è Lady Macbeth, Elisabetta.... la Caballé, nel disco EMI del 1971, è Desdemona, Lady Macbeth... Ognuna di queste artiste trova un colore, un accento e un modo di accentare, colorire e rendere unico un brano, perché si cambia, in un recital, da un brano all'altro, da un'aria alla seguente.

Tu mi dici che non cogli la stessa differenza che colgo io in Romantic French Arias: non so, forse abbiamo metri di giudizio differenti, a questo punto, perché secondo me la Zerlina e la Grande Duchesse sono differenziate ottimamente!

Ma lo stesso, sennò mi si dice sempre che cito i "soliti", riesce alla Nicole Cabell nell'interessante recital DECCA e nell'ultimo album di Florez, che mi pare molto interessante. Florez, il monotono Florez, riesce, comunque, a inventarsi accenti differenti, atmosfere differenti per le arie che interpreta.

La Bartoli è sempre uguale a se stessa: non ti parlo di fonazione e di voce, oddio, con la sua gola canta, mica può cambiare timbro, no? :D
Parlo proprio del fraseggio, dell'accento che è sempre uguale, esasperato sulle sibilanti, dalla vibrante spesso portata al limite...

Un pò di colpa, claro, ce l'ha anche la scelta di brani troppo corti per consentire un reale approfondimento, ma di questo a me poco cale: lei ha lavorato sulle fonti e lei avrà scelto quanto di meglio ritenesse opportuno alla propria vocalità
Non discuto l'impegno che la signora avrà messo nell'interpretazione: ma esso poi non si riassume magicamente in un qualcosa di riconoscibile, di unico... la Bartoli è diventata manierista, a mio avviso, e prevedibile, ma anche questo l'ho già detto.

Guarda, scusami davvero, non riesco a dirti niente di nuovo anche dopo ascolti ripetuti e ripetuti...
'sto disco non mi piace, non mi emoziona, non mi comunica quasi niente...

E' come il discorso su Alvarez in altro loco: l'emozione non va a comando, se a me l'ascolto di questo album mi ha lasciato come mi ha trovato... che ce posso fa?
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Messaggioda Maurizio Dania » gio 11 ott 2007, 21:38

ci mancherebbe, certo che possiamo darci del tu.
Riprendo l'ultima frase che hai scritto in risposta a Matteo...."Guarda, scusami davvero, non riesco a dirti niente di nuovo anche dopo ascolti ripetuti e ripetuti...
'sto disco non mi piace, non mi emoziona, non mi comunica quasi niente...".
Ok! Io ti direi, mi sta bene questo ragionamento. E' il tuo modo di "sentire" e quindi, esposto in modo educatissimo, lo rispetto.


Per quel che riguarda le dichiarazioni della Bartoli, che, anche se in parte, specie nell'intervista spagnola sono state travisate, (lo si intuisce, ma non è sufficiente), devo concordare con chi ritiene che siano state improvvide. Poteva evitarle. Anzi, doveva.

Interessante il parallelo che fai del disco quale memoria storica del nostro passato e della nostra formazione, sottintendendolo, credo, con il libro: la letteratura, memoria storica per eccellenza. Con questo ci sono libri brutti e libri scritti dai vincitori, per cui storici fino ad un certo punto, che raccolgono la memoria di chi li scrive.
Però non sarebbe male approfondire. Ci sono anche libri universalmente riconosciuti quali fondamentali per la nostra formazione, non necessariamente belli, in senso estetico.
Con questo la sai la storiella di coloro che mettono in un PC megagalattico tutte le parole del mondo, tutti i libri, gli scritti, qualunque cosa, per trarre il capolavoro assoluto e che dopo tanto lavoro, alla fine escono le prime parole, in italiano, dell'Infinito?
Chissà, se mettendoci dentro tutta la musica che sia stata composta, uscirebbero le prime note di "Casta diva"?
E se nel primo caso l'autore è noto, e non occorre alcun interprete, penso che il PC si bloccherebbe definitivamente, dopo aver scritto Bellini, Norma, interprete.... :idea: :mrgreen: :oops: s'è rotto!!!!
(La Bartoli era comunque esclusa).
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Messaggioda dottorcajus » gio 11 ott 2007, 22:23

Trovo sia praticamente impossibile ascoltare una qualsiasi prestazione canora senza rivolgere la propria mente al passato. La nostra memoria custodisce il nostro gusto e contribuisce a creare le nostre aspettative.
Personalmente trovo la Bartoli una cantante poco interessante e non ascolterò il suo ultimo cd.
Su di lei sono in sintonia con Pruun dal quale invece dissento quando parla del cd di Florez, artista che trovo particolarmente monotono chiuso in uno schema espressivo buono per tutte le occasioni.
Questo perchè ciascuno di noi ha le sue aspettative e queste vuol vedere soddisfatte.
In questo capisco perfettamente le posizioni di Matteo e Donzelli (thread Lucia) che esprimono due opinioni profondamente divergenti ma lecite e altrettanto valide.
Roberto
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Messaggioda MatMarazzi » ven 12 ott 2007, 2:02

Caro Pruun,

ciò che ho apprezzato di più nel tuo ultimo post è la distanza che prendi da affettazioni e manierismi.

Non sono interventuo nel thread della Scotto, ma se lo avessi fatto avrei detto le stesse cose.
Come l'amico Fabrizio sa bene, io considero la scotto straordinaria per le frecce espressive al suo arco (che sono infinite), ma trovo che le usi più per compiacersene che per costruire qualcosa di vero, musicalmente e poeticamente.
La ammiro e non le credo.

Però una volta detto che la sua Francesca da Rimini a me sembra una calcolatissima imitazione di qualche diva da film muto, finta e artificiosa in ogni singolo suono, devo però anche ammettere che quella Francesca - come quasi tutto ciò che ha fatto la Scotto - si colloca ai piani altissimi del palazzo dell'opera. Quali che siano le critiche che le rivolgo, è di una gigantessa che stiamo parlando.
E soprattutto non arriverei a sminuire i suoi pregi (e ne aveva la Scotto! Oh se ne aveva!) o... a concederle che sì.. insomma... la linea è "abbastanza ferma" o che l'accento è "appropriato". :)
Sono cose che si possono dire di una brava studentella, non di una cantante con ben altri titoli.

Mentre leggendo quello che scrivi della Bartoli, non mi sorprende tanto il fatto che non ti piaccia (e vivvadio! ci mancherebbe!), quanto la sensazione che non le riconosci abbastanza i suoi pregi (ne avrà qualcuno... non sarà mica la Ricciarelli di oggi!) e soprattutto che le imputi colpe (magari giuste) che però non imputeresti ad altre cantanti ...anche se altrettanto colpevoli (e forse di più).

Ad esempio:

Pruun ha scritto:non mi immagino un momento scenico, non riesco a immaginarmi un personaggio.


...mentre se ascolti l'aria del Tribut de Zamora cantata dalla Sutherland ti immagini il momento scenico e il personaggio...

Se la seguo col testo sottomano so già quale sarà l'accento che la bartoli effettuerà in quel punto .


Mentre se senti la Devia, non immagini cosa farà alla battuta successiva! mmmm.....

Comunque, ok dai, lasciamo stare la Bartoli. :)
Inutile incaponirsi se qualcuno non ci va giù.
Però mi piacerebbe approfondire il discorso della differenziazione dei personaggi e delle opere, all'interno di un determinato concerto.
Potremmo provarci con la Sutherland e proprio con il Fra Diavolo e la Grande Duchesse.
Sarebbe simpatico fare un'analisi vera (battuta per battuta) dei due brani, cercando di enucleare quei suoni, quegli effetti, quei colori, quegli accenti che la Sutherland utilizza in un brano e non nell'altro (e che quindi hanno lo scopo di differenziarli).

Il tema è MOLTO interessante e foriero di gustosi approfondimenti!
E' un gioco che in passato ho già fatto con alcuni amici (anche se si parlare di cantanti del tutto diversi: bassi wagneriani).

Ci stai?

Salutoni.
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Messaggioda Pruun » ven 12 ott 2007, 11:23

MatMarazzi ha scritto:Però una volta detto che la sua Francesca da Rimini a me sembra una calcolatissima imitazione di qualche diva da film muto, finta e artificiosa in ogni singolo suono, devo però anche ammettere che quella Francesca - come quasi tutto ciò che ha fatto la Scotto - si colloca ai piani altissimi del palazzo dell'opera. Quali che siano le critiche che le rivolgo, è di una gigantessa che stiamo parlando.


Non sono d'accordo, perché in un'opera ridondante come questa di Zandonai credo che un po di manierismo ci stia, comunque a me non da fastidio ed è usato con perizia.
La Scotto manierista? Certamente. Tanto per farti un esempio io non sopporto la sua Nedda, ma ho citato la stessa Gruberova, che personalmente trovo dal fraseggio falso e costruito quant'altri mai... eppure si tratta di voci che mi "comunicano" molto di più della Bartoli, proprio perché "cantano", non sospirano, ansimano, spezzettano la coloratura...

MatMarazzi ha scritto:...mentre se ascolti l'aria del Tribut de Zamora cantata dalla Sutherland ti immagini il momento scenico e il personaggio...

[...]

Mentre se senti la Devia, non immagini cosa farà alla battuta successiva! mmmm.....


Che ti devo dir Matteo? Si, mi immagino una scena, un'atmosfera, un quadro, e No, Matteo, perché la Devia ha saputo stupirmi in più di un'occasione. Ora non approfondisco perché ti ho promesso ( :twisted: ) che, a mio rischio e pericolo, avrei aperto un thread sulla Mariella (e lì sai che risate, poi! :D )...

Non voglio che tu pensi che io abbia sottovalutato il prodotto della Bartoli... tutt'altro, anche se a me la Bartoli non piace i suoi ultimi recital li ho sentiti tutti, per l'interesse musicale dei brani eseguiti e perché, in fondo, cercavo dei pregi in un'artista osannata da molti ma che, a me, dava proprio pochino...
Qui di pregi non ne ho visti, o ne ho visti pochi, allora ti dico anche che la colpa è del nostro diverso modo di "sentire", ovvero:

tu mi dici che la Devia ti annoia e ha il carisma di un broccolo in scena (uff, non sai quanto mi costa scriverlo! :wink: :D )... ti dirò, non so come convincerti che, per me, non è così. Allora ti posso raccontare delle emozioni e dello stupore che ho provato assistendo a teatro alla sua Anna Bolena, e allo stesso modo tu mi racconti delle tue impressioni su questo famigerato disco... se non riusciamo a convincerci a vicenda (nel caso in questione tu con me) forse allora è colpa di una diversa sensibilità e di un diverso approccio all'arte...
Per questo, forse, tendo a perdonare ad altre cantanti forse di più di quanto non perdoni alla Bartoli: perché altre cantanti mi comunicano qualcosa, un'emozione, un brivido, qualsiasi cosa.... la Bartoli, no! E che ce devo fà?

Dici che non sei un cultore del "facile", nemmeno io e io ti ci aggiungo pure che per me l'opera è teatro e detesto cordialmente tutti i bravi cantanti che non interpretano (già ti vedo: embé, ti piace la Devia? ... sì, e la trovo anche, non sempre, sia chiaro, una grande interprete!!!) come, ad esempio, la Von Otter che sfido chiunque a dire che canti male ma che ho sempre soprannominato 'Principessa Turandot'...

Ok, accetto l'analisi del recital della Sutherland (però apriamo un thread a parte, che sennò qui si parte per la tangente! :D ) ma devi aspettare fino alla settimana prossima: i dischi li ho a casa dei miei, stasera ho bohème a Jesi e domani parto per Parma da cui tornerò il 17 o il 18, per cui appena torno mi lancio nella battaglia molto volentieri! :D

Salutoni!
G. 8)
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Sacrificium

Messaggioda Tucidide » sab 03 ott 2009, 13:12

Ho appena preso, fresco di uscita, il nuovo disco "Sacrificium". Esso consta di due CD, il primo, che è il "vero" disco, comprende dodici arie praticamente sconosciute: undici di esse sono alla prima registrazione assoluta. Il secondo è un breve bonus (una ventina di minuti) di tre arie famosissime: "Son qual nave" di Broschi, "Ombra mai fu" di Handel, "Sposa, non mi conosci" di Giacomelli.
Come si sa, si tratta di un disco dedicato tutto ad arie per castrati, al cui "sacrificio" della virilità allude il titolo.
Contrariamente a quanto vorrebbe logica, ho cominciato proprio da queste ultime, ed ora sto ascoltando il disco lungo, in attesa del risotto di mia mamma :mrgreen: .
Sono perplesso: di più non dico. Aspetto di aver ultimato l'ascolto. Contrariamente a quanto m'aspettassi, il risultato non mi pare dissimile da quello, assai alterno, di "Maria". Comunque, inferiore ai Vivaldi, Gluck e Salieri degli anni passati.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Cecilia Bartoli: discografia

Messaggioda pbagnoli » dom 04 ott 2009, 12:16

Il disco di Vivaldi, ai tempi, fu una bomba per molti di noi che non immaginavano che cosa rappresentasse realmente quel repertorio; quello di Salieri per me fu una noia mortale.
Mi piacerebbe sapere qualcosa di più di questo disco: non mi sono molto chiari, attualmente, i confini - se così posso dire - della Bartoli
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Cecilia Bartoli: discografia

Messaggioda pbagnoli » gio 08 ott 2009, 15:20

Anch'io l'ho preso e me lo sto centellinando.
Il disco è interessante già solo per il contenuto: tutte queste arie sconosciutissime, quasi tutte alla loro prima registrazione ufficiale.
Il book di accompagnamento è molto bello e mi sembra particolarmente ben fatto: una piccola enciclopedia sui castrati con una documentazione iconografica di primissimo ordine.
Lei...
Be', lei è la Bartoli.
O l'accetti, o la detesti: tertium non datur.
Non so dire se la voce sia piccola o grande: dal vivo non l'ho mai sentita e in disco questo aspetto non ha nessuna importanza.
La tecnica è rifinitissima: ormai queste colorature rapide o rapidissime sono il suo pane anche se la loro realizzazione fa un po quell'effetto "caffettiera" di cui parlava Riccardo un bel po' di anni or sono sul forum di Operaclick.
L'interpretazione è sempre sopra le righe e un filo isterica nelle arie di tempesta e di furore; in quelle più dolci ed intime non è onestamente gran cosa, ma le arie sono talmente belle e sconosciute che camminano anche da sole.
La ricerca documentaria è - al solito - eccezionale.
L'affiatamento con l'orchestra di Antonini (che suona in modo splendido) è semplicemente eccezionale.
Complessivamente un gran bel disco: io ne sono proprio soddisfatto
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