Cecilia Bartoli: discografia

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Cecilia Bartoli: discografia

Messaggioda Domenico Donzelli » mer 19 set 2007, 11:25

mi hanno regalato il nuovo cd di cecilia bartoli. l'ho anche ascoltato.
con fatica sforzo e sopratutto una serie di arrabbiature, che forse un hobby non merita.
Il disco, chi l'ha progettato e chi l'ha eseguito è una presa in giro, un tripudio di ignoranza.
Inutile credo una disamina sul fatto che la Bartoli canti con la tecnica di una voce nuova del festival di castrocaro anni 60 di quelle che in due stagioni si bruciavano fra dancing e balere, perchè questo accade da quando la nostra è stata imposta .
La verità è che la nostra siccome evita attentamente teatri pericolosi, ha sino ad ora evitato tonfi, che molti teatri, Scala in primis, le avrebbero garantito.
Però sull'ignoranza una chiosa ci va
La nostra insigne filologa ed i suoi di identica razza consiglieri ignorano che le arie dell'800 ( per Malibran o altre) erano con da capo e si eseguono con quello completo di variazioni.
La pazzia dei puritani senza da capo non la eseguivano neppure nei negletti anni '30-'50, perchè un po' di sfoggio di sovracuti e picchettati le varie Pagliughi, Carosio e Capsir lo volevano e dovevano fare.
La perla di ignoranza e di antistoricità è la casta diva.
Tralascio i vizi tecnici il canto con tencica da cantante confidenziale per night club.
L'aria è con il diapason a 430 ossia in una tonalità a cavallo fra mi e fa attuali. Anche Adelina Patti incise l'aria abbassata ossia in mi bem.
Abbassata la eseguivano anche entrambe le sorelle Garcia.
Però siccome il recitativo richiede ampiezza scansione ed anche , per rispettare la prassi d'epoca, appoggiature ed abbellimenti e lo stesso discorso vale per la cabaletta (aggravato da una tessitura acutissima anche abbassata o risistemata in diapason) la signora taglia.
Non solo, ma la signora ignora che nelle arie strofiche dell'800 come "Casta diva" o "come è bello" venivano sempre eseguite con varianti nella seconda strofa.
Varianti nella seconda strofa di casta diva sono documentate sia dal disco della Patti che da quello di Celestina Boninsegna.
Il disco della Patti, vecchia malandata esegue per quel che i mezzi e l'età le consentivano, una cavatina di Norma che per gusto e per tecnica di emissione della voce al centro dimostra come Callas, Sutherland e Caballé hanno fatto esattamente quello che si faceva all'epoca degli autori o poco dopo.
Le registrazioni di Adelina Patti, figlia id cantanti, introdotta in tutti gli ambienti musicali più importanti del suo tempo ( Casa Rossini in primis, ossia nel sancta sanctorun del gusto e della tecncia belcantica) smentiscono , sbeffeggiano gli assunti della Bartoli circa la giustezza ed esattezza della propria esecuzione nel confronti di quella, che hanno offerto vere ed autentiche primedonne come Callas, Sutherland e Caballé.
Chiosa finale: il tentativo, copiando gli album di Joan Sutherland di apparentarsi con le divine del XIX secolo è degno e pari all'esecuzione canora
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Re: il cd di cecilia bartoli

Messaggioda Pruun » mer 19 set 2007, 12:19

Domenico Donzelli ha scritto:sbeffeggiano gli assunti della Bartoli circa la giustezza ed esattezza della propria esecuzione nel confronti di quella, che hanno offerto vere ed autentiche primedonne come Callas, Sutherland e Caballé.


Primedonne che la Bartoli ha criticato in un'intervista abbastanza demenziale che si può leggere qui:

http://www.elmundo.es/suplementos/magaz ... 08131.html

Dichiarazioni che sarebbero suonate eccessive già dopo una presa di ruolo teatrale del personaggio di Norma ma che, dopo la sola "Casta Diva" mi sembrano davvero fuori luogo

Di mio ci metto che è falsata anche l'esecuzione dell'aria dell'Ines de Castro. Non solo non si esegue l'introduzione orchestrale, ma la Bartoli segue un testo diverso (Cari giorni a me sereni anziché ridenti) che non si trova nell'edizione critica approntata nel 1998 e incisa per la Bongiovanni. Il sospetto è che, anxiché affidarsi all'edizione critica, la Bartoli abbia preso una delle molte copie a stampa che dell'aria vennero fatte all'epoca... comunque sto cercando di capirne di più, visto che conosco anche la curatrice dell'edizione dell'Ines, quindi se fa piacere vi dirò.

Sui da capo è stata lei a dire che non li ha fatti perché non c'entravano nel disco (Classic Voice in edicola questo mese), ma allora nelle note lo si sarebbe potuto dire, no? Anzi, viste le ambizioni musicologiche del disco, lo si sarebbe DOVUTO dire.

Ultima chiosa: la cabaletta "Nel dolce incanto" (senza da capo, ovviamente) è già stata incisa dalla Sutherland nel 1970, per cui la dicitura "world premiére recording" va affidata solo alla prima parte della traccia, un "prendi per me" dalla linea più grave e dalla melodia un poco diversa.

E voi, che ne pensate?
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Re: il cd di cecilia bartoli

Messaggioda PQYD » mer 19 set 2007, 13:02

Pruun (Gabriel) ha scritto:
E voi, che ne pensate?


Io ho sentito solo la Casta diva: e mi basta. Un campionario di pianti, sospir, guaiti e gémissement. Alla luce dell'ascolto, non stupisce che la signora limiti al massimo i suoi cimenti teatrali (persino la beneamata Zurigo avrà, della "sua" Cenerentola, solo due rappresentazioni, più una "in trasferta" alla Salle Pleyel) per valorizzare i concertini promozionali, concertini che si guarda bene dal proporre, in Italia, di fronte a un pubblico pagante. Ma evidentemente le vere ragioni di tanta parsimonia sono da ricercarsi altrove. Sentiamo l'interessata, in una dichiarazione di qualche giorno fa:

La Bartoli ha scritto:L'opera in Italia? "Una catastrofe". Una tournée nel Belpaese? "Un incubo". Intervistata dal quotidiano berlinese Tagesspiegel, la celebre mezzosoprano romana Cecilia Bartoli non risparmia le critiche al suo Paese d'origine e al panorama culturale italiano.
I teatri lirici in Italia - lo dico addolorata - sono quasi tutti in uno stato tremendo: il San Carlo a Napoli è uno dei teatri più belli del mondo, ma vi si tengono forse ancora 20 rappresentazioni a stagione, altrimenti è vuoto", spiega la Bartoli.
In Italia "l'opera è un museo con pezzi d'esposizione ormai sorpassati, nonostante fosse un tempo il Paese dei più grandi compositori, artisti e cantanti", continua. "Mi ci esibisco raramente; organizzare una tournée in Italia è un incubo".
Non è che la lirica non abbia un suo pubblico di appassionati, tuttavia il Paese "è a un passo dal collasso del suo sistema culturale", precisa la cantante 41enne, di cui è da poco uscito l'ultimo cd, dedicato alla mezzosoprano francese [sic] Maria Malibran.
"Viviamo in uno stato di torpore e non siamo in grado di fare qualcosa per contrastarlo e per uscire dal letargo - conclude la Bartoli - lo si può chiamare anche coma. Forse causato anche dalla situazione della televisione italiana".
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Messaggioda pbagnoli » mer 19 set 2007, 13:03

Non ho sentito il disco, anche perché - dopo i primi entusiasmi di un po' di anni fa - mi sono alquanto stancato della Bartoli.
Che è spesso brava o bravissima (vedi disco delle arie vivaldiane), ma molte volte ciurla nel manico.
Riprenderei invece - e con molto piacere - quello che ha detto Domenico Donzelli sui dischi della Patti, che meritano ancor oggi un ascolto attento proprio per i motivi detti: l'attendibilità stilistica fa spesso premio sul mezzo vocale che, a quel punto, non poteva più essere quello dei bei giorni in cui era acclamata come "La Diva" del momento.
E sorrido - per non dir di peggio - di quanti affermano che non si dovrebbe tener conto di questi preziosissimi incunaboli per la precarietà del documento audio.
Circa il "fenomeno Bartoli" non sarei così severo: ha portato un onesto contributo alla riscoperta di un repertorio che correva il rischio di essere negletto.
Il furore con cui si scava sui lavori di Vivaldi, per esempio, è dato abbastanza recente e non sarei sorpreso del fatto che anche lei abbia portato un contributo non banale
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Re: il cd di cecilia bartoli

Messaggioda Domenico Donzelli » mer 19 set 2007, 15:49

Pruun (Gabriel) ha scritto:
Domenico Donzelli ha scritto:sbeffeggiano gli assunti della Bartoli circa la giustezza ed esattezza della propria esecuzione nel confronti di quella, che hanno offerto vere ed autentiche primedonne come Callas, Sutherland e Caballé.


Primedonne che la Bartoli ha criticato in un'intervista abbastanza demenziale che si può leggere qui:

http://www.elmundo.es/suplementos/magaz ... 08131.html

Dichiarazioni che sarebbero suonate eccessive già dopo una presa di ruolo teatrale del personaggio di Norma ma che, dopo la sola "Casta Diva" mi sembrano davvero fuori luogo

Di mio ci metto che è falsata anche l'esecuzione dell'aria dell'Ines de Castro. Non solo non si esegue l'introduzione orchestrale, ma la Bartoli segue un testo diverso (Cari giorni a me sereni anziché ridenti) che non si trova nell'edizione critica approntata nel 1998 e incisa per la Bongiovanni. Il sospetto è che, anxiché affidarsi all'edizione critica, la Bartoli abbia preso una delle molte copie a stampa che dell'aria vennero fatte all'epoca... comunque sto cercando di capirne di più, visto che conosco anche la curatrice dell'edizione dell'Ines, quindi se fa piacere vi dirò.

Sui da capo è stata lei a dire che non li ha fatti perché non c'entravano nel disco (Classic Voice in edicola questo mese), ma allora nelle note lo si sarebbe potuto dire, no? Anzi, viste le ambizioni musicologiche del disco, lo si sarebbe DOVUTO dire.

Ultima chiosa: la cabaletta "Nel dolce incanto" (senza da capo, ovviamente) è già stata incisa dalla Sutherland nel 1970, per cui la dicitura "world premiére recording" va affidata solo alla prima parte della traccia, un "prendi per me" dalla linea più grave e dalla melodia un poco diversa.

E voi, che ne pensate?


due chiose
a) ines de castro ha due versioni per quanto ne so ossia una per maria malibran e l'altra per la signora persiani ossia fanny tacchinardi e siccome le due cantanti erano molto differenti credo che siano molto differenti forse potrebbe anche esserci un cambio di testo. la tacchinardi se non mi sbaglio la cantò a parigi la inse de castro. Anche se la versione di elisir d'amor della tacchinardi era abbassata e credo ricomprendesse l'aria della malibran

b) falso che prendi per me sei libero sia la prima registrazione. La
incise nel 1903 Fanny Torresella uno degli ultimo soprani d'agilità prima dell'avvento del sopranino e quindi tale da reggere la tessitura piuttosto centrale.
aggiungo, per i cultori del canto femminile pre verista che la Torresella diosra come anche soprani lirici emettessero note di petto facilissime e "alte"
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Messaggioda teo.emme » mer 19 set 2007, 16:38

Premetto che di quell'album ho ascoltato il solo "Casta diva", e già lo definii un puro e semplice prodotto discografico - in bilico tra l'opera e il pop - che rivisita in chiave di lullaby (con un completo fraintendimento del testo quindi) quella che dovrebbe essere un'invocazione alla Luna. Il risultato è piacevole (se lo si ascolto mentre si fa da mangiare ad esempio), ma nulla di più.

Non voglio però giudicare questo prodotto sulla scorta dell'argomento per cui "non reggerebbe a teatro" (in parte vero, dato che credo che gli urletti orgasmici della Bartoli sarebbero inudibili già in seconda fila), lo giudico per quello che è, come prodotto discografico - legittimamente inciso e prodotto, per carità - che può riuscir bene e può riuscir male. Per quel che ho sentito (e letto) stavolta è uscito male! Molto male.

Tralascerei l'atteggiamento un pò sprezzante dell'accostamento Bartoli/Malibran (dato che credo che non sia frutto di vera convinzione, quanto di esigenze promozionali per la commercializzazione del prodotto), soffermandomi sul contenuto.

Innanzitutto l'aderenza filologica: tagliare sistematicamente tutti i da capo con le reletive variazioni è innanzitutto un completo fraintendimento del Belcanto, poi una rinuncia a ciò che per una belcantista dovrebbe essere irrinunciabile: cioè mostrare le proprie capacità vocali e il proprio gusto nelle variazioni e negli abbellimenti; tagliare anche introduzioni strumentali, recitativi iniziali e cabalette significa poi ridurre l'album ad una sorta di Greatest Hits di melodie piacevoli, scorrettamente decontestualizzate nella struttura e nella forma. Poco importa che esse siano state tagliate per esigenza di spazio, le ripetizioni sono necessarie e non possono essere supplite dal tasto di scorrimento indietro del lettore cd (come implicitamente si vorrebbe far credere). Qui poi, la vergogna non sta nell'averlo scritto su Classic Voice piuttosto che nelle note di accompagnamento al cd (avrebbe potuto pure pubblicare la notizia sulla Gazzetta Ufficiale, senza che il risultato fosse "scusato"), la vergogna sta nell'averlo fatto. E punto.

Davvero inspiegabile avere indicato la cabaletta "Nel dolce incanto" come prima incisione assoluta, laddove essa è stata incisa 37 anni fa dalla Sutherland, con l'aggravante poi, davvero imperdonabile, che è stata incisa per la stessa etichetta: la DECCA. Probabilmente questi signori non si sono neppure presi la briga di verificare.

Sulla Bartoli: non l'ho mai sentita dal vivo, ma possiedo diversi dischi. In certo repertorio non mi spiace affatto, anzi (sicuramente anche per il merito dell'incisione in studio). Mi piace in Mozart e in genere nelle sue prime incisione (quando non era ancora affetta da "bartolismo"), l'album di arie vivaldiane è molto bello e così pure quello dedicato a Salieri, ritengo infine, che il disco di arie di Gluck sia splendido. Ma era altro repertorio ed era affrontato con maggiore serietà.

Questo mi sembra un buco nell'acqua.

Non resta che attendere l'incisione della Sonnambula con Florez, anche per capire che approccio filologico sarà tenuto! Non vorrei che si mischiassero arbitrariamente le versioni (con lei che interpreta quella Malibran e lui che propone la versione Rubini) :twisted:
Ultima modifica di teo.emme il mer 19 set 2007, 18:24, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda PQYD » mer 19 set 2007, 18:12

teo.emme ha scritto:Non resta che attendere l'incisione della Sonnambula con Florez, anche per capire che approccio filologico sarà tenuto! Non vorrei che si mischiassero arbitrariamente le versioni (con lei che interpreta quella Malibran e lui che propone la versione Rubini) :twisted:


Dalle anticipazioni che sono emerse in altro forum pare che la Sonnambula Florez/Bartoli sarà diretta da uno "specialista" del barocco (De Marchi), eseguita su strumenti originali, con il diapason abbassato di un quarto di tono, e ci saranno variazioni ma niente acuti alla fine delle arie.
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Messaggioda teo.emme » mer 19 set 2007, 18:37

PQYD ha scritto: Dalle anticipazioni che sono emerse in altro forum pare che la Sonnambula Florez/Bartoli sarà diretta da uno "specialista" del barocco (De Marchi), eseguita su strumenti originali, con il diapason abbassato di un quarto di tono, e ci saranno variazioni ma niente acuti alla fine delle arie.


:? si parte male quindi... (non per gli acuti mancanti, né per l'abbassamento di diapason)...ma gli strumenti originali pure in Bellini no! Questo no! Risparmiatecelo!!!!!!!!!! Il prossimo passo sarà l'uso di controtenori (già sdoganati per Rossini, e da taluni pure apprezzati)

Ps: a proposito di strumenti "finti" originali, ieri riascoltavo la Lucia di Lammermoor diretta da Mackerras, su strumenti originali. Nelle note si legge che lo strumento d'epoca rende perfettamente il tipo di suono voluto da Donizetti, ebbene sapete che scopro leggendo l'elenco degli orchestrali e dello strumento utilizzato? Che solo una minima parte degli strumenti risale più o meno all'epoca della prima rappresentazione della Lucia (cioè il 1835), gli altri - la maggior parte - sono minimo di 50/100 anni precedenti, e l'arpa (di cui Mackerras magnifica il diverso suono d'epoca) è del 1920. Ora che filologia bislacca è mai questa? Interpretare Donizetti su strumenti adatti a Purcell o Handel può mai essere più corretto che eseguirlo su strumenti moderni? Credo di no....anzi credo che la mania del "on period instrument" sia una grandissima presa per i fondelli (per non dire altro). :evil:
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Messaggioda stecca » mer 19 set 2007, 18:44

PQYD ha scritto:
teo.emme ha scritto:Non resta che attendere l'incisione della Sonnambula con Florez, anche per capire che approccio filologico sarà tenuto! Non vorrei che si mischiassero arbitrariamente le versioni (con lei che interpreta quella Malibran e lui che propone la versione Rubini) :twisted:


Dalle anticipazioni che sono emerse in altro forum pare che la Sonnambula Florez/Bartoli sarà diretta da uno "specialista" del barocco (De Marchi), eseguita su strumenti originali, con il diapason abbassato di un quarto di tono, e ci saranno variazioni ma niente acuti alla fine delle arie.



E verrà regalata con annesso apparecchio acustico per aumentare il volume delle due voci protagoniste in modo che non sembrino Fenton e Frasquita invece che Amina e Elvino (che in passato hanno avuto le voci di Callas, Sutherland, Scotto, Pavarotti e via discorrendo....)
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Re: il cd di cecilia bartoli

Messaggioda Pruun » gio 20 set 2007, 1:56

Domenico Donzelli ha scritto:a) ines de castro ha due versioni per quanto ne so ossia una per maria malibran e l'altra per la signora persiani ossia fanny tacchinardi e siccome le due cantanti erano molto differenti credo che siano molto differenti forse potrebbe anche esserci un cambio di testo. la tacchinardi se non mi sbaglio la cantò a parigi la inse de castro. Anche se la versione di elisir d'amor della tacchinardi era abbassata e credo ricomprendesse l'aria della malibran


La linea musicale mi sembra identica. cambia solo la parola "sereni" in luogo di "ridenti". Siccome nelle arie staccate è presente sereni ma nei manoscritti (non autografi ma utilizzati alla prima) alla base dell'edizione critica c'è "ridenti" (oltretutto che rispetta le rime del testo ridenti/ spenti virtù/più) volevo solo dire che la signorina Bartoli non si è nemmeno presa la briga di consultare un'edizione critica (della versione Malibran) accessibilissima... cosa in fondo doverosa quando si scelgono simili opere, credo io.

Oltretutto incidere la versione Persiani in luogo di quella Malibran in un disco dedicato alla malibran sarebbe stato eccentrico... ma non ci stupiamo più di nulla, no?

Domenico Donzelli ha scritto:b) falso che prendi per me sei libero sia la prima registrazione. La
incise nel 1903 Fanny Torresella uno degli ultimo soprani d'agilità prima dell'avvento del sopranino e quindi tale da reggere la tessitura piuttosto centrale.
aggiungo, per i cultori del canto femminile pre verista che la Torresella diosra come anche soprani lirici emettessero note di petto facilissime e "alte"


Grazie di questa segnalazione che non conoscevo. Siccome sto preparando un pezzo su questo disco e vorrei documentarmi il più possibile... insomma... è possibile ascoltare questa esecuzione in rete oppure, se non sono sprocedato (leggi: scostumato :D non so se da voi in dialetto si usa :D ) postarla? Grazie in anticipo di quanto si potrà e vorrà fare. :D
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Messaggioda giulia grisi » gio 20 set 2007, 11:33

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Messaggioda Pruun » gio 20 set 2007, 12:32

giulia grisi ha scritto:eccovi la torresella.

http://rapidshare.com/files/56960553/torresella.rar


Grazie, grazie, grazie.
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Messaggioda giulia grisi » gio 20 set 2007, 14:18

giulia grisi ha scritto:eccovi la torresella.

http://rapidshare.com/files/56960553/torresella.rar



ah, scordavo!
La Torresella fu maestra di Jolanda MAgnoni a sua volta maestra della Devia
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Messaggioda Pruun » sab 29 set 2007, 17:24

Se può interessare a qualcuno posto parte del testo che ho pubblicato sul mio blog dove affronto un pò all'acqua di rose i problemi filologici del disco in questione:

Premetto che non sono un cultore di Cecilia Bartoli, una cantante che ha riscontrato, presso il mio gusto, fortune sempre alterne. Eppure il bacano mediatico che si è scatenato attorno al suo ultimo disco impone di dedicare un po di attenzione alla proposta.
Il titolo è furbescamente ingenuo, per un album pubblicato in concomitanza con il trentennale della morte della Callas: "Maria". Ovvio che si tratti della Malibran, però, insomma, un po più di buon gusto non avrebbe guastato (così come non avrebbe guastato nel booklet, carico di foto alcune delle quali sono veramente trash): ma in un disco non mi sono mai interessato della grafica, quanto del contenuto e, come spesso avviene nell'ultima Bartoli, è stato proprio il contenuto, ricco di arie sconosciute e in prima registrazione assoluta, a spingermi all'acquisto, per soddisfare la mia insonne curiosità di esponente dell'Avanguardia Lirica. Bene, che dire? Che sono rimasto molto deluso anche dal lavoro filologico che sta dietro l'operazione. Va bene omaggiare la Malibran, va bene organizzare anche altre belle iniziative ad affiancare e sostenere il prevedibile tour di concerti, ma il programma del disco poteva essere presentato meglio.
La prima imprecisione è nell'aria dell'Elisir d'amore, attribuita alla Malibran ma forse di Bériot: il dibattito è aperto dato che nelle note si specifica che le due copie della versione per piano portano attribuzione diverse causate dalla firma, "M. de Bériot", che potrebbe significare sia "Monsieur" che "Maria" de Bériot. Ma non è nell'attribuzione l'imprecisione: si dice, infatti, che quest'aria è alla sua "world premiere recording", ma in realtà la cabaletta è stata incisa nientemeno che da Joan Sutherland nel suo Elisir DECCA del 1970, mentre l'aria venne affrontata anche da Fanny Torresella (la prima Tilda di Cilea) nel lontano 1903.
Ma fin qui sarebbe poco male, giusto un'imprecisione (grave, eh, perché la Sutherland poi per la DECCA incideva, però transeat), il problema maggiore è che la cabaletta "Nel dolce incanto" è eseguita senza il da capo, così come quella dei Puritrani.
Che senso ha, mi chiedo, menare nelle note d'introduzione la non idoneità delle intepreti odierne ai ruoli di Amina e Norma (che secondo i curatori delle note sarebbero per mezzosoprano... opinabile, ma rispettabile come tutte le convinzioni) e elencare tutti gli studi filologici fatti dalla Bartoli e dal complesso La Scintilla su strumenti originali, se poi non si segue la prassi principale del Belcanto, ovvero eseguire e variare un da capo?
Rispondendo a un intervistatore che le chiedeva il perché del taglio del da capo di "Vien diletto" la Bartoli ha risposto: "Perché un cd contiene al massimo 80 minuti di musica e qui ce ne sono 79. Volevo dare un quadro il più possibile ampio della musica cantata dalla Malibran" (Classic Voice n. 100, settembre 2007, ancora in edicola) adducendo le stesse motivazioni per la mancanza di recitativo e cabaletta di Norma: "Vedi sopra: non c'era spazio. sarebbe stato bello fare un disco doppio, ma non era possibile".
Sarà, ma resta il fatto che, al di là della lodevole intenzione di vendere un disco pieno (non se ne può più di recital venduti a prezzo pieno che magari durano 50-60 minuti) proprio l'aspetto filologico ne esce pesantemente compromesso, e non basta elogiare il suono del flauto originale che renderebbe l'aspetto più fragile del "Casta Diva": simili tagli andavano segnalati nel libretto di accompagnamento. Punto.
Si poteva, a questo punto, evitare il finale della Sonnambula, visto che uscirà integrale il prossimo anno con la Bartoli e Florez (sempre DECCA, ovvio) e incidere meglio i pezzi proposti, dato che all'aria di Ines de Castro manca l'introduzione orchestrale, ledendo l'atmosfera drammatica del pezzo.
A proposito dell'Ines, il fatto curioso è che non si segue l'edizione critica curata da Paola Ciarlantini, andata in scena per ben due volte (Jesi 1999, pubblicata pure in cd da Bongiovanni, e Coimbra 2003): la spia è la diversità testuale del primo verso, che recita Cari giorni a me sereni in luogo del Cari giorni a me ridenti proposto nell'edizione critica (oltretutto più in linea con il rapporto di rime ABAB CDCD delle due strofe della romanza.
Fatte queste, per me, doverose premesse... com'è questo recital? Lei è la Bartoli. Sempre iperespressiva (cosa che a me dà parecchio fastidio, perché la trovo molto manierata), sempre alla ricerca del capello da spezzare in quattro all'interno della parola, sempre molto nervosa nella coloratura e sempre dalla voce molto, ma molto esile e piccolina, specialmente al centro (ma sarà voluto? In fondo nelle note di presentazione si legge che la Malibran avrebbe avuto gli "estremi registri probabilmente più affermati di quello centrale"... su che basi, poi, lo si affermi proprio non lo so).
Indubbio che i brani in cui sia meno a suo agio siano quelli belliniani, con buona pace dell'estensore delle note di presentazione, e questo perché i confronti sono spiacevoli, e tutti a svantaggio della cantante romana (che oltretutto si è lasciata anche andare a dichiarazioni un filo pesanti e fuori luogo su Norma, manco l'avesse debuttata a teatro): d'accordo, lei esegue in "Casta Diva" tutti i pp e i p scritti da Bellini, ma dov'è la sacralità del ruolo? Dov'è la sacerdotessa? Suvvia, Norma è anche una guida spirituale e tutto questo deve passare nel canto. Qui "Casta Diva" sembra intonata come una preghiera tra se e se, pieno di ansimi, respiri affannosi (qualcuno li troverà indice di grande interpretazione... a me sembrano sempre uguali a se stessi).
La coloratura è sempre nevrotica, sovreccitata, nervosa... anche qui ho i miei dubbi sulla filologicità dell'operazione. Il "m'abbraccia" della Bartoli al finale di Sonnambula trasmette forse la sensazione di gioia per cui Bellini saltò sulla sedia in estasi?... Io preferisco la Callas (e non sono un vedovo, sia chiaro), il cui registro centrale sontuoso (e estesissimo in acuto) rendeva meglio la centralità di un ruolo come quello di Amina...


(Mi scuso, per chi partecipa come me a più forum, se il messaggio è identico in tutti, ma tanto quello è il senso... 8) )
Ciao.
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Messaggioda MatMarazzi » sab 29 set 2007, 22:49

Pruun (Gabriel) ha scritto:Io preferisco la Callas (e non sono un vedovo, sia chiaro), il cui registro centrale sontuoso (e estesissimo in acuto) rendeva meglio la centralità di un ruolo come quello di Amina...


Però, secondo me, se anche tu cadi nella tentazione dei paragoni illustri fai proprio come lei! :)
La Bartoli non è la Callas! :) è assolutamente vero.
E non è nemmeno la Malibran.
Però credo che l'ascolto di questi brani FINALMENTE sul diapason originale, finalmente con strumenti giusti e organico giusto, eseguiti da una voce che - in fondo - si muove su una tessitura molto simile a quella della Malibran, possano risultare anche interessanti! :)

Certo... per evocare davvero la Malibran, ci sarebbe voluta la Normann di vent'anni fa! :) e allora avremmo avuto anche un peso carismatico adeguato al personaggio...

Comunque grazie infinite della recensione.
Salutoni
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