Marek Janowski

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Marek Janowski

Messaggioda pbagnoli » sab 31 mar 2012, 18:37

Vi anticipo un possibile prossimo topic del ciclo di articoli dedicati a Wagner: Marek Janowski.
E' un direttore molto, molto interessante per la cura maniacale del suono, per l'attenzione ai dettagli, per la pulizia formale e anche per una certa speditezza che non guasta mai affrontando questi colossali drammoni.
Come forse a voi tutti noto, la Pentatone sta distribuendo poco per volta le registrazioni che Janowski ha fatto di tutte le 10 opere del Canone fra il 2010 e il 2011. I cast sono molto interessanti. Io sinora ho ascoltato i Meistersinger - davvero eccellenti - e, in parte, un interessantissimo Parsifal; l'orchestra è quella Sinfonica dei Rundfunks di Berlino.

Francamente non condivido l'approccio di base, della rappresentazione live in forma di concerto.
Il teatro wagneriano è stato - negli ultimi sessant'anni - oggetto di una ricerca sfrenata in campo registico, con risultati magari non sempre all'altezza, ma che hanno sicuramente influenzato in modo rilevante anche l'evoluzione del linguaggio wagneriano.
Detto questo, ci sta che un vecchio Kapellmeister - quale Janowski in fondo è - possa desiderare di puntualizzare un po' la materia frenandone le derive eccessive; specie se detto KApellmeister ha fra le mani il progetto discografico più intrigante nell'imminenza dell'anniversario wagneriano. Come dire: mi hanno dato l'incarico di Farlo Giusto, e io vi do gli strumenti per avere un vero e proprio riferimento. L'ultima integrale - se così si può definire - era stata quella di Barenboim, per cui va benissimo averne una nuova.
E' curioso che sia stato chiamato un Janowski anziché, per dire, un Salonen, o un Rattle, che forse avrebbero offerto letture più stimolanti; o, al limite, un Pappano, anche per rinverdire il "Wagner internazionale" un po' languente. E' un ottimo direttore, Janowski, la materia la conosce benissimo, la dirige ottimamente, ma sta a questo repertorio come ci starebbe un Horst Stein, oppure un Peter Schneider; oppure, se si vuole, Klobucar, Suitner o Fischer: tutti ottimi professionisti, che conoscono della materia trappole e rifugi, ma che difficilmente arrivano a dare la lettura illuminante, quella illuminata dal lampo del genio e che squaderna nuove prospettive. E' la stessa sensazione che aveva evocato il primo Ring inciso da Janowski: ottima resa complessiva, ottimo e solido professionismo, ottimi suoni; mancava solo il genio...
E' già meno curiosa la scelta dei cantanti, ottimo parterre maturato alle pendici del Colle: giganteggia Dohmen, veramente impressionante, ma devo dire che anche il resto non è male.
E la scelta del solo audio?
Mah.
Siamo in un'epoca di grandi produzioni teatrali; si sarebbe forse potuto fare uno sforzo per coinvolgere nel progetto i più grandi registi contemporanei, ma l'intenzione espressa apertis verbis è quella di far sì che il fruitore possa concentrarsi solo sulla musica :roll: :roll: :roll:

Comunque, per quello che si sente, la produzione non è davvero niente male: Marek Janowski ha davvero frecce al proprio arco!
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Re: Marek Janowski

Messaggioda MatMarazzi » sab 31 mar 2012, 19:52

pbagnoli ha scritto:E la scelta del solo audio?
Mah.
Siamo in un'epoca di grandi produzioni teatrali; si sarebbe forse potuto fare uno sforzo per coinvolgere nel progetto i più grandi registi contemporanei, ma l'intenzione espressa apertis verbis è quella di far sì che il fruitore possa concentrarsi solo sulla musica :roll: :roll: :roll:


Ti dirò, Pietro, che è una scelta che un po' capisco.
In Wagner la corsa degli allestimenti, la guerra dei registi, ha condotto a derive talmente spettacolari (bellissime intendiamoci, ma francamente disorientanti) che si corre il rischio di desiderare un po' di stasi...
Anche io sono dell'idea che sarebbe meglio indirizzare gli sforzi dei grandi registi di oggi verso quei repertori dove un liguaggio visivo efficace si deve ancora trovare (Massenet, Meyerbeer, Rimskij Korsakov, Pizzetti, tanto per fare qualche esempio...).
Tem che a forza di insistere sulle conquiste registiche applicate a Wagner finiremo per rompere il giocattolo (che è quello che stanno rischiando a Bayreuth).
Mattioli dirà che sono "museale" anche io, ma a me - in Wagner - piacerebbe che per un po' rifacessimo il punto sugli allestimenti del passato.
Ad esempio si potrebbe ricosturire, dettaglio per dettaglio, alcune realizzazioni storiche e riallestirle...
Pensate che bello, ad esempio, se al prossimo festival sulla collina annunciassero:
- Ring (allestimento di Tjetien del 1933)
- Tristan und Isolde (allestimento di Wieland, 1952)
- Loengrin (allestimento di Cosima del 1894)
- Fliegende Hollander (allestimento di Kufper del 1978).
:)
Non pretendo che si debba avviare una "filologia" degli allestimenti, ma in fondo perché no? Se abbiamo imparato a scorrazzare per 400 anni di linguaggio musicale, perché non farlo anche col linguaggio figurativo e scenico?
Può sembrarvi un'idea del cavolo, ma pensate che a Parigi l'hanno già fatto!
Al teatro di Versailles sarà infatti riallestito il terzo atto di Meistersinger con le scene e i costumi della primissima realizzazione parigina dell'opera.
Interessante no?

Ora chiedo scusa dell'OT e ritorno a Janowski.
Con lui ho sentito dal vivo Tannhauser (1986) ed Elektra (1992). Credo (ma non sono sicuro) anche un Vascello Fantasma del 1988, con i due "incoronati" della collina Balslev ed Estes (e Salminen come Daland).
Non ricordo molto, salvo che all'epoca veniva trattato con un po' di supponenza, con un routiner.
Ah... si, una cosa ricordo! Che nell'Elektra non seppe tenere a freno un tuba che, durante il monologo di Clitennestra, rischiava regolarmente di coprirla.

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Re: Marek Janowski

Messaggioda pbagnoli » sab 31 mar 2012, 20:55

MatMarazzi ha scritto:
...si corre il rischio di desiderare un po' di stasi...

...stasi? O... Stasi? (la famigerata polizia politica della Germania Est). : Nar :
A parte gli scherzi, sono anch'io consapevole delle derive di cui parli.
Ho visto ieri sera un po' dell'allestimento della Walkure di Tankred Dorst a Bayreuth.
Brutto, così superficialmente.
Ma non solo: dà l'idea di un décor, non di una regia. Una specie di Pizzi tedesco, insomma.
Va detto che nel primo atto la battaglia l'avrebbe persa forse anche Richard Jones, cercando far muovere Botha :shock: :shock: :shock: e Edith Haller, voce d'angelo e espressività da tubero. Meno male che poi arriva Dohmen!


MatMarazzi ha scritto:Ad esempio si potrebbe ricosturire, dettaglio per dettaglio, alcune realizzazioni storiche e riallestirle...
Pensate che bello, ad esempio, se al prossimo festival sulla collina annunciassero:
- Ring (allestimento di Tjetien del 1933)
- Tristan und Isolde (allestimento di Wieland, 1952)
- Loengrin (allestimento di Cosima del 1894)
- Fliegende Hollander (allestimento di Kufper del 1978).
:)
Non pretendo che si debba avviare una "filologia" degli allestimenti, ma in fondo perché no? Se abbiamo imparato a scorrazzare per 400 anni di linguaggio musicale, perché non farlo anche col linguaggio figurativo e scenico?
Può sembrarvi un'idea del cavolo, ma pensate che a Parigi l'hanno già fatto!
Al teatro di Versailles sarà infatti riallestito il terzo atto di Meistersinger con le scene e i costumi della primissima realizzazione parigina dell'opera.
Interessante no?

No.
Secondo me, proprio per niente; anche se era una cosa di cui parlavamo proprio mentre eravamo a Bayreuth, dell'idea di allestire un festival invernale ripescando magari i vecchi allestimenti. Poi però ci ho ripensato
Certi allestimenti - tu ci insegni - nascono in determinati contesti storico-culturali e con alcuni interpreti ben precisi; riproporli... non ha nessun senso.
Ne abbiamo parlato a proposito del fallimento della riproposta dell'Aida di Zeffirelli/De Nobili, o della recente, ennesima e tragica riproposizione delle Nozze di Figaro di Strehler: non possono funzionare oltre un certo limite.
Io non riesco a immaginare il Tristan di Wieland senza la Modl e Vinay; ti ci vedi su quello stesso contesto Botha e la Haller? Io proprio no
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Re: Marek Janowski

Messaggioda MatMarazzi » sab 31 mar 2012, 21:37

pbagnoli ha scritto:Certi allestimenti - tu ci insegni - nascono in determinati contesti storico-culturali e con alcuni interpreti ben precisi; riproporli... non ha nessun senso.
Ne abbiamo parlato a proposito del fallimento della riproposta dell'Aida di Zeffirelli/De Nobili, o della recente, ennesima e tragica riproposizione delle Nozze di Figaro di Strehler: non possono funzionare oltre un certo limite.
Io non riesco a immaginare il Tristan di Wieland senza la Modl e Vinay; ti ci vedi su quello stesso contesto Botha e la Haller? Io proprio no


Io non insegno, Bagnolo! :)
piuttosto credo che un allestimento scenico sia esattamente come un libretto e una partitura.
Anche il Trovatore, il Ritorno di Ulisse in Patria, la Vestale sono nati in certi contesti storico-culturali, con certi interpreti.
Eppure le riproponiamo eccome...
E se anche il Trovatore di Karajan non ha più nulla a che fare con quello del 1853, l'Ulisse di Harnoncourt e la Vestale della Callas sono lontanissimi dai contesti storico-culturali della loro epoca, questo non ci impedisce di amarli.
Se questo vale per parole e musica, perché non dovrebbe valere per le immagini di un allestimento?
Perché, se possiamo scorrazzare per quattro secoli di musica, non possiamo farlo per quattro secoli di scenografie? :)
E poi... perché dobbiamo per forza chiamare Botha e la Haller per il Tristano di Wieland?
Sarebbe come affermare che nel 900 non si può fare Norma perché la Pasta non c'è più? E chi mettiamo al suo posto? La Ricciarelli?
Be' no... basta metterci la Callas.

Davvero non vedo cosa ci sia di male in questa idea.
Io per vedere finalmente il primo Tristano di Wieland mi muoverei senz'altro... Mentre di vedere il Tannhauser di Baumgarten non me ne frega nulla...
Inoltre possiamo anche pensare che le Nozze di Strehler (che peraltro ho già visto agli Arcimboldi) e l'Aida di Zeffirelli siano stati riproposti male alla Scala... semplicemente tirati fuori dalle cantine e buttati lì.
Può darsi che l'operazione possa essere fatta meglio di così...

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Re: Marek Janowski

Messaggioda pbagnoli » dom 01 apr 2012, 9:47

MatMarazzi ha scritto:
Io per vedere finalmente il primo Tristano di Wieland mi muoverei senz'altro... Mentre di vedere il Tannhauser di Baumgarten non me ne frega nulla...
Inoltre possiamo anche pensare che le Nozze di Strehler (che peraltro ho già visto agli Arcimboldi) e l'Aida di Zeffirelli siano stati riproposti male alla Scala... semplicemente tirati fuori dalle cantine e buttati lì.
Può darsi che l'operazione possa essere fatta meglio di così...

Probabilmente anch'io mi muoverei per vedere il primo Tristan di Wieland; ma ciò non mi impedirebbe di pensare che quell'allestimento abbia esaurito il suo corso.
Bada, Matteo: è una cosa che penso anche della Bohème di Zeffirelli, che pure ho visto con piacere non so quante volte, a teatro e in video. E' uno spettacolo meraviglioso, che non mi stancherei mai di vedere (a patto, ovviamente, che non ci canti Marcelo Alvarez); ma questo non mi impedisce di pensare che abbia finito il suo ciclo vitale e che sarebbe meglio rimetterlo in soffitta; e magari tentare altre strade interpretative.
Tu poi, che sei un po' infingardo, dici:
E se anche il Trovatore di Karajan non ha più nulla a che fare con quello del 1853, l'Ulisse di Harnoncourt e la Vestale della Callas sono lontanissimi dai contesti storico-culturali della loro epoca, questo non ci impedisce di amarli.
Se questo vale per parole e musica, perché non dovrebbe valere per le immagini di un allestimento?

ma io ti rispondo che tu stai rapportando interpretazioni a composizioni!
Adoro la tua dialettica, ma... : Nar :

Posso dirlo, Matteo?
Il tuo discorso - legittimo, importante, corretto, appropriato - sa un po' di passatismo a metà; il che è anche più pericoloso del passatismo tout court.
Sai qual'è il rischio?
Quello, nella sua deriva più estrema, di identificare dei landmarks oltre cui non si può più andare:
"Questo è il massimo mai creato per rappresentare quell'opera: après ceci, le diluge".
E questo può portare sovrintendenti a non spendere né sforzarsi di cercare nuove strade interpretative; e appiattire i passatisti sulle vecchie strade, con l'unica conseguenza di insoddisfarli sempre perché comunque ri-allestire il "Simon Boccanegra" di Strehler senza Abbado, Freni, Cappuccilli e Ghiaurov sarà sempre vissuto come una diminutio.
Io credo che l'interpretazione abbia, con rarissime eccezioni, un percorso progressivo.
E' giusto conservare memoria delle grandi interpretazioni del passato, ma a condizione di poterle rivivere e riascoltare (o rivedere, se possibile); non scimmiottarle usando oggi i vestiti tarmati di allora.
Sinora non mi hai convinto, ma sono disposto a... subire la tua furia dialettica! : WallBash : : WallBash : : WallBash :
Buona domenica!
Pietrone
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Re: Marek Janowski

Messaggioda TaO » dom 01 apr 2012, 10:34

in punta di piedi per non disturbare lettura altrui, posso dire che leggere questo topic è stato il miglior modo per iniziare il dì di festa per me, complimenti davvero ad entrambi perchè leggervi in sequenza dà proprio l'idea di scambio costruttivo e dialettico per una serie di temi che per me, che ho solo barlumi, è decisivo trovare punti di luce:D

Io penso che sia un nodo centrale quell'incastro tra la sacrosanta ricerca di fornire chiavi di lettura "espressione del tempo presente" e il non-stravolgere il giocattolo iniziale nel mettere in scena il repertorio d'opera - che rimane cmq espressione di epoche in cui il teatro musicale si poteva fruire SOLO andando a teatro ....erano costruite per quel luogo, per quella sonorità, per quella suggestione-spettatore etc etc etc .
Quel repertorio, nato da compositori che scrivevano per l'habitat-teatro, ha dovuto misurarsi con l'ingresso di nuovi strumenti di diffusione....i dischi, la radio, la tv, ..e poi i cd e i dvd...e ogni passaggio ha apportato secondo me un mutarsi d'approccio,sia in chi è interprete diretto (direttori, orchestre, cantanti) sia in chi è il fruitore-spettatore-destinatario.
A proposito di interpretazioni o edizioni pietre-miliari, da quel po' che è la mia cognizione, mi son fatta l'idea che perchè esse siano tali occorre l'incontro di diverse "punte di diamante" insieme: ossia un direttore che abbia ben chiaro quanto vuol esporre-esprimere, fornendo un'impronta precisa alle dinamiche di suono-voci, in modo che chi ascolta si trovi ad avere sì un quaderno diverso da cui fruire, ma quel quaderno deve avere come perno-riferimento il lavoro del compositore..voglio dire che il direttore non deve secondo me sovrapporsi in primafila a quanto voluto da chi quella musica ha composto. Un direttore potrà poi avere tutte le idee brillanti di lettura in testa che volete, ma se non ha musicisti-orchestra in grado di accogliere-tradurre quelle idee brillanti in suono e dinamica...i tasselli restano tali e il mosaico finale non è di bell'effetto.
Sulle capacità-cantanti si dovrebbero aprire seicento topi....perchè anche là l'apprezzamento oggettivo (non il fans-clubbismo soggettivo:))è anch'esso figlio di tanti madri-padri: c'è la componente tecnica, c'è la componente espressiva, c'è l'aderenza al personaggio e c'è la sintonia con le "idee brillanti" del direttore...e la sintonia entro i cast-interpreti....perchè se si riuniscono 4 galli senza pollame o se c'è un pavone senza adeguate variopinte piume...non occorre dire l'effetto che ne deriva::)
A tutto ciò, si aggiunge che nelle rappresentazioni teatrali ci sono almeno tre figure centro secondo me: il regista, lo scenografo, il direttore-luci... e anche qui se c'è la tendenza a coprire col proprio intervento quel che è/era la corda movente di chi quel giocattolo ha deciso di tirar su...a furia di interventi-mani di pittura.....il rischio è che l'affresco sottostante vada in frantumi o venga espresso stile specchio-deformante.
Cosa voglio dire in conclusione? Che ci vogliono una serie di ingredienti perfetti che siano tra loro contemporanei, che come vie concentriche si ritrovino nel piazzale comune. Per me, è questo che è accaduto più volte in passato....tornando all'esempio di quel SimonBoccanegra metà anni settanta...c'erano una serie di numeri-uno che si sono dati appuntamento - per fortuna e per abilità professionale multipla - e con giusta mix di arte-forza-coraggio ....hanno lasciato qualcosa che supera la "temporalità", almeno per quel che mi riguarda...
ci sarebbe poi il capitolo "coltivazione-educazione del gusto musicale del ricevente" ...ma è un altro scaffale-libreria...quello..

scusate l'intro-nterruzione...proseguite pure. ..leggerò in serata il resto..

ps. Su Janowski, ieri ho registrato-radio il "TristanoIsotta" dato a Berlino..se qualcuno è interessato allo zip-audio..scriva qui o via MP-mail.

Buona prosecussion : Thumbup :
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Re: Marek Janowski

Messaggioda MatMarazzi » dom 01 apr 2012, 11:08

L'argomento è talmente stimolante che ho aperto un nuovo thread in questioni generali.
Lo trovi qui
http://www.operadisc.com/forum/viewtopic.php?f=5&t=1717

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Re: Marek Janowski

Messaggioda MatMarazzi » dom 01 apr 2012, 11:15

Acc... non mi ero accorto del tuo messaggio bellissimo, TaO.
Se me ne fossi accorto prima avrei cercato di spostare anche lui nel nuovo thread. Anche perché il tema da te introdotto (ossia la complessità di un prodotto a più mani e quindi la necessità di far interagire non solo epoche, ma punti di vista creativi differenti) è estremamente importante.
Grazie infinite dei tuoi spunti e ti prego di non avere dubbi a intervenire nei thread! :)
Ovviamente non sono mai dialoghi a due, ma scambi in cui l'esperienza di tutti è necessaria!

Un salutone,
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Re: Marek Janowski

Messaggioda TaO » dom 01 apr 2012, 20:48

Nessun problema MatMarrazzi!
leggerò l'altro topic e proverò ad intervenire apportando il mio punto di vista, è solo dal confronto di approcci diversi che si può collocare tasselli nel riquadro corretto : Thumbup :
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Re: Marek Janowski

Messaggioda pbagnoli » dom 09 giu 2013, 14:02

Sto ascoltando in questi giorni il Rheingold appena uscito sempre per la Pentatone.
E rimango perplesso, una volta di più.
Com'è noto, questo ciclo di registrazioni nasce da rappresentazioni in forma di concerto, eseguite con intento nemmeno troppo velatamente polemico contro le regie che tolgono concentrazione all'aspetto musicale. Janowski è bravissimo: conosce perfettamente la materia e la sa narrare, ma la narra senza il supporto di uno spettacolo il che, ai nostri tempi, è follia.
Questa sarebbe un'operazione di retroguardia culturale ma, per esserlo davvero, avrebbe bisogno di altri cantanti che non questi declamatori da periferia tedesca. Prendiamo Wotan: è Tomasz Konieczny, che conoscevo solo di nome, dotato di bella voce, ma che esprime intenzioni di un Tito Gobbi trapiantato a Baden Baden, o a Augsburg. Per lui, il Wotan di Rheingold è un giovanotto sessualmente aggressivo, che esprime protervia e rapacità da Duca di Mantova; le vocali sono limitate alla sola "e", declinata in svariate inflessioni, dall'insinuante al bieco.
E' proprio lui il parametro del fallimento di un'operazione del genere che, teoricamente, avrebbe dovuto mandare in solluchero i passatisti, quelli che ritengono che una regia non abbia nulla a che spartire con un'opera teatrale; ma, per essere credibile, avrebbe dovuto assemblare una compagnia di canto comprendente gli eredi di quei vocalisti che massacravano gli spartiti wagneriani al Metropolitan negli Anni Venti e Trenta. Invece, così, abbiamo un ottimo narratore che accompagna dal vivo - ma senza uno spettacolo, e siamo nel 2013! - un'accozzaglia di declamatori tedeschi che nemmeno a Bayreuth...
Mah!
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Re: Marek Janowski

Messaggioda VGobbi » dom 09 giu 2013, 17:28

Ero davvero interessato, sopra tutto per il Wotan di Konieczny "gobbiesco", ma poi leggo che le sue vocali sono limitate alla sola "e" ... mi spiace ma questo e' una sorta di Sutherland al maschile, non Gobbi che quanto a pronuncia era e resta uno dei migliori.

In merito al progetto della Pentatone mi pare lungimirante in campo discografico, visto che sta allestendo l'intero corpus wagneriano. Peccato che il tutto sia stato affidato al modesto Janowski, di cui ci aveva già lasciato testimonianza del Ring ad inizi anni '80 e con un cast che presentava nomi di grosso rilievo (su tutti Adam, Altemeyer, Nimsgern, Schreier e Minton).
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Marek Janowski

Messaggioda DottorMalatesta » dom 09 giu 2013, 17:45

pbagnoli ha scritto:E' proprio lui il parametro del fallimento di un'operazione del genere che, teoricamente, avrebbe dovuto mandare in solluchero i passatisti, quelli che ritengono che una regia non abbia nulla a che spartire con un'opera teatrale; ma, per essere credibile, avrebbe dovuto assemblare una compagnia di canto comprendente gli eredi di quei vocalisti che massacravano gli spartiti wagneriani al Metropolitan negli Anni Venti e Trenta. Invece, così, abbiamo un ottimo narratore che accompagna dal vivo - ma senza uno spettacolo, e siamo nel 2013! - un'accozzaglia di declamatori tedeschi che nemmeno a Bayreuth...
Mah!


Perché per realizzare un'operazione di retroguardia culturale si sarebbe dovuto necessariamente assemblare un cast di vocalisti? Si può essere retrogradi anche con un cast di declamatori (buoni o cattivi)...

Di Janowski penso di non avere nulla, ma proprio nulla. L'ho ascoltato qualche anno fa in un concerto sinfonico: nessun ricordo indimenticabile. Però il suo vecchio Ring lo vendono a prezzo stracciato... Un pensierino potrei anche farcelo...

DM

P.S.: A proposito di direttori il cui nome inizia con la J e finisce per wski io stravedo per Vladimir Jurowski al quale invece farei dirigere tutto (ma proprio tutto) Wagner!
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Re: Marek Janowski

Messaggioda VGobbi » dom 09 giu 2013, 17:57

DottorMalatesta, ripeto, quel Ring lo prenderei per il cast. Adam ha la sua età ma ha un'innata personalità, della Altmeyer si apprezza la sua baldanza giovanile, anche se Brunhilde resta impari alle sue capacita', ma si fa apprezzare, il Loge ed il Mime di Schreier e' qualcosa di sconvolgente da reputare tra i migliori interpreti, Nimsgern e' un declamatore di razza e sicuramente Alberich e' il suo personaggio migliore, Minton come Fricka e' semplicemente sontuosa. Purtroppo chi latita più di tutti e' la direzione routinier di Janowski.
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Re: Marek Janowski

Messaggioda pbagnoli » dom 09 giu 2013, 18:03

DottorMalatesta ha scritto:
Perché per realizzare un'operazione di retroguardia culturale si sarebbe dovuto necessariamente assemblare un cast di vocalisti? Si può essere retrogradi anche con un cast di declamatori (buoni o cattivi)...

Perché ormai, dal 1951 in avanti, tutto il mondo fa cantare Wagner ai declamatori.
E siccome questa di Janowski è un'operazione di retroguardia culturale - perché rinuncia programmaticamente alla regia che "distrarrebbe" lo spettatore/ascoltatore - allora tanto valeva ritornare ai vocalisti di prima della Seconda Guerra che maltrattavano Wagner prevalentemente al Metropolitan.
Non è una valutazione di merito (vocalisti :arrow: cacca; declamatori :arrow: buoni), ma semplicemente - se vuoi - una banale constatazione.
Retroguardia per retroguardia, tanto valeva proporre un Wagner belcantista.
Così invece sembra una scarpa con una ciabatta.
Anche perché c'è declamatore e declamatore; e questi, oggettivamente, valgono pochino

DottorMalatesta ha scritto:
Però il suo vecchio Ring lo vendono a prezzo stracciato... Un pensierino potrei anche farcelo...

Fallo, fallo!
Ne vale la pena! (che ben ne dica Vittorio Gobbi)

DottorMalatesta ha scritto: P.S.: A proposito di direttori il cui nome inizia con la J e finisce per wski io stravedo per Vladimir Jurowski al quale invece farei dirigere tutto (ma proprio tutto) Wagner!

Concordo pienamente.
Ma, in questo momento, il direttore potenzialmente più interessante in Wagner è Esa-Pekka Salonen.
E il mio sogno proibito, in questo repertorio, è Gardiner con la sua Orchestre Révolutionnaire et Romantique
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Re: Marek Janowski

Messaggioda Enrico » dom 09 giu 2013, 18:13

pbagnoli ha scritto: Perché ormai, dal 1951 in avanti, tutto il mondo fa cantare Wagner ai declamatori.
....tanto valeva ritornare ai vocalisti di prima della Seconda Guerra che maltrattavano Wagner ...
... Retroguardia per retroguardia, tanto valeva proporre un Wagner belcantista.

Forse anche la scelta dei declamatori può apparire di retroguardia, perché c'è ancora chi crede ne luogo comune secondo il quale il belcanto è per i vocalisti (tecnicamente e vocalmente superiori) mentre Wagner sarebbe roba per declamatori (che non hanno la tecnica giusta, che gridano, etc.).
Enrico B.
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