Ebe Stignani

Girando per Youtube mi sono imbattuto in questa roba. Ascoltatela con attenzione perché ne vale davvero la pena:
Ora, devo ammettere che - a prescindere da Gigli che è esattamente agli antipodi di quello che io intendo per Don José - io non mi sono mai interessato veramente a Ebe Stignani.
E' una cantante che non c'entra nulla con quello che io intendo per teatro e con la mia estetica. La voce, di per se stessa, sarebbe anche bella; ma l'emissione è tronfia, ampollosa, retorica, di una noia mortale: una tarma pazzesca. Devo dire che, quanto a questo specifico aspetto, il fraseggio ridicolo di questa Carmen si sposa alla perfezione con quello parimenti comico di Beniamino Gigli. Per capire quanta acqua sia passata sotto ai ponti, basta sentire questi due signori:
Passiamo oltre: qui siamo in piena retorica da telefoni bianchi in stile Caterina Boratto. Ancora una volta, non si discute la bellezza timbrica, ma la totale mancanza di modulazione, di una qualunque idea interpretativa. Qui c'è solo un donnone che butta lì le sue note:
Ben diversa, ovviamente, la quasi coeva Hélène Bouvier che sa invece cosa dice e come dirlo:
Questa è "Acerba voluttà". Gli acuti sono folgori, ma l'eloquio è ancora una volta in pieno stile Yvonne Sanson e Raffaello Matarazzo:
Non andiamo troppo lontani: restiamo in Italia e sentiamo come una Simionato seppellisca con una singola frase la retorica noiosa della Stignani:
Gli esempi potrebbero continuare a lungo ma, in conclusione, penso che la Stignani sia tuttora un pessimo esempio di un modo di cantare antico basato solo sulle bordate sonore e sulla totale mancanza di approfondimento della frase musicale.
Di più: potrebbe essere presa come esempio di quanto sia cambiato il modo di esprimersi della voce di mezzosoprano nel corso degli anni. In Italia, almeno. In Germania e in Francia, già all'epoca, c'era chi era già avanti anni luce
Ora, devo ammettere che - a prescindere da Gigli che è esattamente agli antipodi di quello che io intendo per Don José - io non mi sono mai interessato veramente a Ebe Stignani.
E' una cantante che non c'entra nulla con quello che io intendo per teatro e con la mia estetica. La voce, di per se stessa, sarebbe anche bella; ma l'emissione è tronfia, ampollosa, retorica, di una noia mortale: una tarma pazzesca. Devo dire che, quanto a questo specifico aspetto, il fraseggio ridicolo di questa Carmen si sposa alla perfezione con quello parimenti comico di Beniamino Gigli. Per capire quanta acqua sia passata sotto ai ponti, basta sentire questi due signori:
Passiamo oltre: qui siamo in piena retorica da telefoni bianchi in stile Caterina Boratto. Ancora una volta, non si discute la bellezza timbrica, ma la totale mancanza di modulazione, di una qualunque idea interpretativa. Qui c'è solo un donnone che butta lì le sue note:
Ben diversa, ovviamente, la quasi coeva Hélène Bouvier che sa invece cosa dice e come dirlo:
Questa è "Acerba voluttà". Gli acuti sono folgori, ma l'eloquio è ancora una volta in pieno stile Yvonne Sanson e Raffaello Matarazzo:
Non andiamo troppo lontani: restiamo in Italia e sentiamo come una Simionato seppellisca con una singola frase la retorica noiosa della Stignani:
Gli esempi potrebbero continuare a lungo ma, in conclusione, penso che la Stignani sia tuttora un pessimo esempio di un modo di cantare antico basato solo sulle bordate sonore e sulla totale mancanza di approfondimento della frase musicale.
Di più: potrebbe essere presa come esempio di quanto sia cambiato il modo di esprimersi della voce di mezzosoprano nel corso degli anni. In Italia, almeno. In Germania e in Francia, già all'epoca, c'era chi era già avanti anni luce