Amori (platonici) all'opera

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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda marika » gio 13 mar 2014, 21:58

grazie a voi !.... : Love :
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda flipperinodoc » dom 16 mar 2014, 13:37

ma... qualcuno di voi sempre così informati mi conferma che Kunde canterà Alvaro della Forza a Torino??????????????
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda marika » dom 16 mar 2014, 19:01

nessun Alvaro a Torino!.....(un altro Otello ) ....canterà Alvaro a Valencia ( dal 31 maggio al 14 giugno)!
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda flipperinodoc » dom 16 mar 2014, 23:51

ma Alvaro, quel Don Alvaro? della Forza del Destino, quella Forza del Destino? quella di Verdi??? :oops:
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda marika » lun 17 mar 2014, 10:18

Si ....a meno che Rossini non ne abbia fatta un'altra!!!!......sono terrorizzata anch'io...per diversi motivi (presenza scenica...accento verdiano...etc etc.!!) ma se le stelle si incastreranno per bene...andrò a vederlo . Credo che alla sua età ...si voglia togliere qualche sfizio...! Meno male che la canta a Valencia.....meno massacrabile che in Italia.
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda DottorMalatesta » lun 17 mar 2014, 10:38

Quel che davvero mi fa : Andry : di Kunde è il fatto che alcune curiositá se le stia facendo venire solo ora. Se le fosse fatte venire venti o trent´anni fa forse avrebbe contribuito a scrivere grandi pagine nell´interpretazione operistica. Ma la storia non si fa con i "se".

By the way, perché non rendere un po´piú facile la vita al moderatore e discutere di Kunde-cantante (non del Kunde barbuto o no) nel thread dedicato?

viewtopic.php?f=9&t=883&start=60

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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda marika » lun 17 mar 2014, 11:28

certamente CAPO!!!!
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda Ilaria » mar 01 apr 2014, 22:56

mattioli ha scritto:Però è un fatto che Kunde susciti innamoramenti e devozioni di fanciulle-fiore e in fiore.
Non sei l'unica, insomma.
Chissà perché GK piace tanto...

AM


Ma, mio AM diletto,
molto semplicemente perché GK è figo. Laddove il termine "figo" riassume tutte le meravigliose qualità elencate da Marika in un suo post all'interno di questa discussione più, ovviamente, l'essenza stessa del figume, assai difficile da catturare e sintetizzare verbalmente. Di uomini e di cantanti così s'è perso lo stampo, direbbe mia nonna (ed io sottoscrivo)!

E, caro DM, con buona pace dell'amica Marika cui voglio bene e che concorderà, credo che la palma della kundiana per eccellenza sia da attribuire alla sottoscritta, dato che, fra l'altro, sono stata io ad aver coniato questa parola, anche secondo il vangelo di Gregorio il Grande (leggasi il suo stesso sito) :mrgreen: : Sailor :

Amori platonici all'opera? Don Giovanni è un pallino da sempre, ma direi che la vena tipicamente femminil-infermieristica alla Donna Elvira si dovrebbe essere felicemente esaurita. Ci sono piuttosto delle frasi pronunciate da alcuni personaggi maschili - anche se, talvolta, estrapolate da contesti librettistici poco felici - che mi hanno sin da subito colpita. Così, su due piedi, mi vengono in mente l'"Irradiami d'amore, e più non sorga il dì" del Riccardo di Un ballo in maschera e la terribile, quanto bella nella sua cruda veridicità, "Anima mia, ti maledico!" dell'Otello verdiano. E mi piace moltissimo "Per lei sfidai le stelle, di lauri ornai sue chiome, deve di Grande il nome, le sue vittorie a me" di Pirro in Ermione: per la serie "l'uomo che non deve chiedere mai". Ma solo se accompagnata dalle variazioni giuste, sia chiaro.

Però, nell'opera come nella vita, mi pare che le donne costituiscano un universo assai più complesso ed interessante rispetto a quello maschile. Gli ometti possono scegliere tra eroine di allure e carisma strepitosi del mito e della letteratura (Ermione, Armida/Armide, Didone/Didon, Cassandre, Elettra/Elektra...), energumene portentose alla Odabella, ispaniche temperamentose all'Elvira (/-e) e alla Carmen, signore delle camelie e non solo quali Violetta, cocotte coquette alla Manon, pazze romantiche prima (Amina, Lucia...) e pazze scatenate dopo (Lulu, ma quanti problemi psichici anche le eroine pucciniane!). A noi, dopo che ci avete rifilato un Onegin (che si fa scappare sotto il naso la donna più degna della terra e che è pure innamorata di lui), un Manrico (... idem?), un Alfredo (... idem?), un Pinkerton (... idem?), rimangono poche verze da sfogliare. Con ironia, eh, ma nemmeno troppa :mrgreen:

Bonne nuit,
Ilaria
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda Maugham » gio 03 apr 2014, 9:51

Ilaria ha scritto: A noi, dopo che ci avete rifilato un Onegin (che si fa scappare sotto il naso la donna più degna della terra e che è pure innamorata di lui),


okay, ti passo la figaggine di Kunde. :roll:
Perchè io quando vedo la Opolais non capisco più niente e anche se ha fatto una scena della lettera con l'intonazione un po' ballerina io e mezza Bayerischer Oper (e Riccardo lo può testimoniare) eravamo sintonizzati da un'altra parte.
Non ti passo invece la faccenda Tatiana e Onegin. :P
Cosa sarebbe Tatiana? La donna più degna della terra?
Tatiana è un'adolescende si suppone carina, acqua e sapone, con una visione del mondo per forza di cose ristretta, che passa per intellettuale perchè legge molto rispetto al niente che la circonda (siamo a centinaia di chilometri da Mosca), che s'innamora prevedibilmente della cosa più "diversa" che mai le sia capitata di fronte e con cui -ovviamente- non sa prendere le misure. Scrive una lettera sincera, bellina, intrisa di suggestioni letterarie da Abelardo e Eloisa in giù, meravigliosamente autoreferenziale, ingenua, s'innamora dell'amore e in pratica sbaglia i conti.
E' un bellissimo personaggio, intendiamoci, in cui tutti ci riconosciamo (alzi la mano chi non ha fatto una tatianata almeno una volta nella vita. Io anche due o tre) ma non capisco perchè dovrebbe essere degna di qualcosa.
Lo sviluppo poi non è dei più edificanti. Sposa il potente di turno e diventa una damazza dell'alta aristocrazia.
ciao

WSM

P.S. Perché Olga non sarebbe altrettanto degna?
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda marika » gio 03 apr 2014, 12:05

E, caro DM, con buona pace dell'amica Marika cui voglio bene e che concorderà, credo che la palma della kundiana per eccellenza sia da attribuire alla sottoscritta


Ubi maior......! : Mad :
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda Ilaria » gio 03 apr 2014, 13:25

Maugham ha scritto:
Ilaria ha scritto: A noi, dopo che ci avete rifilato un Onegin (che si fa scappare sotto il naso la donna più degna della terra e che è pure innamorata di lui),


Non ti passo invece la faccenda Tatiana e Onegin. :P
Cosa sarebbe Tatiana? La donna più degna della terra?
Tatiana è un'adolescende si suppone carina, acqua e sapone, con una visione del mondo per forza di cose ristretta, che passa per intellettuale perchè legge molto rispetto al niente che la circonda (siamo a centinaia di chilometri da Mosca), che s'innamora prevedibilmente della cosa più "diversa" che mai le sia capitata di fronte e con cui -ovviamente- non sa prendere le misure. Scrive una lettera sincera, bellina, intrisa di suggestioni letterarie da Abelardo e Eloisa in giù, meravigliosamente autoreferenziale, ingenua, s'innamora dell'amore e in pratica sbaglia i conti.
E' un bellissimo personaggio, intendiamoci, in cui tutti ci riconosciamo (alzi la mano chi non ha fatto una tatianata almeno una volta nella vita. Io anche due o tre) ma non capisco perchè dovrebbe essere degna di qualcosa.
Lo sviluppo poi non è dei più edificanti. Sposa il potente di turno e diventa una damazza dell'alta aristocrazia.
ciao

WSM

P.S. Perché Olga non sarebbe altrettanto degna?


È ovvio che ho esacerbato volutamente i toni. Ancor meno passabile, allora, è stato da parte mia fare di tutta un'erba (di personaggi maschili) un fascio, ma mi sono divertita a pigiare ulteriormente sul tasto già tanto battuto (e dibattuto) del protagonista medio dell'opera ottocentesca, soprattutto tenore e soprattutto verdiano, in bilico tra il dileggio di ritrite considerazioni e la constatazione che, dopotutto, troppo sciocche esse non sono.

Tatiana ha dimostrato di saper stare al mondo. Mi pare degna, col senno di poi, in potenza. Il finale non è certo edificante, ma mi ha sempre fatto molto (amaramente) sorridere: almeno lei è cresciuta, ha fatto i conti con la realtà, sebbene arida, ha fatto tesoro dell'esperienza e ha dato una svolta pragmatica alla propria vita. Onegin, invece, s'è ancor più involuto nella sua inettitudine, da sempre concretizzatasi nel fare la cosa sbagliata al momento sbagliato. Come avrebbe dovuto reagire Tatiana dopo il suo rifiuto? Macerandosi nell'attesa o morendo di crepacuore? Forse non era più tempo...
Mai detto che Olga non sarebbe stata altrettanto degna! Tutte le donne dei dintorni di Mosca lo sarebbero state rispetto a tale inconcludente :mrgreen:

Cheers,
Ilaria
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda michele cesareo » gio 03 apr 2014, 19:48

Leggervi è come sorseggiare un cordiale....
Compiacimenti !
E', come dire, un piacevole rovescio della medaglia,,,
Michele
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda Maugham » ven 04 apr 2014, 12:16

Ilaria ha scritto: Tutte le donne dei dintorni di Mosca lo sarebbero state rispetto a tale inconcludente :mrgreen:

Cheers,
Ilaria


La discussione è sempre più interessante.
Perchè Onegin è "inconcludente"?.
Certo, noi stiamo dalla parte di Tatjana. La musica sta dalle parte di Tatjana. Ciaikovski è Tatjana. Nel testo in poesia Puskin dà molto più risalto alla figura del protagonista, nell'opera invece Ciaikovski si focalizza sul personaggio femminile, per lui il vero fulcro della vicenda. Il disinganno e il crollo delle illusioni, il doloroso passaggio dall'adolescenza alla maturità, insomma, tutte queste cose, possiamo dire, palpitano con la musica e nella musica.
Di conseguenza si tende ad incolpare il povero Onegin di brutalità, di indifferenza, di cinismo. E nove allestimenti su dieci seguono questa strada.
Insomma, Onegin passa per stronzo. :D E si merita il castigo del rifiuto. Una sorta di dissoluto punito... ben gli sta!
Io la vedo un po' diversamente.
Onegin arriva da Pietroburgo in mezzo al nulla. Quella fetta di paradiso terrestre che gli ha decantato Lenski è per lui l'ultimo degli orrori. Anzi, la madre di tutti gli orrori. :D Marmellate, contadini canterini che puzzano di terra e letame, sconfinati campi di cereali, donne vestite come viene, conversazioni rozze, vecchie nutrici sentenziose... in mezzo a tutto questo Tatjana e Olga.
Onegin è un astuto e scafato conoscitore delle persone; Puskin dice che a Pietroburgo frequenta la crema della società dove lo considerano eccentrico ma divertente. A lui basta un'occhiata ed ha già fatto la radiografia al simpatico gruppetto della Valle degli orti.
Se Tatjana continua per quella strada e in quell'ambiente diventerà come sua madre, la Larina che considera "l'abitudine come un dono dal cielo che ci è stato dato per rimpiazzare la felicità."
Diventerà una corpulenta signora che "si agitava leggendo i romanzi" e poi crescendo "ha scoperto che nella vita gli eroi non esistono, e per questo ora è più tranquilla".
Onegin ha l'occhio lungo, quando non lunghissimo.
Non sono ancora finite le presentazioni che ha già inquadrato la situazione.
"Lenski, tu sei innamorato della minore? Uhm... conoscendoti io avrei preso la più grande se fossi stato un poeta come te".
Lucidissimo. Ironico. Un po' feroce.
Molto feroce.
Senza peli sulla lingua dice a Lenski
"Nei lineamenti di Olga non c’è vita,
proprio come in una Madonna di Van Dyck:
il suo viso è grazioso e rotondo"
Caspita! Ti presento la donna di cui sono innamorato e la prima cosa che mi dici è che è un cosino grazioso ma dall'aria ebete.
Lenski -che conosce l'amico- ribatte:
"Capisco quello che dici. Io e te siamo opposti in tutto e quindi anche nel valutare le donne che frequentiamo".
Onegin insiste ed è tagliente come un bisturi. Mi stupisco che Lenski non gli tiri una sberla. :D
"Vai pure avanti. Ha una faccia da ebete (una stupida luna) in questo ambiente di ebeti (in questo stupido cielo). Io avrei scelto l'altra."
E' sincero. Forse inopportuno, forse un piantagrane ma sincero. Ha in pugno la situazione.
Si apparta con Tatjana.
Ne subisce, per certi aspetti, il fascino. Capisce che in lei c'è una sofferenza, una voglia di scappare, un desiderio a guardare oltre la collina. In Olga no, lei sta benissimo dov'è, vive il presente, per Onegin non merita nemmeno un po' di considerazione.
Tatjana è diversa.
Anche qui Onegin lavora di machete.
"Come fate a vivere in questo posto?" "Leggo molto" "D'accordo, ma non potete leggere sempre. Bisogna vivere". "Sogno. Fin da bambina ho sognato". "Vi capisco. anch'io ero come voi".
E Tatjana è brasata.
L'uomo diverso da tutti quelli che conosce, l'uomo che la può togliere da lì è arrivato.
La scena della lettera la conoscete tutti.
Per lei Onegin è l'uomo del destino.
Ma la lettera di Tatjana non è una lettera d'amore per Onegin!
E' una lettera d'amore per l'amore.
E' una lettera di chi ha scoperto l'innamoramento.
So che può essere difficile da capire..., ma Tatjana non dice di amare Onegin.
Tatjana in primo luogo dichiara la propria sorpresa per aver scoperto una parte di sè.
Qualcuno ha toccato un tasto che lei per prima pensava esistesse solo nei libri.
Non importa chi ha spinto quel tasto, o meglio quello che importa è lo stupore per questo mondo che le si è spalancato davanti.
L'amato è nelle preghiere, nell'aiutare i poveri, nel cuscino...
Si, ma... è reale?
Più che una lettera d'amore è una lettera di gratitudine.
E Onegin sa leggere benissimo tra le righe.

Alla lettura di questa lettera quale dovrebbe essere la reazione di Onegin?
Capire che Tatjana è degnissima?
Innamorarsi anche lui?
Scrivere anche lui un'altra lettera?

Si incontrano e già dalle prime battute capiamo che Tatjana ha capito ben poco.
E' tormentata e teme che "il suo fatale seduttore riderà di lei".
Ma Onegin non ha fatto proprio niente per sedurla. Anzi, le ha detta in faccia che la compatisce.
La risposta di Onegin è molto equilibrata.
Altro che cinico e dandy e snob...
"Non negatelo. Avete scritto voi questa lettera. Ho letto la vostra confessione e la dichiarazione del vostro amore. Apprezzo il vostro candore che ha risvegliato in me dei sentimenti che avevo messo da parte. Non voglio farvi illusioni. Franchezza per franchezza: ascoltate come la penso".
Tatjana ovviamente si raggela.
Ma il discorso di Onegin non fa una grinza. Non è inconcludente. Conclude benissimo.
"Tu sei stata diretta con me e io lo sarò con te."
Cosa le dice?
In pratica un misto di lusinga e di verità.
"Io non ti merito. Se volessi dei figli e una vita tranquilla sceglierei te come moglie ma non ne voglio. Mi conosco, l'abitudine distruggerebbe in breve il nostro amore." In mezzo a questa tirata uno squarcio degno di Marie Therèse: "Non ritornano i sogni come non ritornano gli anni, e non rinascerà la mia anima". Conclude, in questo caso si, in maniera un po' fastidiosa, facendo a Tatjana una lezioncina di comportamento. "le ragazzine come voi sono volubili. Attenta con le parole. Non sempre troverete persone come me."
E Tatjana questa se la lega al dito. E gliela tira in faccia nell'ultimo atto.
Onegin è sgradevole, sentenzioso, però è sincero. E soprattutto -scopriamo nel proseguio della vicenda- molto discreto. Non parlerà mai a nessuno di questa lettera che -altrettanto discretamente- restituisce.
Fino a qui, almeno per me , niente da dire.
Poi, nel resto dell'opera, ovviamente salta fuori il lato "spinoso" del personaggio che non nego esista.
Nella scena del ballo Onegin è dispettoso nel fare il civettone con Olga.
Ma la reazione di Lenski è del tutto sproporzionata. Tra l'altro Onegin l'aveva disprezzata.
O meglio, non lo è se guardiamo il vero motivo.
Lenski non è stupido e nei discorsi dell'amico legge il suo fallimento.
Ovvero quello di essere nient'altro che un poeta di campagna, un tenerone sentimentale con una sua credibilità e una sua autorevolezza tra i villici, ma assolutamente fuori luogo in una grande città. Vedendo Olga civettare (innocentemente) con Onegin gli cade improvvisamente il velo dagli occhi. Vede Olga per quel che è, il suo mondo per quel che è, la campagna per quel che è... così , all'improvviso.
Prima Tatjana poi Lenski. Onegin è davvero -senza dubbio in maniera inconsapevole- l'uomo del destino sia per Tatjana che per Lenski.
Lenski non può che odiare quell'impietosa cartina al tornasole che è Onegin. E, infantilmente, si sente ferito e lo sfida a duello.
Ma Onegin è solo un motore.
Sia Lenski che Tatjana hanno già dentro di sé il germe della morte.
Lenski gettandosi consapevolmente su una pistola e Tatjana raggelando i sentimenti in un matrimonio senza amore. Morti tutti e due.
Ma Onegin non ha colpa.
A meno che non si consideri una colpa aver fatto innamorare di sé un'adolescente e aver fatto un dispetto a un amico geloso e infantile.

Scusate il lenzuolo.
WSM
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda flipperinodoc » ven 04 apr 2014, 16:09

esiste un gradino superiore a "divino"?
se sì, il posto è già riservato a te, maugham
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Re: Amori (platonici) all'opera

Messaggioda Ilaria » ven 04 apr 2014, 18:00

Commento ricco di interessantissimi stimoli com'era lecito, se non quasi doveroso, aspettarsi da quel gran cranio di Maugham.

Mi stuzzica in particolar modo il focus sulle due diverse sensibilità di Onegin e di Lenski rispetto alla Valle de(gl)i (m)orti (a seconda dei punti di vista), perché si tratta una tematica capitale che sta dominando i miei ultimi anni di vita, considerata la quale ho fatto una scelta totalizzante che si concretizzerà a breve. Chiedimi tra un paio di mesi se mi sento più Onegin o Lenski. E poi, magari, richiedimelo tra un intero anno: potrebbe essere un esperimento simpatico e fruttuoso! :)

Riguardo a Tatiana ed al suo amore per l'amore: il concetto mi è stato talmente affine che non ho alcuna difficoltà a comprenderlo appieno. Ma qui bisognerebbe davvero scrivere un trattatello di ulteriori considerazioni in risposta, e temo di non avere né il tempo né, soprattutto, la capacità di sistematizzare le mie riflessioni in un unico filone coerente. Temo molte sarebbero le postille, e le postille delle postille. Così, su due piedi, mi viene da gettar lì che gli eterni insoddisfatti, sebbene senza peli sulla lingua e giustificati ad essere tali dalla mediocrità di cose persone situazioni, non accattivano più la mia simpatia. E che, anche nella ruvidezza di pensiero e d'azione, un poco di delicatezza vada conservata. Un saccente non è per forza un sapiente, così come uno che parla senza filtro non è per forza una persona sincera (perfetta la frase di Evgenij da te riportata a proposito della prima impressione che in lui suscita Olga). Per cui ribadisco che, ora come ora, Onegin con me avrebbe vita dura (ma credo proprio sarebbe lui in primis a ritenermi troppo provinciale per farmi il filo!) :mrgreen:

Buona serata
Ilaria
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