Operadisc e le stroncature

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Operadisc e le stroncature

Messaggioda pbagnoli » lun 10 ott 2011, 21:18

Come avrete visto, l'ultima recensione discografica è una stroncatura, e non ci capita davvero spesso anche perché ci piace capire perché sia stato prodotto qualcosa apparentemente molto lontano dai nostri gusti e perché è difficile trovare qualcosa che sia integralmente negativo.
Detto questo, devo dire che la stroncatura è davvero comoda: la recensione della Lucia della Dessay è stato uno dei lavori più semplici che io abbia mai fatto da che esiste Operadisc.
E io che pensavo di riprendere il lavoro sulle Isolde storiche iniziato anni fa da Matteo... Perché fare tanta fatica? Ascolto qualche disco o qualche spettacolo, lo stronco e ci metto molto meno. Bisognerà che ci pensi, ogni volta che c'è da riempire la home e ho poco tempo a disposizione : Chessygrin :
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda Luca » lun 10 ott 2011, 22:08

Beh, le stroncature sono come le bocciature agli esami: quando non va non va e se poi sono necessarie..... Del resto qualche problemuccio vocale la Dessay lo aveva anche nella recente Traviata, ma il carattere sconvolgente e innovativo dell'interpretazione lo faceva passare in sottordine. Qui non essendoci l'ausilio del video è chiaro che la concentrazione sulla resa vocale si evidenzia maggiormente.
Non conosco quell'edizione: ieri l'ho presa in mano in un negozio romano, ma l'ho rimessa a posto. Ero attratto da altre cose molto più all'italiana, ma anche molto più vere e realistiche nonostante gli eccessi......

Saluti, Luca.
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda teo.emme » mar 11 ott 2011, 13:13

pbagnoli ha scritto:Detto questo, devo dire che la stroncatura è davvero comoda

Trovo che sia altrettanto semplice scrivere un articolo o una recensione di elogi... Il fatto è che stroncature o elogi vanno entrambi motivati: e qui arriva il difficile nell'uno e nell'altro caso...
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Re: Raspelli, la zuppa pavese e l'uovo

Messaggioda pbagnoli » mar 11 ott 2011, 18:31

teo.emme ha scritto:
Trovo che sia altrettanto semplice scrivere un articolo o una recensione di elogi... Il fatto è che stroncature o elogi vanno entrambi motivati: e qui arriva il difficile nell'uno e nell'altro caso...


Non sono d'accordo, Teo.
La stroncatura è per il critico - o aspirante tale - come la tragedia (invece della ben più impegnativa commedia) per il drammaturgo: sostanzialmente una vacanza.
Per la stroncatura basta partire da tre-quattro posizioni preconcette e valutare il tutto da questo podio. Ogni tanto qualcuno ti manderà a fare in culo (se mi si passa il francesismo) ma dopo un po' la gente assetata di sangue comincerà a seguirti per vedere quante ossa riesci a rompere e inizieranno a incitarti; poi le potenziali vittime inizieranno a temerti.
In nome dell'ortodossia si possono spezzare molte più ossa di quante si possa pensare.
Non ci credi?
Pensa a Raspelli, adesso pacioso conduttore televisivo. All'epoca in cui faceva il critico gastronomico era temutissimo in tutti i ristoranti. Li stroncava tutti, e i lettori aspettavano con ansia le sue stroncature. C'era un giornalista del "Giornale" che lo seguì in un ristorante ove lui ordinò una zuppa alla pavese. Il cuoco, terrorizzato, ne preparò una che il giornalista ricordava come meravigliosa, ma Raspelli la stroncò attaccandosi a come doveva essere posizionato l'uovo nella zuppa.
Naturalmente è ferma convinzione del giornalista - ma anche mia, sia chiaro - che se il cuoco avesse messo in testa a Raspelli non solo la zuppa pavese (come avrei fatto io) ma anche il cappello dicendogli: "Falla tu che sei così bravo", ragionevolmente non ci sarebbe riuscito.
Di solito criticare e stroncare è molto facile; è costruire che è difficile.
Questa recensione mi ha portato via molto meno tempo di tante altre decisamente più costruttive; sarà un caso, ma questa rensione distruttiva ha un rating globalmente più alto della media delle altre.
Siamo onesti, Teo: la stroncatura piace. E' dai tempi degli antichi romani che la gente va al Circo aspettandosi di sentire l'odore del sangue sparso sulla sabbia :D
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda mattioli » mar 11 ott 2011, 18:42

Caro Bagnoli,

ma è ben noto che è più facile scrivere male che bene, se non altro perché generalmente la prosa risulta molto più brillante! 8)
Però non bisogna abusarne, altrimenti ci si trasforma in macchiette.
Quello che, credo, la critica italiana (oddio, non solo quella italiana... leggessi i francesi!) non sa fare è motivare i suoi giudizi se non in termini di adesione a un ideale astratto o recuperato dal passato (Beethoven è questo, il vero Wagner è quello di Furtwangler, si canta così e solo così), mai di inquadramento in una prospettiva storica, nella quale le interpretazioni sono buone o no se affrontano il rapporto con il presente di un testo del passato.
Ma capirai che è difficile da parte di gente che di mestiere fa quasi sempre lo storico, è a disagio nella contemporaneità, non sa "leggerla" in termini culturali. E spesso nemmeno tecnici: ci sono noti critici musicali italiani che NON possiedono un lettore dvd e NON sanno navigare su Internet. Oltre, naturalmente, a non andare mai a teatro (quello di prosa), al cinema, a non vedere la televisione e a non leggere nulla che non attenga al loro campo di studi, di regola iperspecialistico e ridottissimo.
E' chiaro quindi che se vedessero uno spettacolo di Jones o di Cerniakov (ma non lo vedono, perché non vanno MAI a vedere alcunché se il viaggio non è rimborsato loro dai giornali, i quali giustamente non hanno soldi da gettare nel cesso), non avrebbero gli strumenti non dico per recensirlo, ma nemmeno per capire di cosa si tratta.
Quando leggo le solite lagne sul poco posto che i quotidiani danno alla critica musicale mi viene da pensare che ne diano anche troppo. E posso garantire per esperienza personale che se ai giornali proponi cose interessanti il posto salta subito fuori... : Sig :
Scusate lo sfogo, ossequi a tutti

AM

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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda mattioli » mar 11 ott 2011, 18:45

Ah, scusate, non avevo visto l'ultimo messaggio di Bagnoli... La mia è la risposta al primo...
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda pbagnoli » mar 11 ott 2011, 21:29

mattioli ha scritto:
Ma capirai che è difficile da parte di gente che di mestiere fa quasi sempre lo storico, è a disagio nella contemporaneità, non sa "leggerla" in termini culturali. E spesso nemmeno tecnici: ci sono noti critici musicali italiani che NON possiedono un lettore dvd e NON sanno navigare su Internet. Oltre, naturalmente, a non andare mai a teatro (quello di prosa), al cinema, a non vedere la televisione e a non leggere nulla che non attenga al loro campo di studi, di regola iperspecialistico e ridottissimo.

Cosa dirti non so.
L'idea del critico-storico a disagio nella contemporaneità mi fa un effetto-Falqui: dobbiamo forse ritenere che la Storia si muova a compartimenti stagni?
Che noi siamo nati après le diluge come predicava Cuvier?

Non mi convinci.
Io continuo a essere dell'idea-Raspelli, che cioè un bel po' di stroncature otterranno un triplice effetto: ingenerare negli altri l'idea (spesso fallace) che tu ci capisca, farti temere dalle tue potenziali vittime e riempire la Plaza de toros di spettatori normalmente miti ma aizzati dall'odore del sangue, come nelle corride.
Oh, intendiamoci: quando ce vò, ce vò!
E poi è così comodo: si fa davvero poca fatica, l'ho visto io stesso.
E lo leggono tutti! Una stroncatura funziona come un film porno: a parole non lo vede nessuno, in pratica c'hanno tutti la patta abbassata...
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda mattioli » mar 11 ott 2011, 22:00

No, Bagnoli, non ci siamo capiti (o più probabilmente non mi sono spiegato: ho la febbre... : Nurse : )

Sulle stroncature sono d'accordo con te e peraltro nessuno, nella critica ufficiale, le pratica mai.

Io ragionavo su un altro aspetto: l'assoluta inutilità di una critica, com'è nella maggior parte quella italiana, incapace di capire che l'interpretazione cambia con il passare del tempo, e che il suo compito non è valutare l'interpretazione rispetto a un canone immutato e immutabile, ma capire come il passare del tempo cambia l'interpretazione (e, poi, a rigore, secondo me il compito della critica non è quello di distribuire pagelline, ma di aiutare il pubblico a capire).
Ti faccio un esempio banale e non legato ai giorni nostri, così nessuno si offende. Prendi Di Stefano. Quando arrivò, cantava in maniera certamente molto diversa dai tenori della generazione precedente. Cantava "peggio", rispetto a loro, perché cantava con un'altra tecnica (o senza tecnica, a voler essere cellettiani fino in fondo). Allora, un critico italiano-tipo di allora, e anche di oggi, scriverà che Di Stefano aveva voce bellissima, talento interpretativo, ma che non aveva tecnica, non sapeva cantare, perché rispetto a Gigli, Pertile e Lauri-Volpi bla bla bla. Questo è inutile, intanto perché non abbiamo bisogno che qualcuno ce lo dica, ci bastano le nostre orecchie, e poi perché non spiega, fra l'altro, perché lo stesso pubblico che prima acclamava Pertile poi acclamasse con egual fervore Di Stefano. E allora ecco i complotti delle case discografiche, la pubblicità, il look, la macchina del consenso e le altre scemenze della fantacritica.
La critica che vorrei (e che non c'è) è invece quella ragiona in maniera non idealista (giusto/sbagliato, poesia/non poesia) ma che ti spiega che c'era stata una guerra mondiale, che il cinema, la letteratura, la società, il mondo, insomma la Storia degli Anni Cinquanta richiedevano che si cantasse come Di Stefano e rendevano obsoleto il fatto di farlo come Gigli. E allora servirebbe a qualcosa: soprattutto, paradossalmente, a spiegare al pubblico perché ha ragione...
Scusa l'esempio (a me, peraltro, Di Stefano non piace) e, magari, sostuisci a Di Stefano i controtenori, i direttori filologi, i registi di oggi eccetera.
Boh, ma forse non mi spiego o non ragiono (l'influenza, appunto : Doctor : )...
Ciao
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda pbagnoli » mar 11 ott 2011, 22:50

mattioli ha scritto: No, Bagnoli, non ci siamo capiti (o più probabilmente non mi sono spiegato: ho la febbre... : Nurse : )

Non dire così che risvegli il medico che sonnecchia in me!

mattioli ha scritto: Io ragionavo su un altro aspetto: l'assoluta inutilità di una critica, com'è nella maggior parte quella italiana, incapace di capire che l'interpretazione cambia con il passare del tempo, e che il suo compito non è valutare l'interpretazione rispetto a un canone immutato e immutabile, ma capire come il passare del tempo cambia l'interpretazione (e, poi, a rigore, secondo me il compito della critica non è quello di distribuire pagelline, ma di aiutare il pubblico a capire).

Io credo di aver capito quello che dici e, per inciso, lo condivido.
Anch'io ho la netta sensazione che la critica ufficiale non abbia capito che il tempo è passato e che l'interpretazione si è adeguata, che non deve distribuire le pagelle, che deve aiutare a capire, eccetera.
Dovrebbe.
Ma non lo fa.
Se parte dal presupposto che lo storico, cioè colui che per primo dovrebbe capire l'evoluzione della storia, rimane fermo sulle proprie posizioni e pensa che il malcanto sia qualcosa che si è verificato dopo una specie di diluvio (filologia, suoni aperti, declamato, colorismo) prima del quale tutti cantavano meglio, ce n'è abbastanza per pensare alla critica come a qualcosa di inutile che non aiuta a capire ma solo ad auto-referenziarsi, a celebrare i fasti di qualcosa che non esiste più.
Anch'io, come te, ho la sensazione che la critica ufficiale e non sia lì per dare le pagelline, non per capire.
Capire costa fatica, utilizzo di cervello.
Alla fine, è meglio stroncare.
In bocca al lupo pour ton rhume
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda MatMarazzi » mer 12 ott 2011, 13:10

mattioli ha scritto:PS: Sssth... non fate rumore, zitti zitti piano piano... Marazzi riposa... : Nar :


Marazzi non riposa mai, ahimè! Dorme malissimo e si trascina durante il giorno da morto vivente.
E nella sua lunga veglia, legge con compiacimento le bellissime cose che scrivete.

Le tue argomentazioni, Mattioli, mi confortano particolarmente, perché, nei tempi in cui ancora non frequentavi Operadisc, io sostenni praticamente le stesse cose in vari interminabili post.
Per esempio, avviai un thread combattutissimo dedicato allo Spirito dei tempi, citando proprio Di Stefano negli stessi termini in cui lo citi tu.
C'è uno su Internet che rimase costernato, tanto che va ancora per siti a riferire che su Operadisc c'è un pazzo hegeliano che nega il libero arbitrio degli interpreti in favore di una sorta di divinizzazione della Storia! :D
E questo solo perché avevo detto che Muti, affrontando Gluck e Jommelli come li affronta, va contro le tendenze del nostro tempo, le quali, a loro volta, discendono dalle esigenze della nostra società. Tanto bastò.

Quanto all'impreparazione della critica ufficiale italiana, sono trent'anni che ahimé la constatiamo. Hai descritto benissimo il problema.
Se non altro debbo riconoscere che oggi, rispetto a quindici anni fa, può accadere di percepire, leggendo le recensioni nostrane, una certa consapevolezza da parte dei critci di ciò che c'è "là fuori": il tentativo di parlare di registi, di nuovi orizzonti interpretativi, di nuovi spaccati di repertorio c'è ...e - anche se con balbettamenti rudimentali e paroloni utili solo a mascherare il proprio disagio - è già meglio del non parlarne affatto, come avveniva nei rimpianti anni del Cellettismo prima e del Mutismo poi.

Rispondendo al Bagnolo, sono totalmente e assolutamente d'accordo con te sul fatto che la stroncatura è molto facile: roba da scuola elementare della critica.
E non perché, in teoria, non vada a sua volta documentata, ma perché in pratica ...è più facile guadagnarsi con essa la fiducia del lettore.
Lo sanno tutti che per conquistarsi credito e autorità presso un pubblico neofita, disarmato e fiducioso, basta il fatto stesso di stroncare.
Se lo stroncatore è tanto severo, l'innocente lettore si sentirà per prima cosa inferiore ("e pensare che io non mi ero accorto che fosse tutto così orrendo... ho veramente tanto da imparare"). Tanto che non sentirà il bisogno di verificare il mare di sprovvedutezza e ignoranza che quasi sempre si cela dietro i più feroci distruttori...
Che l'elogio, in sede di commento o recensione, sia ben più difficile, lo dimostra anche il fatto che molti degli stroncatori specializzati, anche tra i non professionisti, quando proprio devono parlare bene di qualcosa si rivelano per quello che sono: stentati e balbettanti come bambini all'asilo, malfermi e puerili tanto nella prosa, quanto nei concetti.
Fateci caso....

Sbadigliando, vi saluto caramente,
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda pbagnoli » mer 12 ott 2011, 14:25

MatMarazzi ha scritto:
Che l'elogio, in sede di commento o recensione, sia ben più difficile, lo dimostra anche il fatto che molti degli stroncatori specializzati, anche tra i non professionisti, quando proprio devono parlare bene di qualcosa si rivelano per quello che sono: stentati e balbettanti come bambini all'asilo, malfermi e puerili tanto nella prosa, quanto nei concetti.
Fateci caso....

Ci facciamo caso, eccome.
Anzi: prova a chiedere a uno stroncatore di essere - per una volta - propositivo.
Sei sempre lì a fustigare tutti: perché non provi una volta a mettere giù tu, che sei tanto bravo, il cast per un allestimento?
Scommetto che ne vedremmo delle belle; di solito, il fustigatore non sa niente di quello che succede nel mondo, come giustamente sottolineava Mattioli, per cui non è in grado di ragionare seriamente...
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda mattioli » mer 12 ott 2011, 18:55

Marazzi non riposa mai, ahimè! Dorme malissimo e si trascina durante il giorno da morto vivente.


Mamma mia! Questo forum sembra sempre di più un lazzaretto... : Nurse : Curatevi, mertate un avvenir migliore...

Per esempio, avviai un thread combattutissimo dedicato allo Spirito dei tempi, citando proprio Di Stefano negli stessi termini in cui lo citi tu


Ah, allora scusatemi tutti. L'ultimo arrivato, ahimè, non ha letto tutto :oops:

E questo solo perché avevo detto che Muti, affrontando Gluck e Jommelli come li affronta, va contro le tendenze del nostro tempo


E il suo Mozart, allora? Mai cambiato negli ultimi trent'anni perché, si sa, Mozart si fa così. E basta! : King :

Comunque c'è un aspetto secondo me interessante nella questione della critica. Se leggete i giornali italiani, vi sarete accorti che è quasi scomparsa, cioè che lo spazio che le viene assegnato è sempre più ridotto. Di fronte a questa constatazione, nessuno (men che meno, ovviamente, i critici) si chiede perché. O, se lo fa, accusa un generico imbarbarimento, l'ignoranza che dilaga, il Grande Fratello e così via. Non chiedendosi mai perché invece sui giornali internazionali la critica musicale ci sia e abbia pure ampi spazi.
Il punto è molto semplice. Se l'opera (mi limito qui a parlare d'opera) è un museo, allora non ha nessun senso dedicarle dello spazio. Nessun giornale fa una pagina per raccontare gli Uffizi. Invece la fa se viene proposta una nuova e rivoluzionaria interpretazione di un capolavoro conservato agli Uffizi. Ma questo, scorrendo i cartelloni italioti, è alquanto improbabile. In altri termini: se la critica operistica è scomparsa dai giornali italiani, è perché l'opera in Italia non è, come dappertutto nel mondo civile, una delle tante espressioni della contemporaneità, altrettanto stimolante che qualsiasi spettacolo, musical, film, serie tivù, romanzo, saggio NUOVO, ma un reperto del passato. Quindi interessa soltanto a un pubblico del passato. E infatti chiunque vada un po' a teatro all'estero ha chiarissima la differenza "anagrafica" che separa il pubblico italiano da quello internazionale.
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda MatMarazzi » ven 14 ott 2011, 14:13

mattioli ha scritto:Il punto è molto semplice. Se l'opera (mi limito qui a parlare d'opera) è un museo, allora non ha nessun senso dedicarle dello spazio. Nessun giornale fa una pagina per raccontare gli Uffizi. Invece la fa se viene proposta una nuova e rivoluzionaria interpretazione di un capolavoro conservato agli Uffizi. Ma questo, scorrendo i cartelloni italioti, è alquanto improbabile. In altri termini: se la critica operistica è scomparsa dai giornali italiani, è perché l'opera in Italia non è, come dappertutto nel mondo civile, una delle tante espressioni della contemporaneità, altrettanto stimolante che qualsiasi spettacolo, musical, film, serie tivù, romanzo, saggio NUOVO, ma un reperto del passato. Quindi interessa soltanto a un pubblico del passato. E infatti chiunque vada un po' a teatro all'estero ha chiarissima la differenza "anagrafica" che separa il pubblico italiano da quello internazionale.


Magari, caro Mattioli, l'opera in Italia fosse un "museo", una forma d'arte "riservata ai vecchi"! Magari!
Sarebbe triste, sarebbe deprimente, sarebbe assurdo... ma pur sempre "sarebbe" qualcosa.
Le nostre stagioni, a parte alcune, non sono nemmeno questo.
Nel caos di titoli buttati lì, senza alcuna idea di cosa fare, il vecchio e il nuovo nemmeno si distinguono.
I "vecchi" operomani, la stessa retroguardia del pubblico, ad esempio resterebbero giustamente basiti se vedessero con quali titoli annuncia la sua stagione il Comunale di Ferrara (che un tempo fu diretto da un certo Gatti Casazza e oggi è in mano a piccoli faccendieri graditi ai potentati locali): una stagione che mescola operette di giro a riprese di produzioni datate 1983 e viste in tutte, ma proprio tutte le salse (ebbene sì, il Rinaldo di PIzzi...).
Una roba talmente indecente che in qualunque paese civile una stagione così sarebbe presa a sassate tanto dal vecchio, quanto dal nuovo pubblico.
Se tu accusi di prospettive "museali" questi torturatori della cultura e sperperatori del denaro pubblico... li nobiliti. Dai loro un obbiettivo, sia pure discutibile!
Navigare a vista, non saper nemmeno cos'è il timone, far schiantare la nave contro gli scogli... è cosa ben diversa dal non voler uscire da rotte antiche e consolidate.

Salutoni,
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda Ninci » sab 15 ott 2011, 11:08

Caro Marazzi, naturalmente io non sono "uno", ma ho un nome e un cognome, che tu conosci perfettamente. Quando ripenso tue teorie, io ti nomino sempre con nome e cognome, come credo si debba fare sempre, quando nome e cognome sono noti. Altrettanto naturalmente io non ti ho mai dato del "pazzo", dal momento che mi considero una persona educata. Le cose che pensavo di doverti dire te le ho dette in faccia su questo sito e un'altra volta ho accennato a te (sempre con nome e cognome) sul "Corriere della Grisi". Questo per la forma, che tuttavia è molto importante. Per quanto riguarda la sostanza del nostro disaccordo, io ho semplicemente detto che ciò che non si conforma al tempo in cui nasce, sia pure volto all'indietro, non è per questo destituito di validità e fascino. Non fosse altro che perché questo volgersi all'indietro non è mai totale ma risente delle condizioni in cui sorge all'essere. Per cui, ad esempio, anche Thielemann non è una semplice riedizione di Furtwaengler, come molti pensano, ma risente di Karajan e, mi sembra, in modo del tutto speciale dell'ultimo Boulez. Il tuo modo di porsi mi sembra invece un po' meccanico, un po' da nipotino di Hegel.
Ciao
Marco Ninci
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Re: Operadisc e le stroncature

Messaggioda MatMarazzi » sab 15 ott 2011, 12:12

Caro Ninci,
Mi pare soprendente questo tuo richiamo al rispetto della forma.
Non vedo infatti tanta correttezza nell'alterare consapevolmente la sostanza dei miei discorsi fatti e riportarla in sedi dove sai che non intervengo (per il rispetto che ho di me stesso).
In questa sede, sul forum di Operadisc, io avevo già provveduto a smontare non tanto le tue idee (non mi permetterei), ma piuttosto il tuo tentativo di stravolgere le mie, inscatolandole in pregiudizi hegeliani che non mi appartengono affatto.

Non ci vuole un genio per osservare la complessità e la molteplicità del reale: tutti se ne avvedono, persino tu e persino io.
La differenza sta nel fatto che alcuni, come te, di fronte alla complessità, alzano le braccia al cielo e dichiarano "non è possibile sintesi e sistemazione" (fosse per loro, non esiterebbe alcun tipo di conoscenza umana, visto che tutta la nostra conoscenza si fonda su sintesi e generalizzazioni del molteplice, dalla biologia alla linguistica, dall'astrofisica alla storia dell'arte).
Per fortuna ci sono altri, come me, che invece dicono: è vero, la realtà è complessa, questo non toglie che dobbiamo e possiamo tentare di leggervi delle sintesi, altrimenti tutto resterà per l'uomo inconoscibile.
Queste sintesi non sono assolute, nemmeno dispensatrici di verità (e questo è stato provato persino dalla scienza, con la rivoluzione quantistica) ma sono comuqneu indispensabili alle categorie del nostro pensiero e della nostra conoscenza.
Non che sia facile, intendiamoci, scovare sintesi dal reale. E' molto difficile, molto delicato, molto complesso.
Te lo confermerebbe Galilei! :)
Più facile, inutile dirlo, alzare gli occhi al cielo e lamentare l'assoluta complessità del reale.

Di fronte alle sintesi che, fra mille cautele, altri hanno avanzato, il personaggio 1 (quello che ha alzato gli occhi al Cielo) cosa fa?
Cerca di smontare le sintesi altrui facendole passare per tentativi di leggi metafisiche.
Accusa l'intelocutore di negare la complessità, di annullare la molteplicità e di voler usare le tendenze da lui individuate per imporre una sorta di controllo sulla realtà.
CHE E' ESATTAMENTE CIO' CONTRO CUI IO COMBATTO DA QUANDO SONO NATO.

Ho cercato alcuni anni fa, con modi estramemente cortesi, di dimostrarti che il partire dalla realtà e trarne generalizzazioni è un procedimento induttivo, taletiano, galileiano; e che nulla ha a che fare con l'atteggiamento opposto di partire dai postulati e principi primi, imporli sul reale e deduttivamente motivare con essi tutte le conseguenze.
Ho cercato di spiegarti che il mio tentativo critico di trovare in un'epoca tendenze dominanti a livello artistico e di pensiero partiva proprio dal mio amore per la multiformità del reale e non viceversa.
Queste sono le esatte parole che scrissi all'epoca.

Né io, nè quanti parlano di Zeitgeist abbiamo mai affermato che gli uomini di una determinata epoca siano come automi, uguali fra loro, inscatolati in tendenze a cui non possono opporsi .
Dire che il proto-cristianesimo abbia plasmato di sè la cultura romano-imperiale (fin nelle rivoluzioni sintaticche della scrittura di Seneca) non vuole dire che tutti i romani dell'Impero fossero Cristiani, nè che avessero assorbito quella cultura.
Lo spirito del tempo nasce proprio da una dialettica ricca, contraddittoria e persino aspra fra ancoraggi e rivolte: da questa dialetteica si forma una sintesi, anzi mille sintesi che a loro volta saranno sintetizzate.
Non ci sarebbe spirito del tempo se non vi fossero in campo le mille visioni individuali dei singoli uomini, che si raggrumano in "visioni condivise" fra le quali si fanno largo quelle dominanti, identificiative di un secolo, di una regione, di una comunità..
Spesso (quando nel forum parliamo di queste cose) faccio il paragone con la lingua parlata.
Ognuno di noi parla l'italiano in modo diverso; ognuno trasferisce sulla sintassi e sul lessico una parte grande del proprio mondo interiore, della sua cultura, delle sue esperienze, persino della sua personalità.
Sia pure attraverso sfumature impercettibili, ognuno di noi contribuisce a confermare o modificare l'asse semantico di una parola.
Eppure nessuno di noi incarna individualmente "la lingua italiana del nostro tempo".
Essa non è questione di individui, ma di masse, o per lo meno di "maggioranze", di comunità vaste e vastissima, ed è estrapolabile dalle tendenze più comuni, fossero anche "errori".
Fra cinquecento anni, gli studiosi della lingua non si scandalizzeranno più perché nel 2009 i conduttori televisivi sbagliavano il congiuntivo: vi scorgeranno probabilmente, la prova del lungo logorio del congiuntivo alla nostra epoca e rifletteranno sulle ragioni di questa evoluzione linguistica.
Al contrario, il fatto che singoli individui come me e te (si spera) non sbagliassero a coniugarlo non interesserà a nessuno.
Al più ci qualificheranno come le normali "resistenze" di fronte a qualsiasi evoluzione.


Come tutti possono vedere, già allora avevo chiaramente smontato non tanto (ripeto) le tue idee, che rispetto a prescindere, ma la tua pretesa di stravolgere le mie.
E infatti sul punto non hai replicato nè allora, nè oggi.
Molto più semplice andare altrove e continuare a dire, come se io le suddette parole non le avessi mai scritte, che sono un hegeliano, un meccanicista, un metafisico dell'arte, uno dittatore del pensiero... e tu un povero libertario della cultura che alza gli occhi al cielo sulla complessità del reale...

Sinceramente come rispetto della forma non mi pare il massimo!
Salutoni,
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