I primi 5 anni di Operadisc

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Re: I primi 5 anni di Operadisc

Messaggioda Enrico » sab 25 giu 2011, 16:17

La messa in si minore è cattolica: è in latino, prevede il coro (ma non i "corali" luterani in lingua tedesca presenti invece nelle Passioni o nelle cantate), ed è formata dai brani previsti nell'ordinario della liturgia cattolica: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei.
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Re: I primi 5 anni di Operadisc

Messaggioda teo.emme » sab 25 giu 2011, 17:05

Ovvio che la Messa in si minore sia una messa cattolica. Il mio discorso sul Bach a parti reali era di natura generale e musicale (e prendevo ad esempio le Passioni, dove per prime subirono il trattamento). Bach resta tuttavia "intriso" di luteranesimo. Comunque sia, anche nel caso specifico della Messa la differenziazione tra coro e solisti dovrebbe essere mantenuta: così come in tutta la musica sacra di ambiente cattolico (non mi risulta vi sia chi sostenga che le messe di Haydn o di Mozart o di Biber andrebbero eseguite a parti reali). Il problema si pose per Bach (Cantate e passioni). Credo sia un problema di organici e di atteggiamento: diminuire le portate corali non significa eliminarlo tout court, trovo questa sia una estremizzazione (poco condivisa musicologicamente) e trasformare i corali in ensemble solistici fanno perdere un aspetto importante dell'opera. Suzuki, infatti, opta per un coro ridotto, ma differenziato rispetto ai solisti. Certamente le vecchie interpretazioni oceaniche sono sorpassate, ma tra di esse si devono porre dei "distinguo": un conto sono i pachidermi di Klemperer (trovo il suo Bach insopportabile) altro il primo Karajan (la sua incisione del '52 resta una delle pietre miliari della musica barocca).
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Re: I primi 5 anni di Operadisc

Messaggioda beckmesser » lun 27 giu 2011, 17:03

Bellissima idea “aprire” alla musica sacra, e ottima la scelta di quella che anche per me è una delle interpretazioni più emozionanti e rivoluzionarie degli ultimi anni. Non entro nel merito delle scelte esecutive (organici, ecc.), dato che il discorso sarebbe lunghissimo: del resto, prove certe non ce ne sono e, fermi restando alcuni punti fermi, la valutazione dipende dall’intelligenza dell’interprete e dalla sensibilità dell’ascoltatore. Personalmente, non mi convincono né le esecuzioni a rigorose parti reali (alla Rifkin), né quelle con una netta distinzione fra soli e cori: le soluzioni migliori mi sembra si raggiungano con una fluida distinzione fra solisti e ripienisti, da calibrare caso per caso e battuta per battuta, cosa che appunto fa Minkowski; possiamo poi discutere se 10 voci sono poche e se forse 15 o 16 sarebbero state meglio (anche se mi sembra che i 10 fuoriclasse di Minkowski facciano tranquillamente per 16…) ma il metodo a me sembra quello corretto. Ma queste, appunto, sono opinioni…

La portata rivoluzionaria di questa incisione per me sta altrove, e precisamente nel fatto che si tratta della prima lettura che sembra dar “suono” ad una nuova visione di Bach, che si è andata definendo negli ultimi decenni. Perché Bach negli ultimissimi anni della sua vita decise di scrivere una messa che non aveva nessuna finalità pratica? E perché una messa cattolica? La visione tradizionale di Bach (cui tutte le esecuzioni più o meno inconsciamente si rifanno) vede la Grande Messa più o meno come l’ultimo soliloquio del vecchio Kantor con il buon Dio, sublime meditazione di trascendente religiosità di un uomo che con luterana passione aveva passato la vita a cantarne le lodi… Le ricerche più recenti hanno cambiato molte prospettive, fino a far ritenere che, in realtà, la produzione religiosa è per certi aspetti marginale nell’opera di Bach, che ai cicli di cantate (tre o cinque che fossero) dedicò una manciata di anni all’inizio della sua avventura a Lipsia, per poi dedicarsi ad altro e riservare alla produzione sacra i ritagli di tempo; che proprio per questo visse in costante tregua armata con le autorità di Lipsia, che mal sopportavano quell’egocentrico opportunista che non si adattava ai confini del suo ruolo; che, altro che appassionato protestante, non si sarebbe fatto problemi a passare al servizio di una corte cattolica se lo avesse pagato meglio. In questo senso, la Messa potrebbe non essere altro che il corrispettivo vocale delle summae cui Bach si dedicò negli ultimi anni, opere di carattere enciclopedico e didattico, illuministe come poche altre nel loro approccio. In questo senso, la scelta dell’ordinario cattolico si spiega (con la sua varietà di situazioni, sentimenti, emozioni) in quanto miglior “copione” (o libretto) per fare da base alla raccolta del meglio di quanto prodotto in un’intera vita. La lettura di Minkowski a me sembra la prima esecuzione a seguire un approccio del genere: non ci sento nessun approccio confessionale, nessuna trascendenza, nessuna generica “sacralità”. Al contrario, un caleidoscopio variegatissimo di sentimenti, umanità e, soprattutto, di stili: per la prima volta la Messa non mi è sembrata un mondo chiuso in se stesso, di espressività genericamente “religiosa”, ma al contrario ci ho sentito profumi di opera italiana, di certa musica francese e presagi di molto di quello che sarebbe arrivato di li a poco.

Non dico affatto che sia il modo giusto (né tantomeno l’unico) di intendere Bach, ma certo è un approccio che ribalta tutte le prospettive… È la stessa sensazione provata ascoltando i magnifici Brandeburghesi di Minkowsi. Anche lì, spazzato via l’approccio reverenziale verso il Sommo Capolavoro, quei concerti riacquistano il tono di quello che (forse) erano in origine: musica di circostanza, esperimenti, con una varietà di colori e contrasti che non avevo mai sentito prima. E ho il sospetto che quando (spero presto!) Minkowski affronterà le Passioni, potremmo scoprire allibiti che forse il soprano che medita nel Getsemani ha qualcosa in comune con la Cleopatra di Handel che piange la sua sorte…

Saluti,

Beck
Ultima modifica di beckmesser il lun 27 giu 2011, 19:40, modificato 1 volta in totale.
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Re: I primi 5 anni di Operadisc

Messaggioda Maugham » lun 27 giu 2011, 18:12

beckmesser ha scritto:Bellissima idea “aprire” alla musica sacra, ..... potremmo scoprire allibiti che forse il soprano che medita nel Getsemani ha qualcosa in comune con la Cleopatra di Handel che piange la sua sorte…

Saluti,

Beck


Cosa dire? Beck hai superato te stesso.
E te lo dice un "ignorantone" bachiano tra i più giganteschi che esistano.
Il Bagnolo mi ha regalato questa cofana per il mio compleanno. Io l'ho ascoltata estasiato.
Penso però che sia come far ascoltare il Siegmund di Kaufmann ad uno che ha sentito solo del Wagner di rimbalzo.
Insomma, voglio dire, è così splendida da apparire... "normale". Quasi impensabile che non l'abbiano sempre "fatta" cosi.
Grazie del contributo
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Re: I primi 5 anni di Operadisc

Messaggioda pbagnoli » lun 27 giu 2011, 18:32

Caro Sixtus, bentornato!
Innanzitutto mi congratulo con te per essere sopravvissuto all'incontro con il Grasso Messere... :D

In secondo luogo, ti ringrazio per le splendide considerazioni che condivido appieno.
L'idea che la Grande Messa fosse qualcosa di diverso da quello che eravamo abituati a sentire mi era venuta per la prima volta ascoltando la versione di JE Gardiner: burrascosa, corrusca, splendente, sfacciata, talvolta violenta, con alcune oasi di bellezza lancinante e di pace infinita. C'era in quella versione molto della genialità di Gardiner - per me, una delle personalità più inquietanti del panorama esecutivo di sempre - e tutta la bellezza del suono degli English Baroque Soloists, del Monteverdi Choir e, ovviamente, dei solisti vocali (fra cui, a mio gusto, Varcoe e Chance).
Ecco, appunto: lì ci sono 15 solisti variamente combinati e che cantano tutti splendidamente.
Questa per me è stata la versione di riferimento sino a Masaaki Suzuki - che ha una pulizia di suono e una chiarezza di trama stupefacenti, che mi ha entusiasmato ma che non ha sostituito nel mio cuore Gardiner - e soprattutto sino a Minkowski, che nel mio cuore ha superato anche Gardiner.
Credo che la chiave di tutto ciò sia proprio la comprensione della teatralità della partitura, come già dicevo nella recensione: e non si tratta di una drammatizzazione come quella cercata - e ottenuta splendidamente, va detto - da Guth con il Messiah di Haendel, bensì proprio la riscoperta di una teatralità che era rimasta sepolta per tanti anni
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Re: I primi 5 anni di Operadisc

Messaggioda MatMarazzi » mar 28 giu 2011, 16:31

pbagnoli ha scritto:Caro Sixtus, bentornato!
Innanzitutto mi congratulo con te per essere sopravvissuto all'incontro con il Grasso Messere... :D


Scusate l'OT ma ho persino le foto del nostro incontro.
Ovviamente non le pubblicherò soprattutto per ragioni estetiche.
Il distinto ed elegante Beck è venuto con uno strano ghigno alla Saint-Bris che non gli rende affatto giustizia.
Io poi sono sudaticcio, spettinato, scomposto... ancora rosso e lucido per aver partecipato alle ovazioni dei belgi.
Quindi dovete fidarmi della mia parola: Beckmesser esiste!
:)

Salutoni,
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Re: I primi 5 anni di Operadisc

Messaggioda beckmesser » lun 04 lug 2011, 10:13

beckmesser ha scritto:E ho il sospetto che quando (spero presto!) Minkowski affronterà le Passioni, potremmo scoprire allibiti che forse il soprano che medita nel Getsemani ha qualcosa in comune con la Cleopatra di Handel che piange la sua sorte…


A quanto pare, ci sarà la possibilità di verificarlo presto: nella prima metà del 2012 Minkowski e i Musiciens du Louvre porteranno la Passione secondo Matteo in giro per l'Europa (ovviamente, nessuna tappa italiana... :evil: ). L'8 aprile alla Salle Pleyel di Parigi: fra l'altro, è in concomitanza con la Muette di Auber all'Opéra-Comique, di cui ci sono recite il 7 e il 9...

Saluti,

Beck
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Re: I primi 5 anni di Operadisc

Messaggioda Chuck » lun 11 lug 2011, 0:36

Era da tempo che intendevo scrivervi ma tra un impegno e l'altro ho differito fino ad oggi.
Innanzitutto mi associo ai complimenti per l'attività svolta in questo lustro. In seconda battuta mi preme ringraziarvi per la vostra attività divulgativa, sicuramente una voce fuori dal coro nel nostro paese, che mi ha permesso di conoscere quale sia la reale dimensione dell'opera nel mondo e di aprirmi a prospettive che non conoscevo e che adesso reputo irrinunciabili.

Prometto che cercherò di intervenire più spesso alle discussioni ma un po' per ragioni di tempo, un po' perchè intimidito dalla preparazione ben superiore alla mia di quanti partecipano abitualmente al forum mi sono sempre sottratto, limitandomi a leggere ed imparare.

Un saluto a tutti, Paolo.
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Re: I primi 5 anni di Operadisc

Messaggioda pbagnoli » lun 11 lug 2011, 20:01

Chuck ha scritto: ...sicuramente una voce fuori dal coro nel nostro paese, che mi ha permesso di conoscere quale sia la reale dimensione dell'opera nel mondo e di aprirmi a prospettive che non conoscevo e che adesso reputo irrinunciabili.

Caro Paolo,
a nome mio personale e degli inqualificabili moderatori del nostro sito (che stanno facendo la loro personalissima gara a chi scrive di meno), ti ringrazio per le belle parole che scrivi.
Vedi, Paolo, la cosa curiosa è che l'accusa che ci rivolgono i nostri detrattori è proprio di segno opposto: quella cioè di essere un gruppo di conformisti proni a tutte le "vaccate" che si vedono in giro per tragica mancanza di rispetto del dettato dello spartito, dell'autore, della professionalità del canto.
Io invece - tralasciando le considerazioni su cosa sia la professionalità nel canto - la penso esattamente come te: le cose che scriviamo noi non le leggi da nessun'altra parte.
In Italia, ovviamente.
Perché all'estero queste cose che noi scriviamo si leggono quotidianamente e ovunque: quindi, noi non saremmo per niente originali!
Non dico queste cose per immodestia, sia chiaro: io non sono un professionista di queste cose, ma solo un appassionato.
Il fatto è che sin dagli inizi di questa avventura avevamo messo in chiaro che avremmo utilizzato i reperti del passato per capire il presente attraverso un percorso evolutivo che comprende tutto ciò che oggi ci appassiona, ivi comprese, fra le altre cose, le regie - che, essendo un portato indispensabile di uno spettacolo teatrale, danno tanto fastidio agli elementi più gradevolmente folkloristici dei nostri detrattori - e, ovviamente, le orchestre che eseguono il repertorio barocco modo antiquo.
Grazie per leggerci. Sono parole come le tue che ci persuadono che la strada scelta è quella giusta e che ci incoraggiano ad andare avanti!
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Re: I primi 5 anni di Operadisc

Messaggioda MatMarazzi » mar 12 lug 2011, 13:52

Chuck ha scritto:Era da tempo che intendevo scrivervi ma tra un impegno e l'altro ho differito fino ad oggi.
Innanzitutto mi associo ai complimenti per l'attività svolta in questo lustro. In seconda battuta mi preme ringraziarvi per la vostra attività divulgativa, sicuramente una voce fuori dal coro nel nostro paese, che mi ha permesso di conoscere quale sia la reale dimensione dell'opera nel mondo e di aprirmi a prospettive che non conoscevo e che adesso reputo irrinunciabili.

Prometto che cercherò di intervenire più spesso alle discussioni ma un po' per ragioni di tempo, un po' perchè intimidito dalla preparazione ben superiore alla mia di quanti partecipano abitualmente al forum mi sono sempre sottratto, limitandomi a leggere ed imparare.

Un saluto a tutti, Paolo.


Anche da parte mia un salutone caloroso al nuovo ingresso di Paolo.
Fra l'altro voglio dire che le parole che scrivi hanno prodotto, almeno su di me, una grandissima soddisfazione! :)
La nostra felicità non sta nel "convincere" o nel "confutare" ma nel trovare sempre nuovi amici con cui "condividere" ciò che ci pare bello!

Davvero un caloroso benvenuto e spero di leggerti presto.
Salutoni,
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