10 anni di Wanderer Club

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10 anni di Wanderer Club

Messaggioda MatMarazzi » mar 16 nov 2010, 13:33

pbagnoli ha scritto:No.
Sono impegnati col lavoro, come peraltro il sottoscritto che ha anche lavorato stanotte... :(
Vederli un po' di più su queste pagine non mi farebbe schifo...


Uffa Pietro... come si diceva nel Medioevo, a forza di evocare le streghe, le streghe appaiono davvero.
Se continui, sia pure scherzosamente, a denunciare abbandoni e distacchi (semplicemente perché qualcuno sta attraversando un momento di super-attività e scarsissimo tempo), sarai tu a dare al lettore occasionale la falsa sensazione che davvero il nostro forum sia in una fase di bonaccia.

Che ogni tanto un forum si "rilassi" un poco o alcuni suoi esponenti siano costretti a tirarsi fuori per qualche giorno dalle discussioni è un fatto fisiologico.
Non solo! E' persino salutare.
In un ambiente di appassionati e calorosi dibattiti come il nostro (dove certo non vige la pantofolaia replica di vecchie e comode banalità) c'è bisogno anche di fasi più leggere, in cui si possa maturare nuovi punti di vista e nuove esperienze.

Per quanto mi riguarda, io non solo sto lavorando con accanimento a un progetto di lavoro importante, a cui tengo moltissimo, ma ho appena finito di occuparmi dei festeggiamenti per il DECENNALE del Wanderer Club....
E scusami sai, ma per me questo decennale è enormemente importante, giacché come sai (dato che ne hai vissuto tutta la vita) il Wanderer Club è una creatura mia: io l'ho voluto, io l'ho realizzato, io ora - scusa l'immodestia - respiro l'impensabile vastità di risultati che questa associazione ha conseguito in dieci anni.

Dieci anni! Mi dà la vertigine.
Mi sembra ieri che lo fondammo, dopo aver organizzato il nostro primo ...epico e ingenuo tour musicale in pullman in Provenza, nell'estate del 2000, stanchi dello squallore italico, stanchi di vociomani incompetenti, di teatri e dei pubblici provinciali (per non parlare della critica e dell'accademia), stanchi dei cellettismi d'accatto, delle saccenterie da vociologia loggionistica e soprattutto stanchi dell'isolamento culturale dell'Opera in Italia.
E così facemmo un pullman, ci trascinammo dietro 50 persone e le portammo a sentire l'Affare Makropulos (cosa? avrebbe detto il melomane italico dell'epoca) di Janacek (chi?) diretto da Simon Rattle (chi?).
In quella occasione la leggendaria Emilia Marty della Silja (una delle 3 o 4 più sconvolgenti interpretazioni d'opera di tutto il '900) tenne a battesimo il nostro Club. Ed era la Silja del 2000, la rivoluzione e la tradizione fuse in una sublime, inossidabile regina irradiante carisma, forza, seduzione, potere!
Una sacerdotessa dell'opera come se ne contano pochissime, di quelle che danno senso al "mito" del cantante d'opera e che ipnotizzò letteralmente i 50 partecipanti a quella prima gita, partiti nella convinzione che la Freni fosse una grande diva.
Nella stessa occasione ci spostammo, col nostro pullman, a Orange, dopo dove il giorno dopo ascoltammo i Racconti di Hoffmann con Natalie Dessay, mentre turbinava su noi la gelida potenza del Mistral. Un'altra sacerdotessa, un'altra regina dell'Opera, ma di un'altra generazione...
E i nostri 50 partecipanti - che avevano sentito parlare della Dessay come di una specie di Devia - compresero in una sola serata la differenza che passa fra l'Opera in Italia e l'Opera nel resto del mondo.

Eravamo in pochi allora, giovani e avventurosi: ora siamo in 300, un po' meno giovani, ma con alle spalle centinaia (dico centinaia!) di gite musicali fra Londra, Parigi, Vienna, Monaco, Zurigo, Berlino, Salisburgo, Amsterdam, Amburgo, New York, Edimburgo, Lucerna, Bruxelles, Francoforte, Anversa, Losanna, Barcellona, Madrid, Toulouse, Stoccolma, Nancy, Cardiff, Lille, Lisbona, Bregenz, Ginevra, Copenhagen, Valencia, Glyndebourne e tante altre citta... all'inseguimento dei grandi maestri, registi, direttori del nostro luminosissimo evo operistico.

Già pochi anni dopo quella prima avventura, sentivo i miei soci (condannati da noi a parlare di Bruson e di Ronconi) discutere dell'ultimo Sellars o confrontare il Verdi di Pountney con quello di Mc Vicar, il barocco di Christie a quello di Harnoncourt... O ancora parlare della Von Otter e di Mattei, della Herlitzius e di Keenlyside, della Genaux e di Langridge come se fossero vecchi amici; o evocare le evoluzione interpretative di una Meier o di un Villazon che abbiamo potuto sentire dal vivo, lungo un asse di dieci anni, nei maggiori personaggi del loro repertorio... o commentare le opere del Rossini Napoletano, di Britten e Monteverdi come se fossero quelle di Puccini; o riconoscere a menadito le centinaia di temi conduttori del Tristano e della Tetralogia.
Grazie al Wanderer i soci hanno potuto confrontare dal vivo! la IX di Mahler di Abbado e di Rattle, festeggiare con tutta Monaco l'addio di Levine ai Philharmoniker della Baviera, assistere alla prima della Casa di Morti di Chéreau e Boulez (Amsterdam) o del Giulio Cesare di Christie e Mc Vicar (Glyndebourne) o della Rusalka e del Capriccio di Carsen (Parigi) o dei Troyens di Gardiner (Parigi).
O ancora hanno potuto vivere l'emozione di presenziare al debutto della Dessay in Manon (Ginevra), della Bartoli in Elvira (Zurigo), della Westbroek in Minnie (Londra), di Hampson in Scarpia (Zurigo), della Mattila in Salome (Parigi), della Damrau in Zerbinetta (Monaco), di Terfel in Wotan (Londra) e in Sachs (Cardiff), della Antonacci in Medea (Toulouse), di Kaufmann in Werther (Parigi), della Denoke nel Makropulos (Parigi), di Villazon in Don Carlos (Amsterdam)
Quanti Italiani hanno potuto sentire dal vivo - come i Wanderer - gli ultimi splendori della Normann (in Judith con Boulez e in Dido con Minkowski)?
E non parliamo delle decine di corsi di "tecniche d'ascolto" che abbiamo portato in cinque diverse città: Le voci del 2000 (di cui sto finendo a Modena l'ennesima replica); il colorismo della Callas; la regia d'opera contemporanea (seguita da una monografia su Chéreau e Jones); la Matthaus-Passion di Bach; il personaggio di Elisabetta Stewart tra storia e riletture di Rossini, Donizetti e Britten; il confronto dei libretti e delle similitudini di Salome e Turandot alla luce dell'antropologia tardo-ottocentesca...

Insomma... non dovrei essere io a dire queste cose... ma almeno l'emozione dovete concedermela!
E ripeto non sto parlando di oggi, dato che oggi con Internet e il DVD anche in Italia finalmente si respira un clima un poco più internazionale: Carsen è diventato un mito anche da noi; Kaufmann, la Silja e la Di Donato fanno crollare di applausi la Scala; il Cellettismo è tramontato...
Io sto parlando di dieci anni fa!!!
Dieci anni fa in Italia c'era il deserto! Il pubblico non c'era più (se non il gerontocomio ambulante dei vecchi vociologi), ma la stessa inconsapevolezza provinciale e patetica riscontravo (negli anni '90) negli altri ambienti che allora frequentavo: operatori teatrali, critici, l'università...
Oggi è diverso: lo ammetto. Oggi anche sul nostro forum si respira un clima e si affrontano argomenti che dieci anni fa, vi assicuro, non sarebbero stati - in Italia! - immaginabili nemmeno nelle aule di drammaturgia musicale all'Università di Bologna (e forse nemmeno oggi).
Oggi ci sono decine di agenzie musicali e associazioni che ci imitano sfacciatamente (in certi casi copiano addirittura le formule dei nostri progetti).
Ma tutto questo mi inorgoglisce ancora di più.

Tornando a noi, mi spiace per Pietro se ultimamente ho un po' trascurato Operadisc, ma la festa per i dieci anni del Wanderer (e mi scuso dell'OT che poi, in fin dei conti, tanto OT non è) mi ha portato via tanto tempo.
Era giusto che al calore e alla gratitudine di centinaia di soci di tutta Italia (da Napoli a Udine, da Milano a Terni, da Trieste a Roma), tutte persone che grazie al Wanderer ora sanno cos'è veramente l'opera, io dedicassi - alla faccia di Pietro - tutto il mio tempo nelle ultime settimane.
E sono contento di averlo fatto! :)

Salutoni,
Mat
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda pbagnoli » mar 16 nov 2010, 14:06

MatMarazzi ha scritto:
Tornando a noi, mi spiace per Pietro se ultimamente ho un po' trascurato Operadisc, ma la festa per i dieci anni del Wanderer (e mi scuso dell'OT che poi, in fin dei conti, tanto OT non è) mi ha portato via tanto tempo.
Era giusto che al calore e alla gratitudine di centinaia di soci di tutta Italia (da Napoli a Udine, da Milano a Terni, da Trieste a Roma), tutte persone che grazie al Wanderer ora sanno cos'è veramente l'opera, io dedicassi - alla faccia di Pietro - tutto il mio tempo nelle ultime settimane.
E sono contento di averlo fatto! :)
Salutoni,
Mat


Certo Matteo.
Hai fatto benissimo, ci mancherebbe.
Anzi, dicevi bene: io conosco bene tutte le tappe di quel gruppo che tu hai fondato e plasmato a tua somiglianza.
Ma non è solo il Wanderer ad aver cambiato il gusto del fruitore medio operistico italiano.
Anche questo forum, questo sito è un "piccolo" Wanderer. Chi viene qui si aspetta di trovare non solo te, ma tutto quello che tu rappresenti.
Questo forum non sarebbe quello che è oggi se tu non avessi plasmato il gruppo prendendolo per mano e guidandolo alla scoperta di un mondo di cui, in Italia, in quell'Italia in cui si pensa ancora oggi che esista una sola tecnica di canto e che la sua massima sacerdotessa sia una cantante ultrasessantenne che canta ruoli tremendi per implicazioni psicologiche con lo stesso aplomb con cui leggerebbe le pagine gialle, un mondo - dicevo - di cui in Italia nemmeno sospettavamo l'esistenza...
Siamo egoisti - non solo io, ovviamente: tutti sentiamo la tua mancanza - noi e i tuoi amici?
Forse un po' sì, ma ne abbiamo tutto il diritto, perché tu sei il leader di questo gruppo, del quale hai la responsabilità morale non meno che del Wanderer; e fatichiamo ad accettare l'idea della pausa di riflessione, perché tu ci hai lanciati in corsa e non abbiamo nessuna voglia di fare pause.
Per cui festeggia pure: ne hai tutto il diritto, perché quello che hai costruito è qualcosa di veramente unico in questo panorama di anime morte che è la cultura italiana, in cui il massimo gusto è insultare il proprio prossimo se non la pensa come te.
Ma poi muoviti a tornare, ecchecazzo! :D
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda mattioli » mar 16 nov 2010, 15:13

Ma il GM è tornato al mondo! E' Pasqua! Din-don-dan : Yahooo :
Pare che sia talmente affaticato da questo strenuo lavoro da essere vistosamente dimagrito. D'ora in poi lo chiameremo MM (sì, lo so Mat che il pulpito dal quale predico è compromesso, ma che ci vuoi fare...).

Venendo alle cose serie, complimenti al Marazzi per il decennale, anno X dell'EM (Era Marazziana). Divertente perché io, come credo molti di noi, ho fatto lo stesso percorso, pur ignorando fino a poco fa l'esistenza del Wanderer: a un certo punto abbiamo capito che l'opera non doveva e soprattutto non poteva essere solo Muti che dirige Bruson in un allestimento di Pier'Alli e che là fuori c'era un mondo. Così scoprimmo che esistevano dei registi, dei cantanti, dei direttori e un repertorio (per esempio l'unica opera contemporanea esistente: quella barocca) che non erano quelli di cui si beavano le povere zie. Per me l'epifania arrivò nell'89 (credo): avevo vent'anni, vidi il Giulio Cesare a Monaco, regia di Richard Jones e andando a cena dissi a voce alta (tanto non mi capiva nessuno): ma andate tutti affanbeep!
Detto questo, come sempre le rivoluzioni sono anche tecnologiche, produttive e logistiche. Tre invenzioni hanno cambiato (anche) il piccolo mondo antico dell'opera: il dvd, Internet e i voli low cost. Dico, ragazzi, ma ricordate cos'era prima di Internet prenotare un posto a teatro (poi per fortuna ho smesso anche di pagarli)? Lettere, fax, vaglia postali... Una follia. Adesso in un paio di clic sei a Londra o a Zurigo o a Parigi o a Monaco, cioè dove si fa l'opera...
Resta molto da fare. Quando leggo tre quanti della cosiddetta "critica" italiana mi viene il latte alle ginocchia, come mi verrebbe a leggere certi blog se lo facessi... Ma pazienza. Molto è stato fatto. Quindi, caro Mat, centi di questi Wanderer...
Saluti
AM
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda Alberich » mar 16 nov 2010, 15:39

Complimenti Matteo! Un traguardo importante e meritato!
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda Enrico » mar 16 nov 2010, 20:16

Auguri, Gran Mogol : Chessygrin : !
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda VGobbi » mar 16 nov 2010, 20:56

Pero' dai Pietro, fallo godere della fatica ma sopra tutto della grossa soddisfazione di festeggiare il decennale.

Complimenti vivissimi, Mat!

Eppero' vedi di tornare presto a scrivere su OD, ecchecazzo!!! :mrgreen:
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda pbagnoli » mar 23 nov 2010, 13:00

Matteo, finiti i festeggiamenti? :D
Cosa ne diresti di rimetterti alla postazione? : CoolGun :
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda MatMarazzi » mer 24 nov 2010, 16:26

Grazie a tutti degli auguri e della partecipazione alla festa del Wanderer Club! :)
In particolare mi è piaciuto il messaggio del MR, che starebbe per Mattioli Redento! :)
Poiché ci conosciamo da più di vent'anni, mi permetterai di sghignazzare un po' alle tue spalle! ;)

mattioli ha scritto:io, come credo molti di noi, ho fatto lo stesso percorso, pur ignorando fino a poco fa l'esistenza del Wanderer: a un certo punto abbiamo capito che l'opera non doveva e soprattutto non poteva essere solo Muti che dirige Bruson in un allestimento di Pier'Alli e che là fuori c'era un mondo.
Così scoprimmo che esistevano dei registi, dei cantanti, dei direttori e un repertorio (per esempio l'unica opera contemporanea esistente: quella barocca) che non erano quelli di cui si beavano le povere zie.


Be' Mattioli, la storia della tua conversione è toccante! :)
Ma io, in quanto testimone diretto, posso raccontarla con maggiore dovizie di particolari.

Forse non tutti sanno che il Mattioli (a venti'anni o giù di lì) non era ancora quello di oggi; era noto come "Mattioli the Cellettian" nel senso più nobile del termine! :)
Critico sulla stampa di Modena fin dalla più tenera infanzia, coccolato e odiato da tutte le associazioni di melomani locali, dominatore della piccola compagnia di ragazzi melomani "estensi" (modenesi-ferraresi) di cui entrambi facevamo parte, velenosissimo spauracchio dei delmonachisti, idolatra di Rossiniani, coltissimo e irresistibilmente spiritoso, fiero e brillante come - negli anni 80 e 90 - era l'allora nobile schiatta dei Cellettiani (ebbene sì... quella che oggi è ridotta a grigi e sdentati battisolfa).

Il Mattioli di allora difendeva posizioni diversissime da quelle di oggi: le uniche cose rimaste al loro posto sono l'acume, l'ironia, la profondità di opinioni mai banali e la straripante personalità (inutile, non gli si teneva testa e nemmeno oggi è tanto facile!).
Come ogni Cellettiano DOC, allora guardava con altera sufficienza a Wagner, vedeva ovunque spettri di verismo, considerava i registi un male per nulla necessario, per dire "coltello" diceva "acciaro", citava i "versetti" delle Grandi Voci a mani giunte, considerava "declino" qualsiasi registrazione effettuata dopo il 1910, canticchiava in treno la Dame Blanche (mettendo tutti in imbarazzo, specie perché la eseguiva nella versione di D'Arcor, compresi gli scricchiolii da 78 giri).
Il Mattioli di allora non si perdeva una della sacre messe di Martina Franca, anzi - più Cellettiano di Celletti - suscitava imbarazzo fra i confratelli all'Ernani, gridando "cabaletta!" dopo "Infelice e tuo credevi" (dato che Celletti aveva deciso di tagliare l'apocrifa cabaletta di Silva).
Questo era il Mattioli dell'età dell'Oro (ultimi anni 80 e primi anni 90)!
Quello che, a una indimenticabile Messa di Requiem a Palazzo Ducale a Venezia (non credo di aver mai riso tanto in vita mia), fece scompisciare la platea (almeno le file vicino a noi) gridando "nudo! nudo!" all'ingresso di Sua Divinità Samuel Ramey.
Era un Cellettiano sì, ma di quelli che c'erano all'epoca e che oggi sono estinti: quelli dell'epoca d'ora del Celletismo.

In quegli anni i Cellettiani veri erano ancora una minoranza, fieri di esserlo.
Eppure erano una forza: perché, almeno in Italia, rappresentavano il pubblico più evoluto, più avanzato.
Incredibile come vanno le cose eh?
Nel giro di pochi anni, le avanguardie diventano retrovie... è sempre così.

I giovani d'oggi non possono saperlo, ma allora in Italia si continuava veramente a discutere di Del Monaco e Di Stefano come se fossero l'attualità; si continuava a parlare della Sutherland come di una tipa "strana" (di quelle che piacciono agli inglesi) che gorgheggia invece di interpretare.
Voi non ci crederete ma in quegli anni i trionfi di Blake e Merrit venivano anche accolti da frasi del tipo "tenori quelli! Ma cantino l'Andrea Chenier e poi vediamo".

Quello che allora i Cellettiani non potevano sapere (per colpa dell'isolamento culturale a cui l'Italia è stata condannata almeno dagli anni '70) è che nel resto del mondo gli anni '80 hanno coinciso con una rinascita stupefacente dell'Opera. Si facevano largo quei nuovi orientamenti che oggi dominano e di cui spesso si parla nel nostro forum.
Di tutto ciò (regia? filologia? Britten? Strauss? Monteverdi?) in Italia non si sapeva nulla. Nel deprimente panorama del pubblico italiano di quegli anni, i Cellettiani restavano dunque l'espressione più "moderna" e vitale.

Io ero un po' la mosca bianca.
E non per merito mio: ma perché in quegli anni (complice il lavoro di mio padre) io bazzicavo più la Francia dell'Italia.
E la Francia del dopo-Lieberman fu uno dei massimi laboratori della "nuova Opera". Per la Francia (e massime per Parigi) tutte le più avanzate tendenze internazionali passavano...
I nuovi registi... la nuova filologia... i nuovi interpreti... i nuovi direttori "anti-romantici"... tutto passava per la Francia degli anni '80.
Anche il Cellettismo, che la Francia accoglieva giustamente non in quanto "verità", ma in quanto "tendenza fra le altre".
Io che a dodici anni ero già abbonato a "Opèra International" e all' "Avant-Scène", che a quindici anni ero già stato a Aix en Provence e Parigi, che a 16 avevo visto il mio primo Tannhauser a Orange con la Rysanek e la Bumbry... ero figlio di quell'estetica e vedevo il Cellettismo (nei connotati che aveva assunto in Italia: ossia il VERBO) come una minaccia.
Ne preconizzai la fine, puntualmente giunta, quando nessuno poteva immaginarlo, perché il Cellettismo era la forza più vitale e all'avanguardia che ci fosse in Italia e perché di ciò che si faceva all'estero nessuno sapeva una mazza (in questo senso occorre ammettere che Elvio Giudici era allora una voce fuori dal coro).

I miei più grandi amici melomani, i miei interlocutori preferiti erano allora tutti Cellettiani...
Anche se litigavo sempre con loro (voi non ci crederete, ma dovevo litigare persino per difendere la Carmen della Ewing, il Monteverdi di Harnoncourt, la Tetralogia di Chéreau, l'Elektra della Jones...).
Nonostante tutto, allora io preferivo i Cellettiani a tutti gli altri...
Perché - per lo meno in Italia - erano loro i più colti, i più vivaci, i più preparati, i più curiosi.
E non penso solo al giovane Mattioli (che era un caso limite, in termini di cultura, vivacità di spirito, profondità di vedute) ma anche agli altri appassionati illuminati (e invariabilmente Cellettiani) che frequentavo in quegli anni, come un famoso collezionista di Ferrara presso la cui dimora facevo scorpacciate di 78 giri, o le successive conoscenze in Internet: su IAMC, ricordo Riccardo Domenichini, altro cellettiano coltissimo, raffinato, intelligente, anche se prigioniero dei suoi dogmi (come tutti) e tuttavia sempre illuminato e illuminante.
E il nostro Maugham dove lo mettiamo? :)
Anche lui, dieci anni fa, era parte di quell'élite turbinosa e vivacissima, intollerante e spiritosa.
Anche lui era un interlocutore di genio, ma con cui i litigi erano all'ordine del giorno! :)
Prendete un frase come questa "La Silja in Erodiade? Non canta più e si limita a declamare! Fa teatro, non opera".
:D
Secondo voi chi potrebbe averla scritta? Qualche sdentato bloggaro di oggi; qualche vecchio loggionista arteriosclerotico? Qualche ragazzino maleducato?
No... una dozzina di anni fa (o forse qualcosa in più) la scrisse il nostro Maugham, faro di Operadisc! :)
Anche lui, come tutti noi, si è nutrito in quegli anni del pensiero di Celletti ma senza restarne imprigionato, vivendolo (ancora oggi) come occasione di "arricchimento" e non di obnubilamento cerebrale.

Torniamo al topic; che tipo di Cellettiano era il Mattioli vent'anni fa?
Il tipo migliore!
Coltissimo, approfonditissimo, insofferente verso tutto quello che per decenni ci avevano imposto come "alta cultura musicale".
Ovviamente anche testardo, cocciuto, litigioso, fermissimo nel negare e disprezzare tutto ciò che oggi invece difende. :)
Ed è questa la prova di quanto fosse "illuminato" il suo Cellettismo.

Dal Cellettismo infatti ha tratto (e mantiene ancora oggi) tutto ciò che di buono il Critico Massimo aveva introdotto: la rivalutazione di un repertorio discriminato, l'amore per la drammaturgia "popolare e borghese" ottocentesca, disprezzata dalle estetiche idealiste e sessantottarde; l'esaltazione delle specificità tecniche e culturali del Belcantismo; la messa in discussione degli antichi teoremi idealistici e post-wagneriani, che ancora dominavano la critica, l'accademia, persino il pubblico.

E tuttavia - come solo i migliori Cellettiani sono riusciti a fare - ha saputo andare oltre quando, nella seconda metà degli anni '90, fu evidente che il Cellettismo era entrato in collisione con il Presente dell'Opera e le esigenze del nuovo Pubblico e della nuova Società.
Solo i migliori hanno capito, allora, che la lezione di Celletti (che era comunque una grande lezione) andava relativizzata e fusa insieme alle altre lezioni.
I coglioni, al contrario (perché ce n'erano anche fra i Cellettiani) l'hanno trasformata in dogma... e sono diventati la barzelletta d'Italia.

Io ho vissuto tutte le fasi della metamorfosi Mattiolesca! :)
Ad esempio ricordo ancora il commento del "Mattioli-prima-fase" nel 1991 (commento che fa ancora ridere Cappellari, quando ne parliamo) al mio trionfale ritorno da Bruxelles dove mi ero recato per ascoltare la prima Kostelnicka della Silja!
Fui buon profeta nel compiere quel viaggio: visto che (nei vent'anni successivi) la Silja ha cantato la parte in tutto il mondo, centinaia di volte, divenendo - in questo ruolo - un baluardo del "New Deal" operistico.
Ma per gli Italiani (Cellettiani e non) sembrava un viaggio di puro delirio!
Jenufa? Cos'é?
Janacek? Chi è?
Silja? Chi o cosa è?

Al mio ritorno, mentre relazionavo al nostro gruppetto dell'emozioni del viaggio, il Mattioli se ne uscì con un lapidario: "ah, ma allora sei andato fino a Bruxelles per sentirla cantare! Non avevo capito! Pensavo che fossi andato al suo funerale!"
Ed eravamo nel 1991! :)
Molti anni dopo una telefonata folgorante: "la Silja è un genio!" Era il Mattioli del 2007,. quello della "seconda fase" :)
Quello a cui (come ho già scritto) devo la scoperta del regista d'Opera che mi ha procurato le più forti emozioni della mia vita di melomane.
Fu lui a scoprirlo prima di me!!!! A intuirne il potenziale quando ancora era sconosciuto... E fu lui a consigliarmelo!
Dieci anni prima i nostri amici non ci avrebbero creduto!

Mattioli ha scritto:Per me l'epifania arrivò nell'89 (credo): avevo vent'anni, vidi il Giulio Cesare a Monaco, regia di Richard Jones


Eh, no... amico mio! Queste sono belle balle! :)
Non era affatto l'89. :)
Tu nel 1989 eri nel pieno fulgore della fase Cellettiana: eri una belva contro filologi, baroccari, registi e cantanti tedeschi e inglesi (che non fossero quelli del 1903).
Il tuo Giulio Cesare della tua Epifania è del 2002.
Altro che vent'anni... :) Avevi trent'anni suonati.

Se vuoi io ce l'ho una foto del Mattioli del 1989!
Fu quando veniste con tutto il gruppo a casa mia a Tresigallo.
Nella foto ci sei tu (magrissimo e con tutti i capelli: incredibile!) nell'atto di mostrare trionfalmente un mio vecchio 78 giri; di lato ci sono io che mi tengo la testa fra le mani con espressione demoralizzata. Sullo sfondo Marco che ci indica sghignazzando...
Beati ventenni! :) Quasi quasi scannerizzo la foto e la metto online! :)

Un salutone
Mat
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda Tucidide » mer 24 nov 2010, 18:36

MatMarazzi ha scritto:canticchiava in treno la Dame Blanche (mettendo tutti in imbarazzo, specie perché la eseguiva nella versione di D'Arcor, compresi gli scricchiolii da 78 giri).
Il Mattioli di allora non si perdeva una della sacre messe di Martina Franca, anzi - più Cellettiano di Celletti - suscitava imbarazzo fra i confratelli all'Ernani, gridando "cabaletta!" dopo "Infelice e tuo credevi" (dato che Celletti aveva deciso di tagliare l'apocrifa cabaletta di Silva).
Questo era il Mattioli dell'età dell'Oro (ultimi anni 80 e primi anni 90)!
Quello che, a una indimenticabile Messa di Requiem a Palazzo Ducale a Venezia (non credo di aver mai riso tanto in vita mia), fece scompisciare la platea (almeno le file vicino a noi) gridando "nudo! nudo!" all'ingresso di Sua Divinità Samuel Ramey.

Non dev'essere facile canticchiare una cosa mettendo in sottofondo degli scricchiolii da 78 rpm... : Chessygrin :
Sulla cabaletta di Silva mi incuriosisci: possiedo il disco dell'edizione itriana dell'Ernani, e Pertusi (Silva) la fa eccome la cabaletta!

E il nostro Maugham dove lo mettiamo? :)
Anche lui, dieci anni fa, era parte di quell'élite turbinosa e vivacissima, intollerante e spiritosa.
Anche lui era un interlocutore di genio, ma con cui i litigi erano all'ordine del giorno! :)
Prendete un frase come questa "La Silja in Erodiade? Non canta più e si limita a declamare! Fa teatro, non opera".
:D
Secondo voi chi potrebbe averla scritta? Qualche sdentato bloggaro di oggi; qualche vecchio loggionista arteriosclerotico? Qualche ragazzino maleducato?
No... una dozzina di anni fa (o forse qualcosa in più) la scrisse il nostro Maugham, faro di Operadisc! :)
Anche lui, come tutti noi, si è nutrito in quegli anni del pensiero di Celletti ma senza restarne imprigionato, vivendolo (ancora oggi) come occasione di "arricchimento" e non di obnubilamento cerebrale.

Sapevo del passato maughamiano, ma non così... :mrgreen:
Beh... se è vero che a vent'anni i due di cui sopra erano cellettiani integralisti e poi si sono evoluti, almeno per i più giovani c'è speranza! :wink:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda VGobbi » mer 24 nov 2010, 21:11

Che spasso il post del Marazzo!!!

Ah dimenticavo ... bentornato! :mrgreen:
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda mattioli » mer 24 nov 2010, 23:47

Maledetto GM :D!
Ha trasformato questo thread da esaltazione di non so quale sodalizio di necrofori silijani in una specie di biografia mia, oltretutto non autorizzata.
Dovrei ringraziarlo per le belle parole, ma ho l'impressione che le abbia sparse a piene mani solo per prendermi meglio per il beep! : Thumbup :
Ma Egli è così: una belva feroce che azzanna la mano che lo carezzava.
Dunque, concesso e non dato che possa interessare a qualcuno (non credo) sono obbligato a risponderGli.

Che dire?
Sì, fui cellettiano.
Oddio, un po' meno caricaturale e fanatico di quanto il GM mi faccia. Grazie all'abitudine di schedare titoli, date, luogo, teatri e interpreti di tutte le 1.038 recite d'opera cui ho assistito in vita mia, posso per esempio confutare che
allora non si perdeva una della sacre messe di Martina Franca, anzi - più Cellettiano di Celletti - suscitava imbarazzo fra i confratelli all'Ernani, gridando "cabaletta!" dopo "Infelice e tuo credevi" (dato che Celletti aveva deciso di tagliare l'apocrifa cabaletta di Silva).

perché a Martina Franca, evo Celletti, andai solo due estati, quelle del 1989 (La favorita, e dopo aver assistito all'esibizione di Morino capii che qualcosa non quadrava, pur senza avere il coraggio di farlo presente) e del '91 (appunto Ernani: ma la cabaletta di Silvia, mi sembra di ricordare, c'era. Quell'urlo fu indirizzato a Muti alla Scala nell'82, ma lì non c'ero io).
Sempre grazie alla benemerita abitudine di cui sopra (mi faccio : Thumbup : da solo), posso facilmente dimostrare che non è vero che
Il tuo Giulio Cesare della tua Epifania è del 2002.

I Sacri testi sono lì: quel Giulio Cesare lo vidi per la prima volta il 2 aprile 1994 : Nar : , poi di nuovo il 21 luglio dello stesso anno e il 15 aprile del '95, quindi di anni ne avevo ventisei: mi era piaciuto non poco e fu uno choc paragonabile a quello dei dieci anni prima (per la precisione: 15 febbraio 1985) quando vidi per la prima volta il Rinaldo di Pizzi, spettacolo che oggi mi darebbe fastidio.
(segue...)
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda mattioli » gio 25 nov 2010, 0:07

Tornando a Celletti, due chiose.

La prima: quando si parla di lui, si dimentica sempre un aspetto: scriveva da Dio. Davvero: nel giornalismo italiano di quegli anni e forse di sempre, ci sono solo due firme altrettanto immediatamente riconoscibili (la dote massima della scrittura giornalistica): Montanelli e Brera. Anche oggi, potrei citare a memoria molte pagine di suoi libri, soprattutto quello - secondo me, IMHO, credo si dica in gergo forumistico - più bello, cioè Memorie di un ascoltatore, dove si scopre che il polemista ruggente era soprattutto un lirico e dava il meglio di sé nell'elegia.
La seconda: Celletti piaceva ai giovani e piace agli ex-giovani perché era netto: bello o brutto, giusto o sbagliato, nero o bianco. Stava alle mezze misure come Di Pietro alla sintassi. Ed è paradossale che l'alfiere della battaglia contro la critica idealistica (in questo, IMHO, ha ancora ragione) dal punto di vista della storia dell'opera ne abbia creata un'altra a proposito della sua esecuzione, per cui i suoi superstiti seguaci (superstiti, ma ancora numerosi) sono sempre lì a discettare di poesia e non poesia, leggi forcelle sì-forcelle no, come se fossero dati atemporali sottratti al fluire della storia.
Comunque, la combinazione di questi due fattori era irresistibile e mi fa dire una volta di più che essere cellettiani è come essere socialisti: chi non lo è a vent'anni è senza cuore, chi lo è a quaranta è senza cervello.

Bene, per concludere: GM, me la pagherai :evil: , anche se continuo (immeritatamente) a stimarti. Premesso che non condivido tutto quel che si scrive su questo sito (ma molto, ahimè, sì :cry:), rivendico il diritto a cambiare opinione: non lo fanno soltanto i cretini.
Scusate ancora l'intervento personale, ma converrete che è stato il Grasso Moderatore a obbligarmici.
Saluti a tutti (tranne che al GM)
AM

PS: Maugham, supremo Maugham, quel malvagio corpulento ha tirato in ballo anche Te: possibile che io debba essere l'unico a rispondere?
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda mattioli » gio 25 nov 2010, 0:14

Ah, dimenticavo:
Quasi quasi scannerizzo la foto e la metto online!

E io ti ammazzo : CoolGun : !
Miao
AM
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda Maugham » gio 25 nov 2010, 15:18

mattioli ha scritto:
PS: Maugham, supremo Maugham, quel malvagio corpulento ha tirato in ballo anche Te: possibile che io debba essere l'unico a rispondere?


: Cowboy : : Cowboy : : Cowboy :
Eccomi qua! Non ti lascio solo.
Vedi, una delle somme libidini di Mat (che tu conosci senza dubbio meglio di me) è quella di poter cogliere in castagna l'interlocutore.

Riporto da un vecchio thread sulla Carmen.

MatMarazzi ha scritto:
Maugham ha scritto: E comunque sono convinto che tu non faccia tutta questa analisi solo per dire "ve l'avevo detto!"

Come no?????? :D
Cosa c'è di meglio al mondo?
E poi è una delle poche cose che quando non capita dici "pazienza!", mentre quando capita ti senti un dio! :D


Cosa vuoi farci. Gli vogliamo bene così. :roll:
La storia della Silja declamatrice ciclicamente me la tira fuori ogni qual volta discutiamo. Anche se stiamo parlando del ripieno dei tortellini.
Riguardo alle cose che scrivi su Celletti non posso che quotare ogni Tua singola parola. (Il che dimostra che eri un cellettiano autentico).
E non ho nella da aggiungere.
Se non sottolienare ulteriormente la tua ultima sacrosanta affermazione.
Solo i cretini non cambiano mai idea.

Anche se, devo aggiungere, su molti aspetti del canto e dell'Opera la penso come allora a prescindere dal fatto di essere o no ancora cellettiano.
Uhm... forse sono solo un cretino?
WSM
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Ivan: What do you mean?
Mae West: I'm intellectual and you are the opposite.
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Re: 10 anni di Wanderer Club

Messaggioda pbagnoli » gio 25 nov 2010, 20:22

Devo dire che mi sembrate una riunione di vecchie comari al circolo del cucito; qualcosa di simile a questo:
Immagine
Il cellettiano invecchiando diventa un essere contemplativo-nostalgico mentre fa la calza pensando a Mirella Freni?
Mi state turbando
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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