Vorrei la vostra opinione su alcune mie riflessioni.

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Vorrei la vostra opinione su alcune mie riflessioni.

Messaggioda dottorcajus » gio 30 set 2010, 20:30

Intervenendo su altri lidi ho scritto alcune cose. Mi piacerebbe leggere cosa ne pensate.
Faccio un copia/incolla di alcuni di essi e spero che il mio pensiero risulti chiaro.
Questo thread, iniziato su altre basi, è poi dirottato sul concetto di emozione e, come spesso accade, sulla tecnica di canto e sulla capacità del cantante di emozionare. Spero di non fare confusione proponendovi i miei interventi, tutti svolgenti lo stesso argomento, e per chiarezza li separo con una linea divisoria.
Ovviamente gli interventi contengono anche parti di repliche alle quali rispondo e delle ripetizioni.

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Alvarez, Florez, Meli si rifanno ad un modo di cantare da sempre presente sui palcoscenici della lirica, quel "modo antico" che citavo nel precedentemente intervento. Indipendentemente dalle loro specificità, dalle loro diversità e dal repertorio che affrontano, hanno come riferimento, da un punto di vista espressivo, artisti appartenenti al filone dei Di Stefano, Carreras, Domingo, Pavarotti. Ovviamente Florez si discosta da questo modello sul piano espressivo per una minor estroversione. Sono cantanti che utilizzano esclusivamente il canto come mezzo espressivo esaltando le loro qualità senza però brillare per fantasia. Sempre sul piano espressivo le loro prestazioni sono spesso scontate.
Chi invece è protagonista della nuova lirica, quella influenzata dalla tecnologia, attenta al gesto attoriale, all'aspetto, all'uso della parola, pone meno attenzione al canto ed ammette l'uso di suoni poco ortodossi purchè funzionale alla realizzazione di un intenzione espressiva congrua al momento scenico. Inevitabilmente questa interpretazione, proprio per le molte variabili che naturalmente contiene, consente, forse con minor difficoltà, di essere più vari ed aiuta a diversificare le proprie interpretazioni.
Penso che se questa epoca di transizione sfocerà in un definitivo cambiamento ciò non dipenderà dai meriti del nuovo quanto dai demeriti del vecchio. Il continuo affrontare ruoli inadatti sta determinando uno snaturamento delle voci ed un progressivo appiattimento delle capacità espressive dei singoli artisti.
Il tutto detto in maniera sintetica perchè l'analisi di queste tesi comprende altri aspetti qui non considerati.

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Interessante l'idea di accomunare cantanti tecnicamente ed interpretativamente diversi come Alvarez e Florez sul piano della preminenza del canto sulle altre componenti. (intervento altrui evidenziato)



Probabilmente chi pensa che si debba necessariamente cantare tutto con una stesso metodo penserà che io scriva un assurdita pretendendo di accomunare due artisti così diversi per voce, repertorio.
Poco importa che Florez sia anni luce più elegante di Alvarez e che quest'ultimo sia vocalmente così diverso dal primo perchè entrambi usano esclusivamente le risorse del canto per disegnare i loro personaggi.
Qualcuno potrebbe scrivere che tutto ciò è ovvio perchè ambedue sono cantanti lirici e si esprimono cantando. Solo che c'è modo e modo di usare il canto per esprimersi. Il loro gruppo, quello che probabilmente è sempre esistito e sempre esisterà, usa il canto sfruttando esclusivamente i mezzi tecnico-espressivi senza prestare attenzione ad altre risorse che potrebbe avere a disposizione. Non è il metodo che risulta inattuale ma gli esiti delle loro interpretazioni perchè il linguaggio usato è incapace di attualizzarli. Difatti questo metodo appare veramente poco efficacie alle prese con determinati titoli dove la parola assume un importanza superiore al canto stesso. Questo ovviamente non vuol dire che il cantante si debba trasformare in attore ma che debba essere capace di utilizzare il canto per valorizzare in senso melodrammatico l'uso della singola parola. L'utilizzo esclusivo del canto solitamente produce un interpretazione convenzionale, piuttosto rassicurante che raramente propone soluzioni ardite ed inattese. Ovviamente vi sono state molte eccezioni dato che nell'esecuzione entrano in gioco aspetti legati alla personalità del cantante.

Direi però che dei tre, Alvarez sia quello più "completo", ossia quello che cerca di adeguare la gestualità e la recitazione al suo canto. A mio modo di vedere, ci riesce: peccato che per me tanto il suo canto quanto il suo gioco scenico suonino "vecchi" e poco coinvolgenti. (intervento altrui evidenziato)


Nella mia tesi non rientrano le doti attoriali che possono essere valide indipendentemente dal metodo espressivo utilizzato e del quale costituiscono un valore aggiunto.
Alvarez è un cantante dalla recitazione estremamente convenzionale, fatta di gesti che ben si associano con lo schema espressivo che usa specie nel recente repertorio. Il gesto può essere migliorato dalla regia e non essere influenzato dall'aspetto fisico ma può risultare convenzionale nella sua associazione all'effetto espressivo cantato. Meli mi appare meno superficiale e più composto ma anche lui, specie nelle recenti esibizioni, in un repertorio per me totalmente inadatto, non si discosta dalla interpretazione convenzionale.
Del loro opposto Florez posso dire poco poichè l'ho visto solo in forma di concerto anche se nel suo repertorio. Per motivi legati al mio gusto personale, motivi che niente hanno a che vedere con questa mia analisi, non ho mai approfondito la sua conoscenza e quindi preferisco non esprimermi su questo aspetto della sua arte.

Personalmente, trovo un abisso tra Alvarez e Meli da un lato e Florez dall'altro. Il peruviano è molto raffinato, se dovessi trovare cantanti del passato cui accomunarlo, sceglierei Cesare Valletti, Nicola Monti, Luigi Alva, non Kraus, più araldico e fiero. (intervento altrui evidenziato)


Confermo l'abisso unito alla loro comune appartenenza al metodo sopra descritto.
Conosco poco Monti, concordo con l'associazione ad Alva. Ovviamente anche Valletti è un cantante che appartiene al genere sopra descritto ma a mio parere è profondamente diverso da Florez per il tipo di voce.
Cantanti con la voce tipo Florez sono sempre esistiti ma in passato non veniva praticamente proposto il repertorio per il quale questo tipo di voce è adatto. La voce di Valletti e di altri tenori leggeri del passato poteva non avere la stessa estensione ma aveva ben diversa consistenza nei centri e colore più omogeneo solitamente privo delle inflessioni nasali che si possono cogliere nel tenore peruviano. Poichè il tenore leggero, nella sua accezione moderna, è un tipo di voce che si è affermata definitivamente dopo la prima guerra mondiale, non possiamo arretrare troppo nel tempo per ricercare cantanti simili a Florez. Senza voler entrare nel merito delle singole doti tecniche, doti che il peruviano possiede in altissima dote, Florez potrebbe essere associato a Cristy Solari o a Tino Folgar. Entrambi ebbero un timbro molto chiaro ed una voce apparentemente esile, non possedevano l'abilità tecnica di Florez e non avrebbero potuto esibirsi nel suo repertorio. Se usciamo dal suo repertorio non vedo alcuna possibilità di associarlo ai vecchi tenori leggeri quali Borgioli, Alcaide, De Muro Lomanto, Manurita che possedevano voci ben diverse.
Gli stessi limiti presenti in Florez si presentarono in passato in Blake, artista che ebbe con lui in comune vari titoli del suo repertorio di elezione. Anche Blake risultava molto meno interessante quando si propose nei titoli patrimonio del tenore leggero. Per lui il tipo di voce fu ostacolo difficile da superare anche se, quando il personaggio aveva dei tratti melodrammatici che gli permettevano di far prevalere le sue doti d'interprete, riuscì a colmare il gap facendo dimenticare la scarsa qualità della sua voce.

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Invece non credo che l'opera sia lo strumento ideale per far "rivivere anche le suggestioni della società attuale". Gran parte del repertorio operistico è molto stilizzato. E il canto ha esigenze piuttosto stringenti. E' l'idea stessa di canto "impostato" e suono acustico che cozza troppo con gli stilemi della nostra società.
A mio avviso per questo scopo sono molto più adatti i libri, gli articoli, il cinema, la pittura, la musica contemporanea, la prosa, I Simpson...
La composizione di nuove opere o musical potrebbero essere utili in tal senso. (intervento altrui evidenziato)



In realtà la lirica ha già vissuto processi di rinnovamento incisivi anche se questi sono accaduti poche volte ed a distanza di tempo. Forse l'ultimo è stato il passaggio fra l'interpretazione ottocentesca a quella affermatasi definitivamente intorno al 1910/15 con la creazione della classificazione delle voci fino a poco tempo fa in uso e la conseguente ricollocazione dei titoli operistici per tipo di vocalità. Quello che oggi sta accadendo è in parte consentito dal progredire della tecnologia (quante soluzioni registiche sarebbero state impossibile da realizzarsi anni fa) ma è stato causato prevalentemente dalla quasi definitiva perdita del suo carattere popolare con la conseguente sua intellettualizzazione. Ciò ha determinato la nascita di un nuovo pubblico molto più attento a quegli aspetti del melodramma che fino a pochi anni fa restavano in secondo piano. Lo stesso affermarsi della regia, dopo un percorso iniziato intorno alla fine degli anni settanta, è il sintomo che i vecchi strumenti espressivi andavano esaurendosi. Da questo nasce la necessità di cantare sempre l'opera, di cantarla in maniera imperfetta, almeno secondo la corrente attenta ai canoni tradizionali, ma non per questo causandone un processo di snaturamento. Quello che ascoltiamo è la solita opera lirica ma i nuovi interpreti, armonizzando la loro prestazione con le nuove esigenze registiche, concentrano la loro attenzione più sull'effetto espressivo che sul gesto tecnico, spinti dalla necessità di descrivere tutto con un linguaggio comprensibile da quel nuovo pubblico che si è formato da qualche anno e che si sta formando, quel pubblico che in fondo rappresenta il futuro del melodramma. Credo che sia questa la principale spinta che muove il melodramma verso nuovi lidi. Ma l'opera è e resta sempre la stessa, un contenitore di emozioni positive o negative nel quale l'ascoltatore può inoltrarsi secondo il suo gusto e riconoscersi o meno in quello che vede ed ascolta. Sottolineo che il Lohengrin cantato da Pertile o da Kaufmann, pur nella abissale diversità delle loro prestazioni, resta il Lohengrin e le emozioni che l'artista suscita scaturiscono dall'unione fra musica e libretto che viene arricchita od impoverita dal cantante con la sua capacità di incontrare il gusto di parte del pubblico. Questi, come il direttore, come il regista, non è chiamato a comporre nulla ma gli viene chiesto di mettere in luce quanto contenuto nella composizione seguendo il suo estro, la sua fantasia, la sua personalità. Per queste ragioni le tecniche di canto sono molteplici, tutte fondate su un insieme di elementi dai quali poi ciascun artista crea la sua personale modalità espressiva.



A mio avviso il problema è che per la prima volta nella storia i cambiamenti nelle tecniche vocali sono spinti dal rapporto con la tecnologia, in particolare dal fatto di avere a disposizione più di un secolo di altre interpretazioni di tutti i generi e anche dall'importanza maggiore che viene data alle registrazioni piuttosto che all'ascolto in teatro. (intervento altrui evidenziato)


Credo che il cambiamento sia avvenuto sul piano espressivo mentre le tecniche sono state adeguate a tutto ciò. La tecnologia ha influenzato altri aspetti del melodramma.
I cantanti subiscono maggiori pressioni emotive ben consapevoli che la loro prestazione verrà diffusa quasi immediatamente e che loro non hanno più la possibilità di nascondersi.
L'abuso delle registrazioni e il loro cattivo uso non aiuta il nuovo a formare il proprio gusto. Se le stesse sono state utilissime per far conoscere il passato, oggi hanno acquisito un valore probante sproporziato illudendo il melomane (con le ovvie eccezioni) di cogliere a teatro le stesse sensazioni ricavate dall'ascolto della prestazione registrata. Ma il loro valore si esaurisce nella conoscenza dei vari artisti poichè quello che hanno documentato poco si discosta, in quanto a tecnica esecutiva, da quanto oggi ci fa ascoltare la triade di artisti che ho citato nel mio precedente intervento. Quello che negli anni si modificava, così come oggi sta accadendo, era il dato espressivo che, seppur realizzato con il canto, si adeguava all'epoca delle varie esecuzioni. Per chiarire non credo che la tecnica di canto di Pertile fosse così diversa da quella di De Lucia mentre le loro interpretazioni, prodotte con lo stesso metodo di canto, sono lontanissime.
La tecnologia ha in parte determinato il progressivo abbandono della classica classificazione delle voci. Esso è stato in parte causato dalla ripresa di un determinato repertorio e dall'attenzione posta alla sua esecuzione tecnica, con la conseguente comparsa di artisti in esso specializzati. Artisti probabilmente mai esistiti prima visto che, quel repertorio riscoperto, era stato all'epoca interpretato da cantanti che usavano una tecnica di canto molto diversa e, mancandone la documentazione sonora, la sua descrizione è affidata al racconto, quanto mai soggetivo, di personaggi a loro coevi. Anche questo effetto ha colpito maggiormente i cantanti che si esprimono con il canto mentre i nuovi ne sono stati poco influenzati.
Con pochissime eccezioni, oggi abbiamo artisti incapaci di unire all'abilità tecnica una interpretazione sorprendente ottenuta attraverso il canto.
Ma non tutto il repertorio si piega ad essere interpretato in maniera diversa ed è naturale che anche un artista moderno del calibro di Kaufmann sia praticamente nullo e risulti sprecato quanto interpreta certi ruoli.
A parziale discolpa del cantante che usa il canto va anche detto che rinnovare la sua interpretazione con l'utilizzo di quel metodo è cosa molto difficile proprio perchè il metodo, anche se appare sempiterno, risulta essere ormai espressivamente inadeguato.
Tanti anni fa Gigli, poi Di Stefano, poi Domingo, Carreras e Pavarotti (per restare ai più famosi) hanno contribuito a costruire l'illusione del cantante universale e, specie gli ultimi, quelli più associabili alle registrazioni, sono stati gli iniziatori di questo nefasto processo che oggi vede spesso i cantanti affrontare un repertorio inadeguato a molte delle loro caratteristiche vocali. Addirittura si pensa, pur di avvallare questa tesi, che sia l'insieme dell'esecuzione ad adattarsi al singolo artista così da tentare di rendere meno evidente la sua inadeguatezza vocale. Se ciò è poco accettabile in sede di registrazione diventa un assurdità in chiave di esecuzione teatrale. Visto che il protagonista ha una voce piccola allora si scelgono gli altri con le stesse caratterische, magari si va in un teatro piccolo e si chiede al direttore di mantenere la sordina sugli strumenti perchè altrimenti la voce del protagonista scompare.
Anche questo fenomeno colpisce in minor misura i nuovi artisti forse perchè il loro lavoro si fonda più sulla espressività della parola che sulla voce e la sua adeguatezza sonora al ruolo.
Ripeto però che non credo all'esaurimento del pubblico che si riconosce nella triade e nella loro metodologia espressiva perchè questa metologia convive da sempre con qualsiasi novità successivamente affermatasi.
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Spero che tutto non risulti troppo confuso e che vi interessi perchè mi piacerebbe conoscere il vostro pensiero.
dottorcajus
 
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Re: Vorrei la vostra opinione su alcune mie riflessioni.

Messaggioda Aristecmo » gio 30 set 2010, 22:34

Trovo come sempre molto equilibrate e centrate le argomentazioni di Dottorcajus, che ho il piacere di leggere anche in altri siti (no pun intended). Il collage di diversi interventi possiede, mi sembra, un filo conduttore, poi rivelato nelle ultime righe, da individuarsi nell'indagine delle cause dell'evoluzione, se non vogliamo parlare di declino, del panorama canoro negli ultimi anni. Sono particolarmente d'accordo su tanti punti, che riassumerei come segue, sperando di non forzare troppo il pensiero originale:

1) La genericità del repertorio s'accompagna spesso a genericità interpretativa, perché non essendo una singola voce umana adatta a qualsiasi modus componendi (salvo adattamenti ad hoc), l'accostarsi a un repertorio troppo esoso costringe il cantante inadeguato a concentrarsi unicamente sugli aspetti più esteriori del canto, lasciando poco spazio alla ricerca interpretativa.

2) La genericità interpretativa, o più estesamente la mancanza di personalità artistica, genera, ed è per converso generata dallo spostamento del baricentro dello spettacolo lirico su altre sue componenti, e specialmente la regia.

Il discorso sui "metodi espressivi" mi è motivo di qualche perplessità, soprattutto se innalzato a canone oggettivo... Io credo che quel che Dottocajus chiama metodi espressivi siano più che altro riflessi di elementi del tutto connaturati alla persona che si esprime, quali la capacità d'introspezione e il bisogno d'estroversione e l'equilibrio tra questi ultimi.

A proposito di tecnologia, infine, vorrei proporre una riflessione che, senza volere essere inedita, mi ha accompagnato in questi ultimi anni: io credo che il disco - Iddio benedica l'anima di Edison! - e più in generale la creazione del suono artificiale siano stati il vettore fondamentale nell'evoluzione delle nostre modalità d'ascolto. Siamo circondati da rumori in natura inesistenti, dal rombo di un motore all'onda sonora che ci spariamo direttamente nel coclide e nel labirinto con gli auricolari, senza mediazione alcuna dell'aria e del suo salvifico attrito. Credo che più che le nostre orecchie sia addirittura il nostro cervello ("parla per te!", mi direte, bene facendo) a essersi ormai assuefatto a stimoli sonori che avrebbero reso isterici i nostri bisavoli. Questa tendenza credo abbia cominciato a manifestarsi dopo la seconda guerra mondiale, nella diffusione della cosiddetta High Fidelity, nella stereofonia, nel potenziamento degli amplificatori e degli altoparlanti e, ad un livello meno tecnico, nell'innovazione di nuovi generi musicali prettamente discografici. La cultura dello HI-FI si manifestò ben presto anche nell'ambito della musica "seria": l'immenso HVK ne fu probabilmente il più grande portabandiera. E l'immenso HVK fu anche il primo, grande direttore a creare cast "discografici", appunto. Le conseguenze progressive di questa tendenza sono, mi sembra evidenti: ognuno poi saprà apprezzarle nel modo che ritiene migliore.

Buona serata! Ari.
Aristecmo
 
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Re: Vorrei la vostra opinione su alcune mie riflessioni.

Messaggioda dottorcajus » ven 01 ott 2010, 0:23

Aristecmo ha scritto:Il discorso sui "metodi espressivi" mi è motivo di qualche perplessità, soprattutto se innalzato a canone oggettivo... Io credo che quel che Dottocajus chiama metodi espressivi siano più che altro riflessi di elementi del tutto connaturati alla persona che si esprime, quali la capacità d'introspezione e il bisogno d'estroversione e l'equilibrio tra questi ultimi.


Altrove non potevo usare la terminologia qui in uso per chiarire il mio pensiero. Ho sbagliato visto che molte delle difficoltà incontrate, nel far comprendere il mio pensiero, nascono anche dalla mancanza di una specifica terminologia che possa identificare facilmente e chiaramente i vari metodi.
Dovevo prendere a prestito i termini qui in uso anche se non li condivido completamente.
All'interno del mio ragionamento il "metodo espressivo" è uno strumento specifico che l'artista usa per interpretare. Quelli a cui fai riferimento sono elementi importantissimi, capaci di condizionare il mio "metodo espressivo", qualunque esso sia, arricchendolo, migliorando le capacità del cantante di realizzare le sue idee. Come ben evidenzi sono elementi contenuti nella personalità dell'artista ma che possono essere posseduti da qualsiasi cantante, qualsiasi sia il suo repertorio, la sua voce, il suo metodo espressivo. L'eventuale oggettività presente nel mio ragionamento può derivare dal fatto che esso si rivolge alla semplice descrizione dei metodi, all'interpretazione delle cause che ne hanno deterimato la nascita, nel caso del nuovo, ed il perdurare, nel caso del vecchio, senza mai entrare nel merito del valore dei medesimi. Questo perchè il valore è un dato soggettivo ed è misurato dal livello di corrispondenza con le idee dell'ascoltatore.
Dopo tanta riflessione mi sono convinto che in effetti posso esistere molte intenzioni tecniche che ciascun cantante realizza attraverso un percorso personale ma tutte hanno in comune il fatto di essere naturali evoluzioni delle intenzioni tecniche di base. Queste ultime, l'Abc del canto lirico, vengono adattate al repertorio che si rinnova fino a diventare il mezzo attraverso il quale il cantante riesce a comunicare con il suo pubblico.
Concludendo tento questa analisi perchè ritengo che l'elemento che cambia è "il metodo espressivo" mentre le tecniche di canto continuano a convivere lecitamente. Quest'opera di adattamento costante mi pare ovvia. Anche lo scrittore che scrive il suo libro di narrativa ha a disposizione molti tipi di linguaggio e lui ne adotterà uno in funzione del pubblico che vuole raggiungere.
Roberto
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